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Giorgia: L’Invito di Meloni per le Europee e l’Escamotage di FdI per Salvare il Voto

Giorgia Meloni, leader di Fratelli d’Italia, ha lanciato un appello diretto agli elettori durante un evento a Pescara, dove è stata presentata la sua candidatura come capolista in tutti i collegi alle prossime elezioni europee. Con un’invito insolito ma incisivo, Meloni ha chiesto agli italiani di votare esclusivamente con il suo nome di battesimo: “Giorgia”.

Nel suo discorso, Meloni ha sottolineato l’importanza di essere riconosciuta con il suo nome di nascita, evidenziando il suo legame con le radici popolari. Ha condiviso le esperienze passate in cui è stata oggetto di derisione per le sue origini, ma ha ribadito con orgoglio di essere una rappresentante del popolo.

L’opzione di scrivere semplicemente “Giorgia” sulla scheda elettorale è stata spiegata dagli ambienti di Fratelli d’Italia come una mossa strategica per evitare il rischio di annullamento del voto. Infatti, nella lista del partito, il nome completo della candidata sarà “Giorgia Meloni detta Giorgia”, consentendo agli elettori di indicare il suo nome di battesimo senza incorrere in problemi legali.

Questo escamotage, seppur insolito, potrebbe rivelarsi efficace nel garantire che i voti espressi per Giorgia Meloni siano validi e non soggetti a contestazioni. La decisione di puntare su una strategia così diretta evidenzia anche la determinazione di Fratelli d’Italia nel massimizzare il sostegno per la propria candidata.

L’invito di Meloni ad utilizzare il suo nome di battesimo rappresenta quindi non solo un gesto di identità personale, ma anche una mossa politica mirata a proteggere e valorizzare il consenso degli elettori. Resta da vedere come questa strategia verrà recepita dagli elettori e quali saranno le conseguenze sul risultato delle elezioni europee.

Polemiche e reazioni: Generale Vannacci al centro del dibattito politico

Le recenti dichiarazioni del generale Roberto Vannacci hanno scatenato una serie di reazioni contrastanti all’interno della politica, dell’associazionismo e della società nel suo complesso.

In una serie di interviste, il generale ha espresso opinioni su argomenti sensibili, che vanno dalla segregazione scolastica per i bambini disabili alla sua percezione del regime fascista. Queste dichiarazioni hanno suscitato reazioni immediate e forti.

In merito alla proposta di creare classi separate per gli studenti disabili, Vannacci sostiene che questa sia una soluzione per permettere loro di esprimere appieno le loro potenzialità. Tuttavia, molte voci, incluse quelle del mondo politico e dell’associazionismo, hanno espresso profonda preoccupazione riguardo a questa proposta, sottolineando come la segregazione possa riprodurre ghetti e escludere anziché includere.

Anche le affermazioni riguardanti il regime fascista e la figura di Mussolini hanno destato scalpore. Vannacci ha equiparato Mussolini ad altri statisti storici, ma tali confronti sono stati respinti da molte parti, che vedono in queste dichiarazioni un’apologia del totalitarismo.

Le reazioni sono state rapide e forti. La CEI ha sottolineato l’importanza dell’inclusione e della visione culturale della vita, mentre politici di diverse fedi hanno condannato le parole del generale. Anche all’interno della Lega, il partito che lo ha candidato, ci sono state divergenze di opinione, con alcuni membri che hanno preso le distanze dalle sue affermazioni.

Infine, l’opposizione politica non ha risparmiato critiche al generale Vannacci, definendo le sue parole pericolose e ridicole. Si è sollevata anche la questione della sua idoneità a ricoprire una carica pubblica, considerando le sue posizioni controverse e divisive.

In questo clima di dibattito acceso, rimane da vedere quali saranno le conseguenze delle dichiarazioni del generale Vannacci e come queste influenzeranno il panorama politico e sociale italiano.

