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Enogastronomia, tutto quello che c’è da sapere su questo tema rilevante per la nostra cultura culinaria. Tutte le curiosità e le news sull’enogastronomia

La birra è la bevanda preferita, scelta dal 56% nel fuori casa

La birra è la bevanda alcolica più apprezzata in Italia, il 56% infatti la predilige nelle scelte di consumo fuori casa e il 26% si dichiara fedele ai marchi di birra più rinomati. E’ quanto emerge da un’indagine Cga by NielsenIq con l’avvicinarsi della stagione estiva. Secondo la ricerca di mercato la birra made in Italy incontra il favore del 70%, la birra importata raggiunge quota 41% mentre il 37% sceglie la birra artigianale, con il 40% di tutti i volumi di birra proveniente da 10 principali macro brand. Analizzando gli andamenti e le quote di mercato per le 4 Aree NielsenIq , la classifica delle top 5 birre cambia da regione a regione, “indice del fatto che in Italia vi sono significative differenze nel modo di consumare la birra”. Tra gli stili di birra, la bionda è scelta dal 66% dei consumatori mentre il 26% degli italiani opta per le rosse. Gli analisti sottolineato che In merito alla modalità di somministrazione, più della metà (56%) dei consumatori di birra preferisce il servizio alla spina, mentre il 42% sceglie le opzioni in bottiglia e solo il 2% quelle in lattina. E’ rilevato che tra gli italiani il 42% sceglie una gradazione alcolica media mentre il 23% leggera, solo il 10% preferisce una alta gradazione. Le analisi di Cga by NielsenIq rivelano anche una crescente tendenza alla moderazione, con il 64% dei consumatori di birra italiani che intende disciplinare il proprio consumo di alcol nei prossimi 12 mesi.

Olio e turismo, la Campania approva legge per lo sviluppo

In Campania c’è stato un proliferare delle attività legate all’olio e per questo il Consiglio regionale ha deciso di approvare una legge che ne disciplini la crescita anche in chiave turistica esperienziale. La legge è stata illustrata in aula dal consigliere Tommaso Pellegrino. Si punta a valorizzare il turismo dell’olio e promuovere la conoscenza della cultura olivicola del territorio campano; l’oleoturismo si pone infatti come fenomeno culturale ed economico capace di offrire numerose opportunità e basato sull’ulivo, quale elemento caratterizzante del paesaggio rurale campano, e sull’olio extravergine prodotto, una delle tante eccellenze del territorio ed uno dei capisaldi della Dieta Mediterranea. La proposta di legge definisce, tra l’altro, le attività formative ed informative rivolte alle produzioni olivicole del territorio e alia conoscenza dell’olio, le visite guidate agli oliveti di pertinenza dell’azienda, ai frantoi, le visite nei luoghi di esposizione degli strumenti utili alia coltivazione dell’ulivo ed alia produzione dell’olio, della storia e della pratica dell’attività olivicola e della conoscenza e cultura dell’olio; attività esercitate dagli imprenditori agricoli, in forma individuate, societaria, consortile o associata, nonché dai produttori e coltivatori diretti, che svolgono attività di olivicoltura e produzione di olio extravergine d’oliva; dai consorzi per la tutela dell’olio a Denominazione di Origine Protetta della regione; dai frantoi e dalle imprese di trasformazione e commercializzazione di prodotti olivicoli del territorio campano; dalle organizzazioni di produttori del settore dell’olio riconosciute. La legge è stata approvata all’unanimità.

