La recente sentenza della Corte europea dei diritti umani sembra fare giustizia per decenni di silenzi e complicità sulla Terra dei Fuochi. Dopo l’indagine condotta dal commissario Roberto Mancini morto nel 2014 a causa di un tumore contratto proprio mentre indagava nei luoghi avvelenati, il fenomeno è diventato noto e riconosciuto. Ma non sempre alla gravità dei fatti sono seguite azioni repentine ed efficaci. Oggi, distanza di anni, grazie all’organismo europeo si parla nuovamente di “imminente rischio per la vita sufficientemente grave, reale e accertabile”, provocato “dallo scarico illegale, dall’interramento e/o abbandono incontrollato di rifiuti pericolosi, speciali e urbani, spesso inceneriti, effettuato nel corso di decenni”.

E’ Alessandro Magno, agente della Criminalpol, uno dei componenti del pool investigativo diretto dal commissario Mancini, a ricordarci che “Terra dei Fuochi” è molto di più che l’individuazione di un’area avvelenata.

1) Alessandro Magno, come avrebbe commentato questa sentenza Roberto Mancini?

Come avrebbe commentato? Sarebbe scoppiato a ridere per non piangere! La lunga filiera che ha concorso alla realizzazione della terra dei fuochi aveva compreso molto bene lo spessore e il potenziale di un uomo come il Commissario Roberto Mancini.

Da quest’altra parte invece è mancata una “vera e propria presa di coscienza”. Qualcuno aveva impedito questa consapevolezza; chi e perché? C’è chi ha capito, chi non ha capito e chi fa finta di non capire.

Era il 1994 quando il Comm. Mancini insieme alla sua squadra, iniziò un’indagine che farà vacillare il muro di connivenze utilizzato per anni dalle Ecomafie: un terremoto che porterà Mancini a diventare uno dei più grandi investigatori italiani. Le sue intuizioni investigative ci indicavano un percorso fattibile per superare e smascherare i responsabili di questo scempio: “abbiamo buttato nel cestino dell’indifferenziata una possibile svolta nella Terra dei Fuochi”.

Operazione Penelope”, è il nome dato alla sua indagine, che disvelerà il più grande business criminale della storia: il traffico illecito dei rifiuti.  A distanza di anni c’è stato un risveglio collettivo sui rischi nei contesti di criticità ambientali: nonostante gli sforzi per decomprimere il continuo danno ambientale e di salute, ha ripagato soltanto in parte sacrifici e fatiche di chi lottava.

Sono tantissime le persone che hanno incarnato questa battaglia in modo esemplare: qualcuno si è ammalato e anche morto. Altri invece, macchiandosi l’anima, hanno cavalcato l’onda emotiva di questa tragedia per interessi personali: “ogni epoca ha i suoi miserabili”.

C’è un’altra categoria di “personaggi” che considero interessante e che merita una maggiore attenzione: sono quelli che, approfittando del proprio ruolo, con disinvoltura hanno indossato l’abito del guerriero-risolutore. Nonostante non siano né gli uni né gli altri, sono riusciti nel loro intento senza subire nessun tipo di interferenza. Diffondere una notizia come inedita a seguito di convergenze investigative, amplifica il ruolo di chi la divulga e la sua credibilità. Il destinatario del messaggio seppur indignato per la notizia, focalizza il mittente come un punto di riferimento conquistandosi la piena fiducia. Tra chi invia il messaggio e chi lo riceve, ci si avvale di uno dei mezzi più potenti: la televisione.

Dov’è l’arcano? Nessuno scoop, sono notizie già conosciute dagli abitanti del posto e silenziate dagli addetti all’informazione su commissione. In questo modo si prendono due piccioni con una fava: divulgare una notizia che non si può più nascondere e farlo fare da una persona prescelta… il gioco è fatto.

Questo è soltanto un esempio; ogni riferimento a persone, fatti o cose e puramente casuale: la costruzione artefatta di questi personaggi, merita una lunga riflessione sul doppio ruolo rivestito. È questa la scuola del Comm. Mancini!

In Terra dei fuochi il nemico non è sempre visibile; la sua abilità sta nella capacità di mimetizzarsi in base alle circostanze. La Sagra della Monezza compie più di mezzo secolo, a cominciare dagli Anni 70’ è già operativa: un andirivieni di soldi e monnezza attraversano tutto lo stivale, ma nessuno si accorge di nulla. Il Made in Italy dei rifiuti speciali viene esportato e fatto conoscere anche all’estero. Esseri umani inghiottiti da una terra sempre più avvelenata da una parte; dall’altra, gli sfarzi e l’impunità degli Ecocriminali.

