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Calcio Napoli, tutte le notizie e le ultime news per restare costantemente aggiornati sul panorama calcistico della squadra partenopea.

Troppa Atalanta. Azzurri sovrastati dalla potenza orobica

di Luca Muratgia.

Niente da fare, l’Atalanta si dimostra più forte ed espugna il Maradona con una prestazione di altissimo livello inviando un messaggio molto chiaro al campionato, per la vittoria dello scudetto, tutti dovranno fare i conti con la formazione guidata da Gianpiero Gasperini che, pare evidente, si candida come una delle pretendenti più accreditate alla vittoria finale.
Il primato in classifica ha evidentemente illuso i sostenitori partenopei, convinti che questa squadra potesse candidarsi alla vittoria finale non considerando che gli azzurri, dopo il decimo posto dello scorso campionato, hanno di fatto iniziato un percorso del tutto nuovo e che nulla viene creato dal nulla. Lo stesso allenatore Antonio Conte ha parlato, e ripete sovente il termine “work in progress” a significare evidentemente che questa squadra, allo stato, non è attrezzata per ottenere risultati ottenibili solo attraverso esercizi di pura fantasia che non trovano nessun riscontro con la realtà dei fatti.
L’Atalanta è ad oggi paragonabile alle grandi d’Europa, dopo un’Europa League vinta contro i campioni di Germania imbattuti per l’intero campionato, con un progetto iniziato molto anni addietro con una rosa completa, di assoluto valore e con dei ricambi che sarebbero utilizzati come titolari in qualsiasi squadra giocassero.
Il Napoli contro una squadra del genere al 100%, non ha la struttura, l’organico e la forza per competere, se è vero, come è vero, che appena 4 mesi fa si cercava di mettere insieme i cocci di un disastro totale, un disastro culminato in un decimo posto e l’uscita dalle competizioni europee dopo 14 anni consecutivi, un disastro economico per gli imperdonabili errori commessi nella gestione dei contratti dei calciatori e per una campagna acquisti sciagurata. Questa squadra non è competitiva per vincere il campionato, a dispetto di chi, vuole candidare gli azzurri tra i papabili alla lotta per il titolo; ma certa stampa tende a promuovere questo assunto solo al fine di mettere pressione salvo poi etichettare come un fallimento un eventuale qualificazione in Champions per non essere stati in grado di vincere il campionato. Giochetto ormai trito e ritrito se non addirittura inflazionato a cui però Antonio Conte, da quanto afferma a più riprese, non intende sottostare.
La partita è stata decisa già nella prima frazione di gioco dove l’Atalanta ha avuto la fortuna e la bravura di segnare quasi subito con Lookman mettendosi nelle condizioni migliori per poter gestire la partita nel prosieguo della gara. Il Napoli però reagisce, gli uomini di Conte tentano di sovvertire un destino che sembra inesorabilmente già scritto ma gli sforzi dei partenopei si stampano sul palo clamoroso colto da Mc Tominay. Il secondo gol degli orobici, sempre con il fenomeno Lookman autore di in pregevole tiro a giro, sa già di sentenza.
È una mazzata enorme per il morale tanto che nel secondo tempo gli azzurri sembrano ormai rassegnati, mancando di quella forza, di quell’ardore e quella cattiveria di chi cerca con le unghie e con i denti di recuperare un risultato. Lo 0-3, segnato dal subentrato Retegui a tempo ormai scaduto, risulta utile solo per gli amanti delle statistiche.
Una brusca battuta d’arresto che risulta però fisiologica per una squadra che, come ama ripetere continuamente il tecnico salentino, è ancora un cantiere aperto.
Domenica prossima ulteriore, proibitivo esame in casa dei campioni d’Italia dell’Inter in in campo che, già per tradizione, non è mai stato amico della compagine partenopea con appena tre successi negli ultimi 40 anni.

Sbancato San Siro. Messaggio importante al campionato

di Luca Muratgia.

