Taranto: 23 arresti nell’operazione “Cupola”

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Ventitre arresti sono stati eseguiti questa mattina dalla Squadra mobile di Taranto in collaborazione con lo Sco (Servizio centrale operativo) a conclusione dell’operazione “Cupola”.

Le indagini, coordinate dalla Direzione distrettuale antimafia di Lecce, hanno fatto luce sui componenti di un’associazione criminale di tipo mafioso specializzata in traffico di stupefacenti, rapine ed estorsioni.

Altre 27 persone risultano indagate nell’ambito della stessa indagine; i criminali erano riusciti a riorganizzarsi sul territorio di Manduria nonostante il blitz dell’operazione “Impresa” avvenuto nel luglio del 2017.

L’organizzazione criminale, malgrado l’assenza dei capi storici aveva ridisegnato le posizioni di vertice costituendo così una vera e propria “cupola”.

Gli investigatori hanno scoperto che l’organizzazione mafiosa rappresentava il “congiungimento” di due gruppi, un tempo in conflitto tra loro, ma entrambe riconducibili alla più grande associazione mafiosa pugliese, la Sacra corona unita.

La nuova “formazione” metteva in atto una nuova forma d’intimidazione attraverso la minaccia psicologica. Questo riduceva l’approccio normalmente cruento, segno indiscusso della forza del gruppo, ma privilegiava invece la minaccia velata di violenza.

A prescindere dalle scorribande armate dei componenti dell’associazione, l’indagine ha registrato l’esistenza delle cosiddette “estorsioni ambientali”: l’estorsore non si serviva della minaccia esplicita, ma di quella derivante dall’appartenenza o dal legame con noti malavitosi.

Nel corso dell’operazione, a cui hanno preso parte i Reparti prevenzione crimine della di Bari e Lecce, le unità cinofile antidroga ed antiesplosivo, il 9° Reparto volo di Bari nonché le Questure interessate, sono stati effettuati numerosi sequestri di armi custodite dai membri del clan.

Europei di canottaggio: 5 Fiamme oro sul podio

Ai Campionati europei di canottaggio appena conclusi a Poznan (Polonia) i portacolori delle Fiamme oro hanno contribuito in maniera determinante al bottino di 11 medaglie azzurre (4 d’oro, 5 d’argento e 2 di bronzo), che hanno portato l’Italia al secondo posto nel medagliere per nazioni, dietro all’Olanda, prima con lo stesso numero di medaglie ma con un oro in più.

Sono cinque i canottieri cremisi saliti sul podio continentale in quattro discipline diverse.

L’olimpionico Pietro Willy Ruta si è messo al collo l’oro nel doppio pesi leggeri maschile insieme al compagno d’armo Stefano Oppo, al termine di una gara condotta sempre al comando ma che alla fine ha richiesto un grande sforzo per resistere al ritorno della Germania, superata, dopo un emozionante testa a testa finale, per 13 centesimi di secondo.

Sono tutti d’argento gli altri metalli conquistati dagli atleti delle Fiamme oro.

Marco Di Costanzo e Matteo Castaldo sono stati protagonisti con il quattro senza senior, insieme agli azzurri Bruno Rosetti e Giovanni Abagnale, piazzandosi al secondo posto dietro l’imbarcazione olandese.

“La gara è stata dura – ha detto Castaldo dopo la premiazione – a 200 metri dall’arrivo credevo di vincere, a 50 invece ho avuto paura di perdere anche l’argento. Abbiamo fatto davvero un miracolo, Marco più di tutti, lo ringrazio davvero per questi giorni così come ringrazio la nostra società, le Fiamme oro”.

Molto sofferta la prova di Marco Di Costanzo, che arrivava da una settimana di dolore: “Inizio dicendo che ho appena concluso la settimana più difficile della mia vita sportivamente. A una settimana dal debutto agli Europei mi è stata diagnosticata la labirintite, un qualcosa che non augurerei nemmeno al mio peggior nemico. Ho trascorso una settimana a letto senza nemmeno poter aprire gli occhi, fino a lunedì scorso, a quattro giorni dall’inizio delle gare, quando grazie ai medici sono riuscito a rimettermi in piedi. Quando sono arrivato a Poznan e mi sono seduto in barca avevo le vertigini. Per fortuna però, un passo alla volta e con l’appoggio dei miei compagni di barca, sono riuscito a superarle. I miei compagni non hanno abbandonato me, io non potevo abbandonare i miei compagni, pur con la labirintite. Siamo stati grandi”.

Argento anche per il quattro senza femminile di Kiri Tontodonati, che, insieme alle azzurre Alessandra Patelli, Aisha Rocek e Chiara Ondoli, si è piazzato alle spalle dell’Olanda, riuscendo a resistere fino alla fine all’attacco dell’Irlanda.

“È andata bene, siamo riuscite a disputare la gara come avevamo impostato. Nonostante le condizioni, Chiara con il timone è stata bravissima e ci ha letteralmente guidato a questa medaglia, per la quale ringrazio le Fiamme oro”.

Secondo gradino del podio per Federica Cesarini che, insieme all’azzurra Valentina Rodini ha chiuso la finale del doppio pesi leggeri femminile subito dietro l’Olanda, lasciando il bronzo alla Romania.

“È stata la gara della maturità – ha detto Federica commentando la finale – mi sento di dire che siamo cresciute. Dopo la qualificazione olimpica dell’anno scorso, questo è un altro tassello fondamentale. È un altro Europeo da ricordare, dopo quello dello scorso anno. Un risultato che dedico alla mia famiglia e alle Fiamme oro”.

