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Regioni, tappa in Toscana per Commissione bicamerale sui Lep. Prosegue il ciclo audizioni legato all’autonomia differenziata

Ha fatto tappa in Toscana la Commissione bicamerale per le Questioni regionali che sta svolgendo un ciclo di audizioni sui Livelli essenziali di prestazione (Lep) legato all’attuazione dell’autonomia differenziata. “Oggi è la settima tappa e i risultati li vedremo alla fine – ha spiegato il presidente della Commissione, il senatore Francesco SILVESTRO, oggi a Firenze -. Stiamo raccogliendo tutte le istanze che arrivano dal territorio per capire la situazione dei Lep. L’Italia è rappresentata da 20 regioni e ognuna è diversa quindi non troviamo una soluzione piatta, ogni regione ha le sue difficoltà e i suoi vantaggi. Cerchiamo di capire dove c’è l’esigenza di migliorare e dove ci sono già delle eccellenze che si possono trasmettere alle altre regioni”. Dalla Toscana, ha aggiunto SILVESTRO, “ci aspettiamo che i servizi funzionino, che la sanità non sia l’eccellenza però che sia a buon punto, di avere uno standard qualitativo di Lep in media. E poi ci aspettiamo che ci sia capacità di riscossione dei tributi locali perché quello è importante per sostenere tutti questi costi”. Al termine del ciclo di audizioni in tutte le regioni, ha continuano SILVESTRO, “daremo il nostro parere complessivo di tutta questa indagine, per dare coscienza ai due rami del Parlamento, che poi prenderanno le loro decisioni. Ritengo che sia un lavoro veramente importante perché quanto si parla di autonomia e quando si parla di Lep ognuno dice la sua, ma solo venendo sui territori possiamo portare un grande contributo a questa legge sull’autonomia differenziata che potrà cambiare il nostro Paese”

Il vescovo di Napoli, l’autonomia differenziata divide l’Italia

L’autonomia differenziata “contiene nel suo corpo la divisione, intesa come volontà egoistica e come perverso progetto politico. La volontà egoistica dei ricchi e dei territori ricchi, il progetto, antico di poco più di quarant’anni fa, di dividere l’Italia, separando il suo Nord, divenuto opulento con le braccia e l’intelligenza dei meridionali, da quel Sud impoverito dalla perdita di risorse, di forze fisiche e intellettuali, svuotato progressivamente di fondamentali ricchezze al posto delle quali sono arrivati a fiumi inganni e false promesse”. È la dura presa di posizione ribadita dal vescovo di Napoli, don Mimmo Battaglia, contro la legge sull’autonomia differenziata. “La stessa parola, ‘differenziata’ – prosegue il presule, in una lunga ‘riflessione’ – significa che l’autonomia non è uguale per tutte le regioni, che essa, appunto, si differenzia tra quelle forti, che con l’autonomia diventeranno più forti, dalle regioni deboli, che paradossalmente diventeranno più deboli. Insomma, si realizza, anche nelle istituzioni, quella dinamica che legittima l’ingiustizia più grave. Quella che fa i pochi ricchi nel mondo più ricchi e il novanta per cento degli esseri umani più poveri”. Ma, secondo il vescovo di Napoli, “c’è anche un fatto che rende più grave la decisione del Senato e delle forze politiche che l’hanno determinata. Questa trasformazione nel Paese avviene quando due debolezze si intrecciano pericolosamente, quella della politica e quella del Meridione. Basterebbe solo questo per accendere le menti più attente e i cuori più sensibili. E per comprendere meglio che quella parola, accompagnata dal più breve articolo, incomprensibile per la povera gente, i Lep (anche questo a coprire la furbizia dei potenti), risulterà ingannevole anche quando lo Stato, che non ha più soldi, trovasse i tanti miliardi che servirebbero per attuarli”. “Il vero inizio del buon cambiamento – prosegue il vescovo – si avrà quando tutti partiremo dal Sud. Per una sola volta gli altri, che sono ‘lontani’, scendano qui. Idealmente si diventi tutti insieme Sud per coglierne tutto il dolore e insieme tutta la sua grandezza, per fare più ricca tutta l’Italia con il prezioso contributo del Mezzogiorno”. Infine, un’esortazione: “Che il Vangelo e la Costituzione, in questo tempo complesso e difficile, che chiede la generosità e l’impegno politico di tutti, ci tolgano il sonno, divengano un peso sulla nostra coscienza, fino a quando ogni riforma e ogni legge, anche la più piccola, non sia orientata al bene di tutti, iniziando dai più fragili”, così da far crescere “una comunità rinnovata, fondata sulla solidarietà, sulla giustizia, sulla pace”.

Primo giro boa per il decreto Sud, Zes unica per il Mezzogiorno

L’Assemblea di Montecitorio ha votato la fiducia, con 184 sì, 106 no e 2 astenuti, chiesta dal Governo per il decreto con le “disposizioni urgenti in materia di politiche di coesione, per il rilancio dell’economia nelle aree del Mezzogiorno del Paese, nonché in materia di immigrazione”.

Il testo, dopo la votazione finale della Camera, passerà poi al Senato e dovrebbe venire convertito in legge entro il 18 novembre. Varie le novità introdotte. Si parte dalla Zes unica per il Mezzogiorno e dal coordinamento tra le risorse europee e nazionali per la coesione e quelle del Pnrr, da un lato, e le risorse del ‘Fondo per lo sviluppo e la coesione’ del ciclo di programmazione 2021-2027, dall’altro. A tal proposito, si prevede una Cabina di regia a Palazzo Chigi per lo sviluppo delle aree interne. Si introduce lo strumento dell'”Accordo per la coesione”, in sostituzione dei “Piani di sviluppo e coesione”, per attuare gli interventi finanziati con il Fondo. E si dà la possibilità di finanziare gli interventi e le linee d’azione strategiche inserite negli ‘Accordi per la coesione’, stipulati con amministrazioni centrali, Regioni e Province autonome, anche con altre risorse disponibili come i fondi europei e le risorse destinate ad interventi complementari.

Il decreto interviene, poi, sulla disciplina dei Contratti istituzionali di sviluppo (Cis). Da un lato, prevede di limitare la stipula dei Cis esclusivamente per realizzare interventi finanziati con le risorse del ‘Fondo per lo sviluppo e la coesione’ di valore complessivo non inferiore a 200 milioni di euro e di valore unitario non inferiore alle soglie di rilevanza europea, come indicate nel nuovo codice dei contratti pubblici. E, dall’altro, la riformulazione della normativa sui poteri sostitutivi in capo al Governo in caso di inerzia o inadempimento delle amministrazioni pubbliche responsabili degli interventi. Si istituisce a Palazzo Chigi anche un’altra Cabina di regia: quella per lo sviluppo delle aree interne, presieduta dal ministro per gli Affari europei, con il compito di approvare il ‘Piano strategico nazionale delle aree interne’ (Psnai). Alla Cabina compete anche di monitorare l’utilizzo delle risorse finanziarie. Dal 2024 la Zona Economica Speciale per il Mezzogiorno (Zes unica) comprenderà Abruzzo, Basilicata, Calabria, Campania, Molise, Puglia, Sicilia, Sardegna e sostituirà le Zes attuali. E anche su questo si prevede una Cabina di regia Zes alla Presidenza del Consiglio. Un portale web garantirà la conoscenza dei benefici riconosciuti alle imprese. Per quanto riguarda i migranti, si estende da 6 a 18 mesi il limite massimo di permanenza nei Centri Per il Rimpatrio (CPR) degli stranieri in attesa di espulsione. Gli hotspot e i CPR vengono aggiunti all’elenco delle opere di difesa e sicurezza nazionale. E si stabilisce che le opere destinate alla difesa militare non siano soggette all’accertamento di conformità alle previsioni urbanistiche né al rilascio di titolo.

Le opposizioni

Il decreto è stato molto criticato dalle opposizioni sia perché, come ricorda Filiberto Zaratti (AvS) non “ha alcun carattere d’urgenza, sia perché si “è arrivati a 4 voti di fiducia in un mese”, sia perché si “reintroducono le province per svuotarle di gni potere”. Ma il centrosinistra va all’attacco anche per l’estensione dei tempi di detenzione dei migranti, sia perchè si vuole portare “un centralismo esasperato al Sud e l’autonomia differenziata al Nord”, con “Fitto che deciderà su ogni cosa da Napoli in giù”. E sul testo, la maggioranza ha tentato, senza riuscirci, anche un blitz in Commissione per far passare una norma che avrebbe consentito di procedere senza autorizzazioni sui rigassificatori e le centrali nucleari. Contestata anche la norma che consente ad una partecipata dello Stato, la Sace, di garantire le cauzioni delle imprese private che gestiscono le risorse idriche. “Si usano le risorse dello Stato per dare una mano alle imprese private”, osserva Anthony Barbagallo (Pd).