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Terzo mandato: De Luca, diamo la parola ai cittadini

“Di tutto si parla meno che dei problemi della gente. Che significa terzo, quarto o quinto mandato? Io voglio parlare del sistema ospedaliero, degli ospedali che sono in corso di realizzazione, dei problemi dell’ambiente, dei problemi dell’autonomia idrica, del rinnovamento del parco dei mezzi pubblici, del piano paesaggistico, della scuola. Che cosa serve per realizzare queste cose? Un mandato, mezzo mandato, tre mandati? Diamo la parola ai cittadini. Punto. E’ tanto complicato dire che la democrazia significa innanzitutto questo? Facciamo decidere ai cittadini da chi vogliono essere governati. Hanno paura ovviamente. Però evitiamo queste palle insopportabili”. Così il governatore Vincenzo De Luca ai giornalisti sul terzo mandato, a margine di una iniziativa contro l’autonomia differenziata. Comunque “il problema del terzo mandato non riguarda la Campania. Noi lo possiamo fare tranquillamente. Lasciate perdere questo argomento che non riguarda noi. E’ un dibattito astratto che riguarda la politica politicante”, ha concluso.

Centrodestra, terzo mandato in stand by. Uniti su Abruzzo

Dopo l’intesa sulle prossime Regioni al voto, al centrodestra resta da sciogliere il nodo del terzo mandato. Una questione più che mai divisiva per FdI, Lega e Forza Italia che, proprio per questo, potrebbe essere rimandata a dopo le elezioni Europee. Incassata la sconfitta in Sardegna, tra gli alleati di governo il mantra è restare uniti in vista delle urne in Abruzzo, Basilicata, Umbria e Piemonte. O, quanto meno, evitare di trasmettere all’esterno un’immagine di litigiosità e disaccordo che – si è visto – alle urne non giova affatto. La partita, però, si incrocia con quella interna alla Lega, con una fronda veneta che spinge per la ricandidatura di Luca Zaia anche in chiave anti-Salvini. Il primo banco di prova sarà l’emendamento per il terzo mandato dei governatori al dl elezioni, atteso nell’Aula del Senato a metà marzo. La proposta leghista, già bocciata in commissione, potrebbe essere ripresentata nell’emiciclo di Palazzo Madama in quell’occasione – come inizialmente si dava quasi per scontato – oppure essere messa in stand-by. I leghisti che perorano quest’ultima causa rimarcano che andare incontro ad una nuova bocciatura non aiuterebbe sicuramente Zaia, mentre il tempo potrebbe giovare ad intese più proficue. Auspicabilmente nella maggioranza, o, nel peggiore dei casi con il Pd, che – come è noto – ha sensibilità diverse sul tema. Insomma, sintetizzano fonti vicine al dossier, è possibile che l’emendamento delle discordia slitti, anche perché manca più di un anno all’appuntamento elettorale in Veneto. “Stiamo valutando l’opportunità di ripresentare l’emendamento per il terzo mandato”, afferma il senatore leghista Paolo Tosato. Che, subito dopo, aggiunge: “Restiamo dell’idea che sottrarre ai cittadini la facoltà di confermare un governatore ben voluto e che ha amministrato bene è un errore”. Detto ciò, secondo alcuni rumor, il partito di Salvini avrebbe messo sul tavolo anche la possibilità di un nome per il Veneto alternativo a quello di Zaia. “Il nostro obiettivo é tornare ad essere il primo partito, rivincendo anche le elezioni regionali del 2025 con un nostro candidato”, dice – senza precisare – il segretario della liga veneta Alberto Stefani. E lo stesso Matteo Salvini da Desenzano del Garda ribadisce: “E’ giusto che se un sindaco è bravo possa essere rieletto, così come un governatore. Se la discussione sul terzo mandato sarà rimandata a dopo le europee? Non lo so. Secondo me è giusto che i sindaci continuino a lavorare e i governatori anche” Di certo Salvini deve vedersela anche con le critiche interne, più o meno velate, che arrivano dal Veneto. Non è passato inosservato, lo scorso weekend, il forfait di Luca Zaia alla scuola politica della Lega a Roma. Anche se il giorno dopo lo stesso Salvini ha buttato acqua sul fuoco: “Provano a farci litigare” ma “questa mattina la prima telefonata è stata con Zaia”, ha detto rivolgendosi ai giornalisti presenti. Eppure, proprio un’ala della Lega vicina al governatore veneto, non fa più nulla per nascondere la delusione di risultati elettorali sotto le aspettative. Sul terzo mandato, per ora, la posizione di Fratelli d’Italia e Forza Italia non cambia. Per FdI non è in discussione la bontà dell’operato di Zaia – governatore stimato – ma il terzo mandato in sé, che necessita di una riflessione approfondita. Nel brevissimo periodo, per il partito di Giorgia Meloni c’è un obiettivo da non mancare assolutamente: la riconferma di Marco Marsilio in Abruzzo. Un risultato dato per scontato fino a qualche settimane fa, dopo la vittoria di Alessandra Todde in Sardegna un po’ meno. Per Marsilio i tre leader di centrodestra torneranno a sfilare di nuovo insieme. Sotto traccia, però, continua la competizione interna, con la Lega che scatta in avanti per intestarsi il raddoppio della linea ferroviaria Roma-Pescara. Un annuncio arrivato mentre la premier Giorgia Meloni ancora stava presiedendo il Cipes.