Inizio del tour de force con il botto del Napoli che asfalta il Milan in casa propria con un inequivocabile 0-2 lanciando un messaggio chiaro al campionato circa la candidatura nella lotta al titolo che, a questo punto, vede anche gli azzurri tra le eventuali papabili alla vittoria finale, sebbene Antonio Conte continui a predicare calma e umiltà ricordando, a giusta ragione, che è necessario colmare il gap dei 41 punti dalla vetta del campionato scorso.
Ad ogni modo, solo al termine del ciclo terribile che, è bene ricordarlo, è appena iniziato, e che vedrà gli azzurri impegnati in successione con Atalanta al Maradona, l’Inter nuovamente a San Siro, la Roma in casa, il Torino all’Olimpico e la Lazio al Maradona, sarà possibile trarre indicazioni maggiormente attendibili circa le eventuali ambizioni.
Il Napoli comunque nel big match della decima giornata, ha palesato uno spessore che mai fino ad ora era parso tanto evidente; è pur vero che il Milan si è presentato contro gli azzurri con una formazione largamente rimaneggiata, mancando di alcuni elementi imprescindibili come Theo Hermandez, Reijinders squalificati e Pulisic fermato in extremis da una gastroenterite che ne ha limitato l’impiego alla mezz’ora finale. Comunque il Milan, nonostante le assenze,  è una squadra che gioca la Champions e che, pertanto, possiede un organico di spessore assoluto; basti pensare che proprio ieri, nella sfida contro o partenopei, i rossoneri, nonostante le assenze, hanno schierato giocatori del calibro di Okafor, Morata, Fofana, Loftus-Cheek, Chukwueze, ed Emerson con una panchina composta da giocatori come Leao, Tomori e lo stesso Pulisic sia pur impiegabile a mezzo servizio, insomma una compagine comunque di tutto rispetto e sicuramente di spessore maggiore rispetto alle rose dell’Empoli e del Lecce, ovvero le ultime due avversarie che hanno creato non pochi grattacapi agli uomini di Conte. Ciò che comunque è emerso dal match di San Siro è che il Napoli ha mostrato grande carattere, grande atteggiamento e tanto spirito di sacrificio, requisiti e qualità imprescindibili per il raggiungimento di qualsivoglia risultato.
Già dalle battute iniziali si è assistito ad un Napoli determinato ad ottenere il risultato pieno e non a caso infatti al quinto minuto una verticalizzazione di Anguissa trova Lukaku che, travolto il malcapitato Pavlovic, fredda Maignan con un rasoterra chirurgico. Subito il gol il Milan si sveglia e mette a dura prova la solidità della difesa azzurra che, al netto di qualche occasione concessa agli avversari (dovute più che altro a qualche sanguinoso errore nell’uscita dal basso), mostra tutta la propria impermeabilità. Proprio allo scadere della prima frazione di gioco sale in cattedra il talento cristallino ed indiscusso di Kvaratskhelia che, ricevuta palla nei pressi dell’out di sinistra, si accentra, scagliando poi un fendente a giro di rara bellezza sul quale però Maignan non sembra esente da responsabilità. Lo 0-2 rappresenta una mazzata enorme per i rossoneri che nel secondo tempo, dopo un gol di testa annullato a Morata per fuorigioco, non riescono mai ad incidere in maniera determinante. Gli ingressi di Leao e del convalescente Pulisic apportano maggiore pericolosità e vivacità alla manovra offensiva dei rossoneri; lo stesso Leao, liberatosi in maniera discutibile di Mazzocchi tasta i riflessi di Meret che interviene sul tiro del portoghese con un prodigioso colpo di reni. Il Napoli tiene e porta a termine l’incontro senza particolari patemi. Da sottolineare le sontuose prove di Oliveira, migliore in campo per la grinta, la determinazione e per l’applicazione, di Anguissa e di Di Lorenzo, tornato sui livelli di spallettiana memoria. Da registrare infine, i notevoli miglioramenti di Gilmur nell’ingrato compito di sostituire un mostro sacro del ruolo come Lobotka; lo scozzese, dopo il balbettante esordio di Empoli e dopo i lievissimi miglioramenti di sabato al Maradona contro il Lecce, ha finalmente fornito una prova di spessore, prendendo il controllo del centrocampo e manifestando una importante predisposizione alla verticalizzazione e a trovare la posizione adatta per ricevere il pallone dai compagni di squadra in difficoltà.

La sostanza. Espugnato Empoli ma che sofferenza

di Luca Muratgia.

