Nel pomeriggio del 9 giugno 2025, presso l’Hotel Civita di Atripalda, si è svolto il convegno dal titolo “Logoclastia (e non solo): la cultura cancellata”, promosso dalla Lega Campania attraverso il Dipartimento Identità. L’incontro ha visto la partecipazione di esponenti politici, studiosi e operatori del mondo culturale, che hanno sollevato interrogativi forti sulla direzione che sta prendendo la società contemporanea.

A dare avvio ai lavori, Fabiana Gardini del Dipartimento Identità della Lega Campania, che ha introdotto i temi della giornata: logoclastia, cancel culture e omologazione culturale. La Gardini ha posto l’accento sulla necessità di recuperare una riflessione profonda sulle radici identitarie italiane.

Tra i saluti istituzionali, è intervenuto il senatore Gianluca Cantalamessa, commissario provinciale della Lega ad Avellino, affiancato da M. Elena Iaverone, coordinatrice cittadina, e dal senatore Francesco Urraro, responsabile dei Dipartimenti Lega Campania. Proprio Urraro ha dichiarato:

“Una straordinaria opportunità di confronto e di riflessione in Irpinia attraverso il Dipartimento Identità. La Lega ha sempre sostenuto la necessità di difendere l’identità italiana sotto molteplici profili culturali, sociali ed economici, anche per contrastare distorsioni e criticità derivanti dalla globalizzazione e da certe derive dell’Unione Europea”.

Tra i relatori anche Souad Sbai, già parlamentare e oggi impegnata nel Dipartimento nazionale Integrazione comunità straniere, che ha insistito sull’importanza di un dialogo interculturale equilibrato, non schiacciato dalle derive ideologiche del “pensiero unico”.

Uno degli interventi più accesi è stato quello di Sabino Morano, scrittore e vice commissario provinciale della Lega Avellino, che ha parlato di una vera e propria offensiva culturale in atto:

“Viviamo in tempi in cui il conformismo globalista dominante sta portando all’annullamento del pensiero critico. Il politicamente corretto è diventato un codice etico autoreferenziale, un filtro che deforma il linguaggio e impone una visione unica, totalizzante, liberticida. Parlare di questi temi è fondamentale per restituire consapevolezza ai cittadini”.

Accanto a loro, gli interventi dello storico Eugenio Capozzi, dell’avvocato ed ex console Claudio Panarella e della scrittrice Clelia Castellano, autrice del volume “La società tra Memoria e Speranza”, hanno cercato di dare spessore intellettuale e storico al dibattito. Capozzi ha ricostruito alcuni momenti emblematici di censura simbolica nel Novecento, mentre Castellano ha lanciato un appello per una “memoria non selettiva, che tenga insieme ferite e conquiste, evitando la rimozione”.

L’evento ha sollevato consensi e ha stimolato spunti di riflessione. In un clima politico e sociale in cui le questioni identitarie si intrecciano sempre più con le battaglie sui diritti e sull’inclusione, il rischio è che la legittima difesa della cultura si trasformi in un rigido fronte ideologico. Ma resta innegabile che il dibattito proposto ad Atripalda ha portato al centro temi scomodi, talvolta elusi nel mainstream, ma essenziali per comprendere l’evoluzione (o involuzione) del nostro spazio pubblico.

Un’occasione di riflessione che, al di là delle bandiere, chiama a raccolta studiosi, cittadini e istituzioni su una domanda cruciale: chi decide cosa possiamo dire, ricordare, insegnare? E con quali strumenti possiamo rispondere?

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