Petizione al Museo di Capodimonte: Richiesta di Dimissioni per Schmidt

Decine di cittadini napoletani hanno firmato una petizione per chiedere le dimissioni di Eike Schmidt, direttore del Museo di Capodimonte, e la nomina di un nuovo direttore. Organizzata da Gennaro Acampora, capogruppo del Pd in consiglio comunale, l’iniziativa mira a una profonda riforma dell’istituzione museale. Il Museo di Capodimonte, ricco di opere d’arte preziose, è al centro di polemiche sulla gestione di Schmidt, suscitando preoccupazioni sulla sua futura direzione. La petizione riflette il desiderio dei cittadini di vedere un cambiamento positivo e una gestione più efficace del patrimonio culturale della città.

Espulso Presidente Centro Islamico Milano per Motivi di Sicurezza

Un 50enne bangladese, presidente di un’associazione culturale islamica milanese, è stato espulso dal territorio italiano per motivi di ordine e sicurezza pubblica, secondo quanto comunicato dalla Questura di Milano.

L’espulsione è stata eseguita dalla Polizia di Stato, che ha provveduto ad imbarcare l’uomo su un volo diretto verso il suo paese di origine.

La decisione di espulsione è maturata in seguito a indagini di prevenzione condotte dagli agenti della Sezione Antiterrorismo della Digos, in stretta collaborazione con l’Ufficio Immigrazione della Questura milanese. Secondo quanto riferito, il 50enne era già destinatario di un avviso orale da parte del Questore di Milano, e nel corso degli anni sono emersi numerosi precedenti penali e di polizia che indicavano una non trascurabile pericolosità sociale, soprattutto nei confronti delle donne.

In particolare, il soggetto è stato oggetto di attenzione dopo essere apparso in un servizio televisivo trasmesso durante un noto talk show politico, nel quale è stato segnalato un clima di paura causato nelle persone del quartiere dove si trova il centro culturale. Durante il servizio televisivo, l’uomo avrebbe anche proferito minacce nei confronti della giornalista che stava realizzando l’intervista.

L’espulsione di questo individuo rientra nell’ambito degli sforzi delle autorità italiane per contrastare ogni forma di radicalismo religioso e garantire la sicurezza dei cittadini. Questo provvedimento dimostra l’importanza della collaborazione tra le forze dell’ordine e le istituzioni nel garantire la tranquillità e la sicurezza pubblica.

La Scienza al Centro dello Stato: Presentato il Manifesto della Scienza dall’Italian Scientists Association

Nella giornata di ieri, Venerdì 5 aprile 2024, la Sala Angiolillo di Palazzo Wedekind a Roma è stata il palcoscenico dell’evento “La Scienza al centro dello Stato”, promosso dalla Italian Scientists Association (ISA). Questo importante incontro ha riunito oltre 500 tra Top Scientists 2% e professori universitari, offrendo un’occasione unica per presentare alle Istituzioni e ai decisori politici il “Manifesto della Scienza”.

L’ISA, associazione che svolge un ruolo fondamentale nel promuovere la ricerca scientifica e l’innovazione in Italia, ha elaborato il “Manifesto della Scienza” in risposta alle sfide e ai temi di grande interesse che caratterizzano il nostro tempo. Questo documento, frutto di una raccolta aperta di idee da parte dei soci ISA, affronta questioni cruciali riguardanti la fiducia nella scienza e la sua capacità di contribuire alla risoluzione dei problemi della società contemporanea.

Moderato dalla giornalista Monica Maggioni, l’evento si è articolato in due sessioni. Nella prima sessione, sono intervenuti il Presidente dell’ISA e Presidente dell’ANVUR, il Prof. Antonio Felice Uricchio, e il noto divulgatore scientifico e giornalista Alberto Angela. La sessione è stata conclusa dal Presidente del Consiglio Giorgia Meloni, a cui è stato consegnato il “Manifesto della Scienza” come segno di impegno per promuovere la ricerca scientifica nel Paese.