Il Napoli riesce a spuntarla al Castellani contro una compagine, quella Toscana, tradizionalmente ostica e che, anche nell’ultima sfida di ieri, ha messo a dura prova gli uomini di Conte in un primo tempo particolarmente problematico caratterizzato dalla netta supremazia dei toscani e dall’assoluta incapacità dei partenopei, a proporre soluzioni offensive degne.
Del resto, proprio il tecnico salentino, nella conferenza stampa pre gara, aveva ammonito l’ambiente circa l’euforia eccessiva che circolava in città e predicato prudenza, la prudenza di chi è perfettamente a conoscenza delle problematiche che ancora attanagliano gli azzurri nonostante il momentaneo primato in classifica. L’Empoli risulta al momento, una delle rivelazioni del campionato, ben allenata da un allenatore esperto come D’Aversa, che finora è riuscito a creare difficoltà a tutte le squadre che ha incontrato e che dall’inizio del campionato è risultata una delle squadre più impenetrabili con una media gol subiti ben al di sotto della media della serie A.
Ad ogni buon conto, al netto delle qualità dell’avversario, i partenopei nel primo tempo hanno sballato completamente l’approccio, con una distanza tra i reparti che ha favorito gli inserimenti delle mezze ali toscane e con una ripartenza dal basso estremamente lenta determinata anche dall’aggressività degli avanti toscani. La situazione di difficoltà creatasi, è stata determinata anche dalle non ottimali condizioni atletica e mentale di quelli che dovrebbero rappresentare gli interpreti principali nel disegno tattico del tecnico, Lukaku su tutti che è parso lento, impacciato, sistematicamente anticipato dal suo marcatore; Billy Gilmur, designato come sostituto naturale di Lobotka, infortunatosi nell’impegno della Slovacchia impegnata in Nation League, non è ancora padrone del centrocampo al pari dello slovacco, sicuramente poco aiutato dall’andamento della partita e sistematicamente scavalcato dai lanci lunghi dei difensori azzurri, costretti a simili giocate dalla pressione feroce dell’Empoli.
Il Napoli comunque è una squadra capace di soffrire ed aspettare, patisce la foga dei toscani nel primo tempo senza però mai cedere, riuscendo a condurre il risultato sullo 0-0 fino al termine della prima frazione di gioco in attesa che Conte disponga gli opportuni accorgimenti. Ed in effetti nel secondo tempo si assiste ad un canovaccio completamente diverso. Gli ingressi di Simeone per l’impalpabile Lukaku e di Olivera per Spinazzola, conferiscono agli azzurri un assetto più aggressivo, più equilibrato e decisamente più compatto. L’episodio che sarà poi determinante per il conseguimento del risultato finale, è figlio proprio di tali accorgimenti con Di Lorenzo che recupera un pallone che sembrava ormai destinato al calcio di fondo favorendo il neo entrato Simeone il cui tiro a botta sicura trova la ribattuta di un difensore toscano, ne approfitta Politano che si avventa sul pallone ma viene inesorabilmente abbattuto in area di rigore. Rigore netto che Kvaratskhelia realizza con la freddezza del fuoriclasse. La rete realizzata cambia completamente l’inerzia della gara, il Napoli si appropria del centrocampo e resta impenetrabile in difesa con una prestazione sontuosa di Buongiorno e con Politano che, abbassandosi sulla linea dei difensori, di fatto stringe Di Lorenzo verso il centro in una sorta di 5-3-2. Il ritrovato equilibrio tattico consente al Napoli di controllare agevolmente il match fino alla sua conclusione con una vittoria determinante, di spessore figlia del carattere e delle enormi capacità del tecnico, una vittoria da grande squadra insomma che consente agli azzurri di mantenere il primato solitario in testa alla classifica in previsione del ciclo terribile dove i partenopei, in sei partite contro Milan, Atalanta, Inter, Roma, Torino e Lazio avranno la possibilità di tastare la consistenza e lo spessore, anche caratteriale, dell’intero organico ed eventualmente le proprie aspirazioni ed ambizioni al mantenimento del primato.
Sacrosante al riguardo le parole di Conte che predica prudenza, sottolineando come al momento il Napoli appaia ancora come un cantiere aperto e che, pertanto, ha ancora enormi margini di miglioramento.

Regge il primato. Il Napoli la rivince nella ripresa contro un gran Como

di Luca Muratgia.

Il Napoli consolida il proprio primato battendo un ottimo Como per 3-1 al Maradona al termine di una partita difficile, con i lariani che hanno mostrato, ancora una volta, grandi capacità di palleggio e qualità individuali davvero importanti. Per chi credeva che il Napoli avrebbe passeggiato e ottenuto i tre punti con estrema facilità, è rimasto inevitabilmente deluso, del resto, lo stesso Antonio Conte, nella rituale conferenza stampa pre gara, aveva messo in guardia tutto l’ambiente azzurro circa le difficoltà e le insidie che la partita presentava al punto da ordinare addirittura il ritiro per il gruppo squadra, nel timore che la squadra potesse lasciarsi contagiare dall’entusiasmo dei tifosi in seguito al conseguimento del provvisorio primato in classifica e che i giocatori potessero in qualche modo prendere sotto gamba l’impegno e sottovalutare le qualità dell’avversario reduci, tra l’altro, da due vittorie consecutive una delle quali addirittura al Gewiss Stadium contro una delle squadre più competitive dell’intero panorama nazionale come l’Atalanta.
Ed infatti le preoccupazioni del tecnico salentino si sono poi rivelate fondate perché il Napoli per avere la meglio ed allungare ulteriormente in classifica, ha dovuto sudare le tradizionali sette camicie.
Eppure l’avvio della gara ha consentito al Napoli un percorso in discesa con il vantaggio pervenuto dopo appena 29 secondi sull’asse Mc Tominay Lukaku, assist del centravanti e inserimento dello scozzese che si inserisce in area di rigore, si libera con in dribbling del diretto avversario, e batte Audero con un diagonale che tocca il palo prima di finire in rete. La rete realizzata, paradossalmente, penalizza il Napoli che si adagia colpevolmente sulla rete del vantaggio concedendo campo e iniziativa al Como che si rende pericoloso a più riprese con tiri dalla distanza ((uno dei quali colpisce il palo interno con il gioiellino Nico Paz) prima di pervenire al meritato pareggio con Strefezza con un diagonale chirurgico alla destra dell’incolpevole Caprile proprio in chiusura della prima frazione di gioco.
Il brutto primo tempo disputato, evidentemente, viene rilevato dallo stesso Conte che presumibilmente, negli spogliatoi, avrà manifestato il suo disappunto. E non è un caso che i partenopei inizino il secondo tempo con tutt’altro piglio e che la squadra scenda in campo determinata a riprendere il controllo della partita. Infatti, dopo appena 8 minuti dall’inizio della seconda frazione di gioco, nell’ambito di un’azione confusa e concitata, Oliveira si inserisca in area e venga atterrato per un fallo ineccepibile. Lukaku dal dischetto, realizza con la freddezza del campione un rigore pesantissimo che consente al Napoli di tornare in vantaggio in una fase nevralgica della partita.
Il prosieguo del match si gioca con la testa e con i nervi, ma gli azzurri mostrano, a differenza del primo tempo, di mantenere saldamente il controllo del match. Dopo un clamoroso rigore negato a Kvaratskhelia, spinto a die mani platealmente in area di rigore, il Napoli archivia la pratica con Neres subentrato proprio al georgiano; il fantasista brasiliano, imbeccato da in pregevole assist di Lukaku, a tu per tu con Audero, lo batte con estrema freddezza confezionando il 3-1 che chiude la partita.
La vittoria conseguita al Maradona, consente al Napoli di andare alla sosta certi del primato in classifica anche se, dopo appena sette giornate, appare prematuro formulare qualsiasi tipo di pronostico circa l’esito finale della stagione.
Tra i protagonisti, sicuramente Romero Lukaku che, seppur apparso ancora lontano dalla sua condizione ottimale, è risultato l’artefice principale con un gol e due preziosi assist ma la palma del migliore in campo va data sicuramente a Stanialav Lobotka, il campione slovacco è stato superlativo spostando gli equilibri a centrocampo e determinando inequivocabilmente la supremazia parsa evidente nel secondo tempo tanto che lo stesso allenatore dei lariani, Fabbregas, ha speso parole di grande elogio nei confronti del regista azzurro.

