Ogni governo dà un proprio indirizzo ai percorsi della formazione e dell’istruzione. E’ una consuetudine, ormai, che si lasci una impronta anche sul mondo della scuola. Così, ad esempio, dall’anno scolastico 2018/2019, venne avviata la sperimentazione di un percorso di studi quadriennale nella scuola secondaria; nel 1999, su proposta del ministro Luigi Berlinguer fu creato l’Invalsi, introdotto poi nel 2003, con la Legge n. 53 del 28 marzo (cosiddetta riforma Moratti), e così via.

L’impronta che vuole lasciare l’attuale esecutivo sulla scuola è tutta nel nuovo Liceo Made in Italy. Da ieri sulla piattaforma Unica del Ministero dell’Istruzione, si sono aperte le iscrizioni al nuovo liceo per il prossimo anno scolastico. Sono in totale 92 i licei a indirizzo Made in Italy sinora approvati sul territorio nazionale: nel dettaglio, 17 saranno attivati in Sicilia, 12 in Lombardia e nel Lazio, 9 in Puglia, 8 nelle Marche e in Calabria, 6 in Abruzzo, 5 in Toscana, 3 in Liguria, Piemonte e Veneto, 2 in Molise e 1 in Basilicata, Emilia-Romagna, Sardegna e Umbria. L’elenco non comprende le 22 scuole per cui la Regione Campania non ha ancora autorizzato l’avvio del liceo del Made in Italy. Nel resto d’Italia, sono 6 gli istituti scolastici che, pur avendo presentato domanda, non erano in possesso dei requisiti richiesti. Molte sono state le polemiche che hanno riguardato al costituzione del nuovo liceo, soprattutto per il poco tempo che le scuole hanno avuto per aderire – la legge per la nascita del Liceo del Made in Italy è stata approvata a fine dicembre – ma per il ministro dell’Istruzione Giuseppe Valditara il numero delle adesioni è comunque importante.

Intanto il mondo della scuola attende da decenni una riforma seria dell’intero ciclo che adegui i nostri percorsi formativi a standard europei e crei collegamenti concreti (non come Alternanza Scuola-Lavoro e PCTO) con il mondo del lavoro.

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