Covid 19, la cura Ascierto funziona, i dati pubblicati sul JITC

L’oncologo del Pascale, insieme con il collega dell’Ospedale dei Colli, Montesarchio, spiegano sul Journal of Immunotheray of Cancer perché l’interluchina 6 può avere un ruolo importante nella definizione della cura del virus.
 ​Napoli, 13 agosto 2020
Circa quattromila persone trattate in tutta Italia e su cui si sono avuti degli ottimi risultati. Anche se la fase 3 non ha dato gli esiti sperati, restano le vite salvate e alcuni dati imponderabili. La cura Ascierto funziona. Non su tutti i pazienti colpiti da Covid 19, ma su molti si. E’ quanto emerge da uno studio condotto da Paolo Ascierto e da Vincenzo Montesarchio, oncologo del Pascale, il primo, dell’Ospedale dei Colli il secondo, pubblicato sul Journal of Immunotherapy of Cancer (JITC). I dati rivelano che l’anti-interleuchina-6 (Tocilizumab e Sorilumab) sottocute può funzionare; i due farmaci funzionano meglio nei pazienti non intubati; ​ i livelli basali di interleuchina-6 sono cruciali e necessari nella selezione dei pazienti; PCR, NRL ed eosinofili sono biomarcatori utili per il follow-up.
<Anche se gli studi di fase 3 hanno dato risultati negativi – dicono Ascierto e Montesarchio – siamo convinti che l’anti-interleuchina-6 abbia un ruolo nella battaglia contro il Covid 19. Probabilmente i punti fondamentali sono la valutazione sull’interleuchina-6 sierica e il tempo di somministrazione del farmaco. Trattandosi infatti di un anticorpo monoclonale, che vuol dire alla fine monobersaglio, è chiaro che funziona solo a presenza del bersaglio, l’interleuchina 6 appunto. Se somministrato in fase troppo precoce, non si è formato ancora il bersaglio, se troppo tardiva, la citochina ha già creato il danno. Comprendere la finestra temporale ci aiuterà ad utilizzarne tutta la potenzialità. Intanto comunque, continuiamo nella nostra ricerca>
D’altra parte le esperienze di diversi istituti italiani ne hanno dimostrato la chiara efficacia in pazienti con polmoniti severe che stavano virando rapidamente verso condizioni più serie ma non intubati, con alti livelli basali di interleuchina-6 sierica, PCR, LDH, ferritina. Per la maggior parte di loro ci sono stati miglioramenti entro 24-48 ore.​
<Detto questo – aggiungono i due oncologi – ​ crediamo che solo il vaccino o un  antivirale possano risolvere definitivamente il problema. Nel frattempo dobbiamo solo fare attenzione e ridurre al massimo il rischio di ulteriore contagio>.

CORONAVIRUS, Il bollettino della Regione Campania

+++ COVID-19, IL BOLLETTINO ORDINARIO DELL’UNITA’ DI CRISI DELLA REGIONE CAMPANIA+++
 
Questo il bollettino di oggi:
Positivi del giorno 27 (*)
Tamponi del giorno: 1.708
 
Totale positivi:  5.170
Totale tamponi:  354.546
 
​Deceduti del giorno: 0
Totale deceduti:  440
 
Guariti del giorno: 4
Totale guariti:   4.283

Di cui 9 legati ad una struttura sanitaria di Acerra (6 comunicati ieri + 3)

Nella poesia di Enzo Tafuri un grazie al Pascale e ad Ascierto

Dopo i quadri, le poesie. Ormai l’arte è parte integrante del Pascale. Dopo gli artisti che hanno fatto e continuano a fare a gara a chi dona un dipinto per colorare le pareti del polo oncologico, un poeta campano, Enzo Tafuri, scrive una poesia sul Pascale e sul prof Paolo Ascierto. Il poeta, 79enne, originario di Vietri sul Mare è ora a Chianciano Terme, in un tour letterario dove ha presentato la poesia <L’Aquila del Vesuvio>. Nelle rime, ispirate alla pandemia,  trovano spazio  il presidente della Regione Campania, Vincenzo De Luca, definito Governatore rigido, cavaliere d’onore  e padre devoto e ovviamente l’Istituto dei tumori di Napoli, definita aquila che spicca un volo alato. Per Tafuri il Pascale ha donato gocce di speranza, a cui il poeta non poteva rimanere insensibile.
Il Pascale, scrive Tafuri, erge barriera nell’orgoglio antico, Paolo Ascierto, nel pudore di scena, dona speranza di respiro. Gocce di rugiada, sorgente nuova, balsamo di vita.
<Grazie maestro Tafuri – dice il direttore generare dell’Istituto dei tumori di Napoli, Attilio Bianchi – la sua sensibilità ci spinge ad andare sempre avanti, sempre più lontano, a volare sempre più in alto, come l’Aquila del Vesuvio>.