Calcio: Lega A, a Conte il premio miglior coach di settembre

Il premio ‘Coach Of The Month’ di settembre è stato assegnato all’allenatore del Napoli Antonio Conte. La consegna del trofeo avverrà nel pre-partita di Napoli-Como, in programma domani. Come ricorda la Lega Serie A, il premio è stato assegnato da una giuria composta da direttori di testate giornalistiche sportive che hanno valutato gli allenatori in base a criteri tecnico sportivi e di qualità di gioco, oltre che di comportamento tenuto durante le gare. “Fin dal suo arrivo a Napoli, Conte ha trasmesso ai suoi giocatori la sua filosofia fatta di lavoro duro, ambizione e mentalità vincente. Questa nuova attitudine ha consentito al Napoli di ottenere subito risultati positivi, premiando la scelta del presidente De Laurentiis di riportare in Italia uno degli allenatori più vincenti del mondo – ha commentato l’ad di Lega Serie A, Luigi De Siervo -. Le scelte tattiche e la perfetta fase difensiva hanno spinto il Napoli nuovamente in testa alla classifica, garantendo alla Serie A la fondamentale alternanza al vertice che è sinonimo di interesse ed equilibrio”.

Ritrovata la vetta. Vittoria senza fronzoli in perfetto stile Conte

di Luca Muratgia.

