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Escalation in Medio Oriente: attacchi israeliani causano decine di morti a Gaza e a Teheran

Gaza/Teheran, 29 giugno 2025 — La crisi in Medio Oriente continua a mietere vittime civili. Secondo fonti mediche locali, almeno 47 persone sono state uccise oggi a Gaza a seguito di una serie di attacchi aerei israeliani, che avrebbero colpito anche zone dove civili erano in attesa di aiuti umanitari. Tra le vittime, riferiscono i medici, ci sono donne, bambini e sfollati in cerca di cibo e assistenza.

La giornata si aggiunge a una lunga serie di bombardamenti su Gaza, che nelle ultime settimane ha visto un’intensificazione delle operazioni militari israeliane in risposta al lancio di razzi da parte di gruppi armati palestinesi. Le autorità israeliane non hanno ancora commentato direttamente l’attacco odierno, ma fonti dell’esercito parlano di “obiettivi terroristici neutralizzati”.

Intanto, emergono nuovi dettagli sul controverso raid israeliano della scorsa settimana contro la prigione di Evin, a Teheran, una struttura tristemente nota per la detenzione di prigionieri politici e oppositori del regime. Secondo quanto riferito dal portavoce della magistratura iraniana, Asghar Jahangir, il bilancio dell’attacco è salito ad almeno 71 morti. Tra i deceduti figurano non solo detenuti, ma anche alcuni familiari in visita e membri del personale civile.

“È stato un attacco deliberato e brutale contro civili indifesi,” ha dichiarato Jahangir in una conferenza stampa, aggiungendo che l’Iran porterà il caso davanti alle Nazioni Unite e alla Corte Penale Internazionale.

Israele non ha rivendicato ufficialmente l’operazione a Evin, ma fonti anonime vicine al governo hanno confermato che l’obiettivo era una “rete di comando legata ai Guardiani della Rivoluzione” presente all’interno del complesso.

L’attacco alla prigione, sommato ai bombardamenti su Gaza, sta innescando una crescente indignazione internazionale. Le Nazioni Unite e numerose ONG hanno chiesto immediatamente l’apertura di indagini indipendenti e il rispetto del diritto internazionale umanitario.

Con la tensione ai massimi livelli tra Israele, Iran e i gruppi armati nella Striscia di Gaza, la comunità internazionale teme ora una nuova ondata di violenze e ritorsioni in una regione già profondamente destabilizzata.

Sentenza Europea sulla Terra dei Fuochi: svolta o cavallo di Troia?

La recente sentenza della Corte europea dei diritti umani sembra fare giustizia per decenni di silenzi e complicità sulla Terra dei Fuochi. Dopo l’indagine condotta dal commissario Roberto Mancini morto nel 2014 a causa di un tumore contratto proprio mentre indagava nei luoghi avvelenati, il fenomeno è diventato noto e riconosciuto. Ma non sempre alla gravità dei fatti sono seguite azioni repentine ed efficaci. Oggi, distanza di anni, grazie all’organismo europeo si parla nuovamente di “imminente rischio per la vita sufficientemente grave, reale e accertabile”, provocato “dallo scarico illegale, dall’interramento e/o abbandono incontrollato di rifiuti pericolosi, speciali e urbani, spesso inceneriti, effettuato nel corso di decenni”.

E’ Alessandro Magno, agente della Criminalpol, uno dei componenti del pool investigativo diretto dal commissario Mancini, a ricordarci che “Terra dei Fuochi” è molto di più che l’individuazione di un’area avvelenata.

1) Alessandro Magno, come avrebbe commentato questa sentenza Roberto Mancini?

Come avrebbe commentato? Sarebbe scoppiato a ridere per non piangere! La lunga filiera che ha concorso alla realizzazione della terra dei fuochi aveva compreso molto bene lo spessore e il potenziale di un uomo come il Commissario Roberto Mancini.

Da quest’altra parte invece è mancata una “vera e propria presa di coscienza”. Qualcuno aveva impedito questa consapevolezza; chi e perché? C’è chi ha capito, chi non ha capito e chi fa finta di non capire.

