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Studenti, ‘manifestazione a Roma il 1 giugno contro il governo’

I collettivi universitari Opposizione Studentesca d’Alternativa (Osa) e Cambiare rotta annunciano, con un post su Instagram, una manifestazione a Roma, il 1 giugno, “contro il governo Meloni, per la Palestina libera”. Scrivono, infatti, sui social: “Il governo, mentre finanzia le guerre ed è complice del genocidio del popolo palestinese, reprime violentemente ogni forma di dissenso interno”. Al centro della contestazione anche il “progetto di distruzione della scuola e di precarizzazione e sfruttamento del mondo del lavoro”. “Portiamo in piazza – concludono – la reale opposizione alla guerra, allo sdoganamento del fascismo, alla repressione dei manganelli. Portiamo in piazza la rabbia e la consapevolezza con cui abbiamo animato tutte le piazze di quest’anno: al fianco dei nostri fratelli palestinesi che resistono alla barbarie dell’imperialismo!”.

Hamas: “Condanna il Veto USA all’ONU, Proseguiremo nella Lotta”

Hamas, il movimento islamico palestinese, ha espresso ferma condanna nei confronti del veto degli Stati Uniti al Consiglio di Sicurezza dell’ONU riguardo all’adesione piena della Palestina. In un comunicato ufficiale diffuso recentemente, il gruppo ha dichiarato che questa mossa rappresenta un duro colpo per le speranze di pace e di autodeterminazione del popolo palestinese.

“Nel momento in cui il Consiglio di Sicurezza avrebbe potuto compiere un passo significativo verso il riconoscimento pieno della Palestina come stato sovrano, il veto americano ha bloccato questa possibilità”, si legge nel comunicato. Hamas ha inoltre ribadito il suo impegno per la causa palestinese, affermando che continuerà la lotta fino a quando non sarà raggiunta la creazione di uno Stato palestinese indipendente e pienamente sovrano, con Gerusalemme come capitale.

Questa dichiarazione riflette la profonda delusione e l’indignazione che molti palestinesi provano nei confronti delle azioni degli Stati Uniti e di altri attori internazionali che sembrano ostacolare i loro sforzi per ottenere il riconoscimento e la dignità che ritengono di meritare.

Il veto americano al Consiglio di Sicurezza dell’ONU non fa che alimentare le tensioni in una regione già segnata da decenni di conflitto e sofferenza. Mentre il mondo osserva con preoccupazione lo stallo politico e le continue violazioni dei diritti umani nella regione, è chiaro che è necessaria una soluzione politica equa e sostenibile che tenga conto delle legittime aspirazioni di entrambi i popoli coinvolti nel conflitto israelo-palestinese.

Mentre Hamas riafferma la sua determinazione a perseguire la lotta per i diritti del popolo palestinese, resta da vedere quale sarà la risposta della comunità internazionale e se ci sarà qualche segnale di speranza per una risoluzione pacifica e duratura del conflitto.

Tensione crescente in Medio Oriente: Iran minaccia vendetta dopo attacco israeliano su Damasco

La guerra in corso tra Israele e Hamas ha raggiunto il giorno 183, e mentre il conflitto continua a scuotere la regione del Medio Oriente, nuove tensioni emergono con l’Iran che minaccia una risposta dopo un attacco israeliano su Damasco. Teheran ha messo in guardia gli Stati Uniti, chiedendo loro di “rimanere lontani da Israele” per evitare eventuali ripercussioni.

Le tensioni sono salite quando l’Iran ha dichiarato che la vendetta è “inevitabile”, lasciando intendere che avrebbe preso provvedimenti contro Israele in risposta agli attacchi. Secondo quanto riportato dal New York Post, le truppe iraniane sono in “massima allerta”, alimentando ulteriori preoccupazioni sulla possibilità di un escalation del conflitto nella regione.

L’emittente CBS ha riferito che Teheran potrebbe attendere la fine del Ramadan prima di lanciare eventuali attacchi con droni e missili contro lo Stato ebraico. Questa strategia potrebbe essere vista come un tentativo di massimizzare l’efficacia degli attacchi, approfittando di un momento di maggiore vulnerabilità da parte di Israele.

