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L’economia, tutte le notizie e le news per rimanere costantemente aggiornati su questo tema fondamentale della nostra società. I nostri giornalisti vi presenteranno le notizie di economia nella maniera più professionale possibile.

Irpef, le vecchie e le nuove aliquote

Parte la riforma dell’Irpef, con l’accorpamento dei primi due scaglioni di reddito. Il decreto legislativo approvato dal consiglio dei ministri modifica l’attuale sistema a 4 aliquote. Nel 2024 le fasce di reddito saranno solo tre, con l’eliminazione dell’aliquota al 25% e l’accorpamento al 23% dei redditi fino a 28mila euro. Una modifica che coinvolge complessivamente circa 25 milioni di contribuenti e costa 4,3 miliardi. Ecco come cambiano gli scaglioni

IRPEF 2023 A 4 ALIQUOTE

fino a 15.000 euro 23%; da 15.000 a 28.000 euro 25%; da 28.000 e 50.000 euro 35%; oltre i 50.000 euro 43%

IRPEF 2024 A 3 ALIQUOTE

fino a 28.000 euro 23%; da 28.000 e 50.000 euro 35%; oltre i 50.000 euro 43%.

Per non avvantaggiare troppo i redditi alti, sopra i 50.000 euro è previsto un taglio lineare di 260 euro delle detrazioni con alcune esclusioni, come quelle per le spese sanitarie.

L’erario ‘festeggia’ il Natale con 28 miliardi in più

Per le casse dello Stato sarà un Natale con i fiocchi. Nei primi 10 mesi di quest’anno, infatti, l’Erario ha incassato 28 miliardi di euro in più rispetto allo stesso periodo del 2022 (pari al +4,4%). Un maggior gettito pari a 1,4 punti di Pil che, sicuramente, è destinato ad aumentare ancora. Con le scadenze fiscali di novembre e dicembre, infatti, è molto probabile che le maggiori entrate tributarie e contributive riferite a quest’anno cresceranno ancora di parecchi miliardi. A segnalarlo è l’Ufficio studi della Cgia di Mestre.

Va, comunque, sgombrato il campo da eventuali equivoci: questo incremento non è riconducibile ad un aumento del carico fiscale sulle famiglie e sulle imprese, ma dalla combinazione di alcuni aspetti congiunturali distinti, come una moderata crescita economica avvenuta nel 2023, l’aumento dell’inflazione, l’incremento dell’occupazione e il rinnovo di alcuni contratti di lavoro. Va anche ricordato che con la fine del 2022 è venuto meno anche il taglio delle accise sui carburanti. Misura, quest’ultima, che aveva trovato applicazione per una buona parte dell’anno scorso. Con il prelievo sugli extraprofitti delle banche introdotto con il decreto dello scorso mese di agosto, ci si attendeva un gettito sino a 2 miliardi di euro. A seguito dell’aumento dei tassi di interesse sui prestiti deciso dalla Bce, l’esecutivo voleva redistribuire una parte dei massicci utili realizzati dagli istituti di credito a famiglie e imprese. Soggetti, questi ultimi, che hanno pagato pesantemente l’incremento dell’inflazione avvenuto in questi ultimi due anni. In sede di conversione, però, ricorda la Cgia, il Parlamento ha modificato la misura, consentendo alle banche, in alternativa al versamento dell’imposta, di accantonare questo importo a riserva non distribuibile, incrementando così la propria situazione patrimoniale. Una opportunità, quest’ultima, che è stata ‘sfruttata’ da tutte le grandi banche italiane che hanno accantonato quasi 5 miliardi di euro. I dati ufficiali saranno disponibili solo nei primi mesi del 2024, tuttavia è molto probabile che dal prelievo sugli extraprofitti delle banche il gettito sarà nullo o quasi.

Nel 2023 la pressione fiscale è destinata a scendere al 42,5%, 0,2 punti percentuali in meno rispetto al dato 2022. Il livello raggiunto quest’anno ci riporta in linea con la soglia che gravava sui contribuenti italiani prima dell’avvento del Covid. Secondo la Commissione Europea, invece, solo la Danimarca (48,1%), la Francia (45,1) e il Belgio (43,6) registravano nel 2021 una pressione fiscale superiore alla nostra (pari al 43,3%). La media dei 27 Paesi UE si è invece attestata al 40,6: 2,7 punti in meno che da noi. In base all’analisi degli Artigiani di Mestre, sono cresciute soprattutto Ires e Irpef. Se la prima ha subito un incremento rispetto allo stesso arco temporale del 2022 del 15,7% (+4,3 miliardi di euro), la seconda, invece è salita dell’8,2 (+13,6 miliardi di euro). Tra le imposte indirette, invece, il gettito dell’Iva è aumentato dell’1,7 (+2,2 miliardi di euro).

Materias, il Gruppo Multiversity entra nel capitale

Materias, il venture builder  fondato e guidato dall’ex presidente del Cnr e ministro Luigi Nicolais con sede nel polo tecnologico di San Giovanni a Teduccio (Napoli), annuncia l’ingresso nel proprio capitale di Multiversity, il primo Gruppo in Italia nel settore dell’Education con tre università digitali leader: PegasoMercatorum e San Raffaele Roma

L’operazione si è chiusa con un aumento di capitale ed il contestuale ingresso di Multiversity nel CdA della società. A rappresentare il Gruppo in qualità di consigliere di amministrazione sarà AndreaBuonomo, Chief Operating Officer di Multiversity

Dopo l’ingresso di We, DompéIntesa SanpaoloIBSA Farmaceutici e della finanziaria MPA Development, il capitale sociale di Materias si arricchisce ora di una new entry che consentirà di sperimentare connessioni sempre più strette tra la ricerca accademica e il settore imprenditoriale.

“Si prospettano importanti sinergie tra la ricerca già in corso presso gli Atenei del Gruppo Multiversity e Materias. L’ingresso di Multiversity è motivo di grande soddisfazione e apporterà un contributo significativo all’avanzamento di progetti e all’innovazione digitale”, ha commentato Luigi Nicolais, presidente e co-fondatore di Materias.

“Con la partecipazione nel capitale di Materias intendiamo ulteriormente accelerare sugli obiettivi di Terza Missione che sono al centro della nostra mission istituzionale, valorizzando la ricerca scientifica, contribuendo a colmare il gap tra scienza pura e scienza applicata e favorendo l’interscambio tra il nostro corpo accademico e il tessuto produttivo nazionale. Puntiamo a promuovere l’innovazione tecnologica e la crescita economica e sociale del territorio, affinché la conoscenza diventi strumentale per l’ottenimento di benefici di natura sociale, culturale ed economica”, Fabio Vaccarono, Ceo di Multiversity.

Questa collaborazione consentirà infatti alle Università digitali di Multiversity di valorizzare le attività di ricerca rinforzando il technology transfer di conoscenze scientifiche, tecnologiche e culturali, attraverso interazioni dirette con la società civile e il mondo imprenditoriale.