Era il 1994 quando il Comm. Mancini insieme alla sua squadra, iniziò un’indagine che farà vacillare il muro di connivenze utilizzato per anni dalle Ecomafie: un terremoto che porterà Mancini a diventare uno dei più grandi investigatori italiani. Le sue intuizioni investigative ci indicavano un percorso fattibile per superare e smascherare i responsabili di questo scempio: “abbiamo buttato nel cestino dell’indifferenziata una possibile svolta nella Terra dei Fuochi”.

Operazione Penelope”, è il nome dato alla sua indagine, che disvelerà il più grande business criminale della storia: il traffico illecito dei rifiuti.  A distanza di anni c’è stato un risveglio collettivo sui rischi nei contesti di criticità ambientali: nonostante gli sforzi per decomprimere il continuo danno ambientale e di salute, ha ripagato soltanto in parte sacrifici e fatiche di chi lottava.

Sono tantissime le persone che hanno incarnato questa battaglia in modo esemplare: qualcuno si è ammalato e anche morto. Altri invece, macchiandosi l’anima, hanno cavalcato l’onda emotiva di questa tragedia per interessi personali: “ogni epoca ha i suoi miserabili”.

C’è un’altra categoria di “personaggi” che considero interessante e che merita una maggiore attenzione: sono quelli che, approfittando del proprio ruolo, con disinvoltura hanno indossato l’abito del guerriero-risolutore. Nonostante non siano né gli uni né gli altri, sono riusciti nel loro intento senza subire nessun tipo di interferenza. Diffondere una notizia come inedita a seguito di convergenze investigative, amplifica il ruolo di chi la divulga e la sua credibilità. Il destinatario del messaggio seppur indignato per la notizia, focalizza il mittente come un punto di riferimento conquistandosi la piena fiducia. Tra chi invia il messaggio e chi lo riceve, ci si avvale di uno dei mezzi più potenti: la televisione.

Dov’è l’arcano? Nessuno scoop, sono notizie già conosciute dagli abitanti del posto e silenziate dagli addetti all’informazione su commissione. In questo modo si prendono due piccioni con una fava: divulgare una notizia che non si può più nascondere e farlo fare da una persona prescelta… il gioco è fatto.

Questo è soltanto un esempio; ogni riferimento a persone, fatti o cose e puramente casuale: la costruzione artefatta di questi personaggi, merita una lunga riflessione sul doppio ruolo rivestito. È questa la scuola del Comm. Mancini!

In Terra dei fuochi il nemico non è sempre visibile; la sua abilità sta nella capacità di mimetizzarsi in base alle circostanze. La Sagra della Monezza compie più di mezzo secolo, a cominciare dagli Anni 70’ è già operativa: un andirivieni di soldi e monnezza attraversano tutto lo stivale, ma nessuno si accorge di nulla. Il Made in Italy dei rifiuti speciali viene esportato e fatto conoscere anche all’estero. Esseri umani inghiottiti da una terra sempre più avvelenata da una parte; dall’altra, gli sfarzi e l’impunità degli Ecocriminali.

L’idea dei roghi è stato uno stratagemma dei “criminali eruditi” per confondere il vero disastro e far ricadere tutte le responsabilità a delinquenti senza scrupoli. I Fuochi sono la parte terminale di uno scempio che non ha precedenti. Da qualche anno, la raffica di incendi dolosi nei capannoni, imbottiti di rifiuti speciali, palesano un’azione di contrasto insufficiente: ci vogliono più risorse che non arriveranno mai. Ritorniamo alla sua domanda: questa sentenza? Di male in peggio!

2) L’Italia a due anni di tempo per adottare i provvedimenti imposti dalla Corte.

Le sentenze, che piacciano o no, non si discutono: il CEDU ci impone di risolvere cinquant’anni di monnezza sparsa in Campania entro due anni. I diritti umani sono inviolabili: al Parlamento Europeo, Alvise Pérez ricorda l’utilizzo di armi soniche contro i civili in Serbia così come in altre circostanze, ma in quell’occasione nessuna sentenza o ammonimento. Diceva il sommo poeta Trilussa: “la serva è ladra e la padrona  è cleptomane”.