Il Napoli 483 giorni dopo il 4 giugno 2023, torna meritatamente capolista solitario sotto gli occhi dell’artefice principale del trionfo di un anno e mezzo fa, Luciano Spalletti. E lo fa contro una squadra, il Monza che, seppur relegato nei bassifondi della classifica, ha mostrato energia, idee e solidità; del resto proprio i brianzoli, sono risultati capaci di bloccare sul pareggio i campioni d’Italia dell”Inter, indiziati principali per la vittoria del titolo. È un Napoli cattivo, arrabbiato, cinico e se vogliamo inedito rispetto alla organizzazione a cui i tifosi erano abituati con Sarri prima e con Spalletti poi, camaleontico, capace nel primo tempo di aggredire ferocemente gli avversari, di “mordere” la partita per poi, nel secondo tempo, di abbassare il baricentro “addormentando” il match nell’attesa di ripartire e creare pericoli alla difesa avversaria.
L’inizio è risultato più complicato del previsto con un Monza “appiccicoso” sempre pronto a chiudere gli spazi e le linee di passaggi; dette caratteristiche dell’avversario, che da sempre, storicamente, enormi difficoltà hanno creato ai partenopei, questa volta lo esaltano perché sono esattamente le stesse caratteristiche con cui Conte sta permeando la squadra.
Altro aspetto di vitale importanza è la concretezza, ossia la capacità di capitalizzare al massimo le occasioni da rete create. Accade dunque che Politano, sfruttando un rimpallo favorevole, si incunei dalla destra in area di rigore e batta Turati con un diagonale chirurgico e che, appena dieci minuti dopo, al termine di un batti e ribatti in area brianzola, Kvaratskhelia scaraventi in rete da centro area, il pallone che, di fatto chiude la partita.
Nel secondo tempo il Napoli opta per il Controllo del risultato, abbassa consapevolmente il baricentro non rischiando di fatto mai di subire occasioni da gol dagli avversari.
Evidentemente gli esteti del bel gioco potrebbero storcere il naso al cospetto di un atteggiamento attendista e poco spettacolare ma questo momento storico, in un periodo di profonda trasformazione e rinnovamento, c’è poco da fare gli schizzinosi, soprattutto considerando che, dopo lo scioccante esordio di Verona, il Napoli ha inanellato 4 cleen sheet in cinque partite. Probabilmente, per conferire maggiore verve alla squadra, sempre relativamente alla seconda frazione di gioco, sarebbe risultato opportuno anticipare i cambi di Raspadori e Neres risultati evidentemente tardivi. Proprio i due subentrati infatti costruiscono le due uniche azioni pericolose (che si accompagnano ad un colpo di testa do Mc Tominay sugli sviluppi di un calcio d’angolo e finito ad un soffio dal palo della porta difesa da Turati) con un tiro del bolognese finito sull’esterno della rete e con un tiro a giro di sinistro del brasiliano finito a fin di palo.
Nonostante la vittoria e nonostante l’inaspettato primato a sei giornate dall’inizio del campionato, c’è ancora tanto da lavorare, molti aspetti lasciano qualche perplessità a cominciare dalla forma fisica di Lukaku apparso ancora fuori condizione; lo stesso Kvaratskhelia, nonostante il gol, è parso sottotono, incapace di saltare il diretto avversario e spesso nervoso e Mc Tominay che, dopo il brillante esordio di sabato scorso allo Stadium, è parso contratto e non ancora in piena sintonia con i compagni di squadra che ancora devono comprendere appieno le caratteristiche tattiche dello scozzese apparso spesso in difficoltà.
Ultima menzione la merita Zambo Anguissa, il camerunese è risultato, indiscutibilmente, il migliore in campo, padrone assoluto del centrocampo, capace di sradicare il pallone dai piedi dell’avversario con una ferocia che non si intravedeva dai tempi di spallettiana memoria.

Brilla il Napoli 2. Asfaltato il Palermo, si vola agli ottavi di Coppa Italia

di Luca Muratgia.

Il Napoli delle seconde linee domina in lungo e in largo la formazione siciliana ed ottiene agevolmente il lasciapassare per gli ottavi di finale del trofeo tricolore da disputare all’Olimpico di Roma sponda laziale. La Coppa Italia rappresenta per gli azzurri un obiettivo di primaria importanza in considerazione del fatto che quest’anno, dopo 14 anni consecutivi, non ci saranno impegni europei per cui il trofeo non può assolutamente essere snobbato come accaduto in qualche circostanza.  L’importanza della competizione, così come sopra riportata, non ha però impedito ad Antonio Conte di optare per una formazione ampiamente rivisitata al fine di concedere minutaggio ai giocatori fino ad ora meno impegnati. Nonostante i cambi e nonostante alcuni giocatori impiegati ieri non abbiano finora disputato neanche un minuto, (Leggasi Rafa Marin e Ngonge), il dominio degli azzurri è risultato netto ed inequivocabile contro una compagine, quella rosanero, che già dal precampionato, non ha mai nascosto le ambizioni di ritorno nella massima serie con l’allestimento di una rosa di spessore assoluto per la categoria, anche per le importanti disponibilità economiche della nuova proprietà araba.
Ciò che è emerso dal match del Maradona è stata la grande voglia, determinazione e cattiveria dell’undici schierato in campo a testimonianza del grande lavoro operato dal tecnico capace di far sentire parte del progetto anche i giocatori impiegati di meno.
La strada per la qualificazione si è presentata in discesa già dopo pochi minuti con un tiro improvviso di Ngonge appena dentro l’area finito in rete anche grazie all’infortunio dell’esperto portiere Sirigu che non trattiene la stoccata del funambolo belga. E lo stesso Ngonge che si erge a protagonista assoluto quando dopo pochi minuti riceve il pallone poco oltre il centrocampo e, al termine di un’azione solitaria che manda completamente in tilt la retroguardia siciliana, sfodera un poderoso fendente in diagonale che, di fatto, chiude la partita dopo appena venti minuti. Merita comunque di essere sottolineata la prestazione di Cyril Ngonge che sembrava oramai destinato a cambiare aria soprattutto dopo l’acquisto di Neres e che invece potrebbe rappresentare una preziosa risorsa per il prosieguo della stagione. Nell’unico momento di distrazione il Palermo si è reso pericoloso con Brunori che, approfittando di un grossolano errore in disimpegno della retroguardia partenopea, scocca un calibrato tiro di interno destro che si va ad infrangere alla base del palo alla destra di Caprile. A spegnere comunque definitivamente qualsiasi velleità degli ospiti, proprio al termine della prima frazione di gioco, ci pensa Juan Jesus con una perentoria incornata sugli sviluppi di un calcio d’angolo battuto magistralmente da Neres capace di collezionare addirittura il quarto assist in poco più di un’ora di gioco disputata finora dall’inizio del campionato, quasi un record. Il secondo tempo, inevitabilmente, è accademia pura, serve comunque sia a Neres, su assist del Cholito Simeone che a Mc Tominay di realizzare le prime reti in maglia azzurra.
Il Napoli dunque c’è, dimostra, al di là degli interpreti, di aver assorbito la mentalità e il carattere del proprio allenatore.

