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Camorra, 16 misure anche per traffico droga e estorsioni

Polizia e carabinieri su delega della Dda di Napoli stanno dando esecuzione ad un’ordinanza di applicazione di misure cautelari nei confronti di 16 persone, gravemente indiziate, a vario titolo, di associazione mafiosa, detenzione e porto di armi, associazione finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti, estorsioni ai danni di imprenditori e commercianti tra Ponticelli e diversi comuni dell’area vesuviana. Scoperta l’esistenza e l’operatività di 2 distinti gruppi camorristici, di fatto articolazioni territoriali , uno del clan Mazzarella di Napoli e l’altro del clan napoletano De Luca Bossa-Schisa-Minichin

L’ultima alleanza del narcotraffico: così camorra e nigeriani comandano in Campania

Oramai non è più un mistero. La mafia nigeriana nel silenzio assoluto è diventata una vera e propria realtà criminale in Campania. A tal punto da occupare innumerevoli piazze di spaccio soprattutto fra le province di Napoli e Caserta. A stabilirlo in maniera inequivocabile è l’ultima relazione della Dia sull’evoluzione dei fenomeni mafiosi in Italia. Infatti la Dia stabilisce che “le diverse organizzazioni criminali etniche agiscono in tutto il territorio nazionale ma presentano connotazioni differenti per origini, composizione e modalità d’azione. Inoltre, l’attività di analisi ha evidenziato un maggiore livello d’indipendenza e di autonomia delle aggregazioni straniere nelle Regioni italiane del nord che talvolta operano in posizione pressoché paritetica rispetto alle mafie locali, con le quali a volte interagiscono per il raggiungimento delle finalità criminali.

Nelle aree centro-meridionali si registra un’apparente inversione di tendenza rispetto al passato. Infatti, mentre fino a pochi anni orsono si è assistito ad una prevalente subordinazione dei sodalizi stranieri alle organizzazioni mafiose autoctone, più di recente le attività di polizia giudiziaria mostrano un rafforzamento graduale e costante dei gruppi criminali stranieri che tendono ad acquisire maggiore autonomia rispetto al dominio incontrastato delle mafie locali1. Le evidenze investigative sembrerebbero confermare un livello di tolleranza da parte di queste ultime1 limitatamente a spazi illeciti non “occupati” (o non più “occupati”) dalle mafie autoctone che, talvolta, sono dati “in concessione” in ragione delle difficoltà operative-gestionali. Le compagini etniche, peraltro, risultano talvolta alleate nella realizzazione di specifici affari illeciti, ponendo attenzione ad evitare contrapposizioni e perseguendo, invece, equilibri basati sulla ripartizione territoriale o di settori criminali d’interesse. Tale tendenza potrebbe presagire una metamorfosi dei rapporti di forza tra mafie nazionali e straniere, sempre più orientate a forme di coesistenza funzionale, andando oltre alla mera convivenza. Molteplici attività investigative documentano la costituzione di alleanze strategiche e opportunistiche tra consorterie di diversa matrice, anche etnica, con gli esponenti di riferimento della criminalità organizzata autoctona, che inducono a ipotizzare nuove tendenze evolutive nel prossimo futuro.”

Avete capito bene. In parole povere i clan partenopei e casertani, in special modo coloro i quali hanno incentrato il proprio core business su narcotraffico, hanno stretto un patto nel buio per la spartizione delle piazze di spaccio. Oramai il traffico di droga non rappresenta più un affare redditizio per le cosche (soprattutto) napoletane. Che oramai hanno spostato i propri interessi (basta dare uno sguardo alle notizie di questi giorni circa la presunta “svolta imprenditoriale” di ciò che resta del clan Di Lauro) su investimenti legate alle aste giudiziarie nel settore immobiliare. Ovviamente se tutto ciò fosse confermato dagli inquirenti ci troveremmo dinanzi a una duplice passaggio di natura storica.

