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Il presidente di Libera, don Luigi Ciotti l’8 marzo all’Isis “A. Volta” di Aversa

Don Luigi Ciotti, il presidente dell’Associazione Libera, venerdì 8 marzo alle ore  10.30, incontrerà gli studenti dell’Isis “Alessandro Volta” di Aversa. L’iniziativa, promossa dal Comitato don Peppe Diana e dal coordinamento di Libera Caserta, rientra nelle manifestazioni organizzate per ricordare don Giuseppe Diana, nel trentennale della sua uccisione per mano della camorra, avvenuta il 19 marzo  1994 e il giorno della memoria che cade il 21 marzo e che quest’anno prevede una manifestazione nazionale a Roma.

All’iniziativa, insieme con il dirigente scolastico, Michele Di Tommaso, parteciperanno anche Salvatore Cuoci, coordinatore del Comitato don Peppe Diana, Marisa Diana, sorella di don Diana e Augusto di Meo, il testimone oculare dell’omicidio di don  Peppino. Coordina la mattinata, Gabriella Patricolo, del Comitato don Peppe Diana.

Don Diana, quella mattina di trent’anni fa, dopo la messa, doveva andare al lavoro proprio all’Isis Volta di Aversa, dove insegnava. Aveva promesso ai suoi ragazzi e ai colleghi professori di offrire un dolce a tutti perché era il giorno di San Giuseppe, il suo onomastico.

“A trent’anni dell’uccisione di don Diana – dice Salvatore Cuoci, coordinatore del Comitato don Peppe Diana – vogliamo ricordare don Peppe con una serie di manifestazioni, che culmineranno il 19 marzo prossimo in una grande marcia, che attraverserà le strade di Casal di Principe. Il corteo partirà da Piazza Villa e si snoderà fino al Cimitero, dove sono previsti gli interventi  finali e la lettura di tutti i nomi delle vittime innocenti di mafia. Invitiamo le scuole  a partecipare, per rafforzare sempre di più  il movimento di resistenza che in tutti questi anni ha cercato di costruire un argine forte al dilagare della criminalità organizzata”.

Luigi Ciotti ricorda Don Puglisi a 30 anni dalla sua uccisione

“Un Gesù che attraversa le strade del suo tempo è, probabilmente, il più bel ricordo del Beato don Giuseppe Puglisi”. E’ il ricordo di don Luigi Ciotti, presidente di Libera e del Gruppo Abele. “Lo hanno ucciso in strada – rievoca don Ciotti a 30 anni dalla morte di don Pino Puglisi -. Dove viveva, dove incontrava i piccoli, gli adulti, gli anziani, quanti avevano bisogno di aiuto e quanti, con la propria condotta, si rendevano responsabili di illegalità, soprusi e violenze. E per questo lo hanno ucciso: perché un modo così radicale di abitare la strada e di esercitare il ministero del parroco è scomodo”. “Lo hanno ucciso nell’illusione di spegnere una presenza fatta di ascolto, denuncia, di condivisione. Un talento raro nell’educare”, prosegue. “Con la sua testimonianza – sottolinea don Ciotti – don Pino ci sprona a sostenere quanti vivono questa stessa realtà con impegno e silenzio. Non il silenzio di chi rinuncia a parlare e denunciare, ma quello di chi, per la scelta dello stare nel suo territorio, rifiuta le passerelle o gli inutili proclami. ‘Beati i perseguitati a causa della giustizia perché di essi è il regno dei cieli'”. “Anche questo ci ha consegnato – aggiunge -: una grande passione per la giustizia, una direzione e un senso per il nostro essere chiesa e soprattutto un invito per le nostre parrocchie ad alzare lo sguardo, a dotarsi di strumenti adeguati e incisivi per perseguire quella giustizia e quella legalità che tutti, a parole, desideriamo”. “Per questo ‘don Pino’ è morto: perché con l’ostinata volontà del cercare giustizia è andato oltre i confini della sua stessa comunità di credenti – conclude il fondatore di Libera -. Don Puglisi non è stato ucciso perché dal pulpito della sua chiesa annunciava principi astratti, ma perché ha voluto uscire dalla loro genericità per testimoniarli nella vita quotidiana, dove le relazioni e i problemi assumono la dimensione più vera”.