CHAMPIONS LEAGUE, La Dea a 2 minuti dall’impresa. Ma passa il PSG

Si spegne così, a causa di due minuti di follia, il sogno dell’Atalanta di accedere alle semifinali di Champions League.

La squadra di Giampiero Gasperini lotta per 90 minuti, dimostrandosi superiore ai ben più blasonati avversari parigini, ma è costretta a cadere nei minuti di recupero a causa di un calo di concentrazione evidente. Una partita giocata ad armi pari contro una squadra la quale miglior giocatore (Neymar) prende uno stipendio pari al monte ingaggi di tutta l’Atalanta; una partita che inorgoglisce Bergamo e attesta la posizione dell’Atalanta come squadra ai vertici del calcio italiano; una partita che, però, non può essere ridotta ad alibi e che mostra, soprattutto nel secondo tempo, che l’inesperienza dei Neroazzurri ha giocato un brutto scherzo.

Eppure il primo tempo è stato il solito, arrembante, saggio di potenza e grinta che la squadra di Bergamo ha messo in tutte le partite del campionato. Gomez dà il primo squillo, segue l’incornata di Hateboer, ma Navas in entrambi i casi è bravissimo a leggere le traiettorie. L’Atalanta gioca un tempo da squadra europea, lottando su ogni pallone e costruendo le proprie fortune su un’identità di gioco ben precisa.

Il PSG di Tuchel, invece, pecca proprio dal punto di vista del gioco e della coralità e per 45′ si deve affidare alle invenzioni di Neymar.

O’Ney gioca il suo solito calcio sopraffino nello stretto, eppure sotto porta si rivela disastroso. Per due volte l’asso brasiliano ha avuto l’occasione per sbloccare il risultato ma, clamorosamente, spara a salve. L’Atalanta ha, senza mezzi termini, asfaltato i parigini su ogni aspetto tattico, specie sulle seconde palle in cui i neroazzurri sono stati sempre i primi ad arrivare. Ed è proprio su una seconda palla, venuta da un rimpallo, che Gasperini e i suoi trovano il vantaggio.

Zapata non riesce a controllare un pallone difficile che rotola tra i piedi di Pasalic che disegna una parabola imparabile con il suo sinistro. L’apoteosi bergamasca è di quelle da ricordare e, giustamente, tutti credono nell’impresa. Eppure la partita offensiva dei neroazzurri finisce lì.

Lo stesso Gasperini, in conferenza, nel post-partita si è lamentato del poco mordente offensivo dei suoi e, in effetti, complice anche l’infortunio del Papu Gomez, nel secondo tempo i suoi non hanno trovato gli spazi necessari.

Il PSG guadagna campo ma tira molto male, finchè Tuchel non effettua i due cambi che rivoluzioneranno la partita. Mbappè, nonostante fosse a mezzo servizio, semina il panico nella difesa atalantina e dimostra, qual’ora ce ne fosse bisogno, il suo enorme talento.  L’Atalanta arretra, non riesce più a rendersi pericolosa e il PSG si riversa in avanti inserendo Choupo-Moting.

Dopo il 90′ arriva la beffa. Neymar offre un cross basso in area di rigori, sporcato da molti giocatori tra i quali, l’ultimo a deviare, è Marquinhos che pareggia i conti. Mbappè fa la stessa cosa un minuto dopo ma stavolta è Choupo-Moting a segnare il gol che manda in semifinale il PSG.

L’Atalanta esce sconfitta a testa alta; ma anche con l’insegnamento che, per giocare in Champions, ci vuole ancora qualcosa in più.​