Le dichiarazioni di Hezbollah, un alleato chiave dell’Iran nella regione, hanno aggiunto ulteriore tensione al conflitto, sostenendo che la guerra è “a un punto di svolta”. Queste parole indicano una percezione diffusa che la situazione nel Medio Oriente stia raggiungendo un punto critico, con conseguenze potenzialmente devastanti per la stabilità della regione.

In conclusione, mentre la guerra in corso tra Israele e Hamas continua a destabilizzare il Medio Oriente, le nuove minacce provenienti dall’Iran rappresentano un ulteriore elemento di incertezza e rischio. È fondamentale che la comunità internazionale si impegni per trovare una soluzione diplomatica a questo conflitto, al fine di evitare un’escalation che potrebbe avere gravi conseguenze per l’intera regione.

Tensione nel Medio Oriente: Hamas propone un piano di cessate il fuoco, Israele risponde

La situazione nel Medio Oriente continua a essere caratterizzata da tensioni mentre la guerra giunge al giorno 124. In un tentativo di porre fine al conflitto, Hamas ha presentato un piano in tre fasi per un cessate il fuoco, in risposta ai mediatori del Qatar e dell’Egitto.

Il piano proposto da Hamas include lo scambio di ostaggi con prigionieri palestinesi detenuti da Israele, la restituzione dei corpi o dei resti delle persone uccise durante il conflitto, la ricostruzione di Gaza e il ritiro completo delle forze israeliane dall’enclave. In particolare, si richiede la liberazione di 1.500 detenuti, oltre a tutti i minori e gli anziani, portando il totale a un numero stimato tra 3.000 e 5.000 palestinesi.

Tuttavia, la risposta di Israele non si è fatta attendere, definendo le richieste di Hamas “inaccettabili”. Israele ha anche minacciato di attaccare le postazioni di Hamas a Rafah, al confine con l’Egitto, nel caso in cui i negoziati non portassero a una risoluzione accettabile.

Nel frattempo, la tensione è ulteriormente aumentata con gli Houthi, gruppo ribelle dello Yemen, che hanno lanciato sei missili balistici antinave dal territorio yemenita. Questi missili erano diretti verso due navi mercantili situate nella parte meridionale del Mar Rosso e nel Golfo di Aden, intensificando le preoccupazioni per la sicurezza nella regione.

La proposta di Hamas e la reazione di Israele evidenziano la complessità e la delicata natura del conflitto nel Medio Oriente, che continua a minare la stabilità e la sicurezza della regione. Mentre gli sforzi diplomatici sono in corso per raggiungere una soluzione pacifica, la situazione rimane estremamente volatile, con il rischio di ulteriori escalations e violenze.

Giorno 102 della Guerra in Medioriente: Violente Offensive e Tensioni Crescenti

Il conflitto in corso in Medioriente ha raggiunto il giorno 102, segnato da una serie di eventi drammatici che hanno causato la perdita di vite umane e alimentato le tensioni nella regione.

Bomardamenti israeliani a Gaza: Almeno 25 persone sono state uccise e decine ferite in seguito a bombardamenti israeliani che hanno colpito diverse zone della Striscia di Gaza. Gli attacchi hanno provocato una risposta immediata e decisa dalle Guardie Rivoluzionarie dell’Iran.

Attacco missilistico iraniano in Siria: Le Guardie Rivoluzionarie dell’Iran hanno lanciato un attacco missilistico contro “gruppi terroristici” in Siria, in risposta all’attentato avvenuto il 4 gennaio vicino alla tomba del generale Qassem Soleimani a Kerman. Questo sviluppo ha ulteriormente complicato la già complessa situazione nella regione.

Esplosioni vicino al consolato USA a Erbil: Esplosioni sono state segnalate anche vicino al consolato degli Stati Uniti a Erbil, in Iraq, causando diverse vittime civili. Questo incidente ha contribuito ad alimentare ulteriori preoccupazioni sulla sicurezza nella zona.

