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Nasce il centro per l’Ia, si parte da auto e aerospazio

Torino sarà la base del centro AI, con lo smistamento delle applicazioni dell’intelligenza artificiale ai settori industriali: si partirà da aerospazio e automotive, ma l’obiettivo è andare oltre.

A battezzarla – nella cornice storica del Museo del Risorgimento di Torino – sono stati tre ministri: Giancarlo Giorgetti dell’Economia, Adolfo Urso delle Imprese e del Made in Italy e Anna Maria Bernini dell’Università. Con loro il sindaco Stefano Lo Russo e il governatore del Piemonte Alberto Cirio, ma anche molti manager di grandi gruppi. “Lo Stato spenderà nei prossimi cinque anni 1,7 miliardi nell’intelligenza artificiale, ma non conta il dispiegamento di risorse, quanto la capacità di spenderle efficacemente” spiega Giorgetti. “E’ la sommatoria degli stanziamenti in diversi ambiti dell’intelligenza artificiale. Ci rendiamo conto che rispetto all’ammontare degli investimenti dei colossi americani e cinesi magari è poca cosa. L’importante è focalizzarsi su un aspetto forte della nostra economia che è la manifattura. Se ci concentriamo sull’intelligenza artificiale applicata alla manifattura possiamo dire la nostra”, aggiunge il ministro dell’Economia. “E’ un evento importante per Torino, per il Paese e per il sistema industriale. Non poteva che nascere qui, dove è partita la rivoluzione industriale. La persona deve essere sempre al centro” dice Urso che sottolinea il collegamento con i centri di Genova, Bologna e Pavia. “Non dobbiamo subire l’intelligenza artificiale, ma governarla. L’azione del governo è finalizzata a incardinare nel Paese infrastrutture strategiche di ricerca” afferma Bernini. La sede di partenza sarà nella cosiddetta “farfalla”, lo stabile accanto al grattacielo della Regione Piemonte nato per ospitare i convegni e gli eventi. Sarà presieduta da Fabio Pammoli, docente di Economia al Politecnico di Milano. Giorgetti ha indicato “target sfidanti”: entro 3 anni le entrate da risorse esterne devono essere pari al fondo di dotazione dello Stato di 20 milioni, entro 5 anni i proventi da collaborazione industriale dovranno superare la dotazione del fondo statale. “Apprezziamo l’iniziativa del governo di istituire una Fondazione dedicata che potrà mettere a sistema e dare impulso al mondo della ricerca, dell’industria e degli investimenti finanziari. Come Cdp Vc collaboreremo attivamente per contribuire alla riuscita dell’iniziativa” afferma l’amministratore delegato di Cdp Venture Capital, Agostino Scornajenchi. “È un progetto a cui lavoriamo dal 2020, avevamo iniziato con l’ex sindaca Appendino e siamo andati avanti con Lo Russo. il Covid lo ha rallentato senza mai metterlo in discussione. È un fatto storico per l’Italia e per il Piemonte” sottolinea Cirio. “Un nuovo salto epocale come la rivoluzione industriale e quella digitale. Il fatto che il governo abbia scelto Torino punto di partenza. Torino è una delle capitali industriali d’Europa, l’ambizione che dobbiamo avere è continuare a fare squadra”, aggiunge Lo Russo.

Pronto il bio-computer fatto di Dna, ha 100 miliardi di circuiti

È pronto il bio-computer basato sul Dna, la molecola che contiene il manuale di istruzioni per la vita: non è il primo tentativo di realizzare un sistema di elaborazione dati biologico, ma in questo caso i ricercatori guidati dall’Università cinese Jiao Tong di Shangai sono riusciti a mettere a punto un dispositivo in grado di elaborare più di pochi algoritmi, e ciò grazie ai 100 miliardi di circuiti che è in grado di formare.

Il risultato è stato pubblicato sulla rivista Nature: per ora il bio-computer è in grado di risolvere equazioni ed altre operazioni matematiche ma, secondo gli autori dello studio, potrebbe essere adattato anche ad altri scopi, come la diagnosi di malattie. Il calcolo basato sul Dna è un’idea sviluppatasi molto rapidamente a partire dal 1994, in modo analogo ai computer quantistici, e ha il potenziale per creare macchine che offrono progressi significativi in termini di velocità, capacità ed energia consumata. I ricercatori guidati da Hui Lv volevano costruire qualcosa che fosse più versatile rispetto agli sforzi precedenti, con una gamma più ampia di potenziali usi: “La programmabilità e la scalabilità costituiscono due fattori critici per ottenere un’elaborazione generica e versatile. La programmabilità – affermano gli autori dello studio – consente al computer di eseguire vari algoritmi, mentre la scalabilità consente la gestione di una quantità crescente di lavoro mediante l’aggiunta di risorse al sistema”.

L’approccio seguito dai ricercatori per raggiungere questo obiettivo si è basato su brevi sequenze di Dna fissate insieme per creare strutture più grandi, che possono poi essere integrate con varie combinazioni all’interno dei circuiti. I segmenti di Dna sono stati mescolati all’interno di provette riempite di liquido, facendo affidamento su reazioni chimiche per attaccare i pezzetti l’uno all’altro.

IA, il 49% dei dipendenti preoccupato dei nuovi sviluppi

I lavoratori sono ansiosi per l’emergere di soluzioni professionali che sfruttano l’intelligenza artificiale. Lo afferma un nuovo studio di LinkedIn, condotto su quasi 30 mila dipendenti di aziende di vario tipo. In 18 paesi tra cui l’Italia, quasi la metà dei lavoratori non conosce abbastanza gli sviluppi dell’IA in campo professionale, ma finge di esserne informato. Il 49% dei rispondenti infatti si dice preoccupato di dover saperne di più sull’intelligenza artificiale di quanto mostrato dai colleghi. E questo, per gli intervistati, è motivo di frustrazione e preoccupazione per il futuro. Poco meno del 40% afferma di sentirsi sopraffatto dall’incapacità di tenere il passo con gli sviluppi dell’IA mentre il 56% di non sapere come utilizzare l’intelligenza artificiale sul lavoro. Linkedin parla allora di “ansia da IA”, come di un fenomeno da non sottovalutare nei prossimi mesi.

 

Uno studio condotto a inizio anno da Goldman Sachs ha rilevato che oltre 300 milioni di posti di lavoro a livello globale potrebbero essere rimpiazzati da sistemi di intelligenza artificiale, in modo particolare quella generativa, in grado di sostituire fino a un quarto del lavoro svolto dai dipendenti in maniera automatica. In linea con tale studio, un’analisi dell’Organizzazione internazionale del lavoro, secondo cui i dipendenti amministrativi e le donne corrono il rischio maggiore dinanzi all’emergere di soluzioni di IA. Ma c’è anche chi vede dei vantaggi nell’utilizzo di piattaforme avanzate. Per Linkedin, il 45% dei lavoratori userà l’IA per migliorare l’equilibrio tra lavoro e vita privata, apprendere nuove competenze (39%) e concentrarsi su attività più interessanti (44%). Il 30% afferma che più tempo libero darà modo di rafforzare le proprie reti professionali.