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Infermieri, strada in salita contratto sanità per scarse risorse

“Le scarse risorse sono il vero convitato di pietra che rende ancora più in salita la strada verso la firma di una intesa per il contratto del comparto sanità 2022-24”. Lo afferma all’ANSA il segretario del sindacato degli infermieri Nursind, Andrea Bottega, al termine dell’incontro all’Aran per la ripresa delle trattive.

Si tratta, spiega, di “1,5 miliardi di cui, però, a nostro parere, circa 1 miliardo è stato già impegnato con il decreto Anticipi di fine 2023 per l’anticipo delle remunerazioni che il nuovo contratto dovrà prevedere e portare a regime”. “Al tavolo – afferma Bottega – ci saranno a disposizione, dunque, solo circa 500 milioni con cui far fronte a tante esigenze, dall’indennità di specificità a notturni, festivi e pronta disponibilità. Inoltre, non sono previsti arretrati alla fine di questo triennio, mentre a causa dell’anticipo i nuovi aumenti sarebbero soltanto mediamente di circa 50 euro lordi mensili, invece di 150 ipotizzati, il che inciderà molto anche sulla percezione del risultato finale, frustrando le aspettative della categoria”. Inoltre, avverte, “diversi professionisti, soprattutto quelli che guadagnano una cifra lorda intorno ai 34-35mila euro annui, rischierebbero di vedersi completamente sterilizzati quei 150 euro medi ipotizzati di aumento contrattuale dalla contemporanea perdita del beneficio derivante dal taglio del cuneo contributivo”. Pertanto, “tutte le sigle sindacali al tavolo hanno chiesto di chiarire quali siano le risorse effettivamente disponibili”. La contrattazione, precisa ancora Bottega, “non è ancora entrata nel vivo e per gli infermieri sono diversi i nodi da sciogliere. Alcuni dei quali non dipendono neppure da questo tavolo”. Tra le richieste degli infermieri, anche quella che “materie che riguardano il rapporto tempo di vita e lavoro siano direttamente contrattate all’interno del tavolo per il rinnovo contrattuale e non demandate al confronto con l’azienda”. Il contratto del comparto sanità riguarda 500mila operatori del Ssn, esclusi i medici. Oltre la metà sono infermieri,, oltre a tecnici, operatori socio-sanitari e amministrativi.

Sindacati, mancano 50mila infermieri per sanità territoriale

Per attuare la riforma della sanità territoriale prevista dal Pnrr servono “non meno di 50mila” infermieri. È quanto sottolinea in una nota il sindacato Nursing Up. “I numeri relativi al fabbisogno di infermieri per il Pnnr sono inequivocabili”, spiega il sindacato. Agenas ha stimato un fabbisogno di 47.500 unità, “a questi – osserva – va inevitabilmente aggiunta una stima dei professionisti legata alle oggettive evidenze quali le dimissioni volontarie, la fuga di infermieri all’estero, gli attesi pensionamenti”. Inoltre è da contare “quel 30% di perdita annuale storicizzata di infermieri rispetto ai posti disponibili ai percorsi di laurea”, continua il sindacato. Per il presidente nazionale del Nursing Up Antonio De Palma “per poter attuare il Dm77 bisogna mettere in campo coraggiose riforme di sistema, finalizzate in particolare a definire il ruolo e le responsabilità dei professionisti interessati”, ha affermato, sottolineando il ruolo chiave dell’infermiere di famiglia. “Non possiamo non considerare che l’Europa quando si parla di sanità di prossimità e di ruolo dell’infermiere di famiglia da tempo corre davvero veloce. Regno Unito, Svezia, Finlandia, Spagna, al momento sono i Paesi più avanti. Molti di questi professionisti, nelle nazioni citate, possono anche prescrivere farmaci, e si occupano di anziani, bambini e malati cronici”.