Fondo nazionale montagna, 20 milioni di euro alla Campania

“Con i Presidenti delle Comunità montane della Campania e molti Sindaci riuniti oggi a Fisciano, Uncem Campania ha definito un percorso per dare nuova forza e strutturazione agli Enti montani. Lo abbiamo fatto d’intesa con l’Assessore Nicola Caputo e con gli uffici regionali, in particolare per investire positivamente 20 milioni di euro di Fondo nazionale per la montagna che la Regione ha ricevuto dal Ministero degli Affari regionali e delle Autonomie in due annualità, 2022 e 2023”. Lo affermano, in un comunicato, Vincenzo Luciano, presidente Uncem Campania e vicepresidente nazionale, e Marco Bussone, presidente nazionale Uncem. “Serve un cambio di passo, un nuovo paradigma”, aggiungono. “Le modalità di utilizzo dei fondi devono essere efficaci. Devono stare nelle grandi transizioni che viviamo, per affrontare la sfida energetica, demografica, economica dei territori. Venti milioni devono finanziare nuove Green communities, oltre a quelle già finanziate dal Pnrr. Perché è in queste strategie di territorio, Comuni insieme, diverse tematiche unite e collegate tra loro, a partire da filiere forestali, energie rinnovabili, turismo, agricoltura, ciclo delle acque e dei rifiuti, che sta un nuovo approccio ai territori. Non siamo margini e non siamo in cerca di assistenzialismo. Abbiamo un capitale umano da valorizzare. La Strategia nazionale delle Green Communities deve vedere la Campania protagonista. Anche definendo una nuova legge per la montagna e una nuova legge sulle foreste”. “La Regione – prosegue la nota – avrà testi, materiali, percorsi. Uncem darà il suo massimo supporto alla Regione. E lavoreremo sui flussi. Siamo istituzione della comunità, come Uncem. Non siamo mero sindacato. Sosteniamo il lavoro insieme tra Comuni. E allora guardiamo all’esterno dell’area montana. Per un nuovo patto tra territori. Salerno, Napoli, Avellino, Caserta, Benevento, devono riconoscere, ad esempio, che le nostre foreste appenniniche, gestite e certificate, assorbono CO2 e questo ruolo va pagato. Così come l’acqua che unita alla forza di gravità scende a valle dai nostri territori. La Regione introduca il meccanismo piemontese, subito, senza timidezza, per dare una percentuale della tariffa idrica ai territori montani. Per la tutela delle fonti e la prevenzione del dissesto idrogeologico. Una forma sussidiaria e moderna di legame tra città e montagna. La Campania sia protagonista. Dia un segnale forte. Le Comunità montane sono Enti a prova di futuro. Sono moderne. E le politiche per le aree montane, cambiando passo, stanno nel futuro. Fanno bene a tutta la Campania, a tutto l’Appennino. Generano sviluppo, lavoro, crescita, diamo diritti di cittadinanza, servizi e innovazione, alle nostre comunità. Questo è il nostro nuovo ruolo, l’agenda di lavoro per il 2024″.

Demanio Campania, Napoli è in un fermento edile complessivo

“Napoli è in un fermento complessivo. L’Agenzia del Demanio da tempo ha cambiato pelle e sta diventando più giocatore piuttosto che arbitro di norme. Ormai stiamo diventando la stazione appaltante importante per il volume degli investimenti. Oltre 500 milioni già finanziati su Napoli e area metropolitana, altrettanti e importanti somme che stiamo intercettando per altri finanziamenti”.

