Washington, 29 giugno 2025 — Il Presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha rinnovato il suo impegno a impedire che l’Iran sviluppi armi nucleari, all’indomani del cessate il fuoco nel recente conflitto durato 12 giorni tra Teheran e Tel Aviv. L’affermazione arriva mentre persistono dubbi e domande sugli effetti degli attacchi militari statunitensi contro i siti nucleari iraniani.
Durante la sua partecipazione al programma Sunday Morning Futures con Maria Bartiromo, trasmesso su Fox News, Trump ha sostenuto che l’Iran fosse “a poche settimane” dalla realizzazione della bomba atomica prima che Israele lanciasse un attacco a sorpresa il 13 giugno.
“Nessuno vuole la guerra, ma non possiamo permettere che l’Iran diventi una potenza nucleare,” ha dichiarato il presidente, confermando che la decisione di intervenire militarmente è stata presa in coordinamento con Israele, “perché il tempo stava per scadere.”
L’intervento militare degli Stati Uniti si è concretizzato il 22 giugno con attacchi mirati contro tre delle principali strutture nucleari iraniane: Fordow, Natanz e Isfahan. Queste installazioni, considerate centrali nei presunti sforzi dell’Iran per l’arricchimento dell’uranio, sono ora oggetto di analisi da parte dell’Agenzia Internazionale per l’Energia Atomica (AIEA), che al momento non ha confermato l’entità dei danni né l’impatto a lungo termine sul programma nucleare iraniano.
Il Pentagono ha finora rilasciato poche informazioni ufficiali sull’operazione, limitandosi a definirla “chirurgica” e “necessaria per la sicurezza globale”. Tuttavia, fonti non ufficiali riportano che l’Iran abbia subito gravi perdite infrastrutturali, anche se non è chiaro se tali danni abbiano effettivamente rallentato in modo significativo il programma nucleare.
Nel frattempo, Teheran ha condannato gli attacchi definendoli “atti di guerra” e ha avvertito che “la risposta arriverà nel momento e nel luogo opportuni”. Nonostante ciò, il clima nella regione sembra al momento essersi stabilizzato, grazie anche alla mediazione diplomatica di alcuni Stati del Golfo e dell’Unione Europea.
Resta ora da vedere se l’intervento statunitense avrà ottenuto l’effetto desiderato o se alimenterà ulteriormente l’instabilità in Medio Oriente. La comunità internazionale guarda con attenzione agli sviluppi, mentre cresce la pressione su Washington affinché dimostri che le azioni intraprese non abbiano compromesso ulteriormente gli equilibri geopolitici.