Contro la deriva dei social, l’iniziativa di Rita Borrelli

Una celeberrima area diceva : “La calunnia è un venticello, un’auretta assai gentile che insensibile, sottile, leggermente, dolcemente incomincia a sussurrar…”.
Ma se la calunnia, o il pettegolezzo più becero oggi giorno, vanno ad  insinuarsi nelle rete dei social, il venticello, in pochi secondi diventa tornado:  condannando e giudicano presso il tribunale del web personaggi famosi e non solo.
E di queste ore la polemica riguardante la famosissima Loretta Goggi che ha deciso di lasciare si Social dopo essere stata vittima di violenze verbali a seguito di una sua trasmissione televisiva.
Benvenuti nell’era di, Instagram, Facebook Twitter,  YouTube, WhatsApp , Tik Tok e chi più ne ha più ne metta, potrebbe dire qualcuno.
Ma è evidente che il fenomeno va arginato.
Per tale motivo addetti ai lavori, e non solo scendono in campo per chiedere di arginare questa bruttura che affligge il web.
E’ il caso di  Rita Borrelli,  napoletana di origini e che da sempre lavora nel mondo dello spettacolo,  con la sua “RB Management srl”,  che ha deciso di attivarsi con la sua fitta schiera di artisti e creare proprio sui social delle conference  call  dal web in cui  ciascun personaggio del mondo dello spettacolo potrà raccontare  le esperienze negative sui social, o i momenti in cui è stato vittima di haters e come difendersi.
Prenderanno parte all’iniziativa, tra gli altri, Michele Cucuzza autore di “Fuori dalle bolle! Come sottrarsi dalle supercazzole in rete, un  saggio dedicato all’evoluzione del mondo della comunicazione e  che vuole essere uno strumento per migliorare la propria autonomia nell’utilizzo della rete e per sviluppare le strategie vincenti nell’uso dei social.
“I social sono strumenti  indispensabili per oggi, usati con facilità dai nativi digitali, ma amati tanto anche dagli over.  Strumenti di cui tutti, confessiamolo, non ne possiamo più fare a meno.  Ma che ci stanno sfuggendo di mano. Per questo ho deciso di lanciare questo messaggio, soprattutto per i ragazzi ”, dice la Borrelli che così continua, “Stiamo parlando di realtà , ormai, capaci di incoronare vip, e star a suon di like e follower che senza  troppa fatica , ma solo postando  aforismi celebri,  annessi  a foto d’ordinanza , riescono a incrementare il conto in banca di neo-starlette,  non certamente virtualmente. Giovani che sono amati ma anche spesso invidiati e odiati. Sia chiaro, sarebbe anacronistico e poco lucido non ammettere la risorsa che oggi rappresentano questi strumenti di comunicazione.  Pensiamo solo per un attimo cosa, essi,  hanno significato per tanti durante questo periodo di pandemia.
Ma non bisogna trascurare la capacità che la rete e i social hanno nel poter distorcere attraverso la loro lente la realtà, per questo ho messo la faccia e mi sono fatta portavoce di questa iniziativa”.
La Borrelli poi aggiunge: “Se ci fermiamo a riflettere sul fatto che dietro a ciascun profilo c’è una persona con la sua vita privata, il suo vissuto, la sua complessità,   dobbiamo ammettere che i cari amici Instagram e company  possono rappresentare davvero un’arma. Pensiamo a chi dietro una tastiera diventa tuttologo e spara sentenze, o  offende il prossimo che sia una persona nota o meno. Se  analizziamo , infatti, ad esempio,  tutto ciò che concerne la  cronaca rosa,  vediamo la grande differenza che c’è tra l’ante il post social.
Prima di sbattere il vip di turno in prima pagina, un tempo, si aveva un occhio più accorto.
Oggi non è più così. Oggi il gossip con i social è divenuto il mero pettegolezzo da comari, dove in pochi secondi, tra una foto  e l’altra i protagonisti di turno hanno pochi strumenti per replicare o difendersi.
Basta una storia, che scomparirà nel giro di  24 ore,  per marchiare il prossimo  o meno.
 E tutto questo per cosa? Un like che si perderà nell’etere,  ma che  avrà avuto il potere di ferire qualcuno volente o nolente.
 Servirebbe, lapallisianamente parlando, una regolamentazione del tutto.
Un codice che non dovrebbe concernere alla discrezione del singolo in materia di buon gusto ed educazione.
Forse si arginerebbero tanti fenomeni, come quello degli i odiatori di professione.
Nel gergo di internet  si chiamano hater. Gli hater (in inglese “persona che odia”) è un’utenza aggressiva che, approfittando dell’anonimato conferito dall’uso di internet, insulta violentemente dei soggetti, solitamente famosi, o intere fasce di popolazione per motivi sociali, etnici o culturali.
C’è da dire poi che troppo spesso, i follower restano imbrigliati in questa vita parallela vivendo ossessionati una virtualità dove sono semplici spettatori, dimenticando che la vita vera è un’altra. E va vissuta non attraverso uno schermo” Conclude la Borrelli.

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