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Hamas: “Condanna il Veto USA all’ONU, Proseguiremo nella Lotta”

Hamas, il movimento islamico palestinese, ha espresso ferma condanna nei confronti del veto degli Stati Uniti al Consiglio di Sicurezza dell’ONU riguardo all’adesione piena della Palestina. In un comunicato ufficiale diffuso recentemente, il gruppo ha dichiarato che questa mossa rappresenta un duro colpo per le speranze di pace e di autodeterminazione del popolo palestinese.

“Nel momento in cui il Consiglio di Sicurezza avrebbe potuto compiere un passo significativo verso il riconoscimento pieno della Palestina come stato sovrano, il veto americano ha bloccato questa possibilità”, si legge nel comunicato. Hamas ha inoltre ribadito il suo impegno per la causa palestinese, affermando che continuerà la lotta fino a quando non sarà raggiunta la creazione di uno Stato palestinese indipendente e pienamente sovrano, con Gerusalemme come capitale.

Questa dichiarazione riflette la profonda delusione e l’indignazione che molti palestinesi provano nei confronti delle azioni degli Stati Uniti e di altri attori internazionali che sembrano ostacolare i loro sforzi per ottenere il riconoscimento e la dignità che ritengono di meritare.

Il veto americano al Consiglio di Sicurezza dell’ONU non fa che alimentare le tensioni in una regione già segnata da decenni di conflitto e sofferenza. Mentre il mondo osserva con preoccupazione lo stallo politico e le continue violazioni dei diritti umani nella regione, è chiaro che è necessaria una soluzione politica equa e sostenibile che tenga conto delle legittime aspirazioni di entrambi i popoli coinvolti nel conflitto israelo-palestinese.

Mentre Hamas riafferma la sua determinazione a perseguire la lotta per i diritti del popolo palestinese, resta da vedere quale sarà la risposta della comunità internazionale e se ci sarà qualche segnale di speranza per una risoluzione pacifica e duratura del conflitto.

Tensione crescente in Medio Oriente: Iran minaccia vendetta dopo attacco israeliano su Damasco

La guerra in corso tra Israele e Hamas ha raggiunto il giorno 183, e mentre il conflitto continua a scuotere la regione del Medio Oriente, nuove tensioni emergono con l’Iran che minaccia una risposta dopo un attacco israeliano su Damasco. Teheran ha messo in guardia gli Stati Uniti, chiedendo loro di “rimanere lontani da Israele” per evitare eventuali ripercussioni.

Le tensioni sono salite quando l’Iran ha dichiarato che la vendetta è “inevitabile”, lasciando intendere che avrebbe preso provvedimenti contro Israele in risposta agli attacchi. Secondo quanto riportato dal New York Post, le truppe iraniane sono in “massima allerta”, alimentando ulteriori preoccupazioni sulla possibilità di un escalation del conflitto nella regione.

L’emittente CBS ha riferito che Teheran potrebbe attendere la fine del Ramadan prima di lanciare eventuali attacchi con droni e missili contro lo Stato ebraico. Questa strategia potrebbe essere vista come un tentativo di massimizzare l’efficacia degli attacchi, approfittando di un momento di maggiore vulnerabilità da parte di Israele.

Le dichiarazioni di Hezbollah, un alleato chiave dell’Iran nella regione, hanno aggiunto ulteriore tensione al conflitto, sostenendo che la guerra è “a un punto di svolta”. Queste parole indicano una percezione diffusa che la situazione nel Medio Oriente stia raggiungendo un punto critico, con conseguenze potenzialmente devastanti per la stabilità della regione.

In conclusione, mentre la guerra in corso tra Israele e Hamas continua a destabilizzare il Medio Oriente, le nuove minacce provenienti dall’Iran rappresentano un ulteriore elemento di incertezza e rischio. È fondamentale che la comunità internazionale si impegni per trovare una soluzione diplomatica a questo conflitto, al fine di evitare un’escalation che potrebbe avere gravi conseguenze per l’intera regione.

Stretta di Israele sulle tv, ‘chiuderemo Al Jazeera’