Trento: truffa informatica scoperta con l’operazione “Matrioska”

Un innovativo sistema di frode informatica è stato scoperto dagli investigatori della Polizia postale e della Guardia di finanza di Trento a conclusione dell’indagine “Matrioska”, durata oltre un anno.

L’attività investigativa ha portato all’arresto di sette persone, mentre altre cinque sono indagate in stato di libertà; l’accusa per tutti è di frode informatica e riciclaggio con l’aggravante del reato transnazionale.

La tecnica utilizzata dai criminali si chiama Bec (Business email compromise) ovvero truffa della compromissione della email aziendale, e viene messa in atto attraverso sofisticati sistemi di hackeraggio.

In questo modo i cybercriminali prendono di mira le caselle di posta elettronica di aziende e professionisti, riescono a prenderne il controllo e ad agire per conto degli stessi sui messaggi dirottando i pagamenti relativi all’acquisito di bene e servizi.

In particolare nella rete del gruppo criminale sono finite due società: una di Trento (venditore) e una bosniaca (cliente) in trattativa per l’acquisto di un costoso macchinario industriale. Attraverso il controllo della casella di posta elettronica, lettura della corrispondenza e l’intromissione di mail truffa ad hoc, i cybercriminali sono riusciti a dirottare 600mila euro su un conto corrente nelle loro disponibilità.

Dopo esser riusciti ad ottenere il denaro su un conto corrente di una società di Bologna, il gruppo criminale ha frazionato i soldi attraverso dei bonifici a società “fantasma” con sede a Milano, Modena e Reggio Emilia.

Le somme poi sono state dirottate in 4 conti correnti esteri di società con sede in Bulgaria, Ungheria, Slovenia e Gran Bretagna.

Il denaro finito all’estero è poi rientrato in Italia attraverso bonifici in conti correnti nazionali di due società “fantasma” modenesi intestati a due prestanome (un italiano e un cingalese), per poi essere ritirato in contanti e quindi “volatilizzato” nelle mani degli indagati.

Nei giorni scorsi, oltre 80 tra poliziotti e finanzieri trentini, hanno eseguito perquisizioni nelle città di Belluno, Bergamo, Bologna, Brescia, Lodi, Milano, Modena, Reggio Emilia, Udine e Verona, presso le sedi societarie e i domicili degli indagati. Nel corso delle perquisizioni sono state, inoltre, ritrovate armi con matricole abrase e 1.900 tra confezioni, flaconi e fialette contenenti sostanze dopanti.

Contestualmente gli investigatori hanno sequestrato beni nella disponibilità degli indagati: auto di lusso, due appartamenti, preziosi e alcuni quadri per un valore pari alla somma rubata.

Roma: presa la banda che rapinava le banche

Fermati dalla Squadra mobile di Roma tre rapinatori, componenti di una banda, che si erano resi responsabili di diversi colpi alle banche presenti nella parte sud di Roma.

Gli arresti sono avvenuti durante l’operazione denominata “Etna”, che prende il nome dall’origine siciliana e catanese dei criminali.

I rapinatori, di età che andava dai 38 ai 61 anni, tutti con precedenti di polizia specifici in materia di reati contro il patrimonio, sono stati in attività tra il 2018 e il 2019 e sono accusati di furto e rapina aggravata.

Le indagini della Mobile sono partite da alcune rapine in banca registrate nel quadrante sud-est della città, sempre con le medesime modalità: una o due persone si presentavano all’interno della filiale bancaria dove, anche con l’utilizzo di armi da fuoco si facevano strada per caricare le casseforti dei bancomat. Per aprire queste casse si servivano di copioni di chiavi eseguite in precedenza da professionisti delle cassette di sicurezza, che favorivano il prelevamento del denaro in tempi brevi. Una volta sottratti i soldi, i malviventi si allontanavano dai locali bancari non prima di aver aggredito i dipendenti per rendere più sicura la fuga.

Le indagini, condotte attraverso pedinamenti, intercettazioni, traffici telefonici, si sono focalizzate soprattutto su diverse rapine in banca compiute nei quartieri di Centocelle e Tuscolano, che hanno portato i ladri a sottrarre complessivamente 150 mila euro in contanti.

Il leader del gruppo era un uomo 46 anni residente a Tuscolano, c’era poi il “chiavaro”, un uomo di 61 anni che si occupava proprio della produzioni di chiavi per le casseforti e quindi il “trasfertista”, un 38enne che saliva dalla Sicilia appositamente per compiere le rapine a Roma.

“Il chiavaro”, sfuggito alla cattura, è stato localizzato e fermato sullo Stretto di Messina mentre si imbarcava a bordo di un’autovettura per raggiungere la Sicilia.

Polizia Municipale: sequestrato materiale scolastico

Gli agenti della Polizia Municipale, Unità Operativa Tutela Emergenze Sociali e Minori, in due distinti esercizi commerciali, uno ubicato nelle Zona Industriale e l’altro nel quartiere San Carlo Arena, dopo aver accertato la non conformità degli articoli in vendita alla normativa vigente e la potenziale nocività in
considerazione della destinazione all’uso da parte dei minori, hanno sequestrato 800 articoli ad uso scolastico quali zaini, cartelle, astucci, materiale scolastico vario, e giocattoli. La merce, risultata priva dei requisiti di sicurezza e potenzialmente fabbricata con sostanze pericolose per la salute, è stata sequestrata e a carico degli esercenti sono state elevate sanzioni da 1500 a 9000 euro.
Uno dei due esercizi commerciali è risultato inoltre sprovvisto di autorizzazione amministrativa per il commercio al dettaglio e pertanto è stato sanzionato con una multa pari a 5000€.