L’idea dei roghi è stato uno stratagemma dei “criminali eruditi” per confondere il vero disastro e far ricadere tutte le responsabilità a delinquenti senza scrupoli. I Fuochi sono la parte terminale di uno scempio che non ha precedenti. Da qualche anno, la raffica di incendi dolosi nei capannoni, imbottiti di rifiuti speciali, palesano un’azione di contrasto insufficiente: ci vogliono più risorse che non arriveranno mai. Ritorniamo alla sua domanda: questa sentenza? Di male in peggio!

2) L’Italia a due anni di tempo per adottare i provvedimenti imposti dalla Corte.

Le sentenze, che piacciano o no, non si discutono: il CEDU ci impone di risolvere cinquant’anni di monnezza sparsa in Campania entro due anni. I diritti umani sono inviolabili: al Parlamento Europeo, Alvise Pérez ricorda l’utilizzo di armi soniche contro i civili in Serbia così come in altre circostanze, ma in quell’occasione nessuna sentenza o ammonimento. Diceva il sommo poeta Trilussa: “la serva è ladra e la padrona  è cleptomane”.

Nell’attesa che il Parlamento Europeo si accerti delle altre gravissime violazioni dei diritti umani passate, presenti e future, ritorniamo in questo paese. La sentenza che riguarda l’Italia potrebbe creare un precedente molto pericoloso. Che cosa accadrà se entro quella data non saranno rispettati gli obblighi emanati da quella sentenza? La situazione in Campania è speculare ad altre regioni italiane. Qualora venisse applicato lo stesso principio di “violazione dei diritti umani” nelle regioni con accertate criticità ambientali, si dovrà applicare lo stesso provvedimento? La riqualificazione ambientale in Campania comporta una serie di interventi.

In parole semplici: si inizia una vera e propria indagine ambientale attraverso il monitoraggio di una zona più o meno vasta: individuato il sito, si traccia il suo perimetro e si analizza il terreno. Se le analisi superano certi parametri dobbiamo prendere tutte le precauzioni affinché cessi la sua pericolosità fino alla bonifica.

L’individuazione dei siti inquinati o potenzialmente tali, oggi con i mezzi a disposizione è molto più semplice, infatti c’è da precisare che molti siti sono già stati censiti. Sulle modalità di intervento e il tipo di bonifica da scegliere di un sito inquinato sono molto più cauto: chi stabilirà la priorità di un sito inquinato rispetto a un altro? Quali saranno i criteri nell’ aggiudicare l’appalto a una ditta o a un’altra?

Partendo dal terremoto degli Anni 80’ fino ad oggi, di inchieste finite sotto la lente di ingrandimento, i tribunali ne sono pieni. Montagne di faldoni pieni di carta che finiscono negli archivi ad accumulare polvere: tra rassicurazioni e promesse, se la storia si ripete, ci saranno altri faldoni che si aggiungeranno a quelli già esistenti?

Ricordiamo che qualora fossero utilizzati i fondi del famoso piano PNRR, dovranno essere restituiti dalle tasche degli italiani!  Il “Chi inquina paga”, al momento non è pervenuto.

La partenza dopo la sentenza non è stata una delle migliori: si leggeva “via alla mappatura dei terreni”, ma la prima cosa da fare per capire se un territorio è inquinato è analizzare l’acqua in falda e i pozzi, solo successivamente si fa la mappatura.

I test dovranno essere eseguiti rigorosamente da laboratori indipendenti e accreditati: questo non lo faranno mai. L’acqua in falda la dobbiamo immaginare come le vene che scorrono lungo il nostro corpo, si intrecciano e intersecano: in falda, l’acqua non si ferma ma scorre e fa perdere le proprie tracce. Che cosa accadrebbe se trovassimo una falda con i valori di soglia che superano quelli consentiti dalla legge? Che chiunque attinge l’acqua da quella falda, per esempio ai fini irrigui, non potrà più farlo. E come irrigherà i suoi terreni? E quella considerata potabile che non avrà i parametri dopo le analisi? Poi ci sono i pozzi, e sull’utilizzo delle acque dei regi lagni, no comment.

Oso immaginare quello che succederà da qui a qualche anno… “andrà tutto bene”, cosi dicevano: di certo non a noi!

3) Ma siamo sicuri che nel frattempo non siano state avvelenate altre aree del paese?

Nonostante gli impegni e gli sforzi di tutte le forze di Polizia messe in campo, saranno destinate comunque ad aumentare: ovviamente in che misura è un pronostico che nessuno può fare.