Nella seconda sessione, sono stati protagonisti il Ministro dell’Università e della Ricerca Anna Maria Bernini, il Ministro della Salute Orazio Schillaci, il Presidente Uricchio e la Top Scientist Maria Irene Bellini. Quest’ultima è stata insignita nel 2022 del prestigioso premio riservato alle 40 migliori chirurghe under 40 a livello mondiale dall’Association of Women Surgeons (AWS).

Il “Manifesto della Scienza” parte dalla premessa che negli ultimi anni si è diffuso un senso di sfiducia verso la scienza e la sua capacità di fornire risposte concrete ai problemi della società. È quindi essenziale ribadire il ruolo fondamentale degli scienziati nel contribuire alla risoluzione delle sfide contemporanee e riaffermare l’importanza del metodo scientifico nell’analizzare e affrontare le questioni complesse della nostra epoca.

Il documento sottolinea l’importanza di potenziare la struttura tecnico-scientifica d’indirizzo all’interno dei sistemi politici decisionali, affinché possano essere adottate soluzioni basate su evidenze scientifiche e verificabili. In un’epoca caratterizzata da rapidi cambiamenti e sfide globali, la scienza deve giocare un ruolo centrale nel guidare le decisioni politiche e promuovere il benessere della società nel suo complesso.

Santoro torna in campo e prepara il movimento anti guerra per le Europee: I NOMI

Il dado è tratto. Michele Santoro lancia ufficialmente la lista per la pace denominata “Pace Terra e Dignità”. Mancano pochi mesi alle elezioni europee e il popolare giornalista ha finalmente sciolto la riserva sulla collocazione politica e culturale del movimento anti guerra. Nella galassia santoriana c’è grande fermento per l’avventura elettorale. Tant’è vero che i “corteggiamenti” a Sinistra Italiana ed Europa Verde non sono mai terminati. Infatti stando alle parole dell’ex conduttore di Annozero una lista per la pace può arrivare fino al 6% e portare al Parlamento Europeo una pattuglia impensabile di deputati.

Dunque ben oltre la soglia di sbarramento, vero spauracchio del mondo santoriano. Militanti, amministratori e attivisti di tutta Italia iniziano seriamente a pensarci. Soprattutto in caso di alleanza con Fratoianni e Bonelli. Sicuramente  senza patti elettorali la partita è nettamente più in salita ma la scelta di “annunciare” la lista ha un significato ben preciso. Cerchiamo di capire perché. Santoro ha una rosa di candidati in rampa di lancio che possono incidere in qualsiasi campagna elettorale. Non ne abbiamo la certezza matematica ma siamo molto sicuri, conoscendo bene Santoro e il suo mondo, che non avrebbe mai fatto fughe in avanti senza avere nulla fra le mani. Del resto le parole del leader di SI Nicola Fratoianni di qualche mese fa a margine di un evento politico con Bonelli suonarono fin troppo chiare: ” Saremo in campo per le prossime elezioni europee. Ci saremo ancora una volta e saremo in campo per un’Europa di pace.” Dunque Santoro da una parte non può non definire le candidature insieme ai rossoverdi ma dall’altra è alle prese con gli ultimi dettagli delle “sue” candidature. Andiamo con ordine. Dalla Campania senza dubbio il più interessato resta Luigi De Magistris. L’ex sindaco di Napoli e leader di Unione Popolare ha interesse a tornare in campo qualora l’alleanza rossoverde si concretizzasse e tornare a Bruxelles (De Magistris è già stato deputato europeo nelle fila dell’Idv). Da Napoli all’Umbria resta in pole la candidatura dello storico direttore di Avvenire Marco Tarquinio, figura fondamentale per il rapporto col mondo cattolico (e da qui si capisce la continua presenza di Ranieri La Valle).

