Ponte sullo Stretto: Rimodulazione Finanziaria e Polemiche Regionali

Il governo italiano ha proposto una significativa rimodulazione finanziaria per il progetto del Ponte sullo Stretto, con l’obiettivo di alleggerire il peso sul bilancio dello Stato e recuperare fondi dal Fondo di sviluppo e coesione. Tuttavia, la proposta ha scatenato polemiche, in particolare dalle regioni meridionali coinvolte, Sicilia e Calabria.

La dotazione iniziale del progetto è di oltre 11 miliardi di euro. La proposta di rimodulazione prevede di mantenere questa cifra invariata, ma con uno spostamento significativo delle risorse. Circa 2,3 miliardi di euro dovrebbero essere recuperati dal Fondo di sviluppo e coesione, con l’obiettivo di alleggerire l’impatto sul bilancio statale.

La parte più controversa della proposta riguarda le regioni del Sud, che, se l’emendamento verrà approvato, dovranno contribuire con 1,6 miliardi di euro, sottratti ad altre destinazioni regionali nell’ambito del Fondo di sviluppo e coesione. La Sicilia ha risposto con fermezza, dichiarando che la decisione del governo non è stata condivisa e chiedendo al ministro Matteo Salvini di intervenire per restituire le risorse sottratte.

Il ministro Salvini ha difeso la proposta, sostenendo che la compartecipazione delle regioni coinvolte è ragionevole. Ha dichiarato che se la Sicilia e la Calabria mettono il 10%, mentre lo Stato contribuisce con il 90%, la distribuzione delle spese è equa.

Le reazioni all’emendamento non si sono limitate alle regioni coinvolte. L’opposizione, guidata dal Partito Democratico, ha criticato la proposta, definendola un “ennesimo scippo ad un fondo che serve ad altro e che sta diventando la tasca di Pantalone di un governo che non sa che pesci prendere”, secondo le parole del capogruppo al Senato, Francesco Boccia.

L’emendamento, atteso da giorni, ha finalmente sbloccato la discussione in Parlamento, prevedendo una rimodulazione degli stanziamenti per l’intero piano dell’opera fino al 2032. La speranza per il futuro è di trovare nuove forme di finanziamento, considerando le sfide finanziarie del paese. La norma propone che entro giugno di ogni anno, il ministero delle infrastrutture presenti un’informativa sul reperimento di ulteriori risorse, con la possibilità di ridurre le spese statali corrispondenti.

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