Il primo riguarda la conferma delle indagini degli 007 della Direzionale Investigativa Antimafia degli ultimi anni e di chi in totale solitudine denunciava la crescita esponenziale della mafia nigeriana. Le cosche napoletane, eccezion fatta per i clan Moccia e Mallardo che non hanno mostrato grande interesse nella storia della camorra per il business del narcotraffico, hanno “delegato” ai clan africani la gestione delle piazze di spaccio.  E qui veniamo al secondo punto. Fino a che punto reggerà l’alleanza fra i clan campani e i gruppi nigeriani? Del resto le indagini condotte dalla Dia non lasciano spazio a interpretazioni. I clan nigeriani, o anche secrets cults, ovvero confraternita universitarie che avevano come obiettivo l’abolizione dell’apartheid negli scorsi decenni. In seguito, per via dei conflitti interni al Paese, tali confraternite si trasformarono in gruppi criminali, presentano una struttura interna molto simile alla mafia casalese: vincoli familiari, controllo militare del territorio e punizioni “esemplari” per i traditori. Dunque nei fatti i gruppi africani sono camorristi negli affari e mafiosi in termini di organizzazione. Un mix esplosivo che da un lato certifica l’attuale stato di salute della camorra ma che dall’altro lato rischia di rompere gli equilibri criminali coi clan operativi nell’hinterland napoletano e in Terra di Lavoro. Chi vuol capire, capisca. La nuova frontiera della criminalità si fa spazio in Campania. Con o senza l’avallo dei gruppi che operano sul territorio regionale. Altro bagno di sangue in vista?

Arrestato Cacciapuoti, capo clan latitante in Campania

Il ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi, si è complimentato con forze dell’ordine e investigatori per l’operazione condotta oggi dai carabinieri a Giugliano in Campania, nell’ambito di un’indagine coordinata dalla Dda di Napoli, all’esito della quale è stato tratto in arresto Luigi Cacciapuoti – soggetto considerato a capo dell’omonimo clan operante nel territorio di Villaricca e nei comuni limitrofi – il quale, condannato a 15 anni di reclusione per associazione di tipo mafioso, si era da tempo reso irreperibile. “Proseguono, in Italia e all’estero, gli arresti di pericolosi latitanti, frutto delle capacità operative e dell’impegno delle donne e degli uomini delle forze dell’ordine, al lavoro ogni giorno, nei più diversi scenari, per garantire la sicurezza dei cittadini e l’ordine pubblico. A tutti loro va il mio ringraziamento”, ha detto Piantedosi.

Il clan ‘bicefalo’ Ferrara-Cacciapuoti di Villaricca, comune dell’hinterland di Napoli, storicamente rientra (con quello Nuvoletta di Marano di Napoli e dei Casalesi) nel cartello camorristico denominato Nuova famiglia, collegato all’ala corleonese di Cosa Nostra e militarmente contrapposto alla Nuova Camorra Organizzata, capeggiata dal defunto Raffaele Cutolo. Con gli anni, poi, gli assetti e il modo di operare sono cambiati e il clan di Villaricca ha sempre più sviluppato la sua vocazione imprenditoriale, nel settore dell’edilizia, della ristorazione, della commercializzazione di generi alimentari e, in particolare, degli idrocarburi. Un duro colpo al clan Ferrara-Cacciapuoti è stato assestato all’inizio dello scorso mese di giugno quando Carabinieri e Gdf, coordinati dalla Dda, hanno notificato 19 arresti. Il clan, è emerso, sviluppava un ricco volume d’affari, come dimostrato dal ‘business’ delle undici società sequestrate – 16 milioni all’anno – ma anche dall’alto tenore di vita degli affiliati. Per capirlo, basti citare una intercettazione agli atti dell’inchiesta, nella quale uno dei boss, Francesco Ferrara, ricordava una lussuosa vacanza in Sardegna risalente al 2010 costatagli tra gli 80 e i 90mila euro. “Pero’, quell’ anno – aggiunge Ferrara – io ho guadagnato un milione e mezzo”. Luigi Cacciapuoti è considerato elemento di vertice dell’organizzazione camorristica, che vantava ottimi rapporti, anche d’affari, con federazioni criminali di rango come l’Alleanza di Secondigliano e, come detto, il clan dei Casalesi. Rapporti in cui l’unica cosa che conta sono gli affari. E nulla deve interferire. Accanto all’imprenditoria il clan di Villaricca gestiva anche il traffico di droga, le estorsioni e aveva un’importante disponibilita’ di armi. Infatti se a occuparsi degli affari, hanno evidenziato le indagini, erano i Ferrara, ai Cacciapuoti invece era stata delegata l’ala militare.