Lo stesso Santoro invece si candiderà capolista in tutte le circoscrizioni per “tirare” la lista per poi dimettersi in caso di elezione (anche Santoro è stato parlamentare europeo da indipendente nella lista dell’Unione) all’Europarlamento. Altre candidature come quella del filosofo Massimo Cacciari o del leader nazionale di Rifondazione Comunista Maurizio Acerbo sono in stand by proprio perché in attesa delle prossime evoluzioni. Ma parliamoci chiaro. Il tempo stringe e l’accordo è una scelta che mette d’accordo tutti. Con o senza simbolo. Del resto negli ultimi giorni emerge la disponibilità di altre 2 figure di rilievo della sterminata galassia della sinistra: Mimmo Lucano e Ignazio Marino, da sempre stimatori di Santoro e della sua battaglia per la pace. Gli ex sindaci di Riace e Roma scalpitano per tornare in campo e stanno guardando al movimento del giornalista con grande interesse. Staremo a vedere ma di sicuro la pace può e deve essere rappresentata al netto degli slogan.

QUESTION MARK: “Il Complesso Equilibrio tra Giustizia e Crisi Finanziaria in Italia: Sfide e Opportunità”

Titolo: L’Italia si trova di fronte a una complessa intersezione tra giustizia e crisi finanziaria, una realtà che pone sfide significative ma offre anche opportunità per riforme e cambiamenti necessari. In un contesto economico già difficile, la giustizia assume un ruolo cruciale nel garantire l’equità sociale e la stabilità del sistema.

La crisi finanziaria che ha colpito l’Italia, aggravata dagli impatti della pandemia, ha messo a dura prova l’economia nazionale. Le imprese lutano per sopravvivere, i cittadini affrontano difficoltà finanziarie e il debito pubblico cresce in modo preoccupante. In questo scenario, la giustizia diventa un fattore determinante nel garantire che le risorse siano distribuite in modo equo e che le istituzioni siano in grado di affrontare le sfide economiche in modo efficace.

Una delle sfide principali è rappresentata dal congestionamento dei tribunali, che compromette la tempestività delle decisioni giudiziarie. La lentezza dei processi legali può influenzare negativamente la ripresa economica, rallentando la risoluzione di controversie e creando incertezza per le imprese. Investimenti e nuove iniziative possono essere frenati da procedure giudiziarie prolungate, minando la fiducia nel sistema legale.

Allo stesso tempo, la giustizia può essere uno strumento potente per affrontare la crisi finanziaria. Riforme volte a semplificare e accelerare i processi legali possono migliorare l’efficienza del sistema giudiziario. Inoltre, meccanismi alternativi di risoluzione delle controversie possono essere promossi per alleggerire il carico dei tribunali e favorire una soluzione più rapida e conciliativa delle dispute.

Un altro aspetto cruciale è la trasparenza nel settore finanziario e aziendale. La giustizia deve garantire la corretta applicazione delle leggi sulla trasparenza e sulla responsabilità aziendale, combattendo la corruzione e assicurando che le risorse finanziarie siano gestite in modo etico e responsabile.

Inoltre, la giustizia sociale diventa ancor più essenziale durante le crisi finanziarie. Le politiche e le decisioni giudiziarie devono proteggere i più vulnerabili, garantendo che le disparità economiche non si traducano in disparità di accesso alla giustizia. Programmi di sostegno legale e iniziative di inclusione sociale possono contribuire a creare un sistema giudiziario più equo e accessibile.

In sintesi, l’Italia si trova di fronte a una duplice sfida di giustizia e crisi finanziaria, ma anche a un’opportunità per riforme che possano rafforzare il tessuto sociale ed economico del paese. Bilanciare la necessità di efficienza giudiziaria con la garanzia di equità e accessibilità è fondamentale per superare le difficoltà attuali e costruire un futuro più resiliente e giusto.

