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Ron DeSantis sospende la sua campagna per il 2024 a favore di Donald Trump

Nel corso di un annuncio sorprendente, il governatore della Florida, Ron DeSantis, ha dichiarato la sospensione della sua campagna per le elezioni presidenziali del 2024. Il politico repubblicano ha reso nota la sua decisione attraverso un video di 4 minuti e 32 secondi, condiviso dal suo staff.

Nel video, DeSantis ha spiegato che la sua decisione è stata guidata dalla mancanza di una chiara via verso la vittoria nelle primarie repubblicane. Ha riconosciuto che la maggioranza degli elettori repubblicani sembra inclinata a dare a Donald Trump un’altra possibilità, e ha rispettosamente accettato questa preferenza.

“Non vedo una strada chiara verso la vittoria. Per questo sospendo la mia campagna. Mi è chiaro che la maggioranza degli elettori repubblicani alle primarie vuole dare a Donald Trump un’altra chance”, ha affermato DeSantis nel video.

Il governatore della Florida ha elogiato l’ex presidente Donald Trump, definendolo “superiore a Joe Biden”. Ha sottolineato la sua convinzione che Trump sia il leader necessario per affrontare le sfide attuali e ha dichiarato di aver firmato un impegno a sostenere il candidato repubblicano nominato.

“Ho firmato l’impegno a sostenere chi fra i repubblicani sarà nominato e onorerò il mio impegno. Ha il mio appoggio perché non possiamo tornare alla vecchia guardia repubblicana”, ha dichiarato DeSantis.

La decisione di DeSantis riflette la dinamica in evoluzione all’interno del Partito Repubblicano, con Donald Trump che continua a esercitare una notevole influenza sulle preferenze degli elettori. La mossa del governatore della Florida potrebbe influenzare la corsa presidenziale del 2024, delineando una narrazione chiara di sostegno nei confronti di Trump da parte di alcune figure di spicco del partito.

Ecco come Biden vuole impedire a Trump di ricandidarsi

Degno di un episodio di House of Cards il colpo di scena che pone un nuovo ostacolo alla ricandidatura di Donald Trump alla presidenza degli Stati Uniti. C’è poco da dire: l’entourage di Joe Biden le sta pensando proprio tutti per disfarsi dell’avversario più scomodo, quello che, previsioni alla mano, potrebbe tornare agevolmente alla Casa Bianca nel 2024.

Questa volta si ricorre ai poteri della Corte Suprema (la più alta corte della magistratura federale degli Stati Uniti d’America)

Il 14/mo emendamento, in base al quale la Corte suprema del Colorado ha escluso Donald Trump dal voto delle primarie presidenziali repubblicane in quello Stato, fu adottato nel 1868, dopo la Guerra civile americana. L’emendamento affronta i diritti di cittadinanza e la pari tutela delle leggi. Ma la sezione terza dell’emendamento afferma che i funzionari pubblici che hanno giurato di sostenere la Costituzione sono banditi da futuri incarichi se coinvolti in una “insurrezione” o “rivolta”. La formulazione è considerata vaga e non menziona esplicitamente la presidenza. Finora è stata applicata solo due volte dal 1919. La sezione terza fu introdotta per impedire che qualsiasi funzionario civile o militare che aveva servito negli Stati Uniti prima della Guerra civile riguadagnasse posizioni di autorità se aveva tradito il suo Paese sostenendo la Confederazione sudista. Ecco il testo: “Nessuno potrà essere senatore o rappresentante al Congresso, o elettore del presidente e del vicepresidente, o ricoprire alcuna carica, civile o militare, sotto gli Stati Uniti, o sotto qualsiasi Stato, se, avendo precedentemente prestato giuramento, in qualità di membro del Congresso, o come funzionario degli Stati Uniti, o come membro di qualsiasi legislatura statale, o come funzionario esecutivo o giudiziario di qualsiasi Stato, di sostenere la Costituzione degli Stati Uniti, si sarà impegnato in un’insurrezione o ribellione contro la stessa (Costituzione), o avrà dato aiuto o conforto ai suoi nemici. Ma il Congresso può, con un voto di due terzi di ciascuna Camera, rimuovere tale incapacità”.