Nell’attesa che il Parlamento Europeo si accerti delle altre gravissime violazioni dei diritti umani passate, presenti e future, ritorniamo in questo paese. La sentenza che riguarda l’Italia potrebbe creare un precedente molto pericoloso. Che cosa accadrà se entro quella data non saranno rispettati gli obblighi emanati da quella sentenza? La situazione in Campania è speculare ad altre regioni italiane. Qualora venisse applicato lo stesso principio di “violazione dei diritti umani” nelle regioni con accertate criticità ambientali, si dovrà applicare lo stesso provvedimento? La riqualificazione ambientale in Campania comporta una serie di interventi.

In parole semplici: si inizia una vera e propria indagine ambientale attraverso il monitoraggio di una zona più o meno vasta: individuato il sito, si traccia il suo perimetro e si analizza il terreno. Se le analisi superano certi parametri dobbiamo prendere tutte le precauzioni affinché cessi la sua pericolosità fino alla bonifica.

L’individuazione dei siti inquinati o potenzialmente tali, oggi con i mezzi a disposizione è molto più semplice, infatti c’è da precisare che molti siti sono già stati censiti. Sulle modalità di intervento e il tipo di bonifica da scegliere di un sito inquinato sono molto più cauto: chi stabilirà la priorità di un sito inquinato rispetto a un altro? Quali saranno i criteri nell’ aggiudicare l’appalto a una ditta o a un’altra?

Partendo dal terremoto degli Anni 80’ fino ad oggi, di inchieste finite sotto la lente di ingrandimento, i tribunali ne sono pieni. Montagne di faldoni pieni di carta che finiscono negli archivi ad accumulare polvere: tra rassicurazioni e promesse, se la storia si ripete, ci saranno altri faldoni che si aggiungeranno a quelli già esistenti?

Ricordiamo che qualora fossero utilizzati i fondi del famoso piano PNRR, dovranno essere restituiti dalle tasche degli italiani!  Il “Chi inquina paga”, al momento non è pervenuto.

La partenza dopo la sentenza non è stata una delle migliori: si leggeva “via alla mappatura dei terreni”, ma la prima cosa da fare per capire se un territorio è inquinato è analizzare l’acqua in falda e i pozzi, solo successivamente si fa la mappatura.

I test dovranno essere eseguiti rigorosamente da laboratori indipendenti e accreditati: questo non lo faranno mai. L’acqua in falda la dobbiamo immaginare come le vene che scorrono lungo il nostro corpo, si intrecciano e intersecano: in falda, l’acqua non si ferma ma scorre e fa perdere le proprie tracce. Che cosa accadrebbe se trovassimo una falda con i valori di soglia che superano quelli consentiti dalla legge? Che chiunque attinge l’acqua da quella falda, per esempio ai fini irrigui, non potrà più farlo. E come irrigherà i suoi terreni? E quella considerata potabile che non avrà i parametri dopo le analisi? Poi ci sono i pozzi, e sull’utilizzo delle acque dei regi lagni, no comment.

Oso immaginare quello che succederà da qui a qualche anno… “andrà tutto bene”, cosi dicevano: di certo non a noi!

3) Ma siamo sicuri che nel frattempo non siano state avvelenate altre aree del paese?

Nonostante gli impegni e gli sforzi di tutte le forze di Polizia messe in campo, saranno destinate comunque ad aumentare: ovviamente in che misura è un pronostico che nessuno può fare.

I rinvenimenti di rifiuti di ogni genere da parte delle forze di Polizia rivelano uno modus molto più celere e dinamico rispetto al passato. Questo continuo disastro avviene in gran parte dello stivale con particolare riferimento dove è maggiore il controllo delle organizzazioni criminali.

4) Qualche hanno fa la notizia che la Malesia è la nuova terra dei fuochi: brucia li la plastica del mondo intero, anche quella proveniente dall’Italia.

Repetita Iuvant. La terra dei fuochi non è la Campania ma tutta Italia: c’è chi voleva risolvere la storia della terra dei fuochi semplicemente cancellandone il nome o come qualcun’altro che voleva addirittura sostituire “Terra dei fuochi” con “Terra dei cuori” … Un tentativo di bonifica imbarazzante.