Lo ha detto Mario Palagreco, direttore dell’Agenzia del Demanio in Campania che ha tenuto all’Acen di Napoli il convegno “La città in movimento”. “Partiamo – ha spiegato Palagreco – dal cambiamento della politica, e noi invece di investire sugli asset investiamo su una rigenerazione urbana, per questo è importante la presenza del sindaco e del vicesindaco di Napoli, perché ragionare in termini di rigenerazione urbana è una chiave innovativa rispetto a quello che è stato il recente passato. Dal 2021 abbiamo cambiato filosofia dell’investimento, siamo orientati come direttrice principale al risparmio della spesa pubblica e tutto quello che è un fitto passivo viene tramutato in investimento per risparmiare. L’altra direttrice è il valore sociale che integra la tradizionale linea di risparmio di spesa, oggi orientata anche alla rigenerazione e alla sostenibilità ambientale”. Sul lavoro a Napoli e in Provincia, spiega Luca Damagini, vicedirettore dell’Agenzia del Demanio in Campania, “tutto rientra in una nuova visione dell’Agenzia di puntare a un modello organizzativo dell’immobile pubblico che risponda meglio alle esigenze sociali, di sicurezza e di sostenibilità ambientale. Oggi parliamo di 11 interventi del pacchetto più grande di interventi che abbiamo a Napoli, interventi in cui c’è un fil rouge sulla sicurezza dell’immobile, la sostenibilità ambientale la produzione di energia da fonti rinnovabili. Ma soprattutto la volontà di restituire questi immobili alla collettività, non considerarli più chiusi in se stessi a disposizione delle amministrazioni. Un esempio è l’intervento sul recupero di Castel Capuano, che è la sintesi di questi concetti. Chiuso da anni nel verso senso della parola, punteremo invece a una visita attraverso e dentro il castello. Altro esempio Palazzo Fondi, immobile di via Medina attualmente in temporary use nelle more di aprire il cantiere. L’edificio sarà destinato a sede della direzione regionale dell’Agenzia e a sede dell’Agicom ma tutto il piano terra sarà destinato a spazi per l’accoglienza, ristorante, coffee shop e sala conferenze anche aperti al pubblico su prenotazione”. Una sinergia, quella tra Comune di Napoli e Agenzia del Demanio, che ovviamente apre confini di impegno degli imprenditori del settore come sottolinea Angelo Lancellotti, presidente Acen Napoli: “Si tratta di una quantità enorme di investimenti che rendono ovviamente le imprese di costruzione contente, ma anche per il meccanismo virtuoso che si potrebbe innescare, di riqualificazione delle zone, perché parliamo anche di luoghi difficili come Miano, con la caserma Garibaldi, zone in cui non si interviene da anni. Quindi il processo virtuoso di poter attrarre degli investimenti privati per noi sarebbe fondamentale. Poi si tratta di interventi di qualità, perché tutti sono anche attenti alla transizione ecologica, intervenendo non più secondo schemi vecchi, ma secondo le nuove direttive comunitarie all’insegna della sostenibilità economica, sociale ed ambientale”.

