Disastro Lega in Campania. Dall’exploit salviniano ai “fantasmi” di Bruxelles

Fine ingloriosa o fine annunciata? Di sicuro in Campania la Lega alle elezioni europee del 2019 raggiunse picchi mai visti prima. Il partito si piazza alle  20% dietro il M5s e davanti al Pd al governo in Regione. Dei 5 deputati europei eletti al Sud la Campania “mandò” a Bruxelles Lucia Vuolo, sostenuta dall’ex senatore afragolese Vincenzo Nespoli e transitata successivamente in Forza Italia alla corte dell’attuale leader regionale Fulvio Martusciello, e Valentino Grant, un banchiere originario di Casagiove, piccolo comune dell’hinterland casertano, e molto legato a Giorgetti. Avete capito bene. La Campania aveva votato Lega. Oggi sembrerebbe una bestemmia ma in quegli anni la svolta nazionale e anti immigrazione guidata da Salvini aveva fatto centro nel Mezzogiorno.

Andiamo avanti. C’erano tutte le premesse per l’inizio di un radicamento leghista che puntava alla guida di una regione storicamente rossa ma le aspettative furono ben presto tradite. Dal giorno dopo le trionfanti elezioni europee i parlamentari europei eletti in Campania sono letteralmente scomparsi nel nulla. Più interessati a conservare la poltrona europea in sfavore dei cittadini che li avevano votati. Eppure l’ordine inviato da Roma fu molto chiaro: radicare il partito nei territori attraverso il reclutamento di amministratori locali capaci di “riempire” politicamente quel 20% tutto campano. Oltre a garantire iniziative e congressi in grandi di dare credibilità alla Lega. Tutto chiacchiere e distintivo. Salvini ben presto si accorge dell’on consistenza di Grant e Vuolo e comincia a mandare negli anni commissari su commissari in grandi di offrire una lezione ai deputati europei in carica. Un modo per bocciare la classe politica locale. Ma niente di niente. Raffaele Volpi, Nicola Molteni, Valentino Grant (la sostanza non cambia) e l’ultimo arrivato Claudio Duringon. Gente che viene (a differenza di Grant ma tant’è) dal profondo nord e che impedirono alle realtà locali di fiorire nell’interesse leghista. Una mossa pensata e studiata dall’entourage di via Bellerio che in questi anni, visti i risultati disastrosi dei leghisti campani sotto ogni punto di vista, si è dovuta ricredere sulla classe dirigente (se così si può definire) in primis su Napoli e Caserta.

Alle elezioni regionali del 2020 la Lega registrò risultati letteralmente ridicoli. Ma nel vero senso della parola. Precisamente un anno dopo il tripudio europeo. Il Carroccio alla prova delle urne ottenne poco più del 5%. Una roba che fece ridere i polli. Dal 20% al 5% nel giro di un anno. In provincia di Napoli passò dal 13% al 4%. Nell’hinterland casertano si passò dal 23% al 9%. Non ci dilunghiamo sulle altre province per non sparare sulla croce rossa. Una lunga agonia che resiste nel tempo fino ai giorni nostri. I quali saranno decisivi per il destino del Carroccio. Al momento i candidati se hanno puntato tutto si Bruxelles sono il deputato uscente Valentino Grant, totalmente evanescente negli ultimi 5 anni, e la consigliera regionale Carmela Rescigno. Stando agli ultimi sondaggi la Lega dovrebbe strappare al Sud al massimo un seggio. Dai 5 del 2019 al seggio, peraltro tutto da verificare, nel 2024. Un crollo totale figlio dell’incapacità di coinvolgere i territori nel processo di crescita che la Lega avrebbe dovuto avere in questi anni. In parole povere il Carroccio elesse al Parlamento Europei dei veri e propri fantasmi. Ovvero gente che ha beneficiato del “ciclone” elettorale di Salvini. Stop. Ma non ha mai avuto nulla a che vedere con la battaglia politica. Ed i risultati sono sotto gli occhi di tutti. Pane al pane, vino al vino. La Lega in Campania e al Sud è destinata a scomparire.

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