I rinvenimenti di rifiuti di ogni genere da parte delle forze di Polizia rivelano uno modus molto più celere e dinamico rispetto al passato. Questo continuo disastro avviene in gran parte dello stivale con particolare riferimento dove è maggiore il controllo delle organizzazioni criminali.

4) Qualche hanno fa la notizia che la Malesia è la nuova terra dei fuochi: brucia li la plastica del mondo intero, anche quella proveniente dall’Italia.

Repetita Iuvant. La terra dei fuochi non è la Campania ma tutta Italia: c’è chi voleva risolvere la storia della terra dei fuochi semplicemente cancellandone il nome o come qualcun’altro che voleva addirittura sostituire “Terra dei fuochi” con “Terra dei cuori” … Un tentativo di bonifica imbarazzante.

Tragicomico il video della rimozione delle ecoballe, fatto in alta definizione, dove si poteva ascoltare lo slogan: “dopo la rimozione di queste ecoballe, la terra dei fuochi sarà un ricordo”. Le ecoballe sono ancora lì, così come i rifiuti speciali, ed il tutto accompagnato dalla calda atmosfera dei fumi tossici dovuti ai roghi assassini.

Di terre dei fuochi il mondo ne è pieno. Far credere che si trovi soltanto in Campania è l’ennesimo attacco alla nostra economia: la terra dei Fuochi fa parte della graduatoria degli orrori che hanno accompagnato all’agonia il paese più bello del mondo.

Qualcuno si illude che prima o poi qualcuno arriverà a salvarci come successo in passato, ma hanno portato l’intelletto a un livello talmente basso che noi stessi inconsapevolmente scegliamo i nostri carnefici.

5) Insomma è come se questo processo non finisse mai, l’Italia, altri paesi, il mondo, siamo destinati a far crescere i nostri figli nei veleni?

A questa domanda dovrebbero rispondere “protetti e protettori”, sono loro che decidono.

Pensiamo alla galassia di prodotti in plastica: ce l’avevano spacciati per migliorare la vita sulla terra a basso costo. Oggi la plastica è uno dei maggiori problemi a livello globale: gli studi parlano della presenza di nano particelle in tutti gli organismi viventi. Non sono contro la plastica, in molti casi è utilissima, ma è l’abuso sconsiderato che se ne fa.

Quando andiamo a comprare un prodotto, dovremmo portare con noi dei contenitori: detersivi, saponi, olio ect. e riempirli direttamente sul posto: se non hai il contenitore il prezzo è maggiore.

Potremmo fare questo tentativo per eliminare molta più plastica, che anche se non è sufficiente, è già qualcosa.

Stessa cosa nei distributori automatici di acqua: ti porti la tua borraccia e fai rifornimento direttamente nel distributore, e cosi per tante altre cose. Non mi sembra che ci sia molta volontà se non slogan di facciata: il solito green washing.

6) Lei non ha mai smesso di parlare di Mancini e del suo operato. Gira per le scuole italiane e qualche settimana fa il suo nome insieme a quello del poliziotto Mancini sono entrati in una tesi di laurea.

Nessuno muore sulla terra finché vive nel cuore di chi resta”, disse Ugo Foscolo.

Tutte le commemorazioni sono importanti: quella del Comm. Mancini (30 aprile 2014) viene ricordata ogni anno dinanzi alla sua tomba: tutto questo è meritevole ma non basta.

Dopo la sua morte ho cominciato a raccontare la sua storia che è anche la nostra: ho ereditato le tante ostilità che lo stesso Mancini aveva subito dopo la scoperta della Terra dei Fuochi. Negli anni portare avanti la sua memoria è stato un vero e proprio campo minato.

Indipendentemente dalla mia volontà, non si è fatto abbastanza per informare e formare le nuove generazioni sul versante ecomafie: ci sono anche qui delle responsabilità e ognuno di noi deve interfacciarsi con la propria coscienza.

Sono soddisfatto di me stesso per tutti i cuori che sono riuscito a conquistare in questo viaggio: la mia testimonianza è indolore nonostante racconti una tragedia. Non ho mai preteso di essere il detentore di verità assolute, ma la differenza tra chi come me che fa indagini, e chi le divulga per motivi professionali, è notevole.

Qualche tempo fa ci fu uno “strillone” che nel timore che potessi fargli ombra mi apostrofò come “comparsa che si spacciava per esperto della terra dei fuochi”. Questa esternazione denota una scarsa professionalità ed un’evidente bassezza morale.

L’altro giorno guardando un filmato sulla terra dei fuochi, si diceva che la scoperta della maggior parte dei rifiuti interrati la si doveva grazie alle dichiarazioni di un collaboratore di Giustizia, dimenticando o non conoscendo l’importanza delle dichiarazioni di Carmine Schiavone.