Cambio modulo e risultato ottimo. Attacco incolore ma bisogna saper soffrire

di Luca Muratgia.

Il Napoli esce indenne da Torino in una trasferta tradizionalmente ostica che, almeno finora, ha regalato più amarezze che gioie. I partenopei acquisiscono spunti importanti da trarre al cospetto di una partita complicata da qualsiasi punto di vista la si voglia inquadrare. Uno 0-0 da valutare in maniera estremamente positiva se si considera il fattore ambientale, il valore dell’avversario, che è bene ricordarlo, lo scorso campionato è finito 18 punti sopra gli azzurri ed è risultata una delle protagoniste della campagna di rafforzamento estiva con investimenti onerosi ed importanti che si aggirano attorno ai 200 milioni di euro, ma soprattutto perché il Napoli, al netto dei confortanti risultati, è parso, finora, un cantiere ben lontano dall’essere chiuso.
Ad ergersi a protagonista, alla vigilia del match dello Stadium, è Antonio Conte che osa, proprio in una delle partite maggiormente caratterizzanti l’intero campionato, un cambio modulo, dimostrando, qualora ce ne fosse bisogno, di essere allenatore con gli attributi; difesa che passa a quattro con Rahmani e Buongiorno centrali, Di Lorenzo e Oliveira che tornano nei ruoli a cui erano abituati di esterni bassi rispettivamente di destra e di sinistra, centrocampo che vede l’inserimento dal primo minuto dello scozzese Scott McTominay di fianco ai già collaudati Anguissa e Lobotka con il classico tridente, con il consueto tridente composto da Politano e Kvaratskhelia alle spalle di Lukaku. Il tecnico salentino mostra una capacità ed una cultura calcistica di spessore assoluto, cercando di (parole pronunciate dallo stesso Conte) “cucire l’abito adatto” che, con termini meno metaforici, implica essenzialmente predisporre il modulo più congeniale sia alle caratteristiche tecniche e tattiche dei giocatori, sia alle eventuali alternative pronte a subentrare.
La partita, ad onor del vero, è risultata particolarmente bruttina con ritmi estremamente bassi e con le due compagini che si impegnano più a studiare gli avversari piuttosto che proporre un degno copione offensivo. I segnali incoraggianti giungono dalla fase difensiva; una squadra che, dopo il campionato passato concluso con 48 gol al passivo, contro una delle squadre maggiormente accreditate a contendere il titolo alla squadra da battere (l’Inter), riesce addirittura a non subire un tiro in porta durante l’intero arco del match, oltretutto in trasferta, ha ottimi motivi per ritenersi soddisfatta.
Da contraltare c’è da evidenziare come la fase offensiva abbia inevitabilmente risento delle precauzioni adottate dall’altra parte del campo. Poche azioni importanti contro una difesa, è bene ricordarlo, che nelle prime 5 giornate di campionato, non ha subito neanche un gol. Inoltre i due fuoriclasse azzurri, coloro cioè che avrebbero dovuto creare quel qualcosa in più, necessario per mettere in crisi la retroguardia bianconera, si sono resi protagonisti di una prova particolarmente incolore; Kvaratskhelia non ha inciso, non è mai riuscito a superare l’uomo nell’uno contro uno e, conseguenza inevitabile, non è mai stato capace di creare la superiorità numerica tanto da essere giustamente sostituto da Folorusho a metà del secondo tempo. Lukaku invece è apparso ancora fuori condizione e le due reti, realizzate nelle due ultime giornate contro Parma e Cagliari, hanno fornito uno scenario fuorviante e non veritiero sulle reali condizioni del centravanti belga. Resta, a mente fredda, la percezione che se il Napoli avesse espresso una maggiore velocità dalla trequarti in su, magari avrebbe addirittura potuto pensare al risultato pieno. Tra l’altro con la tenuta difensiva mostrata, se quella punizione di Politano fosse entrata, allo scadere della prima frazione di gioco, difficilmente i bianconeri avrebbero avuto importanti opportunità per pervenire al pareggio. Comunque va bene così, il risultato di parità va benissimo al Napoli, risultato che, pronosticato dopo la prima giornata avrebbe arricchito notevolmente i pochi temerari che ci avrebbero scommesso.

Il Napoli c’è. Superato il tabu delle tre vittorie consecutive

di Luca Muratgia.

