scuole

Abbiamo passato un’estate intera a parlare di banchi con le rotelle. Senza per altro nessuno che sia davvero riuscito a capire a cosa potessero servire. Alla fine, come scontato, non solo i banchi non sono arrivati, ma si va verso una chiusura delle scuole. La domanda a questo punto è lecita: era davvero il caso di riaprire le scuole a settembre?

Nessuno discute l’importanza dell’istruzione. Ma siamo convinti che riaprire gli istituti sia stata una mossa intelligente? Non è che abbia aiutato la recredescenza dall’epidemia? Con tutta gli sforzi che uno può fare la risposta sembra essere scontata. Del resto i numeri parlano chiaro. Si parla tanto della movida, delle discoteche e di tutto il resto, ma è evidente che il rischio maggiore era nelle scuole. Un qualsiasi istituto ha almeno 300 alunni, diciamo circa 220, 230 nuclei famigliari, considerando i fratelli. Mettiamoci anche i professori, i bidelli, eccetera, ed ecco che parliamo di 300 nuclei famigliari che tutti i giorni entrano in contatto. La possibilità che ci sia almeno un positivo tar di questi è elevatissima.

Non solo. Per arrivare a scuola gioco forza si utilizzano nella stragrande maggioranza dei casi i mezzi pubblici. Non ci risulta che nessuno in questi mesi li abbia adeguati alle nuove esigenze. La raccomandazione di utilizzarli solo in una quota parte della capienza lascia il tempo che trova.

Si possono usare nelle scuole tutte le accortezze possibili ed immaginabili. Si può, in astratto, rendere la scuola un luogo assolutamente sicuro. Ma nessuno potrà mai evitare gli assembramenti fuori dall’istituto. Senza dimenticare gli spostamenti da un istituto all’altro, a fine lezioni. Riaprire le scuole, non essendo pronti, è stato un errore, non l’unico ovviamente. Ma è stato un errore che era davvero semplice prevedere

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