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Il metodo Caserta: ecco da dove arriva l’exploit centrista in Terra di Lavoro

Tanto tuonò che piovve. Nella fase di degenerazione della politica tutto è possibile. Perfino snaturarsi per tornare. Ed è ciò che è accaduto alle ultime elezioni per il rinnovo del consiglio provinciale di Caserta. Il centro guidato dal duo Zannini-Bosco ottiene quasi il 50% dell’assise. O meglio. Un centro slegato da logiche prettamente di partito e che controlla militarmente i territori. Segue passo dopo passo gli amministratori. Garantisce una crescita politica e aiuta i sindaci a cambiare il volto alle proprie città. Io vengo da un piccolo paese di Napoli Nord e so cosa vuol dire il rifiuto della politica. Una roba che nemmeno i Cinque Stelle hanno saputo sconfiggere. Probabilmente perché in questa fase il cittadino vuole risposte chiare e concrete. E preferibilmente evitando chiacchiere e voli pindarici capaci di illudere generazioni come la mia.

Pure perché se a un giovane o a un consigliere comunale impegnato nella sua comunità togli la bellezza della politica e la sostituisci con promesse “da marinaio” nessuno si lamenti se la gente diserta le urne. Illudere il popolo non va più di moda. Parallelamente mi preme sottolineare un aspetto. A dirvi la verità non condivido del tutto la dichiarazione di Zannini quando sostiene che non gli interessano i partiti. È pur vero che la funzione dei partiti oggi è pressoché inesistente. Ma è anche vero che il primato della politica, compresa la tutela dei propri territori di cui il consigliere di Mondragone si fa carico, non può tornare senza la riscoperta del partito. Ma in questo momento è un tema secondario rispetto ai fatti. Restando in Terra di Lavoro, il centro targato Zannini-Bosco è un risultato che può e deve far riflettere l’intera classe politica campana.

A onor di cronaca va sottolineato, oltre che del successo zanniniano, anche l’ottimo risultato raggiunto dallo stesso Luigi Bosco, oramai leader incontrastato di Azione in provincia di Caserta, che piazza in consiglio provinciale il vicesindaco di Cellole Giovanni Iovino con 5400 voti ponderati. Facendo un rapido calcolo si attesta attorno al 6%. Quasi il doppio della media nazionale del partito di Carlo Calenda. Piccola parentesi. Andate a dare uno sguardo ai risultati di Azione nelle altre province al voto. Salerno e Avellino non hanno espresso seggi in assise. A Benevento addirittura i calendiani non hanno presentano nemmeno la lista. Chi vuol capire, capisca. Dunque l’exploit centrista con 8 seggi in consiglio provinciale si conferma la prima forza politica in Terra di Lavoro.

Capitolo Pd. La scelta della commissaria Susanna Camusso legata a non ricandidare i consiglieri uscenti si conferma un vero e proprio harakiri. Mi spiegate come si fa a non ricandidare esponenti che negli anni hanno utilizzato il proprio ruolo per crescere e far crescere le proprie aree di provenienza? La collocazione in consiglio invece è altra cosa e possiamo discuterne quanto volete. Ma il libro mai scritto della politica parla chiaro. L’uscente è sempre ricandidato. Oltre al fatto che il Pd sembra diventato una congrega di monaci benedettini. Un partito non scalabile e vittima di una classe dirigente che non permette la crescita dei propri militanti. L’esatto opposto di ciò che il centro tenta di fare. Magari con tutti i limiti del caso. Ma è una realtà organizzata con una rete elettorale vasta e collaudata. Ed i risultati sono sotto gli occhi di tutti. Infine vi lancio una piccola provocazione. Scommettete che i candidati nella lista Zannini-Bosco non si rivedono nei partiti attuali? Napoli e provincia prendano esempio da chi sgomita anziché parlare a vuoto. Anche qui chi vuole capire capisca.