Oltre a questo si faceva un esplicito riferimento all’inventore delle Ecomafie condannato per disastro ambientale. Anche in questa occasione dimenticava o non sapeva che l’indagine diretta dal Comm. Mancini fu determinante per quella condanna.

Se qualcuno volesse iniziare ad approfondire meglio la storia della terra dei fuochi, questo modo di fare informazione non è di aiuto.  “Non confondiamo la semplicità con la semplificazione”.

Non amalgamatevi” questo è il grido e il messaggio del Commissario Mancini prima di morire: con la sua morte abbiamo perso un punto di riferimento essenziale.

La tesi di laurea che è stata dedicata al Comm. Mancini è stata fatta da una ragazza che vive in Campania: quando sono stato contattato ho provato una forte emozione.

Lei si chiama Clara, campana doc: nella sua tesi ho apportato soltanto qualche suggerimento e altre notizie non reperibili. A questa giovane ragazza va il mio riconoscimento e ringraziamento per la tesi coraggiosa sostenuta.

7) Non pensa che bisognerebbe instituire una cabina di regia nazionale, non solo monitorare in tutte le regioni fenomeni di inquinamento come quello della terra dei fuochi, ma anche per agevolare indagini sul territorio da parte di squadre speciali?

Una cabina di regia nazionale avremmo dovuto e potuto istituirla da anni: se lo avessimo fatto oggi la situazione non sarebbe così catastrofica. Nella parte finale del film Schindler’s List di Spielberg, ricordo la storica frase che pronunciò Schindler: “quante vite potevo salvare”. In Terra dei Fuochi, quante morti e funerali dovremo ancora vedere?

Le Dichiarazione di Rio a cui ha aderito anche l’Italia, nonostante l’estrema chiarezza sull’applicazione inerente al principio di precauzione, ha funzionato a intermittenza. Per colmare questa evidente anomalia, il passaggio successivo era quella di imporre tutta la responsabilità ai singoli cittadini per i cattivi stili di vita: dopo il danno la beffa.

Negare che stili di vita sbagliati ci possano far ammalare è impossibile, ma di fronte a una compressione ambientale così forte, non c’è stile di vita che tenga! Il primo determinante dello stato di salute di ogni essere vivente è l’ambiente.

Sulla gravissima situazione ambientale e sanitaria campana, avevamo messo a conoscenza le autorità nel lontano 1996: un dettaglio che può sfuggire anche ai migliori. Siamo nel 2025 e si parla ancora del famoso registro tumori in termini di “se”, “come”, “quanto”: questo è l’ennesimo tassello importante di questo puzzle.

Il monitoraggio sull’esenzione ticket 048 (malattie oncologiche) lo si poteva fare in tempo reale con un semplice click, seduti comodi e davanti a uno schermo: nome, cognome indirizzo e esenzione.

Attraverso la mappatura dei siti inquinati, si potevano incrociare i dati e verificare se in quel determinato territorio ci fossero cluster di patologie: il costo di questa operazione è “zero”.

Il passaggio successivo sarebbe stato raccogliere i dati e aspettare che qualcuno ci dicesse che “uno più uno fa due”. Sono tanti i medici che nel territorio campano si battono da anni con tutte le forze: il dottor Antonio Marfella è uno di questi,  ebbi il piacere e l’onore di conoscere durante un convegno come relatore.

In merito a delle squadre speciali, penso alla nostra squadra: noi di speciale non avevamo proprio nulla, eppure guardi dove siamo arrivati! Più che una squadra vista da fuori sembrava una banda di matti.

Nonostante qualche screzio interno che finiva prima di cominciare, eravamo una squadra nel senso letterale del termine, dove Mancini faceva da collante: c’è bisogno di persone motivate e coraggiose, il resto viene da sé.

8) Insomma ripetere l’esperienza del team Mancini capillarmente in Italia?

Dopo la formazione e le competenze, serve l’esperienza: quella fatta nella squadra di Mancini farebbe la differenza. Vuole sapere il segreto che ci a reso unici nella lotta alle Ecomafie? Nessuno, non lo riveli, è un segreto.

9) Ogni fine intervista le chiedo una battuta finale

Stavolta non mi viene in mente nulla, le posso soltanto raccontare un sogno fatto qualche giorno fa: intorno a un tavolo erano sedute delle persone molte eleganti e di spessore. In questo summit si compiacevano dei ricavi fatti con i rifiuti interrati e quelli fatti sparire con le navi a perdere. Spinti dal delirio di onnipotenza, parlavano di un nuovo business… sentii la parola “Green”.

Alessandro Magno

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