Stop ai rincari dell’olio di oliva, -1% dopo 2 anni di record

Sembra finita la corsa dei prezzi dell’olio extravergine di oliva che ad aprile mette a segno un calo dell’1% rispetto al mese precedente. Lo fa sapere all’ANSA la Bmti, la Borsa merci telematica italiana sui dati delle Camere di Commercio. Listini che comunque restano superiori del 50% circa rispetto al 2023. Dopo il forte rialzo registrato nel 2022 e proseguito lo scorso anno, le quotazioni hanno ritrovato a marzo una maggiore stabilità, a cui hanno fatto seguito ad aprile dei primi segnali di dominuzione. Bmti ricorda che la crescita dei prezzi era iniziata due anni fa a causa dalla forte riduzione della produzione italiana e spagnola per la grave siccità registrata nei due paesi. Una situazione che aveva portato a fine 2023 i prezzi dell’olio extravergine oltre la soglia dei 9 euro/kg su tutte le principali piazze di scambio nazionali. Già a febbraio 2024, fa sapere Bmti, si sono osservati dei primi segnali di stabilità, con un leggero aumento dello 0,2% su base mensile dell’olio extravergine di oliva con acidità max 0,8% e +0,7% per l’olio extravergine di oliva con acidità max 0,6%. Segnali confermati poi a marzo, con il prezzo su un livello medio di 9,58 euro/kg (+55% rispetto a marzo 2023), a cui ha fatto seguito una flessione nelle prime settimane di aprile. In un mercato caratterizzato da un volume limitato di scambi, rileva Bmti. Tale andamento è dipeso dai cali che hanno interessato il mercato spagnolo dove, a causa della revisione al rialzo dei dati sulla produzione 2023/2024 e delle piogge cadute nelle settimane che hanno preceduto Pasqua, si è registrata una netta diminuzione dei prezzi, scesi di oltre 1 euro/kg.

Cotarella, per il vino momento difficile ma lo supereremo

“Per il mondo del vino è un momento di impasse per quanto sta accadendo sugli scenari internazionali, ma riusciremo a superare anche queste difficoltà”: a dirlo all’ANSA è il presidente di Assoenologi, Riccardo Cotarella, nella giornata inaugurale del 56/o Vinitaly, a Verona. “Sapremo superare queste difficoltà perché il vino italiano è unico al mondo, non c’è Francia, Germania, Austria che tenga, dinanzi la nostra ricchezza di varietà, trasversale e biodinamica, quindi usciremo bene da questo Vinitaly”, ha aggiunto. Sugli attacchi che ciclicamente il mondo del vino subisce, in nome della salute o sul fronte naturalista, il presidente degli enologi è categorico: “i vini naturali non esistono”. “La natura – ha spiegato Cotarella – ci ha dato l’uva per essere mangiata come frutto o per diventare aceto, perché diventi vino occorre l’intervento dell’uomo”. “Sul fronte degli attacchi salutisti – ha concluso il presidente – spesso a parlare sono pseudo scienziati o scienziati che di vino sanno molto poco e le loro uscite sono per lo più finalizzate a vendere qualche libro in più”.

Benevento: Stella Marotta vince il Master della Falanghina del Sannio 2024

La seconda edizione del Master sulla Falanghina del Sannio, che ha visto la partecipazione di venti concorrenti provenienti da tutta Italia, si è conclusa con la vittoria di Stella Marotta, sommelier campana di Capaccio (Salerno), che ha prevalso di un soffio sul concorrente Andrea Peruzzi di Cesena, a cui è andato il premio miglior comunicatore della Falanghina del Sannio. Terzo posto per Marco Curzi di Riccione, anch’egli protagonista di una gara davvero emozionante.

A Stella, Andrea e Marco, come a tutti i partecipanti: Silvano Di Giacomo, Alessia Giunti, Raffaele Sullo, Ivan Fernadenz Mendana, Andrea Russetti, Mauro Moragas, Antonella Mauriello, Giuseppe Mastandrea, Pasquale Esposito, Francesco Gardi, Daniele Pacelli, Luigi Salvatore Scala, Daniele Tamburri, Gianna Piscitelli, Silvia De Vita, Ombretta Ferretto e Antonio Calandriello,  vanno i complimenti per la loro conoscenza della denominazione e del territorio sannita oltre che per la capacità dimostrata di narrazione di una terra capace di emozionare.

La giuria è stata composta da: Sandro Camilli Presidente A.I.S. Italia, Tommaso LuongoPresidente A.I.S. Campania, Maurizio Zanolla Responsabile Nazionale Area Concorsi A.I.S. Italia, Libero Rillo Presidente del Consorzio Tutela Vini Sannio, Nicola Matarazzo Direttore del Consorzio Tutela Vini Sannio, Pasquale Carlo di Sannio Academy, Luca Matarazzo Responsabile Area Concorsi A.I.S. Campania e da un ospite illustre, l’enologo Angelo Pizzi.

