Se c’è un punto debole, una lacuna, un buco (una voragine) nell’azione di governo, l’attuale come i precedenti, riguarda la Sanità.

Si ostinano a fare annunci su fondi e sostegni a favore di un settore che avrebbe bisogno di almeno il triplo dei fondi che dicono di assegnare. E poi di una attenzione che manca da diversi anni, dovuta, forse, anche alla volontà di favorire la sanità privata nonostante nel Paese sia cresciuta la quota di povertà e, quindi, di cittadini che non possono permettersi nemmeno le cure “garantite” dalla sanità pubblica.

Vi è poi un altro tema. Quello dei medici. Della scarsità di camici bianchi.

Il Quotidiano Sanità scrive che si può stimare che dal 2021 al 2030, secondo Conto Annuale dello Stato, Onaosi, Enpam, circa 113 mila medici saranno collocati in pensione.

Il Sole 24 Ore si sofferma sui medici di famiglia: ne mancano quasi 2.900 ed entro il 2025 ne perderemo oltre 3.400. Il 42,1% sopra massimale e cala la qualità dell’assistenza. L’aumento dell’età pensionabile e dei pazienti nasconde la polvere sotto il tappeto.

Ecco, di fronte a questi numeri, ci si aspetterebbe un provvedimento immediato per favorire l’accesso alle facoltà di medicina. Magari sostituendo l’attuale test (tanto discusso, di recente oggetto di ricorsi) con delle logiche di sbarramento basate sul numero minimo di esami da sostenere al primo anno per confermare l’iscrizione.

Invece la ministra Bernini parla di apertura programmata. “Io sono assolutamente favorevole all’apertura del corso della facoltà di Medicina e Chirurgia in maniera programmata – dice -, l’ho già fatto. Abbiamo creato quest’anno 4mila posti in più, che in 6 anni saranno 30mila posti in più. Lo abbiamo fatto con una proiezione che viene dalla Conferenza Stato-Regioni, quindi loro lo sanno il lavoro che stiamo facendo”.

Se anche Anna Maria Bernini, ministra dell’Università e della Ricerca e senatrice di Forza Italia, ignora la gravità del problema allora stiamo messi male. Lo si capisce nelle dichiarazioni successive: “Ma soprattutto – ha aggiunto – siccome siamo intellettualmente onesti e non vogliamo fare demagogia lasciando agli studenti la possibilità di autoselezionarsi, come governo vogliamo garantire la qualità della formazione e lo stiamo facendo”. “Abbiamo dato 23 milioni di euro in più a Medicina per quei posti in più che abbiamo già garantito. Apertura, se è una cosa seria, non è una parola, ma un percorso e noi per primi lo abbiamo avviato e continueremo a percorrerlo”.

Anche la mancanza di medici è una cosa seria! E se non affrontata in tempi brevi rischia di diventare una cosa grave.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *