Archivi tag: Matteo renzi

Dai Cinque Stelle al terzo mandato: ecco come De Luca prova a scalare il Pd

L’ha detto e ribadito più volte. Ed ora non è un mistero ma una vera e propria proposta politica. Vincenzo De Luca lancia l’alleanza col M5s. Sono lontani i tempi in cui l’ex sindaco di Salerno lanciava grandi accuse ai grillini. Soprattutto quando costoro soffiavano sul fuoco dell’antipolitica. Ora, complice la svolta a sinistra di Conte (basta dare un’occhiata ai temi con cui si sta caratterizzando l’avvocato di Volturara Appula), il governatore della Regione Campania vuole l’abbraccio pentastellato. E lo ripete ovunque. L’ultima volta l’ha rimarcato a chiare lettere alla festa del Riformista. Con Renzi in prima fila. Ovvero non proprio la cornice ideale per ricevere applausi. A tal punto che secondo alcune indiscrezioni trapelate dagli ambienti renziani il senatore fiorentino è rimasto letteralmente spiazzato (e non c’è bisogno di spiegare il perché) dalle parole del governatore campano.

Ma andiamo avanti. La domanda che in molti si pongono resta la stessa. Da cosa nasce il ripensamento di De Luca? Proviamo a ragionare nel merito. Punto primo. De Luca punta al terzo mandato. E necessita della più ampia alleanza possibile. Da Azione ai Cinque Stelle. Passando per Pd, Italia Viva e liste civiche di riflesso del mondo moderato. Ma soprattutto De Luca ha capito che da quando Conte è al timone della nave, i Cinque Stelle si stanno trasformando in un partito di sinistra. E non è un caso che nel primo anno l’unica vera proposta di sinistra arrivata in Parlamento, alimentando peraltro una discussione politica in Italia e nel Governo (a tal punto da “attivare” il CNEL) è il salario minimo. Primo firmatario? Giuseppe Conte. Pane al pane, vino al vino. Di questo passo l’ex premier pugliese sarà obbligato a generare un processo di radicamento del partito per ribaltare l’allergia alle preferenze sui territori. Anche perché non è più rinviabile il ragionamento per cui una forza politica al 20%  ottenga briciole da prefisso telefonico alle Amministrative.

Punto secondo. De Luca punta alla guida del Pd nazionale. Inutile girarci intorno. Pure perché appare esagerato che un Presidente di Regione, se davvero vuol limitarsi ai confini regionali, accenda una discussione nel Paese mettendo sotto accusa la segretaria nazionale e la gestione del partito. In parole povere, se De Luca punta solo alla Campania perché accusa un giorno sì e l’altro pure Elly Schlein? Anche qui lasciamo a voi le giuste considerazioni. Punto terzo. De Luca in tutte le sue uscite pubbliche non ha mai smentito o chiuso l’ipotesi della candidatura alla guida  del Pd. Mai e poi mai. Sfidiamo chi legge in questo momento a trovare una sola dichiarazione che vada in direzione opposta. Ma non è tutto. Come fa De Luca a fare il segretario del Pd e il governatore regionale? Proprio come ha fatto Nicola Zingaretti qualche anno fa. Quarto punto. Il rapporto con Renzi è decisivo. Non è un mistero che l’ex sindaco di Firenze controlli una parte del Pd. O meglio, i riformisti del Pd confluiti in Energia Popolare, la corrente guidata dal Presidente dell’Emilia Romagna Stefano Bonaccini. Al momento non vogliamo “scomodare” l’operazione di riportare in edicola L’Unità con Piero Sansonetti direttore e Alfredo Romeo editore (stesso editore del Riformista di cui Renzi è direttore). Qualora il Pd dovesse naufragare all’indomani delle Europee, Schlein sarebbe messa in discussione il giorno dopo da gran parte del Pd. Compresi i riformisti dem. E quale miglior occasione per De Luca? Si ritroverebbe ad affrontare il congresso col sostegno di una fetta importante del Pd guidata dal collega Bonaccini (e da Renzi che da segretario del Pd designò proprio Bonaccini alla guida della rossa Emilia). Chi vivrà vedrà. Ma a giudicare dai fatti di queste settimane l’orizzonte appare sempre più chiaro. Dalla Campania al Nazareno il passo è breve.