Costituzionalista, rischio ricorsi su candidatura terzo mandato

“L’eventuale candidatura di un governatore per il terzo mandato consecutivo potrebbe essere impugnata proprio di fronte alla Corte costituzionale (che si è già pronunciata in maniera rigorista sul tetto al mandato dei sindaci). Quindi il rischio che la candidatura salti è elevato. Alcuni governatori evidentemente teorizzano che finché la legge del 2004 (il limite massimo di due mandati consecutivi) non sia stata incorporata nello statuto regionale, quel limite possa non scattare oppure che il calcolo dei mandati scatti dal recepimento della legge”. Così Stefano Ceccanti, professore ordinario di diritto pubblico comparato, commenta la questione del terzo mandato consecutivo ai presidenti di Regione. Secondo la Costituzione – spiega Ceccanti – la materia sull’eleggibilità dei presidenti delle Regioni “è concorrente: lo Stato fa i principi (il limite previsto dalla legge del 2004), ma poi tutto rischia di essere messo in discussione dal recepimento di quella legge. La domanda che ci si pone è se il limite ai due mandati consecutivi scatti subito, dal 2004, oppure scatti quando gli statuti regionali recepiscono quella legge. Alcune regioni non l’hanno recepita (è il caso della Campania) o l’hanno recepita tardi (la Liguria), solo qualche anno fa. L’opinione maggioritaria tra i costituzionalisti è comunque che la legge si applichi dal 2004: ci sono infatti alcuni principi che sono ‘adattabili’ quando vengono recepiti, ma nel caso della legge del 2004 si tratta di un tipo di principio ‘applicativo’, dunque non serve un recepimento”.

Via libera all’election day, aumento compensi per incaricati ai seggi

Un grande appuntamento elettorale, nel primo weekend con le scuole chiuse. Il governo scommette sull’election day fissando anche le amministrative per l’8 e 9 di giugno, insieme al primo vero stress test per la maggioranza, quello delle elezioni europee. Un appuntamento che vedrà anche il voto per il Piemonte, che subito si è adeguato, mentre ancora incerto è il destino della Basilicata. Su cui, almeno al momento, la bilancia pende a favore di una riconferma di Vito Bardi, visto il riconoscimento da parte di Fdi che “ha governato bene”. Quella che ad ora appare come una apertura arriva dal ministro Francesco Lollobrigida, che nei mesi scorsi aveva attivato un tavolo ad hoc del centrodestra proprio per trovare candidature unitarie per le amministrative. Se sia asse Fdi-Fi o meno si vedrà davvero nelle prossime settimane, perché comunque, uno dei ragionamenti che circola, di qui al voto in Basilicata manca un bel po’ di tempo: anche se la Regione dovesse decidere di chiamare i lucani alle urne il 14 aprile. E non ci sono ancora decisioni prese. Intanto, si osserva nei capannelli in Transatlantico, bisognerà vedere come andranno gli alleati in Sardegna, dove alla fine l’ha spuntata il candidato voluto da Giorgia Meloni, Paolo Truzzu. E nel frattempo Antonio Tajani affronterà il congresso azzurro, dopo il quale dovrebbe arrivare anche la decisione sulla sua candidatura o meno alle europee. Anche la premier – che oggi si è collegata dal Colosseo con con il colonnello Walter Villadei, a bordo della Iss per la missione Ax-3 e poi si è dedicata al G7 – ancora non ha sciolto la riserva. E’ “molto presto” per pensare alle liste, dicono da Fratelli d’Italia dove comunque si spinge per la corsa della leader. Da ultimo anche Fabio Rampelli ha auspicato la candidatura, attesa, dice “da tutta Europa più che dalla sola Italia”. Lei resta, ufficialmente, sul 50-50, così come ha rimandato al Parlamento una eventuale decisione sul terzo mandato per i governatori, altro tassello che potrebbe modificare il puzzle degli equilibri tra gli alleati. Nel frattempo però, dopo lo stop di un paio di settimane fa, è arrivato l’atteso via libera al terzo mandato per i sindaci, ma solo dei comuni fino a 15mila abitanti. Dei Comuni più grandi, fa sapere sempre Lollobrigida, “non se ne parla” in Cdm. Una riunione iniziata con un’ora di ritardo e durata quasi tre ore. Solamente perché “ricca di provvedimenti”, specifica il sottosegretario Alfredo Mantovano, che guida la conferenza stampa dopo la riunione. Raccontano che tempi supplementari in realtà siano serviti per il decreto legislativo che attua la delega sugli anziani (“ne siamo orgogliosi” dice Meloni, che commenta solo questo tra i tanti provvedimenti approvati, dalla cybersecurity al ddl sulla beneficenza, già ribattezzato in Parlamento ‘ddl Ferragni’), sia per far quadrare i conti dopo l’annuncio dello stanziamento da un miliardo, sia perché si è discusso sul dove fissare l’asticella dell’età per la definizione delle persone come “anziane”. E alla fine si parte dagli over 65, con alcune misure mirate sugli over 80. Possibile, comunque, che la Lega tenti anche la via dell’emendamento al decreto elezioni per insistere sul terzo mandato per i governatori. Nel frattempo si intesta la “storica battaglia” per i piccoli Comuni, per voce di Roberto Calderoli. Mentre l’Anci torna a chiedere, invece, che si rimetta mano al limite dei mandati per portare a tre anche quello per i Comuni sopra i 15mila abitanti. Per il momento non se ne parla. Mentre per evitare la caccia dell’ultimo minuto a scrutatori e presidenti di seggio, Matteo Piantedosi annuncia un aumento dei loro compensi.