Tragicomico il video della rimozione delle ecoballe, fatto in alta definizione, dove si poteva ascoltare lo slogan: “dopo la rimozione di queste ecoballe, la terra dei fuochi sarà un ricordo”. Le ecoballe sono ancora lì, così come i rifiuti speciali, ed il tutto accompagnato dalla calda atmosfera dei fumi tossici dovuti ai roghi assassini.

Di terre dei fuochi il mondo ne è pieno. Far credere che si trovi soltanto in Campania è l’ennesimo attacco alla nostra economia: la terra dei Fuochi fa parte della graduatoria degli orrori che hanno accompagnato all’agonia il paese più bello del mondo.

Qualcuno si illude che prima o poi qualcuno arriverà a salvarci come successo in passato, ma hanno portato l’intelletto a un livello talmente basso che noi stessi inconsapevolmente scegliamo i nostri carnefici.

5) Insomma è come se questo processo non finisse mai, l’Italia, altri paesi, il mondo, siamo destinati a far crescere i nostri figli nei veleni?

A questa domanda dovrebbero rispondere “protetti e protettori”, sono loro che decidono.

Pensiamo alla galassia di prodotti in plastica: ce l’avevano spacciati per migliorare la vita sulla terra a basso costo. Oggi la plastica è uno dei maggiori problemi a livello globale: gli studi parlano della presenza di nano particelle in tutti gli organismi viventi. Non sono contro la plastica, in molti casi è utilissima, ma è l’abuso sconsiderato che se ne fa.

Quando andiamo a comprare un prodotto, dovremmo portare con noi dei contenitori: detersivi, saponi, olio ect. e riempirli direttamente sul posto: se non hai il contenitore il prezzo è maggiore.

Potremmo fare questo tentativo per eliminare molta più plastica, che anche se non è sufficiente, è già qualcosa.

Stessa cosa nei distributori automatici di acqua: ti porti la tua borraccia e fai rifornimento direttamente nel distributore, e cosi per tante altre cose. Non mi sembra che ci sia molta volontà se non slogan di facciata: il solito green washing.

6) Lei non ha mai smesso di parlare di Mancini e del suo operato. Gira per le scuole italiane e qualche settimana fa il suo nome insieme a quello del poliziotto Mancini sono entrati in una tesi di laurea.

Nessuno muore sulla terra finché vive nel cuore di chi resta”, disse Ugo Foscolo.

Tutte le commemorazioni sono importanti: quella del Comm. Mancini (30 aprile 2014) viene ricordata ogni anno dinanzi alla sua tomba: tutto questo è meritevole ma non basta.

Dopo la sua morte ho cominciato a raccontare la sua storia che è anche la nostra: ho ereditato le tante ostilità che lo stesso Mancini aveva subito dopo la scoperta della Terra dei Fuochi. Negli anni portare avanti la sua memoria è stato un vero e proprio campo minato.

Indipendentemente dalla mia volontà, non si è fatto abbastanza per informare e formare le nuove generazioni sul versante ecomafie: ci sono anche qui delle responsabilità e ognuno di noi deve interfacciarsi con la propria coscienza.

Sono soddisfatto di me stesso per tutti i cuori che sono riuscito a conquistare in questo viaggio: la mia testimonianza è indolore nonostante racconti una tragedia. Non ho mai preteso di essere il detentore di verità assolute, ma la differenza tra chi come me che fa indagini, e chi le divulga per motivi professionali, è notevole.

Qualche tempo fa ci fu uno “strillone” che nel timore che potessi fargli ombra mi apostrofò come “comparsa che si spacciava per esperto della terra dei fuochi”. Questa esternazione denota una scarsa professionalità ed un’evidente bassezza morale.

L’altro giorno guardando un filmato sulla terra dei fuochi, si diceva che la scoperta della maggior parte dei rifiuti interrati la si doveva grazie alle dichiarazioni di un collaboratore di Giustizia, dimenticando o non conoscendo l’importanza delle dichiarazioni di Carmine Schiavone.

Oltre a questo si faceva un esplicito riferimento all’inventore delle Ecomafie condannato per disastro ambientale. Anche in questa occasione dimenticava o non sapeva che l’indagine diretta dal Comm. Mancini fu determinante per quella condanna.