Il Napoli balza improvvisamente in testa alla classifica del campionato di serie A espugnando con un rotondo 0-4 il campo della Domus Arena di Cagliari con una prestazione in perfetto stile “Contiano”, partita molto più difficile di quanto non racconti il risultato e decisa in maniera incontrovertibile dalle qualità dei singoli. Fino alla realizzazione dello, infatti, 0-2, la partita è parsa equilibrata, dove, probabilmente, il Cagliari avrebbe addirittura meritato un risultato diverso e solo grazie ad almeno tre prodezze di Meret, tanto discusso quanto provvidenziale, il Napoli riesce a mantenere, con i denti e con le unghie, un risicato vantaggio per almeno tre quarti della contesa prima di stroncare qualsiasi velleità degli avversari con i suoi fuoriclasse.
Già nella conferenza stampa di presentazione, Antonio Conte aveva introdotto un concetto che diverrà indispensabile nel percorso di trasformazione e di risalita, ossia quello di “sporcarsi le mani”, possedere dunque l’umiltà necessaria per scendere allo stesso livello degli avversari e combatterlo con le stesse armi; atteggiamento, aggressività, determinazione. Per tanti anni, una decina almeno, questa squadra si è rispecchiata nel concetto del bel gioco e di pervenire al risultato attraverso lo spettacolo. Questo mantra ha rappresentato, in questo lasso temporale, un punto di forza incontrovertibile ma spesso anche un limite, perché non sempre le caratteristiche degli avversari ti consentono di esprimere un’idea di gioco piacevole e troppo spesso in passato i risultati non sono pervenuti proprio per questo motivo. Il Napoli di Conte esprime l’essenza di questo concetto, si gioca bene nel momento in cui sussistono le condizioni per farlo, ma su determinati campi, in certi tipi di ambiente, quando l’espressione del bel giuoco non è consentita, risulta indispensabile badare al sodo, ottenere il risultato anche attraverso modalità diverse quali la grinta, la determinazione, l’aggressività, i famosi “Occhi della tigre” celebrati in un noto film di Sylvester Stallone.
La partita in terra sarda rappresenta la logica risultante dei concetti espressi dal tecnico salentino nella sopra riportata conferenza del pre gara. Una partita che, per caratteristiche degli avversari, per ambiente e per andamento non poteva essere vinta attraverso il gioco armonico in stile Spallettiano o Sarriano, ma andava vinta con altre armi che i partenopei sono riusciti a sfoderare seguendo i dettami del proprio allenatore.
Un primo tempo dove gli azzurri ottengono il vantaggio grazie ad un gol del capitano Di Lorenzo che approfitta anche di una fortunosa deviazione di un difensore avversario. C’è da dire che gli uomini di Conte avrebbero l’opportunità di chiudere i giochi già prima della chiusura della prima frazione di gioco, ma un poderoso salvataggio dell’ ex Luperto su Lukaku, un incomprensione tra Spinazzola e Mazzocchi e poi lo stesso Lukaku che incespica clamorosamente sul pallone dopo un assist da fenomeno di Kvaratskhelia, impediscono ai tifosi azzurri di vivere sogni tranquilli. Succede poi che, proprio allo scadere, Meret debba sfoderare una miracolosa parata a terra su un colpo di testa a colpo sicuro di Piccoli. L’inizio del secondo tempo rappresenta il momento della partita di maggiore sofferenza per i partenopei che si affidano ancora una volta a Meret che su colpo di testa Luperto che con un balzo da fenomeno caccia letteralmente via il pallone dall’angolino alla sua destra e poi, con un colpo di reni miracoloso, devia sulla traversa una bordata da 25 metri di Marin telecomandata all’incrocio dei pali. Ma il Napoli tiene, sostenuto da un centrocampo dove Anguissa torna finalmente a livelli dell’anno dello scudetto, riesce a pervenire al raddoppio sull’asse Lukaku-Kvaratskhelia, l’assist del belga è da applausi mentre il georgiano, con un tiro in perfetto stile fustal, ruba il tempo al portiere Scuffet, realizzando la rete del raddoppio che, di fatto, spegne definitivamente gli ardori rossoblu. Le reti
di Lukaku su assist del solito Kvaratskhelia e la prima rete in azzurro di Buongiorno sugli sviluppi di un calcio d’angolo, cristallizzano il risultato sullo 0-4.
Ci sarà ancora tanto da lavorare per Conte ed i suoi giocatori, il risultato finale, non deve ingannare, si è sofferto in maniera eccessiva in alcuni frangenti e un equilibrio definitivo non è stato ancora trovato.

Cardiopalma. Memorabile vittoria contro un ottimo Parma. Partita decisa…dai portieri

di Luca Muratgia.