Al Jazeera verrà oscurata in Israele. La Knesset ha dato il via libera ad una legge che stringe le maglie su tutte le emittenti straniere giudicate “una minaccia alla sicurezza” dello Stato ebraico, ma il bersaglio principale di questa operazione, caldeggiata da Benyamin Nethanyahu, è la rete satellitare del Qatar, da cui arriva buona parte dell’informazione sulla guerra a Gaza dal fronte palestinese. Il parlamento israeliano ha delineato il perimetro di intervento del governo, che d’ora in avanti potrà a ordinare ai “fornitori di contenuti” di cessare la trasmissione del canale, la chiusura degli uffici israeliani, la confisca delle apparecchiature e che il sito web sia messo offline. Gli ordini di chiusura avranno validità di 45 giorni ma potranno essere rinnovati per ulteriori periodi di 45 giorni. Il ministro delle comunicazioni Shlomo Karhi, che dovrà formalizzare o meno il bando di una rete straniera, subito dopo il varo della legge ha assicurato che “non ci sarà più libertà di parola in Israele per il portavoce di Hamas”. E poi è stato ancora più esplicito: “Al Jazeera chiuderà nei prossimi giorni”. A spingere in questa direzione il premier Netanyahu, che ha accusato l’emittente qatariota di essere “un organo di propaganda di Hamas e di aver partecipato attivamente al massacro del 7 ottobre”. Mentre l’esercito israeliano ha ripetutamente affermato che i giornalisti di Al Jazeera fossero “agenti terroristi”. Il canale basato a Doha (dove risiede anche il leader di Hamas Ismaïl Haniyeh) ha al contrario sempre respinto le accuse di Israele, denunciando anzi le forze armate dello Stato ebraico di prendere di mira sistematicamente i suoi reporter nella Striscia. Proprio il capo dell’ufficio di Gaza, Wael al-Dahdouh, era stato ferito da un attacco israeliano a dicembre, in cui era rimasto ucciso un suo cameraman. Il giro di vite sulle tv straniere è stato criticato dagli Stati Uniti. La Casa Bianca ha definito “profondamente preoccupante” la prospettiva di un oscuramento di Al Jazeera in Israele. “Continuiamo a supportare la libertà di stampa”, il commento del Dipartimento di Stato americano.

Mannoia: ‘Oggi chi parla di pace è messo in liste proscrizione’

“Oggi chi parla di pace viene ridicolizzato deriso, o peggio messo in liste di proscrizione. Se tanti anni fa mi avessero detto che avrebbero costruito muri per impedirei ai poveri, che noi abbiamo reso tali, di venire da noi, io non ci avrei creduto. Io non mi rassegno”. Lo ha detto Fiorella Mannoia dal palco di via dei Fori Imperiali a Roma dove si è concluso il corteo per la pace.

“Il Popolo palestinese sta pagando un prezzo spaventosamente alto per un crimine che non ha commesso schiacciato da Hamas e Israele”, ha ricordato. “Come scriveva Galeano ‘Nessuna guerra ha l’onestà di confessare ‘io uccido per rubare'”, ha aggiunto la nota cantante citando infine anche una canzone di De Andrè: “che la pietà non vi rimanga in tasca”.

Tensione nel Medio Oriente: Hamas propone un piano di cessate il fuoco, Israele risponde

La situazione nel Medio Oriente continua a essere caratterizzata da tensioni mentre la guerra giunge al giorno 124. In un tentativo di porre fine al conflitto, Hamas ha presentato un piano in tre fasi per un cessate il fuoco, in risposta ai mediatori del Qatar e dell’Egitto.

Il piano proposto da Hamas include lo scambio di ostaggi con prigionieri palestinesi detenuti da Israele, la restituzione dei corpi o dei resti delle persone uccise durante il conflitto, la ricostruzione di Gaza e il ritiro completo delle forze israeliane dall’enclave. In particolare, si richiede la liberazione di 1.500 detenuti, oltre a tutti i minori e gli anziani, portando il totale a un numero stimato tra 3.000 e 5.000 palestinesi.

Tuttavia, la risposta di Israele non si è fatta attendere, definendo le richieste di Hamas “inaccettabili”. Israele ha anche minacciato di attaccare le postazioni di Hamas a Rafah, al confine con l’Egitto, nel caso in cui i negoziati non portassero a una risoluzione accettabile.

Nel frattempo, la tensione è ulteriormente aumentata con gli Houthi, gruppo ribelle dello Yemen, che hanno lanciato sei missili balistici antinave dal territorio yemenita. Questi missili erano diretti verso due navi mercantili situate nella parte meridionale del Mar Rosso e nel Golfo di Aden, intensificando le preoccupazioni per la sicurezza nella regione.

La proposta di Hamas e la reazione di Israele evidenziano la complessità e la delicata natura del conflitto nel Medio Oriente, che continua a minare la stabilità e la sicurezza della regione. Mentre gli sforzi diplomatici sono in corso per raggiungere una soluzione pacifica, la situazione rimane estremamente volatile, con il rischio di ulteriori escalations e violenze.

Giorno 102 della Guerra in Medioriente: Violente Offensive e Tensioni Crescenti

Il conflitto in corso in Medioriente ha raggiunto il giorno 102, segnato da una serie di eventi drammatici che hanno causato la perdita di vite umane e alimentato le tensioni nella regione.

Bomardamenti israeliani a Gaza: Almeno 25 persone sono state uccise e decine ferite in seguito a bombardamenti israeliani che hanno colpito diverse zone della Striscia di Gaza. Gli attacchi hanno provocato una risposta immediata e decisa dalle Guardie Rivoluzionarie dell’Iran.

