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Il conflitto in Medio Oriente al giorno 96: Blinken in Israele, accuse a ONU e crisi umanitaria a Gaza

La guerra in corso nel Medio Oriente raggiunge il 96° giorno, mantenendo una tensione costante nella regione. Il segretario di Stato degli Stati Uniti, Antony Blinken, ha visitato Israele, dichiarando che “i Paesi della regione vogliono uno Stato palestinese”. Ha espresso preoccupazione per il numero eccessivo di civili e bambini morti a Gaza, sottolineando, tuttavia, che l’accusa di genocidio a carico di Israele è infondata.

Il governo israeliano ha lanciato un nuovo attacco all’ONU, con l’ambasciatore Gilad Erdan che accusa le Nazioni Unite di essere “complici dei terroristi”. Nel frattempo, l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ha lanciato un allarme sulla crisi umanitaria nella Striscia di Gaza, sottolineando la quasi totale assenza di cibo.

Il Qatar, nel tentativo di contribuire a una risoluzione pacifica, ha presentato una nuova proposta per la liberazione degli ostaggi israeliani a Gaza. Secondo quanto riferito da Canale 13, la proposta include l’esilio da Gaza per alcuni dirigenti di Hamas. La situazione rimane delicata, con molte sfide e accuse che complicano ulteriormente gli sforzi per una soluzione pacifica al conflitto.

Israele-Hamas, le dichiarazioni di USA e Cina. Netanyahu: diventeranno macerie

Israele ieri ha combattuto per respingere una delle più vaste invasioni del suo territorio degli ultimi 50 anni dopo che i militanti palestinesi di Gaza hanno lanciato un assalto mattutino al sud di Israele, infiltrandosi in 22 città e basi militari israeliane, rapendo civili e soldati israeliani e lanciando migliaia di razzi. verso città lontane come Gerusalemme.

In prima serata, l’esercito israeliano aveva affermato che i combattimenti sono continuati in almeno cinque località nel sud di Israele; diversi israeliani erano stati rapiti e portati a Gaza, inclusa un’anziana nonna; e almeno 250 israeliani erano stati dichiarati morti dai funzionari e più di 1.400 feriti. Israele ha reagito con massicci attacchi contro le città di Gaza, e il Ministero della Sanità di Gaza ha affermato che almeno 234 palestinesi sono stati uccisi in scontri a fuoco o attacchi aerei.

Intanto le sirene antiaeree in Israele avvertono di continui attacchi. Secondo funzionari israeliani e palestinesi sono state uccise più di 450 persone. Il primo ministro Benjamin Netanyahu ha promesso di reagire e di trasformare le roccaforti di Hamas “in macerie”.

Netta la posizione degli USA, espressa attraverso una nota ufficiale. “Gli Stati Uniti condannano inequivocabilmente gli spaventosi attacchi dei terroristi di Hamas contro Israele, compresi i civili e le comunità civili – si legge -. Non c’è mai alcuna giustificazione per il terrorismo. Siamo solidali con il governo e il popolo di Israele ed esprimiamo le nostre condoglianze per le vite israeliane perse in questi attacchi. Resteremo in stretto contatto con i nostri partner israeliani. Gli Stati Uniti sostengono il diritto di Israele a difendersi”.

Anche la Cina interviene nel dibattito politico internazionale affermando di essere profondamente preoccupata per l’attuale escalation di tensione e violenza tra Palestina e Israele. Lo ha detto un portavoce del ministero degli Esteri cinese. La Cina chiama “le parti pertinenti a mantenere moderazione e calma, a fermare immediatamente gli scontri, a proteggere i civili e a impedire alla situazione di avviarsi verso un deterioramento”. La nota rimarca le difficoltà e “la stagnazione a lungo termine dei processi di pace” ormai insostenibili. Il modo fondamentale per placare le ostilità “risiede nell’attuazione dei ‘due Paesi’ e nella creazione di uno stato palestinese indipendente”.

Israele sotto attacco, 5.000 razzi da Gaza. Netanyahu: siamo in guerra

Il Pentagono lavorerà per assicurare che Israele abbia “quello di cui ha bisogno per difendersi”. Lo afferma il ministro della Difesa americano Lloyd Austin, secondo quanto riportato dai media americani.

Dall’alba di oggi dalla Striscia si è riversata – a sorpresa – una pioggia di razzi verso il sud e il centro del Paese (Tel Aviv e Gerusalemme comprese) mentre dall’enclave palestinese penetravano in territorio israeliano decine di miliziani armati di Hamas (anche in parapendio), o dal mare. Per ora inIsraele ci sono 5 vittime (una donna a Gederot e quattro beduini del Negev) uccisi dai razzi, 15 i feriti, di cui uno grave. Ma – secondo i media – il bilancio è destinato ad aumentare. Il capo dell’ala militare di Hamas Mohammad Deif da Gaza ha definito l’operazione ‘Alluvione al-Aqsa’ causata “dalla profanazione dei luoghi santi a Gerusalemme” e dal costante rifiuto da parte di Israele di “liberare i nostri prigionieri”. Poi ha aggiunto, che i razzi lanciati nella prima fase dell’operazione “sono stati 5.000”. Israele – dove oggi è shabbat e l’ultimo giorno del lungo periodo di festività religiose – è stato colto di sorpresa così come avvenne – hanno fatto notare analisti – nella Guerra di Kippur di 50 anni fa che si svolse in questa data. Poi ha dichiarato lo ‘stato di allerta di guerra’ e richiamato i riservisti mentre il premier Benyamin Netanyahu si appresta a presiedere una riunione urgente di sicurezza. Il ministro della difesa Joav Gallant ha denunciato che ‘Hamas ha lanciato una guerra ed ha commesso un grave errore’. Notizie non confermate al momento hanno riferito che nelle infiltrazioni dei miliziani armati di Hamas nel sud del Paese sono stati presi in ostaggio israeliani ad Ofakim e ci sarebbero sparatorie in corso a Sderot. Altre notizie – anche queste senza conferme – riferiscono di soldati catturati e portati a Gaza. A causa delle infiltrazioni di Hamas, l’esercito e la polizia hanno ordinato alla popolazione israeliana in prossimità della Striscia di restare al chiuso in casa. Nel frattempo sono state sospese tutte le proteste previste questa sera contro la riforma giudiziaria in ogni parte di Israele.