Se qualcuno volesse iniziare ad approfondire meglio la storia della terra dei fuochi, questo modo di fare informazione non è di aiuto.  “Non confondiamo la semplicità con la semplificazione”.

Non amalgamatevi” questo è il grido e il messaggio del Commissario Mancini prima di morire: con la sua morte abbiamo perso un punto di riferimento essenziale.

La tesi di laurea che è stata dedicata al Comm. Mancini è stata fatta da una ragazza che vive in Campania: quando sono stato contattato ho provato una forte emozione.

Lei si chiama Clara, campana doc: nella sua tesi ho apportato soltanto qualche suggerimento e altre notizie non reperibili. A questa giovane ragazza va il mio riconoscimento e ringraziamento per la tesi coraggiosa sostenuta.

7) Non pensa che bisognerebbe instituire una cabina di regia nazionale, non solo monitorare in tutte le regioni fenomeni di inquinamento come quello della terra dei fuochi, ma anche per agevolare indagini sul territorio da parte di squadre speciali?

Una cabina di regia nazionale avremmo dovuto e potuto istituirla da anni: se lo avessimo fatto oggi la situazione non sarebbe così catastrofica. Nella parte finale del film Schindler’s List di Spielberg, ricordo la storica frase che pronunciò Schindler: “quante vite potevo salvare”. In Terra dei Fuochi, quante morti e funerali dovremo ancora vedere?

Le Dichiarazione di Rio a cui ha aderito anche l’Italia, nonostante l’estrema chiarezza sull’applicazione inerente al principio di precauzione, ha funzionato a intermittenza. Per colmare questa evidente anomalia, il passaggio successivo era quella di imporre tutta la responsabilità ai singoli cittadini per i cattivi stili di vita: dopo il danno la beffa.

Negare che stili di vita sbagliati ci possano far ammalare è impossibile, ma di fronte a una compressione ambientale così forte, non c’è stile di vita che tenga! Il primo determinante dello stato di salute di ogni essere vivente è l’ambiente.

Sulla gravissima situazione ambientale e sanitaria campana, avevamo messo a conoscenza le autorità nel lontano 1996: un dettaglio che può sfuggire anche ai migliori. Siamo nel 2025 e si parla ancora del famoso registro tumori in termini di “se”, “come”, “quanto”: questo è l’ennesimo tassello importante di questo puzzle.

Il monitoraggio sull’esenzione ticket 048 (malattie oncologiche) lo si poteva fare in tempo reale con un semplice click, seduti comodi e davanti a uno schermo: nome, cognome indirizzo e esenzione.

Attraverso la mappatura dei siti inquinati, si potevano incrociare i dati e verificare se in quel determinato territorio ci fossero cluster di patologie: il costo di questa operazione è “zero”.

Il passaggio successivo sarebbe stato raccogliere i dati e aspettare che qualcuno ci dicesse che “uno più uno fa due”. Sono tanti i medici che nel territorio campano si battono da anni con tutte le forze: il dottor Antonio Marfella è uno di questi,  ebbi il piacere e l’onore di conoscere durante un convegno come relatore.

In merito a delle squadre speciali, penso alla nostra squadra: noi di speciale non avevamo proprio nulla, eppure guardi dove siamo arrivati! Più che una squadra vista da fuori sembrava una banda di matti.

Nonostante qualche screzio interno che finiva prima di cominciare, eravamo una squadra nel senso letterale del termine, dove Mancini faceva da collante: c’è bisogno di persone motivate e coraggiose, il resto viene da sé.

8) Insomma ripetere l’esperienza del team Mancini capillarmente in Italia?

Dopo la formazione e le competenze, serve l’esperienza: quella fatta nella squadra di Mancini farebbe la differenza. Vuole sapere il segreto che ci a reso unici nella lotta alle Ecomafie? Nessuno, non lo riveli, è un segreto.

9) Ogni fine intervista le chiedo una battuta finale

Stavolta non mi viene in mente nulla, le posso soltanto raccontare un sogno fatto qualche giorno fa: intorno a un tavolo erano sedute delle persone molte eleganti e di spessore. In questo summit si compiacevano dei ricavi fatti con i rifiuti interrati e quelli fatti sparire con le navi a perdere. Spinti dal delirio di onnipotenza, parlavano di un nuovo business… sentii la parola “Green”.