Attacco missilistico iraniano in Siria: Le Guardie Rivoluzionarie dell’Iran hanno lanciato un attacco missilistico contro “gruppi terroristici” in Siria, in risposta all’attentato avvenuto il 4 gennaio vicino alla tomba del generale Qassem Soleimani a Kerman. Questo sviluppo ha ulteriormente complicato la già complessa situazione nella regione.

Esplosioni vicino al consolato USA a Erbil: Esplosioni sono state segnalate anche vicino al consolato degli Stati Uniti a Erbil, in Iraq, causando diverse vittime civili. Questo incidente ha contribuito ad alimentare ulteriori preoccupazioni sulla sicurezza nella zona.

Morti di ostaggi israeliani: Yossi Sharabi e Itay Svirsky, due dei tre ostaggi del video diffuso da Hamas domenica sera, sono stati confermati morti. I corpi sono apparsi in un nuovo filmato pubblicato dal gruppo terroristico. Il presidente americano Joe Biden ha dichiarato che gli Stati Uniti continueranno a lavorare per liberare gli ostaggi.

Chiamata tra Giorgia Meloni e il primo ministro del Libano: Una telefonata tra Giorgia Meloni e il primo ministro del Libano, Najib Mikati, ha evidenziato la volontà di evitare un allargamento del conflitto a Gaza. I leader hanno discusso di strategie per mitigare le tensioni e trovare soluzioni diplomatiche.

Sospensione delle spedizioni di gas da parte del Qatar: Il Qatar ha annunciato la sospensione delle spedizioni di gas attraverso il Mar Rosso, una mossa che potrebbe avere ripercussioni sulla stabilità economica della regione.

In questo contesto di crescente violenza e instabilità, la comunità internazionale è chiamata a intervenire per promuovere il dialogo e cercare soluzioni diplomatiche che possano portare a una cessazione delle ostilità in Medioriente.

 Attacchi aerei degli Stati Uniti e del Regno Unito in Yemen: Reazioni e Prospettive Internazionali

 

Gli attacchi aerei condotti dagli Stati Uniti e dal Regno Unito contro postazioni Houthi nello Yemen hanno scatenato una serie di reazioni a livello internazionale, evidenziando la complessità e l’ampiezza delle implicazioni di questa escalation nel conflitto in corso.

**Risposta Statunitense e Alleati:**
Il presidente Joe Biden ha annunciato il coinvolgimento diretto delle forze militari statunitensi, in collaborazione con il Regno Unito e il sostegno di Australia, Bahrein, Canada e Olanda. Secondo Biden, questi attacchi rappresentano una risposta diretta agli attacchi Houthi che minacciavano la libertà di navigazione nel Mar Rosso, una delle rotte marittime più vitali del mondo. Il presidente ha sottolineato la determinazione a proteggere il popolo statunitense e il flusso internazionale del commercio.

**Iniziativa dell’Unione Europea:**
Bruxelles ha avviato il processo per una missione navale nel Mar Rosso, con il Servizio di azione esterna dell’UE proponendo il dispiegamento di almeno tre cacciatorpediniere o fregate antiaeree con capacità multi-missione per un periodo di almeno un anno. Tuttavia, ci sono dubbi sulla validità e l’efficacia di questa missione nel contesto attuale.

**Reazioni Internazionali:**
La Russia ha richiesto una riunione del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, condannando gli attacchi come una chiara violazione del diritto internazionale. Mosca ha sottolineato il loro impatto negativo sulla situazione in Medio Oriente. La Cina ha espresso preoccupazione e ha invitato tutte le parti coinvolte a evitare ulteriori escalation.

**Reazioni Regionali:**
L’Arabia Saudita ha dichiarato di seguire gli attacchi con grande preoccupazione, esortando a evitare un’escalation. Hamas ha avvertito che questa aggressione potrebbe portare a una più ampia estensione del conflitto, e gli Houthi hanno annunciato che continueranno ad attaccare le navi legate a Israele.

**Teheran e Riad:**
L’Iran ha condannato fermamente gli attacchi, definendoli un’azione arbitraria e una chiara violazione della sovranità dello Yemen. Allo stesso tempo, l’Arabia Saudita ha invitato a evitare un’escalation, evidenziando la crescente preoccupazione nella regione.

Questi sviluppi indicano una situazione delicata e complessa, con conseguenze potenzialmente significative sia a livello regionale che globale. Il mondo osserverà attentamente come si evolveranno gli eventi e come la comunità internazionale risponderà a questa nuova fase del conflitto.