Il Napoli riesce a cavarsela, ottiene i tre punti al termine di una partita rocambolesca che, stante l’andamento, sembrava ormai irrimediabilmente compromessa. Si era reduci da una settimana particolarmente complessa con gli ingaggi, in successione, di Lukaku, McTominay e Gilmur, il cui acquisto è stato perfezionato a pochi minuti dalla chiusura ufficiale della sessione estiva del calciomercato, terminata, ufficialmente, venerdì 30 agosto alle 24.00. A tenere banco, inoltre, è risultata la vicenda Osimhen; il nigeriano già da tempo ai margini del progetto di Conte e destinato alla cessione ma che poi è rimasto inopinatamente senza squadra per il semplice motivo che nessun presunto acquirente si è mai spinto ad offrire una cifra neanche lontanamente avvicinabile ai 130 milioni corrispondenti alla clausola rescissoria. C’è stato il tentativo di alcune società di speculare sul prezzo del cartellino provando ad acquistare il giocatore nelle battute finali del calciomercato ma il presidente De Laurentis non si è fatto prendere per la gola rifiutando categoricamente offerte al ribasso.
La partita del Maradona, valevole per terza giornata del campionato di serie A, non si presentava, alla vigilia, delle più abbordabili; nelle prime due giornate, gli uomini allenati dall’ex Fabio Pecchia, si sono dimostrati una compagine di pregevole livello, con un gioco estremamente piacevole in grado di creare importanti problemi a squadre maggiormente attrezzate come il Milan che, proprio domenica scorsa, al Tardini, ha assaporato il gusto amaro della prima sconfitta stagione. In effetti, i timori della vigilia, si sono rivelati estremamente fondati perché i ducali, in particolare nel primo tempo, hanno sciorinato un gioco di spessore assoluto creando enormi problemi ai partenopei apparsi in verità, ancora lontani dall’ assumere una fisionomia ed una forma accettabile. In effetti proprio nei primi 45 minuti di gioco, il Napoli non riesce mai a trovare una sia pur minima parvenza di equilibrio con la formazione emiliana che invece sembra riuscire, con disarmante semplicità, ed in diverse occasioni, a penetrare il centrocampo azzurro con delle imbucate clamorose capaci di creare evidente imbarazzo sia ad Anguissa, uno dei peggiori in campo nonostante il gol e a un Lobotka che avrà lavorare molto duramente per concepire gli equilibri e i movimenti di un centrocampo a due. Il vantaggio parmense, realizzato da Bonny che dapprima si procura e poi trasforma il rigore dello 0-1, non è altro che la logica risultante di quanto si vede in campo con la squadra di Pecchia che già in precedenza era pervenuta in prossimità del vantaggio con un clamorosa occasione con una traversa ed un palo colpiti nella stessa azione rispettivamente da Kowalski e lo stesso Bonny con un insidioso tiro a giro. Nel secondo tempo il Napoli appare più determinato, cerca l’assedio con il Parma che si chiude nella propria trequarti concedendo solo un un inutile sterile fraseggio orizzontale. Conte, consapevole delle difficoltà nella creazione di occasioni pericolose, cerca di forzare la mano conferendo maggior peso all’attacco inserendo Neres al posto di Politano e il neo acquisto Lukaku al posto del solito, impalpabile Raspadori, ma l’episodio decisivo è rappresentato dall’espulsione del portiere dei crociati Suzuki che, già ammonito per perdita di tempo, interviene in maniera scomposta su Neres meritando, inevitabilmente, la seconda ammonizione. Avendo esaurito tutte e cinque le sostituzioni, Pecchia è costretto a schierare tra i pali il centrocampista Del Prato. Consapevoli della ghiotta ed imperdibile opportunità, i partenopei gettano il cuore oltre l’ostacolo assediando l’area avversaria e sospinti da un pubblico commovente. Negli undici minuti di recupero concessi dal mediocre arbitro Tremolada, accade praticamente di tutto; dapprima un calcio di rigore concesso per un fallo del subentrato Simeone e poi inspiegabilmente annullato dal VAR, poi sale in cattedra finalmente Lukaku, il potente centravanti belga, servito da Spinazzola, dalla sinistra, scaglia una poderosa fucilata sul secondo palo e poi Anguissa, servito deliziosamente da Neres, di testa, incorna alla perfezione il pallone del 2-1. L’assalto della disperazione è riuscito e sembra finita qui ma c’è spazio per un ulteriore brivido finale. L’arbitro concede altri tre minuti di recupero oltre gli undici già concessi e proprio all’ultimo respiro il tanto discusso Meret, compie una prodezza disinnescando un tiro ravvicinato ed a botta sicura di Almqvist.
L’urlo dei 50.000 al triplice fischio dell’arbitro, sa tanto di liberazione.
L’imminente sosta, per gli impegni in Nation League della nazionale di Spalletti, sembra capitare capitare nel momento più opportuno, Servirà innanzitutto a Conte per integrare i nuovi acquisti nell’idea di gioco del tecnico salentino e, soprattutto, a cercare di trovare equilibri tattici in modo da evitare spettacoli poco edificanti come quello a cui si è assistito nel primo tempo contro il Parma, compagine, quella ducale, che ha impressionato per la qualità del gioco espresso e che, con tali premesse, e se riuscirà ad avere costanza nelle prestazioni, riuscirà a raggiungere agevolmente l’obiettivo stagionale della salvezza.