Associazioni ‘storiche’ denunciano: incapacità alla Camera di Commercio

Le Associazioni Storiche – ACEN, CLAAI, CNA, CdO, Confapi, Confcommercio, Confesercenti, Confimprese, Federdat, Unione Industriali – “ancora una volta, sono costrette a denunciare l’incapacità dell’attuale governance della Camera di Commercio di Napoli guidata da Ciro Fiola. Ad oggi dobbiamo registrare che il Presidente e l’intera Giunta hanno annunciato grandi progetti, grandi iniziative ma quasi nessuna realizzazione”. “Andiamo – è scritto – per ordine. Del megagalattico progetto “le luminarie e le iniziative per Natale 2023” che prevedeva un investimento di 3 milioni di euro non si realizza, anche quest’anno, praticamente nulla. Nell’agosto 2023 la Camera di Commercio stipulava un Protocollo d’Intesa con il Comune di Napoliper realizzare, assieme, le luminarie di Natale. Il 24 ottobre scorso, la Camera, ha deciso di recedere dal suddetto Protocollo per il mancato riscontro ad una nota inviata, al Comune il 10 ottobre. In questo modo si sono oscurate le luminarie. Nella stessa Giunta veniva sostituita l’iniziativa delle luminarie con la realizzazione di un Villaggio di Babbo Natale, l’allestimento di Mercatini di Natale, l’installazione di 3 Alberi addobbati nelle principali piazze della città di Napoli e la promozione di un evento del comparto agroalimentare (presumibilmente una cena) nel Salone della Borsa per uno investimento complessivo di 300 mila euro più IVA. Di tutto ciò, la Giunta del 10 novembre decide di realizzare solo l’evento culinario. Stessa incapacità e stessa sorte per il Natale del 2022 si partì addirittura – continua la nota – a febbraio con un mega progetto per realizzare le luminarie che prevedeva anche il coinvolgimento dell’artista Lello Esposito e uno stanziamento di cinque milioni. Fallito il progetto delle Luminarie si deliberò l’installazione di dieci alberi di Natale. Alla fine, non si realizzò neanche questa piccola iniziativa; Napoli, nelle festività natalizie, rimase all’oscuro e senza alberi addobbati. Dell’intera vicenda e del fallimento del progetto non è stata mai fornita una credibile spiegazione tanto più necessaria perché le gare di appalto indette andarono deserte. Nella Giunta del 27 giugno scorso fu deliberato di impegnare quasi 28,5 milioni “per assegnazione delle risorse economiche da destinare alle attività a favore del sistema produttivo, del turismo, della promozione e dell’economia in generale”. Erano previsti, tra gli altri, un Bando per l’Internazionalizzazione, un Bando per il sostegno al credito, un Bando per l’adeguamento tecnologico, un Bando per il turismo, un Bando per le imprese e per il turismo dell’isola di Ischia, ecc… Sulla base di quanto comunicato dal Presidente Fiola alla Giunta Camerale nella seduta del 10 novembre di tale stanziamento non sarà speso nemmeno un euro e non sarà emesso alcun avviso pubblico o bando”. “Nel frattempo – si evidenzia – la Giunta della Camera di Commercio del 3 ottobre scorso assume una decisione assolutamente irrazionale e senza alcuna reale giustificazione” perchè, sostengono le associazioni, “si è, in particolare, deliberato lo scorrimento della graduatoria degli idonei per assunzione a tempo indeterminato, oltre che dei dieci vincitori della selezione pubblica anche di ulteriori 24 unità a tempo indeterminato ma tutte – incomprensibilmente – a tempo parziale (50%). Giustificabili solo in ottica elettorale sono le 24 assunzioni a tempo parziale. Tutte le assunzioni riguardano personale di categoria C: “Assistente ai servizi amministrativi, anagrafici e regolazione di mercato”. Tutto ciò dimostra, ancora una volta, che la Camera di Commercio, attualmente in prorogatio, è stata governata in modo maldestro da soggetti non preparati né rappresentativi del tessuto produttivo locale; sono stati incapaci di “progettare” ma finanche di “spendere” i fondi stanziati con grave danno per le imprese e per l’economia in generale. Più volte “Il Tavolo delle Associazioni Storiche” ha denunciato la paradossale situazione sia alle autorità preposte al controllo – Ministero delle Imprese e Regione Campania – sia agli organismi di vigilanza interna e continuerà a farlo fino a quando questa inaccettabile stortura non venga eliminata”.

Innovaway compie 25 anni: via ai festeggiamenti dell’azienda che oggi è tra le Pmi italiane leader dell’Ict

