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Al Monaldi in sei mesi oltre 60 interventi di tumore della laringe

I più grandi esperti italiani di Otorinolaringoiatria si ritroveranno a Napoli, all’Ospedale Monaldi (dal 26 al 28 settembre), per il convegno dal tema “La Cura in ORL – Naso e dintorni” (responsabile scientifico il professor Giuseppe Tortoriello, con la collaborazione dei dottori Domenico Di Maria, presidente del gruppo campano ORL e Filippo Ricciardiello dell’AORN Cardarelli; presidenti onorari Enrico de Campora e Pasquale Laudadio), un confronto multidisciplinare durante il quale saranno discussi temi di strettissima attualità in ambito otorinolaringoiatrico.

Nel corso del convegno sono previste, in collaborazione con il gruppo dei Giovani Otorinolaringoiatri del GOS, non solo lezioni teoriche e tavole rotonde, ma anche sessioni operatorie live sulle più avanzate tecniche chirurgiche dove parteciperanno esperti provenienti da tutta Italia quali il prof. Marco Radici, presidente SIO incoming e il prof. Livio Presutti direttore ORL dell’Università di Bologna. Un grande evento formativo che vede il Monaldi protagonista. Dalla rinologia alla otochirurgia con al centro l’impianto cocleare, senza dimenticare il nostro cavallo di battaglia dei tumori della laringe.

«In poco meno di 6 mesi, abbiamo effettuato circa 85 procedure chirurgiche per patologie oncologiche, di queste, oltre 60 di rimozione di tumori della laringe. Sedici i pazienti provenienti da fuori regione che si sono rivolti al nostro centro», spiega Giuseppe Tortoriello – direttore dell’U.O.C di Otorinolaringoiatria e Chirurgia cervico-facciale dell’A.O. dei Colli, nonché presidente nazionale dell’Associazione Otolaringologi Ospedalieri Italiani (AOOI).

«Numeri che dimostrano quanto l’Azienda dei Colli, in così poco tempo, sia diventata attrattiva per questa branca chirurgica di altissima specializzazione. Risultati possibili grazie all’elevata professionalità del nostro personale e al costante investimento in tecnologie sempre più di precisione per una sanità che possa rispondere sempre più al bisogno di salute dei cittadini campani e di altre regioni che scelgono di rivolgersi alla nostra struttura», aggiunge Anna Iervolino, direttore generale dell’Azienda Ospedaliera dei Colli.

All’Ospedale Monaldi una tecnica innovativa per il trattamento chirurgico delle patologie complesse dell’arco aortico

È un intervento innovativo quello che ha salvato la vita di Carlo (nome di fantasia) da una grave malattia dell’arco aortico. La procedura è stata realizzata per la prima volta nella Cardiochirurgia del Monaldi, andando ad ampliare in modo significativo le opzioni terapeutiche all’avanguardia a disposizione dei pazienti. La storia di Carlo è però emblematica. L’uomo, 80 anni, si è rivolto al pronto soccorso del Presidio Ospedaliero CTO per un malore. Le sue condizioni sono apparse subito gravi. Ai primi accertamenti sono emersi, oltre ad un voluminoso aneurisma dell’aorta addominale sovrarenale, una trombosi parziale dell’aorta addominale e una trombosi totale del tripode celiaco e della mesenterica inferiore (due vasi che nascono dall’aorta e che forniscono sangue a gran parte degli organi addominali). Immediato, dunque, il trasferito presso l’Unità Operativa Complessa di Chirurgia Vascolare del Monaldi. All’angiotac total body, successivamente eseguita, è emerso, inoltre, che il paziente presentava un voluminoso pseudoaneurisma dell’arco aortico. Una patologia che consegue ad una rottura della parete aortica e che evolve verso la definitiva rapida rottura e, quindi, verso un esito infausto per il paziente. Di qui la scelta di operare in urgenza. Carlo, però, è un paziente ad altissimo rischio. La tecnica tradizionale per questa tipologia di intervento prevede che il paziente venga posto in circolazione extracorporea, arrestando il cuore, e il corpo venga portato a una temperatura di 26 gradi centigradi, di fatto fermando completamente la circolazione sanguigna e affidando alla cosiddetta “ibernazione” la protezione degli organi, incluso il cervello.

«Vista l’età e le sue gravi comorbidità, per rendere accettabile il rischio chirurgico è stato eseguito un trattamento dell’arco aortico con una tecnica innovativa di perfusione sistemica attraverso la macchina cuore-polmoni. Una tecnica che ci ha permesso di trattare con una protesi ibrida prefabbricata tutta l’aorta senza ricorrere all’ibernazione e all’arresto cardiocircolatorio che, di fatto, avrebbe messo a serio repentaglio la vita del paziente» spiega la professoressa Marisa De Feo, direttore della UOC di Cardiochirurgia generale dell’Azienda Ospedaliera dei Colli e Professore ordinario di Chirurgia cardiaca dell’Università degli studi della Campania “L. Vanvitelli”, che ha eseguito l’intervento con il supporto operativo del dottor Ciro Bancone.

Regolare e senza complicanze il decorso post operatorio. «Ad oggi prosegue la professoressa De Feo – questa tecnica rappresenta il primo intervento di trattamento di patologia dell’arco aortico trattato con protesi ibrida prefabbricata eseguito in perfusione sistemica continua senza arresto di circolo e senza necessità di raffreddare eccessivamente il paziente».

«Queste procedure fanno parte di un’offerta terapeutica avanzata che prevede l’utilizzo delle tecniche cardiochirurgiche più innovative, endovascolari o ibride, impiegando, dove possibile, approcci mininvasivi (ministernotomia, minitoracotomia), per il trattamento di tutte le patologie cardiovascolari» chiosa Anna Iervolino, direttore generale dell’Azienda Ospedaliera dei Colli.