Il retroscena. L’ultimo centro di Renzi in Campania si chiama Vincenzo De Luca

Renzi e De Luca. De Luca e Renzi. Un rapporto burrascoso che coinvolge l’ex sindaco di Firenze e il governatore della Regione Campania. Andiamo con ordine. Al netto di qualche schermaglia i due politici non hanno mai percorso strade diametralmente opposte. Non si sono mai detestati. Ma facciamo un piccolo passo indietro nel tentativo di trovare le verità dimenticate. Nel 2016 De Luca, fresco vincitore di elezioni regionali, sostenne con percentuali bulgare (soprattutto dalla provincia di Salerno) il referendum costituzionale dell’allora premier fiorentino. Tutti sappiamo come andò a finire. Nel 2020 Renzi collocò Italia Viva a sostegno della ricandidatura di De Luca alla guida della Campania. Registrando un ottimo 7%, ottenendo 4 scranni in consiglio regionale e piazzando in giunta Nicola Caputo, ancora oggi superassessore all’Agricoltura nonché fedelissimo del senatore toscano.

Fu un apporto fondamentale in chiave elettorale. Che confermò nel tempo una lunga alleanza che tuttora resiste ai colpi della politica. Durante la convention napoletana “Volare Alto” all’Hotel Ramada a via Galileo Ferraris, Renzi si è lasciato andare a elogi politici tutt’altro che secondari nei confronti del governatore salernitano: “Non ho letto il libro di De Luca, ma il presidente della Campania è un aspirante rottamatore. Chi tifo tra Schlein e De Luca? È evidente, è troppo facile. Sono amico di Enzo De Luca da una vita, anche se politicamente non sempre lo condivido. Io so che le prossime Regionali le vincerà la coalizione in cui farà la differenza Italia Viva.” In parole povere Renzi sosterrà la candidatura per il terzo mandato di De Luca. Con o senza Pd. E da qui nasce un ragionamento obbligato per chi osserva le dinamiche politiche delle ultime settimane. Se Renzi colpisce il Pd, De Luca non è da meno. Il libro “nonostante il Pd” altro non è che un insieme di critiche rivolte ai valori espressi al mondo dem che niente hanno avuto a che vedere in questi anni con le esigenze dei cittadini. Senza far mancare passaggi dedicati alla sua attività governativa da Presidente della Giunta Regionale. Tutto qui? Nemmeno per idea.

Oltre la “fotografia” di ciò che fanno Renzi e De Luca la verità sta nel mezzo. Nella nuova creatura centrista ideata dal parlamentare di Rignano sull’Arno (ancora in fase embrionale, sia chiaro) c’è spazio principalmente per De Luca. Stessi argomenti. Stesse battaglie anti Pd. Ma soprattutto emerge un dato che qualcuno continua a ignorare. In Campania De Luca ha “raccolto” nella sua maggioranza in consiglio regionale l’intera area moderata. Da Azione a Italia Viva passando per cespugli centristi sotto forma di liste civiche: da Venanzoni a Di Fenza passando per Mensorio, Pisacane junior ed i consiglieri di Clemente Mastella. Fino allo stesso Pd. Basti dare uno sguardo ai nomi e cognomi dei consiglieri regionali in carica. Almeno nella circoscrizione di Napoli. Raia, Casillo, Fiola e Manfredi. 3 su 4 provengono da esperienze politiche moderati. In altre parole il centro sta con De Luca. E per forza di cose, data la storica sintonia fra i due, non può che interessare il leader fiorentino. Voti importanti (basta dare uno sguardo ai consensi ottenuti dai profili citati poco fa) che renderebbero il progetto renziano una realtà politica consolidata nel panorama italiano. Fantapolitica? A giudicare dai temi in campo la prospettiva politica è viva e vegeta tant’è vero che i ben informati sussurrano che la trattativa è in fase avanzata. Per De Luca il Pd non ha futuro. È in via di estinzione fra chiacchiere e distintivo nonché colpevole di aver generato una classe dirigente distante dalle istanze dei territori e profondamente refrattaria ai cambiamenti della realtà. Più chiaro di così si muore.

In Europa a tutti i costi: Renzi riparte da Mastella e punta al 4%

Renzi chiama, Mastella risponde. Ecco l’ultima “trovata” in vista delle Europee dell’ex premier. Dopo la rottura sanguinosa con Azione (e tanti saluti al Terzo Polo) il leader di Italia Viva cerca candidati per presentare una lista in grado di superare la fatidica soglia del 4%. Una missione quasi impossibile se pensiamo che al momento i sondaggi non sorridono al partito del senatore fiorentino. Per Swg di La7 al 30 ottobre 2023 Iv è al 2,8%. Impresa assai ardua. Chi vivrà vedrà. Tuttavia il divorzio dall’ex Ministro dello Sviluppo Economico ha generato reazioni negative nel mondo renziano in Campania. Il primo a non aver condiviso tale scelta è Nicola Caputo.

In odore di candidatura per il Parlamento Europeo, l’Assessore all’Agricoltura della Regione Campania ha frenato l’entusiasmo dei suoi referenti territoriali nelle ultime settimane. Tant’è vero che sul suo profilo ufficiale a margine della visita di Renzi a Napoli si legge cosi: “Ieri una bellissima giornata di Politica, di bella politica. Prima a Bari e poi a Napoli con centinaia e centinaia di persone. A Napoli si è superata ogni aspettativa e ben 800 persone hanno affollato la sala dell’Hotel Ramada per accogliere uno straordinario Matteo Renzi. La Campania regala, come sempre e come solo noi possiamo fare, tanto entusiasmo e tanta passione. Forse il 3 % che ci attribuiscono i sondaggi era tutto in quelle sale ieri o forse quel 3% è molto sottostimato e i sondaggisti presto saranno costretti a cambiare campione di riferimento. Matteo Renzi ha parlato in maniera trascinante da vero leader e ha chiuso il suo intervento con il video di Al Pacino tratto dal film Ogni maledetta Domenica: In questa squadra si combatte per un centimetro. in questa squadra ci massacriamo di fatica noi stessi e tutti quelli intorno a noi per un centimetro, ci difendiamo con le unghie e con i denti per un centimetro, perché sappiamo che quando andremo a sommare tutti quei centimetri il totale allora farà la differenza tra la vittoria e la sconfitta.

E, da oggi, per noi sarà così, centimetro per centimetro, voto per voto, faremo la differenza. Una grande squadra in Italia, in Campania e nel Sud, un grande leader e tanti contenuti per “volare alto”, per andare in Europa da protagonisti. Certo meglio sarebbe con la Lista unica Renew Europe e io stesso lavorerò affinché ciò avvenga ma, se non dovesse accadere, siamo pronti a scendere in campo ed il risultato sarà sicuramente superiore al 4%! Sfida accettata! E da oggi e per i prossimi mesi continuerò a recuperare centimetri su centimetri, voto su voto, per affermare le nostre idee in Europa, e tanti amici lo faranno con me.”