Ad agosto si è aggiudicata la gara Consip da 30 milioni di euro per la fornitura di prodotti e servizi digitali altamente innovativi in favore della pubblica amministrazione. E non poteva farsi un regalo migliore per i suoi 25 anni di attività, che giovedì 30 novembre ha festeggiato a Napoli, dove mantiene il quartier generale, alla presenza di amici, soci, manager, dipendenti, istituzioni, partner, clienti. Innovaway nasce nel 1998 dall’intuizione di quattro amici, che capiscono quanto profonda sarà la trasformazione tecnologica che le imprese dovranno affrontare e si pongono come alleati prim’ancora che fornitori dei clienti che vengono messi al centro di ogni attenzione. E conquistano così un posto tra le prime cinquanta aziende italiane nel campo dell’Ict. Le famiglie Giacomini e Gifuni si danno da fare e realizzano con coraggio quello che oggi è un gruppo che fattura oltre 50 milioni di euro, offre lavoro a oltre mille persone (il 60 per cento delle quali al Sud e per metà donne), ha sette sedi operative in Italia e tre all’estero, promuove l’Its Campania Hitech & Communication per preparare i giovani alle discipline Stem.
“L’innovazione è un processo continuo che consente di fronteggiare l’evoluzione sempre più veloce del mercato – spiega il Ceo e Co-Founder Antonio Giacomini – Innovaway è costantemente impegnata per mantenersi all’avanguardia e dedica molte risorse finanziarie e umane alle funzioni di Ricerca & Sviluppo, riuscendo a trovare le soluzioni adatte per ciascun cliente anticipandone a volte le esigenze”. “Il nuovo piano industriale – prosegue il Ceo – è un manifesto audace che si propone di accelerare la crescita nei prossimi tre anni, con una strategia aziendale che si fonda sui tre pilastri: dell’orientamento al cliente, dell’innovazione continua e dell’eccellenza operativa”. Una conferma dei valori abbracciati all’inizio dell’avventura con un occhio vigile sul futuro.
Oggi la sfida si gioca sul cloud e sull’intelligenza artificiale. Due grandi opportunità per le organizzazioni, pubbliche e private, che hanno bisogno di potenziare le capacità decisionali e ottimizzare i processi operativi per raggiungere livelli sempre più alti e sostenibili di efficienza. Obiettivi che Innovaway riesce a centrare grazie alla collaborazione con primari partner tecnologici. Nonostante la proiezione internazionale – i suoi servizi sono offerti in duecento Paesi – Innovaway resta fedele alle sue radici napoletane ed è orgogliosa di mantenere la sede centrale in uno dei quartieri più disagiati della città dove partecipa a molti progetti d’inclusione come “Insieme per il sociale” con l’associazione sportiva Milleculure, presieduta dagli olimpionici Patrizio Oliva e Diego Occhiuzzi.

Crea, studio sui distretti produttivi del pomodoro

Costi di produzione più bassi nel bacino nord e una migliore resa agricola media nel bacino sud, al netto di evidenti differenze strutturali in termini di dimensioni delle aziende agricole e caratteristiche dei terreni di coltivazione. E’ quanto emerge dall’analisi economica del processo produttivo del pomodoro da industria effettuata dal Consiglio per la ricerca in agricoltura e l’analisi dell’economia agraria (Crea) e occasione di dibattito nell’ambito dell’annuale assemblea pubblica, Il Filo Rosso del Pomodoro, organizzata dall’Associazione Nazionale Industriali Conserve Alimentari Vegetali (Anicav) e che si è svolta oggi a Napoli. Lo studio sulle caratteristiche strutturali e dei costi di produzione del campione si è focalizzato sui due distretti produttivi per un totale di 552 aziende che hanno coltivato pomodoro nel triennio 2019-2021. Tra le prime differenze tra i due bacini produttivi si registrano le dimensioni economiche. Nel bacino nord il 95% delle aziende che coltivano pomodoro sono grandi e medio-grandi (con un fatturato da 100.000 ad oltre 500.000 euro), mentre nel bacino sud la percentuale scende al 64%. Per quanto riguarda la proprietà delle superfici messe a coltura, nel bacino nord prevale l’affitto (in quasi il 60% dei casi), viceversa al sud c’è una prevalenza della proprietà (quasi il 50% contro il 44% in affitto). Differenze anche in termini di volumi di produzione: nel Distretto Nord si rileva una distribuzione piuttosto omogenea tra le diverse classi di produzione, da meno di 500 a oltre 3000 tonnellate di prodotto. Nel bacino sud prevalgono nettamente (oltre il 65%) le aziende che producono meno di 500 tonnellate di prodotto. Notevoli differenze anche per quanto riguarda la resa e i costi di produzione. In media, nel bacino sud la resa è significativamente migliore rispetto al bacino nord: 878 q/Ha del sud contro i 696 q/Ha del nord. Relativamente alla ripartizione dei costi di produzione il quadro è abbastanza omogeneo e le varie voci hanno più o meno lo stesso peso nel conto finale.