L’appuntamento è per il prossimo anno con la terza edizione del Master AIS Falanghina del Sannio DOP.

 

Food for Profit fa tappa a Napoli, il docufilm che denuncia legame tra politica e lobby zootecniche in Europa

Oggi, sabato 23 Marzo alle ore 18 a Napoli, alla Casa del Mandolino e delle Arti Mediterraneee, verrà proiettato il docufilm “Food For Profit”, regia della giornalista Giulia Innocenzi e di Pablo D’Ambrosi.
Presente in sala Lorenzo Mineo (Coordinatore delle attività europee del movimento Eumans e lobbista sotto copertura in Food for Profit) e la dottoressa Annaclara Perrotti.

Con il coordinamento della Lav nella rete degli allevamenti intensivi  e grazie a telecamere nascoste, i registi denunciano lo stretto legame tra politica e lobby zootecniche attraverso immagini realizzate in alcuni allevamenti in Italia, Germania, Polonia e Spagna  evidenziando come la politica europea sia soggetta ad alcune lobby della carne, ignorando la tutela della salute dei cittadini, dell’ambiente e degli animali allevati che, solo in Italia, sono più di 630 milioni.

Il docufilm mette in luce l’ipocrisia dell’Unione Europea che, dietro al millantato Green Deal, in realtà finanzia gli allevamenti intensivi con quasi il 20% del suo budget;
come il comparto agricolo gestisca la politica lo dimostra, per esempio, la protesta dei “trattori” che ha paralizzato mezza Europa, solo per chiedere ancora più sovvenzioni nonostante sia il settore con maggiori aiuti europei, quasi 8 miliardi di euro l’anno.

“Bisogna cambiare direzione – avvertono gli organizzatori -. E lo si potrà fare solo sostenendo gli agricoltori che scelgono pratiche rispettose dell’ambiente e degli animali, magari indirizzando l’attività verso coltivazioni vegetali”.

Importantissimo sottolineare che la distribuzione di “Food for Profit” è indipendente e dipenderà dal supporto di comuni e singoli cittadini interessati per cui la visione del film e le donazioni date per la serata serviranno a fare sempre più luce su un modo di fare politica che non è più l’amministrazione della “polis” per il bene di tutti (Aristotele), ma il perseguire esclusivamente i propri interessi.

Divina Colomba, ecco i 40 lievitati finalisti da tutta Italia

Tanta arte dolciaria della Campania tra le migliori Colombe pasquali d’Italia.

Saranno 40 i lievitati finalisti che si contenderanno la finale dell’edizione 2024 di “Divina Colomba, il concorso organizzato da Goloasi che in vista della prossima Pasqua premierà le colombe artigianali più buone dell’anno. Dopo tre giorni di intenso lavoro per gli assaggi alla cieca, la commissione tecnica ha definito quali saranno le colombe candidate alla degustazione finale della sesta edizione del contest che decreterà, lunedì 4 marzo 2024 a Bari, la Miglior Colomba Artigianale d’Italia nelle tre categorie del concorso.

Oltre 200 gli artigiani che si sono messi in gioco per l’edizione 2024 del contest. 20 saranno le candidate al podio di “Miglior Colomba Tradizionale”, quindi quella con canditi di agrumi, 15 per la “Miglior Colomba al Cioccolato”, rigorosamente con impasto scuro, e 5 per la categoria novità di quest’anno: “Miglior Colomba Salata”. A definire i migliori lievitati della tradizione pasquale, assegnando una valutazione unanime per ognuna delle oltre 300 colombe assaggiate, è stata la commissione tecnica composta da professionisti del settore:Claudio Gatti, Maurizio Cossu, Daniele Scarpa, Alessandro Bertuzzi, Claudio Colombo e Paolo Caridi.

Sempre a loro, spetterà il compito di assaggiare nuovamente i lievitati nel corso della degustazione finale che si svolgerà lunedì 4 marzo 2024 all’Hotel Parco dei Principi di Barie in diretta streaming, e che sarà seguita dalla proclamazione dei vincitori.

“Sono stati tre giorni intensi ma molto proficui. – ha commentato Massimiliano Dell’Aera, fondatore di Goloasi e ideatore del concorso – Ritengo che la sperimentazione della giuria a confronto si sia rivelata una strategia vincente. In fase di assaggio i giudici hanno potuto confrontarsi fra loro condividendo un singolo voto per ogni colomba, cosa che punta a rendere il concorso ancora più limpido ed equilibrato. La prerogativa dell’utilizzo dell’impasto scuro nella colomba al cioccolato è stata una bella sorpresa e gli artigiani hanno realizzato degli ottimi prodotti, dimostrando grande impegno. Anche per la categoria colomba salata ci sono state proposte molto interessanti con l’utilizzo di diversi tipi di formaggi e salumi, abbinati alla cipolla rossa caramellata, ai funghi porcini, ad erbe particolari o a prodotti piccanti”

Il contest Divina Colomba è rivolto a tutti i titolari, familiari e dipendenti di attività con sede in Italia che producono colombe artigianali nell’assoluto rispetto del disciplinare di legge (Decreto 22 luglio 2005 Disciplina della produzione e della vendita di taluni prodotti dolciari da forno. GU n. 177 del 1-8-2005) e che si impegnano ad utilizzare solo lievito madre fresco e canditi senza anidride solforosa e a non utilizzare conservanti, emulsionanti, mono e digliceridi, oltre a coloranti o aromi artificiali. Non vi è alcun vincolo di utilizzo di materie prime, pertanto i partecipanti sono liberi di utilizzare gli ingredienti che abitualmente usano.

Tutte le informazioni sul concorso sono sul sito www.goloasi.it e sulle pagine social ufficiali Divina Colomba.

ELENCO FINALISTI

“Miglior Colomba Tradizionale” 

Riccardo Manduca – Solodamanduca – Aprilia (Lt) – Lazio

Michele Iazzetta – Pasticceria Francesco Iazzetta – Cardito (Na) – Campania

Massimiliano Maiorano – La Forneria – Napoli – Campania

Domenico Petronella  – Maison Petronella – Altamura (Ba) – Puglia

Pasquale Pesce – Pasticceria Pesce 1896 – Avella (Av) – Campania

Antonio Masulli – Caffè Masulli – Somma Vesuviana (Na) – Campania

Gianluca Cecere – Cecere Visionary Dessert – Napoli – Campania

Matteo Papanice – Cresci – Castellana Grotte (Ba) – Puglia

Alessandro Izzo – Nobile – Castellamare Di Stabia (Na) – Campania

Vanna Scattolini – Madamadorè – San Pietro in Cariano (Vr) – Veneto

Roberto Moreschi – Roberto Pastry Bakery – Chiavenna (So) – Lombardia

Luigi Barbagallo – Squisito – San mango d’Aquino (Cz) – Calabria

Antonio Costagliola – Pasticceria Guantiera Bacoli (Na) – Campania

Manuel Turco – Caffetteria del Centro – Rende (Cs) – Calabria

Mattia  Orso – Pasticceria Mimosa – Fermo – Marche

Fiorenzo Ascolese – La Boutique dei Lievitati – San Valentino Torio (Sa) – Campania

Vito Saccente – Panificio Saccente – Palo del Colle (Ba) – Puglia

Antonio Fabozzi – A.F. Pasticceria – Casal di Principe (Ce) – Campania

Michele Falcone – Pasticceria Falcone – Vieste (Fg) – Puglia

Cinzia Falleri – I Lievitati di Cinzia – Cinquale di Montignoso (Ms) – Toscana

“Miglior Colomba al Cioccolato”

Roberto Catelli – Pasticceria Caesar – L’Aquila – Abruzzo

Leonardo Romano – Pasticceria Pesce 1896 – Avella (Av) – Campania

Enzo Martuccio – Pasticceria Enzo Martuccio – Colle Sannita (Bn) – Campania

Lorenzo Perilli – Il Brezel – San Nicandro Garganico (Fg) – Puglia

Francesco Flammini – Pasticceria Sibilla – Visso (Mc) – Marche

Luca Pirro – Gelati Noir – San Marco In Lamis (Fg) – Puglia

Antonio Masulli – Caffè Masulli – Somma Vesuviana (Na) – Campania

Matteo Ripani  – Pasticceria Cardenà – Sant’Elpidio a Mare (Fm) – Marche

Camillo La Morgia – Crema e Cioccolato – Lanciano (Ch) – Abruzzo

Raffaele Romano – Gran Caffè Romano – Solofra (Av) – Campania

Gianluca Cecere – Cecere Visionary Dessert – Napoli – Campania

Fiorenzo Ascolese – La Boutique dei Lievitati – San Valentino Torio (Sa) – Campania

Antonio Scalese – Bubbo Brunella Bakery – Cerva (Cz) – Calabria

Salvatore Sgrizzi – Mazzitelli Panificio Pasticceria – Rescaldina (Mi) – Lombardia

Mattia Buffolo – Campana Select Food – Palestrina (Rm) – Lazio

“Miglior Colomba Salata”

Matteo Papanice – Cresci – Castellana Grotte (Ba) – Puglia

Stefano Bianco – Pasticceria Bianco – Lecce – Puglia

Sergio Scovazzo – Grano Fornai in Fermento – Santena (To) – Piemonte

Fiorella Ciardi – Dolci&Salati – Castellabate (Sa) – Campania

Davide Muro – Antica Pasticceria Castino – Pinerolo (To) – Piemonte

In Sicilia il cannolo più lungo del mondo, oltre 21 metri

Adesso è ufficiale: il cannolo più lungo del mondo è stato realizzato in Sicilia, 21 metri e 43 centimetri di lunghezza e un centinaio di pasticceri e cuochi provenienti da tutta Italia, coordinati dal maestro pasticcere Lillo Defraia, hanno realizzato il record a Caltanissetta.

Il tentativo risale all’11 settembre del 2022, a comunicare l’iscrizione nel Guinnes World Records, assieme al detentore Defraia, il past president Ristoworld Italy, Marcello Proietto di Silvestro. “Con una nota del 22 gennaio scorso – commentano i due organizzatori – il Guinness World Records ha ufficialmente comunicato la convalida del record e l’iscrizione del primato che ci riempie di gioia e premia un lavoro corale di oltre 4 anni. Il cannolo più lungo del mondo è siciliano. L’iniziativa ha visto il patrocinio della Regione Sicilia Assessorato Turismo, Sport e Spettacolo, della Città di Caltanissetta, e di partner pubblici e privati che hanno dato vita ad un momento fantastico. A loro, alle giacche bianche, a tutti i volontari e a quanti si sono spesi per questo record incredibile, unitamente a Pasticceria Internazionale, media partner dell’evento, il nostro grazie”.

Nei prossimi i giorni il dettaglio delle ultime fasi di convalida del record sarà illustrato nel corso di una conferenza stampa al Palazzo di Città di Caltanissetta, alla presenza del sindaco Roberto Gambino e dei rappresentanti istituzionali del territorio.

Ricostruita la storia genetica del caffè Arabica

Grazie alla più completa ricostruzione effettuata finora dei suoi cromosomi, è stata ricostruita con grande dettaglio la storia genetica del caffè Arabica, la specie responsabile di oltre il 60% della produzione globale di caffè. Il risultato, pubblicato sulla rivista Nature Communications, arriva dal gruppo internazionale guidato dall’azienda biotecnologica IGA Technology Services e dall’Istituto di Genomica Applicata di Udine, con l’importante contributo dell’Università di Udine, dell’Università di Verona e delle aziende illycaffè di Trieste e Lavazza Group di Torino. Le informazioni ottenute potrebbero aiutare a sviluppare nuove varietà di caffè più resistenti alle malattie o con aromi diversi. Il caffè commerciale deriva principalmente dalla miscela di due specie: Coffea canephora, conosciuta come Robusta, e Coffea arabica. “Rispetto ad altre forme coltivate di caffè, Arabica è una specie il cui genoma si è formato in tempi relativamente recenti in Africa dall’unione di due specie: un antenato dell’attuale caffè Robusta e un’altra specie strettamente imparentata, la Coffea eugeniodes”, dice all’ANSA Gabriele Di Gaspero dell’Istituto di Genomica Applicata, coordinatore insieme a Michele Morgante dello studio che vede come primi firmatari Simone Scalabrin, Gabriele Magris e Mario Liva. “Possiede quindi 4 copie per ciascuno degli 11 cromosomi che costituiscono il suo genoma, invece delle 2 copie che si ritrovano in ciascuno dei suoi progenitori”: ciò rende molto più complessa l’interpretazione e l’analisi dei dati.