In parole povere Caputo è pronto a candidarsi a patto che Renzi e Calenda facciano la pace. Ma non è tutto. Negli ultimi giorni l’ex sindaco di Firenze ha intensificato nuovamente i rapporti con un altro volto noto della politica campana: Clemente Mastella. Il sindaco di Benevento è pronto a candidare la moglie Sandra Lonardo, ex senatrice di Forza Italia, alle Europee nella lista dell’ex Presidente del Consiglio. Uno scenario che obbliga i renziani a una riflessione profondamente politica. Primo punto. Cosa spinge Renzi ad affidarsi all’usato sicuro se ha sempre sostenuto di voler creare una nuova classe dirigente? Chiaramente da parte di Mastella c’è tutto da guadagnare. Con la candidatura della moglie entrerebbe ufficialmente nel partito del leader toscano  riconquistando un’identità politica ridimensionata negli ultimi anni. Secondo punto. Se Renzi non supera il 4% è politicamente finito. E tanti saluti alla leadership di Forza Italia. Nessuno in FI si sognerebbe di regalare l’ingresso a un soggetto politico senza voti e senza rappresentanza. Punto terzo. Inutile girarci intorno. Gli addii eccellenti di Calenda, Rosato, Bonetti e di tutti gli altri hanno obbligato Renzi a raccogliere tutto ciò che è riconducibile al centro pur di ingrossare le fila della lista alle Europee. Anche a costo di guardare al passato. E Mastella ne è l’esempio lampante. Quarto punto. Cosa ne pensano Ciro Bonajuto, Mimmo Brescia e tutti quei giovani che vedono in Renzi l’occasione per non essere aggrappati ai vecchi dinosauri della politica? Cosa diranno quando si ritroveranno bello stesso partito di Mastella con 30-40 anni di differenza? Lasciamo a voi ogni considerazione. Pur di salvare capre e cavoli ecco i risultati.

Rosato lascia Renzi e attacca, il centro non si fa così

Era nell’aria. Una separazione nemmeno tanto a sorpresa quella tra Ettore Rosato e Italia Viva.

Le prese di distanza di Rosato dal leader Matteo Renzi erano sempre più frequenti. E poi, a metà settembre Rosato non si è fatto vedere a Santa Severa, alla festa del partito: “Se non sono lì con loro – aveva tagliato corto – allora c’è un motivo”. Che non facesse più parte di Italia viva, almeno di fatto, era così palese che qualche giorno fa, in conferenza stampa, Renzi lo ha citato fra i fuoriusciti, mettendo il suo nome a fianco di quello della deputata Elena Bonetti, che era appena uscita dal partito. Rosato è stato fidato consigliere di Renzi fin dai tempi del Pd. Ed è stato al vertice di Iv: fino a poco tempo fa era presidente.

L’addio ufficiale è arrivato con un’intervista a Repubblica. “Vado via per motivi politici, non personali – ha spiegato – Lo sa bene anche Matteo. Ci siamo parlati, ci siamo abbracciati, ma la distanza in questi mesi si era sempre più ampliata. Quando non ci si capisce più inutile proseguire”. Il punto di non ritorno è stato raggiunto con la “rottura del Terzo polo – ha detto Rosato – Quella era la via per cambiare la politica italiana ed evitare di rassegnarsi al bipolarismo” ma Renzi “da solo ha lanciato il Centro” facendo “il contrario di quello che si dovrebbe fare se si vuole costruire uno spazio ampio e partecipato. E poi stare al centro non è bacchettare tutti a destra e a sinistra continuamente, ma provare a cucire e a trovare soluzioni di mediazione”. In Iv, sia Rosato sia Bonetti avevano fatto da collante con i colleghi di Azione nella faticosa tessitura di un accordo politico poi precipitosamente naufragato, anche per i rapporti turbolenti fra i due leader, Renzi e Carlo Calenda. L’area di centro è ormai da qualche mese quella con le porte più girevoli. Rosato è l’ultimo nome di un elenco che ogni giorno si fa più lungo. Le voci di Transatlantico davano sia Bonetti sia Rosato in direzione Calenda. Per adesso, però, nessuno dei due ha formalmente traslocato in Azione. E nemmeno in altri partiti, malgrado qualcuno avesse indicato Forza Italia come possibile approdo di Rosato. Entrambi restano iscritti al gruppo alla Camera che formalmente tiene insieme i parlamentari di Azione e quelli di Italia viva, facendo vivere sugli scranni quel terzo polo mai nato. “Naturalmente mi confronterò con Calenda e con Bonetti, come durante il tempo della federazione – ha detto Rosato – In Azione ci sono tante persone con cui ho ottimi rapporti: Gelmini, Carfagna, Costa, Richetti”.