In Campania previsioni positive per l’immobiliare residenziale

In Campania il mercato immobiliare residenziale si dimostra particolarmente resiliente, a fronte di un rallentamento generale della domanda a livello nazionale. Nella regione si registra una contrazione contenuta e pari al 5% nel primo trimestre 2023 su 2022, che si porta al 6% confrontando il periodo gennaio-settembre anno su anno. In particolare, si rilevano dinamiche che portano a previsioni relativamente positive su base annua rispetto al resto d’Italia, con un rallentamento più contenuto nelle province. Questo quanto emerge dalle analisi riportate nell’ottava edizione di Real Estate DATA HUB, il rapporto realizzato dai Centri Studi di RE/MAX Italia e di Avalon Real Estate e dall’Ufficio Studi di 24MAX. In Campania il trilocale è la soluzione più transata, anche se in proporzione minore rispetto alla media nazionale (35% contro 40,32%). In questa regione, infatti, la scelta degli acquirenti si orienta verso immobili di metrature più ampie con una preferenza per quadrilocali e abitazioni con cinque o più locali a Salerno, Benevento e Avellino. Al contrario, a Napoli e Caserta l’orientamento predominante è verso i bilocali. I giorni di mercato per vendite e locazioni in Campania sono inferiori al dato nazionale: in media le case vengono vendute in poco più di 5 mesi e affittate in poco meno di 2 mesi. Tempistiche che, secondo le analisi riportate nel Real Estate DATA HUB, risultano comunque superiori a quelle del 2022, anno in cui il mercato si era rivelato sicuramente più dinamico. *L’IMMOBILIARE RESIDENZIALE A NAPOLI In particolare, nella città di Napoli le analisi effettuate dal Centro Studi di RE/MAX Italia relativamente al primo semestre 2023 evidenziano una domanda in crescita di circa il 7%, a fronte di un incremento dell’offerta del 4%. Un mercato, dunque, che denota un leggero consolidamento, ma rimane ancora relativamente dinamico, soprattutto rispetto al 2021. Da gennaio a settembre 2023 si osserva una stabilità per i tempi medi di vendita rispetto al 2022, mentre si denota un lieve rallentamento per gli affitti. Per una vendita sono necessari circa 5 mesi, mentre quasi 2 mesi per concludere un affitto. Sul fronte dei prezzi si sta manifestando un trend in leggera crescita nell’intorno del 5%, anche se la situazione appare complessivamente stabile. In particolare, i prezzi aumentano maggiormente nei quartieri più centrali della città come San Carlo Arena, Chiaia e Vomero, confermandone l’attrattività. Salgono anche i prezzi a Fuorigrotta, quartiere universitario che ospita lo stadio, e nel vicino quartiere di Soccavo. “Come prevedibile, l’aumento dei tassi di interesse, unito all’incremento dei prezzi degli immobili, ha avuto delle ricadute sulle compravendite negli ultimi mesi”, commenta Dario Castiglia, CEO & Founder di RE/MAX Italia, che sul fronte previsionale aggiunge: “Le dinamiche del mercato immobiliare dei prossimi mesi, ovviamente, saranno fortemente condizionate dagli interventi di politica monetaria che andranno a influenzare le decisioni degli investitori e l’andamento del real estate in termini di numero di transazioni, volumi, rendimenti e prezzi”. Dalle analisi effettuate dall’Ufficio Studi di 24MAX emerge che nel primo semestre 2023 i mutui erogati per l’acquisto corrispondono a quasi i due terzi del totale. La preferenza va al tasso fisso, che registra una percentuale sul totale pari a 70,97% rispetto al 64,43% a livello nazionale, con un valore pari a 142.592 euro. *NAPOLI: IMMOBILIARE LOGISTICO, DIREZIONALE, RETAIL E RICETTIVO Napoli e il suo hinterland rappresentano un punto cruciale per gli investitori istituzionali nel settore della logistica, in quanto nodo per l’import-export di merci attraverso l’interporto. L’interporto Sud Europa rappresenta per Napoli il principale hub logistico, oltre ad essere uno degli interporti di maggiore rilevanza a livello nazionale. Qui i canoni di locazione si attestano su una media di 50 €/mq/anno. Contrariamente alle previsioni per il 2023, il settore immobiliare direzionale nei primi due trimestri conferma la crescita delle transazioni rispetto agli stessi periodi degli anni precedenti; in particolare queste si concentrano nelle zone del lungomare di Chiaia, Mergellina e del centro storico cittadino, oltre che nella zona di Poggioreale e del centro direzionale. Per le vie dello shopping di Napoli dal 2022 al 2023 si nota un’inversione di rotta con una diminuzione di mq disponibili, derivante da un incremento della domanda, accompagnato da un conseguente aumento dei canoni. La città di Napoli rappresenta un esempio in cui il turismo estivo e quello più destagionalizzato legato alla cultura e all’enogastronomia convivono in maniera virtuosa, rendendo le strutture ricettive in grado di mantenere alti livelli di occupancy anche nelle stagioni autunnale e primaverile. In linea con le altre grandi città italiane, anche Napoli vede un aumento dell’interesse degli investitori per il segmento luxury e upper-scale.

