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Bonino, in un Paese libero il peccato non può diventare reato

“Da non credente, rispetto le posizioni della Chiesa, cerco di cogliere gli elementi di continuità e quelli di innovazione. Ma da politica e da legislatore ho sempre pensato che in un Paese libero e democratico il peccato non può diventare reato”. Lo spiega Emma Bonino commentando, in un’intervista al Corriere della Sera, le posizioni del Vaticano su maternità surrogata, gender, eutanasia e aborto. “La condanna dell’aborto è in linea con la dottrina della Chiesa. Non posso condividerla, come si sa mi sono battuta per la legge sull’aborto e penso sia stato un passo importante contro la piaga dell’aborto clandestino – prosegue -. Condivido invece l’enfasi, sacrosanta, sulla dignità dei migranti calpestata. La destra è reazionaria sui diritti civili, rivendica di uniformarsi alle posizioni della Chiesa, ma si dimentica delle parole del Papa sui migranti”. C’è poi la questione della maternità surrogata che secondo Bonino “non può essere affrontata con la proibizione universale, ma con una regolazione che bilanci i diritti in gioco, anche mettendo paletti invalicabili”. Infine, la battaglia per l’eutanasia per cui Bonino sostiene le iniziative dell’Associazione Coscioni sul fine vita. “Penso che cattolici e laici non dovrebbero ripetere lo scontro che ci fu su divorzio e aborto e farebbero bene invece ad arrivare ad una legge che consenta ai malati che lo vogliono di potersi autodeterminare alla fine della propria esistenza”, conclude.

Carceri, è impasse sulla nomina del Garante

Mentre le carceri vivono uno dei momenti più drammatici tra sovraffollamento e suicidi – come confermano le tradizionali visite di Ferragosto dei Radicali e di Nessuno Tocchi Caino – è ancora ferma la nomina dei nuovi componenti dell’ufficio del Garante delle persone private della libertà. E sarà questo inevitabilmente uno dei nodi che il governo dovrà sbrogliare alla ripresa dopo la pausa estiva.

Il mandato degli attuali componenti, Mauro Palma, che è il presidente, e di Emilia Rossi e Daniela De Robert, è già scaduto da due anni. A fine luglio sembrava che si stesse per procedere alla nomina dei successori, scelti dopo una consultazione con le forze politiche di maggioranza e opposizione: le prime avrebbero indicato l’ex deputato di Forza Italia poi passato con FdI Felice Maurizio D’Ettore, professore ordinario di diritto privato a Firenze, – che Nordio vorrebbe come presidente – e il magistrato in pensione Carminantonio Esposito, che è stato presidente del tribunale di sorveglianza di Napoli; le seconde il professore Mario Serio, ordinario di diritto privato comparato a Palermo (ma ora fuori ruolo), proposto da Roberto Scarpinato e dallo stesso leader dei 5S Conte. Esperto di diritti umani e autore di studi sulla ragionevole durata dei processi, Serio è stato con l’ex procuratore Armando Spataro tra i promotori dell’appello dei giuristi italiani contro l’estradizione negli Usa di Assange.

La legge istitutiva del garante prevede una procedura complessa: la nomina del presidente e dei due componenti – scelti tra “persone, non dipendenti delle pubbliche amministrazioni, che assicurano indipendenza e competenza nelle discipline afferenti alla tutela dei diritti umani” – avviene con decreto del presidente della Repubblica, preceduto da una deliberazione del Consiglio dei ministri, sentite le competenti Commissioni ministeriali. Alla fine del mese scorso il ministero della Giustizia aveva chiesto ai componenti di inviare la documentazione necessaria in vista della nomina che sarebbe dovuta avvenire nel primo Consiglio dei ministri utile.

Ma qualcosa si è inceppato se da allora ci sono state due riunioni a Palazzo Chigi, senza che accadesse nulla. Uno stop che potrebbe essere legato a un ‘ulteriore riflessione dopo alcune voci critiche . Come quella di Avs, che ha invitato il ministro a rispettare i criteri di legge (“l’assenza di un rapporto in atto di pubblico impiego è un requisito preliminare alla selezione”) e a garantire la parità di genere. Come finirà si vedrà dopo l’estate. Intanto tengono ancora banco le polemiche sul progetto di Nordio di trasferire i detenuti responsabili di reati lievi nelle caserme. Il governo affronti i problemi lasciando stare la propaganda, ammonisce Chiara Braga, presidente dei deputati del Pd. Di piano Nordio “già naufragato” parla il sindacato Spp, che chiede a Meloni di avocare a sè le scelte più forti. Le tradizionali visite in carcere di Ferragosto confermano che il sovraffollamento è la prima emergenza delle carceri. La situazione più drammatica da questo punto di vista la vive il carcere di Udine con un tasso pari al 180%, come segnala Nessuno tocchi Caino.