Alessandro Magno

L’Addio a Papa Francesco: Un Eredità di Amore e Servizio

 

Questa mattina, il mondo è stato scosso dalla triste notizia della morte di Papa Francesco, annunciata dal camerlengo, il cardinale Kevin Farrell, nella Cappella di Casa Santa Marta. Accanto a lui, il cardinale Segretario di Stato Pietro Parolin, il Sostituto mons. Edgar Pena Parra e il Maestro delle Cerimonie mons. Diego Ravelli hanno condiviso il profondo dolore di milioni di fedeli.

Le parole di Farrell risuonavano con commozione: “Carissimi fratelli e sorelle, con profondo dolore devo annunciare la morte di nostro Santo Padre Francesco. Alle ore 7:35 di questa mattina, il Vescovo di Roma, Francesco, è tornato alla casa del Padre.” Un momento toccante che ha segnato la fine di un pontificato dedicato con passione al servizio della Chiesa e dell’umanità.

Papa Francesco, nato Jorge Mario Bergoglio, ha dedicato la sua vita a promuovere i valori del Vangelo, con un focus particolare sui più poveri e emarginati. La sua chiamata a vivere con fedeltà, coraggio e amore universale ha ispirato una generazione di credenti a mettere in pratica le sue parole. Il suo impegno per la giustizia sociale, la pace e l’ecologia ha lasciato un segno indelebile nella Chiesa e nel mondo intero.

Farrell ha proseguito: “Con immensa gratitudine per il suo esempio di vero discepolo del Signore Gesù, raccomandiamo l’anima di Papa Francesco all’infinito amore misericordioso di Dio Uno e Trino.” Questo appello alla misericordia riflette la missione di un Papa che ha sempre cercato di avvicinare la Chiesa al cuore della gente, rompendo le barriere e promuovendo un dialogo aperto e inclusivo.

La sua morte segna la fine di un’epoca, ma il suo messaggio continuerà a vivere nei cuori di coloro che hanno ascoltato le sue parole e seguito il suo esempio. La Chiesa cattolica si prepara ora a un nuovo capitolo, ma l’eredità di Papa Francesco rimarrà una guida per il futuro, un invito a continuare a lavorare per un mondo migliore, più giusto e più amorevole.

Campi Flegrei, nuovo incontro in prefettura

Il Prefetto di Napoli, Michele di Bari, con il Vice Sindaco del Comune di Napoli, Laura Lieto, il Sindaco di Bacoli, Josi della Ragione, il Sindaco di Monte di Procida, Salvatore Scotto di Santolo,  e  il Capo di Gabinetto del Sindaco di Pozzuoli, Elio Buono, ha incontrato questo pomeriggio in Prefettura i rappresentanti di cittadini residenti nell’area dei Campi Flegrei per affrontare le problematiche connesse alla nuova fase che sta interessando la caldera dopo la scossa di magnitudo 4.6 del 13 marzo scorso, cui ha fatto seguito la dichiarazione dello stato di mobilitazione del Servizio Nazionale della Protezione civile, su proposta del Presidente della regione Campania Vincenzo De Luca , firmata immediatamente dal Ministro per la Protezione civile e le Politiche del Mare, Nello Musumeci che recentemente ha incontrato una delegazione dei Campi Flegrei , successivo ad un precedente incontro con i Ministri Salvini e Piantedosi . 
Durante l’incontro, i cittadini hanno rappresentato preoccupazioni per la tempistica prevista per il rientro nelle abitazioni, sebbene sia noto che stanno proseguendo le verifiche sismiche sugli immobili pubblici e privati. In particolare, i nuclei familiari che attualmente hanno dovuto lasciare le proprie case e sono accolti presso strutture alberghiere hanno chiesto di poter disporre della predetta ospitalità per un periodo di tempo maggiore per la ricerca di una autonoma sistemazione.
Il Prefetto, nell’assicurare la costante attenzione   del Governo  ha garantito l’impegno di tutte le istituzioni sul tema che presenta profili di particolare delicatezza , incidendo sulla vita dei residenti nell’area.
I Sindaci dei Comuni interessati provvederanno a potenziare gli sportelli informativi sulle attività in corso relative alle verifiche sismiche sugli edifici e sulle modalità di assistenza ed erogazione dei contributi di autonoma sistemazione.
L’argomento continuerà ad essere seguito dalla Prefettura che riunirà a breve l’apposito tavolo di coordinamento istituito dal Prefetto.