Dai Cinque Stelle al terzo mandato: ecco come De Luca prova a scalare il Pd

L’ha detto e ribadito più volte. Ed ora non è un mistero ma una vera e propria proposta politica. Vincenzo De Luca lancia l’alleanza col M5s. Sono lontani i tempi in cui l’ex sindaco di Salerno lanciava grandi accuse ai grillini. Soprattutto quando costoro soffiavano sul fuoco dell’antipolitica. Ora, complice la svolta a sinistra di Conte (basta dare un’occhiata ai temi con cui si sta caratterizzando l’avvocato di Volturara Appula), il governatore della Regione Campania vuole l’abbraccio pentastellato. E lo ripete ovunque. L’ultima volta l’ha rimarcato a chiare lettere alla festa del Riformista. Con Renzi in prima fila. Ovvero non proprio la cornice ideale per ricevere applausi. A tal punto che secondo alcune indiscrezioni trapelate dagli ambienti renziani il senatore fiorentino è rimasto letteralmente spiazzato (e non c’è bisogno di spiegare il perché) dalle parole del governatore campano.

Ma andiamo avanti. La domanda che in molti si pongono resta la stessa. Da cosa nasce il ripensamento di De Luca? Proviamo a ragionare nel merito. Punto primo. De Luca punta al terzo mandato. E necessita della più ampia alleanza possibile. Da Azione ai Cinque Stelle. Passando per Pd, Italia Viva e liste civiche di riflesso del mondo moderato. Ma soprattutto De Luca ha capito che da quando Conte è al timone della nave, i Cinque Stelle si stanno trasformando in un partito di sinistra. E non è un caso che nel primo anno l’unica vera proposta di sinistra arrivata in Parlamento, alimentando peraltro una discussione politica in Italia e nel Governo (a tal punto da “attivare” il CNEL) è il salario minimo. Primo firmatario? Giuseppe Conte. Pane al pane, vino al vino. Di questo passo l’ex premier pugliese sarà obbligato a generare un processo di radicamento del partito per ribaltare l’allergia alle preferenze sui territori. Anche perché non è più rinviabile il ragionamento per cui una forza politica al 20%  ottenga briciole da prefisso telefonico alle Amministrative.

Punto secondo. De Luca punta alla guida del Pd nazionale. Inutile girarci intorno. Pure perché appare esagerato che un Presidente di Regione, se davvero vuol limitarsi ai confini regionali, accenda una discussione nel Paese mettendo sotto accusa la segretaria nazionale e la gestione del partito. In parole povere, se De Luca punta solo alla Campania perché accusa un giorno sì e l’altro pure Elly Schlein? Anche qui lasciamo a voi le giuste considerazioni. Punto terzo. De Luca in tutte le sue uscite pubbliche non ha mai smentito o chiuso l’ipotesi della candidatura alla guida  del Pd. Mai e poi mai. Sfidiamo chi legge in questo momento a trovare una sola dichiarazione che vada in direzione opposta. Ma non è tutto. Come fa De Luca a fare il segretario del Pd e il governatore regionale? Proprio come ha fatto Nicola Zingaretti qualche anno fa. Quarto punto. Il rapporto con Renzi è decisivo. Non è un mistero che l’ex sindaco di Firenze controlli una parte del Pd. O meglio, i riformisti del Pd confluiti in Energia Popolare, la corrente guidata dal Presidente dell’Emilia Romagna Stefano Bonaccini. Al momento non vogliamo “scomodare” l’operazione di riportare in edicola L’Unità con Piero Sansonetti direttore e Alfredo Romeo editore (stesso editore del Riformista di cui Renzi è direttore). Qualora il Pd dovesse naufragare all’indomani delle Europee, Schlein sarebbe messa in discussione il giorno dopo da gran parte del Pd. Compresi i riformisti dem. E quale miglior occasione per De Luca? Si ritroverebbe ad affrontare il congresso col sostegno di una fetta importante del Pd guidata dal collega Bonaccini (e da Renzi che da segretario del Pd designò proprio Bonaccini alla guida della rossa Emilia). Chi vivrà vedrà. Ma a giudicare dai fatti di queste settimane l’orizzonte appare sempre più chiaro. Dalla Campania al Nazareno il passo è breve.