Il gioiello nel nostro DNA. Una campagna di Federpreziosi-Confcommercio

Dare nuova luce alla tradizione ed alla cultura del gioiello, che in Campania può contare su oltre 2000 anni di storia: è lo scopo della campagna promozionale organizzata da Federpreziosi-Confcommercio presentata presso la sede di Confcommercio Campania alla quale hanno partecipato Stefano Andreis, Presidente nazionale Federpreziosi-Confcommercio, Raffaella Cancellieri, presidente Federpreziosi Confcommercio Campania, Pasquale Russo, Presidente Confcommercio Campania, Vincenzo Giannotti, Presidente Il Tarì, Vincenzo Aucella, Presidente Assocoral Roberto De Laurentiis, Presidente Consorzio Antico Borgo Orefici.
La Campagna si svolgerà prevalentemente sui social media, attraverso una serie di messaggi “virali” indirizzati ai consumatori finali, grazie all’impegno di Confcommercio, Federpreziosi Campania e delle aziende che hanno singolarmente deciso di aderire alla campagna promozionale.

Si tratta di un progetto finalizzato alla valorizzazione e all’incentivazione dei consumi nelle gioiellerie campane partendo dal concetto che il gioiello è nel nostro DNA.
La campagna è stata studiata e realizzata da Preziosa Magazine, rivista di riferimento nazionale del comparto. Il concept innovativo è stato realizzato elaborando una immagine molto accattivate realizzata con l’intelligenza artificiale. I social dell’associazione e sopratutto quello delle gioiellerie aderenti saranno il principale volano dell’iniziativa.

Attualmente, il settore orafo in Campania può contare su più di 2000 aziende, così ripartite: 1300 dettaglianti; 800 produttori ( artigiani ed industriali); circa 100 grossisti, oltre a decine di piccoli artigiani dell’indotto: incastonatori di pietre, incisori, lucidatori, infilatori di perle e pietre.
Le aziende di produzione sono quasi interamente concentrate presso i centri polifunzionali “Il Tarì” ed “Oromare”di Marcianise (CE) e nei due poli tradizionali di Napoli e Torre del Greco.
La Campania costituisce uno dei 5 distretti principali nei quali si articola il settore orafo-argentiero in Italia, insieme a Vicenza, Valenza Po, Milano, Arezzo.

Nella foto Stefano Andreis, Presidente nazionale Federpreziosi-Confcommercio, Pasquale Russo, Presidente Confcommercio Campania, Raffaella Cancellieri, presidente Federpreziosi Confcommercio Campania.