Sisma zona Flegrea, monitoraggio della Prefettura

Nel corso della giornata presso il Palazzo di Governo, si sono svolte apposite riunioni di
monitoraggio sugli effetti dello sciame sismico in atto nella zona Flegrea, nell’ambito del CCS, convocato, già nella giornata di ieri, dal Prefetto di Napoli, Michele di Bari, a seguito della scossa di magnitudo 3.9 registrata intorno alle 15.30, con epicentro nel Golfo di Pozzuoli ed avvertita anche nei comuni limitrofi e nel capoluogo. E’ stato svolto un punto di situazione sulle verifiche che i tecnici comunali ed i Vigili del Fuoco sono stati chiamati ad effettuare per rilevare eventuali danni a strutture ed edifici sul territorio. All’esito di tali controlli, è stata stabilita la chiusura della scuola Michelangelo in Via Ilioneo a Napoli, per effettuare le necessarie riparazioni. Le verifiche svolte
su altri Istituti scolastici non hanno evidenziato danni o criticità.
Anche la Capitaneria di Porto di Pozzuoli ha effettuato immediatamente un sopralluogo sui costoni del litorale flegreo, senza registrare particolari problematiche.
A Pozzuoli e Bacoli, rispettivamente presso il Palatrincone e presso la scuola Gramsci, sono state allestite due aree di accoglienza per la popolazione che, in via precauzionale, ha deciso di chiedere assistenza per la notte.
Le ASL e gli Ospedali della zona non hanno ricevuto richieste di intervento e sono state comunque pre-allertate tutte le strutture sanitarie operative sul territorio per eventuali necessità emergenziali.
È stata, inoltre, interessata la società ” 2I Rete Gas” al fine di riorganizzare il cantiere di Via San Gennaro Agnano, in modo da non rallentare il transito dei veicoli lungo tale arteria che collega i Comuni di Napoli e Pozzuoli.
Sono state ripristinate, infine, tutte le utenze che erano prive di energia elettrica a causa di un danneggiamento dell’impianto in zona Pisciarelli.
Durante la riunione il Direttore dell’Osservatorio Vesuviano ha riferito che lo sciame sismico è tuttora in atto, con una scossa di magnitudo 2.6 registrata intorno alle 17.50, e non ha determinato variazioni dei parametri geochimici e di deformazione del suolo.

Attentato di Magdeburgo, rafforzata vigilanza a Napoli

Il Prefetto di Napoli, Michele di Bari, ha convocato d’urgenza una riunione del Comitato provinciale per l’ordine e la sicurezza pubblica per l’immediato rafforzamento della vigilanza nelle zone maggiormente attrattive, sotto il profilo turistico e commerciale, dell’area metropolitana di Napoli, dopo l’attentato di Magdeburgo. 

In particolare, è stata richiamata l’attenzione delle forze di polizia sulla intensificazione dei servizi di controllo del territorio nelle zone in cui vengono allestiti mercatini e fiere natalizie, anche mediante il posizionamento di dissuasori nelle aree di accesso ai luoghi di maggiore aggregazione e presso i siti destinati ad ospitare i prossimi eventi di intrattenimento. 

 Le misure previste rafforzano il dispositivo in atto, già definito nel corso di precedenti riunioni del Comitato in vista delle festività natalizie, con servizi mirati nei luoghi della movida, presso le stazioni ferroviarie, lo scalo aeroportuale e quello portuale.

 Tutte le attività prevedono il concorso sinergico della Polizia Municipale e della Polizia Metropolitana di Napoli nonché dei militari impiegati nell’operazione Strade Sicure.