Crispano. Parla il candidato sindaco Sossio Vitale: “Mai più ultimi. Ecco il mio Campo Largo per la città”

Dott. Sossio Vitale, lei è ufficialmente candidato sindaco di una coalizione di centrosinistra, il cosiddetto Campo Largo. Quali sono le sue prime sensazioni?

Sono onorato ed emozionato all’idea di rappresentare una coalizione di centrosinistra come candidato sindaco. Le prime sensazioni sono di impegno e determinazione nel contribuire positivamente al progresso della nostra comunità. Sono entusiasta di lavorare con tutti coloro che condivideranno la visione di un futuro migliore per il nostro paese e della nostra comunità e di affrontare insieme le sfide che ci attendono.


Q
uale visione di governo intende trasmettere alla cittadinanza? In altre parole, in quali settori metterà mano inizialmente se diventerà sindaco?

La mia visione di governo è orientata verso la creazione di una Crispano più sociale, più inclusiva, più verde, più innovativa, più intelligente e più vicina ai cittadini. Inizierò concentrando gli sforzi su diversi temi chiave: politiche e progetti che promuovano la sostenibilità ambientale, incentivando energie pulite, mobilità sostenibile e pratiche eco-friendly, sostentamento alle imprese locali e progetti per stimolare l’economia locale e promuovendo l’innovazione, favorire la partecipazione attiva dei cittadini nel processo decisionale, implementando politiche di governo aperto e incoraggiando il coinvolgimento diretto della comunità. Il mio obiettivo è creare un ambiente in cui ogni cittadino si senta rappresentato e in cui la comunuità possa prosperare in modo sostenibile, equo e inclusivo.

 

Lei da anni frequenta l’ambiente politico regionale a differenza del sindaco Emiliano. Quanto è importante coltivare rapporti politici per un amministratore locale?

Coltivare rapporti politici è fondamentale per un politico e per un amministratore locale. L’esperienza nell’ambiente politico europeo e regionale mi ha permesso di comprendere meglio le dinamichepolitiche, imprenditoriali, sociali e occupazionali. Mi ha dato la possibilità di stabilire connessioni e di collaborare con altre istituzioni per affrontare le sfide sui territori e soprattutto sul nostro. La creazione di legami solidi è stato per me cruciale per ottenere sostegno per progetti per imprese, associazioni, sindacati e comuni dislocati in tutta la Campania. La mia esperienza nella politica sovracomunale mi ha insegnato l’importanza di lavorare in rete, ascoltare le esigenze di tutti e trovare soluzioni che beneficino l’intera comunità.

 

La scelta di presentare i simboli di partito abbandonando la logica delle liste civiche può essere un valore aggiunto alla sua proposta politica?

La scelta di presentare i simboli di partito anziché seguire la logica delle liste civiche può essere considerata un valore aggiunto alla mia proposta politica. Questo approccio trasmette chiaramente un’identità politica definita, basata su principi e programmi condivisi, offrendo agli elettori una visione chiara delle idee e dei valori che rappresento. Al contempo, è importante garantire che questa scelta non escluda la partecipazione e la rappresentanza di diverse voci all’interno della coalizione, promuovendo un’ampia partecipazione civica e la diversità di opinioni all’interno della mia squadra.


Quale messaggio vuol lanciare ai cittadini
crispanesi?

Il messaggio che desidero lanciare ai cittadini crispanesi come candidato sindaco è di speranza, collaborazione e progresso. Voglio rappresentare una leadership orientata al servizio, pronta ad ascoltare come ho sempre fatto in questi anni e a lavorare a stretto contatto con la comunità per affrontare le sfide e valorizzare le opportunità che ci attendono. Crispano è il cuore della nostra comunità, e insieme possiamo lavorare per costruire un futuro in cui ogni cittadino si senta parte attiva del cambiamento. Invito tutti i cittadini a unirsi a me in questo viaggio, a condividere le loro idee e preoccupazioni, e a lavorare insieme per costruire una Crispano forte e solidale.