I ricercatori hanno utilizzato le più recenti tecnologie di sequenziamento genico per assemblare una ‘mappa’ molto più completa dei cromosomi del caffè Arabica. I risultati evidenziano in primo luogo una diversità genetica molto bassa per questa specie. “Derivando da un unico evento di ibridazione, la poca diversità che si osserva è dovuta solo a mutazioni che si sono accumulate a partire da quel primo individuo – continua Di Gaspero – mentre la diversità ancestrale presente nelle specie progenitrici è rimasta confinata a loro”. I dati hanno però rivelato anche numerose mutazioni cromosomiche recenti, come parti mancanti o, al contrario, presenti in quantità doppia, oppure regioni che si sono traferite in un’altra posizione. Questi eventi sono importanti perché potrebbero rappresentare una fonte fondamentale di variazione genetica. “In una specie con così poca diversità naturale – aggiunge il ricercatore Gabriele Di Gaspero – quando si propaga il caffè per seme per ottenere le piantine da utilizzare in nuove piantagioni, si genera frequentemente variabilità per effetto di alterazioni naturali nel numero di copie cromosomiche. Questa è una condizione che Arabica tollera bene, perché possiede copie soprannumerarie per ciascun cromosoma – conclude il ricercatore – e può essere il motore per la comparsa di nuove varietà”.

Natale: 980 milioni di dolci made in Italy consumati nel mondo

Natale fa crescere nel mondo gli acquisti di specialità alimentari made in Italy: nell’ultimo anno, tra panettoni, pandoro, cioccolato e prelibatezze tipiche, ne abbiamo esportate per un valore di 980 milioni di euro, con un aumento del 9,7% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Lo rileva Confartigianato che ha redatto una classifica dei Paesi più ‘golosi’ di prodotti natalizi italiani: in pole position c’è la Francia, seguita da Germania e Regno Unito. Nell’ultimo anno, i nostri cugini d’Oltralpe hanno comprato 194 milioni di euro di dolci natalizi (pari al 19,8% del nostro export di questo tipo di prodotti). In Germania ne abbiamo esportato per 165 milioni (16,9% del totale esportato), mentre nel Regno Unito le nostre esportazioni di pasticceria per le ricorrenze è pari a 81 milioni (l’8,3% del totale). Gli Stati Uniti sono al quinto posto tra i nostri clienti, con 40 milioni di prodotti acquistati. Secondo Confartigianato le feste di Natale fanno impennare anche la spesa degli italiani che quest’anno, a dicembre, raggiungerà il valore di 24,4 miliardi, vale a dire il 28,3% in più della media annuale. Quasi due terzi degli acquisti, pari a 15,9 miliardi, saranno dedicati ad alimentari e bevande. E nei consumi natalizi del 2023 spiccano quelli che puntano sulla tipicità, sull’identità territoriale, sull’unicità e qualità di prodotti e servizi. Un trend che coinvolge 311mila aziende artigiane con 882mila addetti che operano in 47 settori, dalle specialità alimentari all’oggettistica, dall’abbigliamento ai prodotti per la casa fino ai giocattoli. “A favorire l’acquisto di prodotti artigiani – sottolinea il presidente di Confartigianato Marco Granelli – è la sempre più diffusa attenzione alla qualità, all’unicità e alla sostenibilità di prodotti ‘su misura’, personalizzati, tipici del territorio, a basso impatto sull’ambiente. Per questo Confartigianato rilancia anche quest’anno la campagna ‘Acquistiamo locale’: un invito a regalare e a regalarsi doni che esprimono il valore artigiano made in Italy”. A livello regionale, Confartigianato stima che si spenderà di più in acquisti natalizi in Lombardia con 4,3 miliardi di euro (17,5% del totale nazionale). Seguono il Lazio con 2,4 miliardi, il Veneto (2 miliardi), la Campania (1,9 miliardi), l’Emilia-Romagna (1,9 miliardi), la Sicilia (1,9 miliardi), il Piemonte (1,9 miliardi), la Toscana (1,5 miliardi), la Puglia (1,4 miliardi).