 

Ad Arzano blitz nei cantieri stradali, sequestrati veicoli privi di assicurazione

Scattano i controlli sulle ditte che effettuano gli scavi per il passaggio dei cavi della fibra ottica sul territorio. Già qualche mese fa gli agenti della polizia locale diretti dal comandante Biagio Chiariello effettuarono controlli a tappeto contestando sanzioni per mancato ripristino della sede stradale a carico delle ditte.
L’operazione si è ripetuta con blitz nei cantieri dove è stata scoperta l’amara sorpresa , i veicoli non erano assicurati.
Le verifiche riguardano anche il mancato ripristino della sede stradale dopo gli scavi creando insidie le i pedoni con manto sconnesso.
Il mancato ripristino della sede stradale dopo l’esecuzione di lavori di scavo è una piaga ormai per tutti i territori interessati dalla realizzazione della linea veloce internet.
Intanto prosegue anche il contrasto alle violazioni del codice della strada con oltre cento violazioni contestate agli automobilisti indisciplinati da parte degli agenti ed il tema principale è soprattutto educare.

Decessi in carcere, nota del Dipartimento Amministrazione Penitenziaria

Sono 79 le persone detenute che a oggi si sono tolte la vita all’interno degli istituti penitenziari dal 1° gennaio 2024. Il dato – riporta una nota del Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria – si riferisce al numero dei casi per i quali le evidenze dei fatti hanno escluso la necessità di ulteriori accertamenti da parte dell’Autorità Giudiziaria. Nel 2022 il numero più alto di suicidi: 84.

Per mera informazione statistica si riporta inoltre che alla data odierna risultano 116 i decessi di detenuti per cause naturali e 22 quelli per cause da accertare.

I dati sono raccolti ed elaborati dal 2004 dalla Sala Situazioni, istituita nel 2002 presso il DAP proprio allo scopo di ricevere le segnalazioni degli eventi critici provenienti da tutti gli istituti penitenziari. Con l’avvento della tecnologia, tali dati confluiscono direttamente in un applicativo informatico, denominato “Eventi critici”, al quale ha accesso per la consultazione in tempo reale anche il Garante nazionale dei diritti delle persone private della libertà personale.

Pur nella consapevolezza che ogni singolo evento critico e, a maggior ragione, ogni notizia di decesso di un detenuto riveli la drammaticità di una dolorosa vicenda umana che sconvolge non solo i familiari della persona e gli altri detenuti, ma anche tutto il personale che con diverse competenze opera ogni giorno e con grande professionalità negli istituti penitenziari, si avverte la necessità di fare chiarezza sui dati ufficiali del Dipartimento a fronte di numeri diversi che quotidianamente vengono forniti da enti o associazioni di volontariato nel loro pur apprezzato impegno offerto nel sistema penitenziario.

Viminale, piano contro la violenza giovanile a Napoli

Un piano straordinario per fronteggiare il fenomeno della violenza giovanile nell’area metropolitana di Napoli. È una delle decisioni prese questa mattina durante la riunione presieduta dal ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi, nella sede della prefettura di Napoli con il sindaco Gaetano Manfredi e i vertici di prefettura, questura e comandi provinciali delle forze dell’ordine. In particolare il ministro ha dato disposizioni per intensificare le operazioni in orario notturno e in particolare nelle aree di maggior frequentazione giovanile anche con il potenziamento del sistema di video-sorveglianza da realizzare in pochi mesi.

Tenta la fuga e investe agente della Polizia locale a Napoli

Questa mattina in piazza Dante, a Napoli, gli agenti della Polizia Locale hanno arrestatato in flagranza di reato un uomo di origine straniera, di 31 anni. Alla guida di un motociclo senza indossare il casco protettivo, ha tentato di sottrarsi a un controllo stradale accelerando improvvisamente e investendo uno degli agenti, che ha riportato lesioni guaribili in quattro giorni. Dopo aver perso il controllo del veicolo, l’uomo ha tentato nuovamente di fuggire, opponendo resistenza e colpendo fisicamente gli agenti. E’ stato però immobilizzato e condotto presso gli uffici competenti per il prosieguo delle procedure legali. L’arresto è stato confermato dal sostituto procuratore di turno e l’indagato sarà giudicato con rito direttissimo.