Il conflitto in Medio Oriente al giorno 96: Blinken in Israele, accuse a ONU e crisi umanitaria a Gaza

La guerra in corso nel Medio Oriente raggiunge il 96° giorno, mantenendo una tensione costante nella regione. Il segretario di Stato degli Stati Uniti, Antony Blinken, ha visitato Israele, dichiarando che “i Paesi della regione vogliono uno Stato palestinese”. Ha espresso preoccupazione per il numero eccessivo di civili e bambini morti a Gaza, sottolineando, tuttavia, che l’accusa di genocidio a carico di Israele è infondata.

Il governo israeliano ha lanciato un nuovo attacco all’ONU, con l’ambasciatore Gilad Erdan che accusa le Nazioni Unite di essere “complici dei terroristi”. Nel frattempo, l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ha lanciato un allarme sulla crisi umanitaria nella Striscia di Gaza, sottolineando la quasi totale assenza di cibo.

Il Qatar, nel tentativo di contribuire a una risoluzione pacifica, ha presentato una nuova proposta per la liberazione degli ostaggi israeliani a Gaza. Secondo quanto riferito da Canale 13, la proposta include l’esilio da Gaza per alcuni dirigenti di Hamas. La situazione rimane delicata, con molte sfide e accuse che complicano ulteriormente gli sforzi per una soluzione pacifica al conflitto.

Crisi Nel Medio Oriente: Giorno 81 di Guerra, Respinta la Proposta Egiziana

La drammatica situazione nel Medio Oriente persiste, giungendo al giorno 81 di un conflitto che sembra non concedere tregua. Le ultime notizie provenienti dalla regione mettono in evidenza una serie di sviluppi critici, segnalando tensioni crescenti e un rifiuto categorico da parte di Hamas e della Jihad Islamica nei confronti di una proposta egiziana.

Il tentativo egiziano di negoziare un cessate il fuoco permanente in cambio della sostituzione del governo di Gaza è stato respinto categoricamente da entrambi i gruppi. L’offerta, volta a stabilire una tregua e a promuovere la stabilità nella regione, ha al momento ottenuto solo un rifiuto deciso da parte delle fazioni palestinesi coinvolte nel conflitto.

In un altro sviluppo significativo, un generale delle Guardie Rivoluzionarie iraniane è stato ucciso in Siria in un attacco condotto da Israele. Questo evento rafforza ulteriormente il coinvolgimento di attori regionali nella complessa rete di alleanze e rivalità che caratterizzano la situazione siriana.

Le cifre tragiche emergono anche dal campo profughi di Al Maghazi a Gaza, dove, secondo il ministero della Sanità controllato da Hamas, almeno 106 persone hanno perso la vita in un attacco. Questo aumento delle vittime civili aggiunge un ulteriore livello di disumanità a un conflitto già segnato da sofferenze e perdite.

Nel contesto di queste notizie avvolte dall’oscurità della guerra, il leader di Hamas a Gaza, Yahya Sinwar, rompe il silenzio e afferma con fermezza: “Non ci sottometteremo mai a Israele”. Le parole di Sinwar rivelano la determinazione e la resilienza delle fazioni palestinesi nonostante la pressione e la devastazione che il conflitto ha inflitto alla popolazione civile.

Mentre la comunità internazionale continua a cercare una soluzione diplomatica a questa crisi, la mancanza di un accordo tra le parti coinvolte e la persistente violenza nel Medio Oriente sollevano domande sulla possibilità di una risoluzione pacifica e duratura in un futuro prossimo. La comunità internazionale è chiamata a intensificare gli sforzi per porre fine a questo conflitto e promuovere la stabilità nella regione.

Vaticano: controlli e file per accedere a Piazza San Pietro

File più lunghe del solito questa mattina per accedere a Piazza San Pietro dove si terrà l’udienza generale di Papa Francesco, il primo appuntamento con folla di fedeli (ogni mercoledì sono diverse migliaia) dopo la nuova allerta scattata ieri che ha portato al rafforzamento dei controlli.

Attorno al Vaticano da giorni elevato il livello di sorveglianza e rafforzati i controlli a persone e veicoli in considerazione delle possibili minacce in un’area considerata “sensibile”.

Posti di blocco e mitra in vista. Si alza ancora di più rispetto alla settimana scorsa il livello di sicurezza attorno ai circa 400 obiettivi sensibili nella Capitale dove in totale sono oltre 4mila di varia importanza. In particolare è stata rinforzata la protezione esterna alla Città del Vaticano, dalla parte di via della Conciliazione ma anche di Porta Cavalleggeri e piazza Risorgimento. Posti di blocco di polizia e carabinieri, personale a terra con giubbotti anti-proiettile indossati e mitra in vista.

Le misure sono state rafforzate alla luce di quanto accaduto nella serata di lunedì a Bruxelles e degli allarmi terrorismo degli ultimi giorni seguiti all’attacco di Hamas a Israele.