Morti di ostaggi israeliani: Yossi Sharabi e Itay Svirsky, due dei tre ostaggi del video diffuso da Hamas domenica sera, sono stati confermati morti. I corpi sono apparsi in un nuovo filmato pubblicato dal gruppo terroristico. Il presidente americano Joe Biden ha dichiarato che gli Stati Uniti continueranno a lavorare per liberare gli ostaggi.

Chiamata tra Giorgia Meloni e il primo ministro del Libano: Una telefonata tra Giorgia Meloni e il primo ministro del Libano, Najib Mikati, ha evidenziato la volontà di evitare un allargamento del conflitto a Gaza. I leader hanno discusso di strategie per mitigare le tensioni e trovare soluzioni diplomatiche.

Sospensione delle spedizioni di gas da parte del Qatar: Il Qatar ha annunciato la sospensione delle spedizioni di gas attraverso il Mar Rosso, una mossa che potrebbe avere ripercussioni sulla stabilità economica della regione.

In questo contesto di crescente violenza e instabilità, la comunità internazionale è chiamata a intervenire per promuovere il dialogo e cercare soluzioni diplomatiche che possano portare a una cessazione delle ostilità in Medioriente.

A Napoli blitz pro Palestina davanti Consolato Usa

Manifestazione pro Palestina della Rete Napoletana per la Palestina dinanzi alla sede del consolato americano a Napoli. Diverse decine gli attivisti che per protesta prima si sono raccolti attorno a un bandierone dello Stato Palestinese nei pressi della Rotonda Diaz, poi si sono stesi esanimi sul manto stradale di viale Gramsci – a pochi metri dalla rappresentanza consolare Usa – ricoperti da un telo bianco, in qualche caso macchiato di rosso a testimoniare idealmente il sangue versato nel conflitto in corso. E’ intervenuta la polizia e non sono mancati momenti di tensione con manifestanti e agenti a stretto contatto e un’azione di respingimento messa in atto dai poliziotti dei reparti mobili. Il presidio si sarebbe dovuto tenere ieri alle 15 ma dalla Questura non era arrivato l’ok. Obiettivo della protesta “la rappresentanza consolare di Napoli degli Usa – spiegano gli attivisti – principale sostenitore politico e diretto sostenitore militare del massacro continuo e delle operazioni di pulizia etnica che l’esercito Israeliano sta mettendo in atto nella striscia di Gaza”.

Occupata Università Orientale Napoli a sostegno Palestina

La sede dell’Università l’Orientale di Napoli è stata occupata da un gruppo di studenti che hanno esposto uno striscione a sostegno della Palestina “fino alla vittoria” c’è scritto sul drappo appeso al balcone centrale di Palazzo Giusso. Nelle scorse settimane altri studenti avevano esposto una bandiera palestinese sulla facciata dell’Ateneo ed in altri luoghi della città. In un lungo comunicato gli studenti annunciano una conferenza stampa che si terrà nella sede dell’Ateneo per spiegare i motivi dell’occupazione.

Dopo una serie di considerazioni generali sullo scenario della guerra, gli studenti vogliono “denunciare anche dai luoghi del sapere la complicità ed il silenzio delle nostre istituzioni e del governo – si legge nel comunicato -. Il nostro è un atto che ha la finalità di riaprire il dibattito anche all’interno dell’università e far prendere posizione questa istituzione. Sappiamo che il nostro ateneo, come altri nel resto del paese, intrattengono rapporti di partnerariato e scambio di ricerche con le università israeliane e l’apparato militare-industriale italiano. Non vogliamo studiare in un’università che si rende complice di ciò che sta facendo un governo coloniale e criminale come quello israeliano “. “Pretendiamo – aggiungono – che l’università, nella figura del rettore Tottoli, si esponga pubblicamente a sostegno del popolo palestinese e per un cessate il fuoco immediato; che l’università riconosca pubblicamente il genocidio della popolazione palestinese di cui è responsabile il governo israeliano. E ancora, che l’università condanni pubblicamente le gravi violazioni dei diritti umani ed i crimini di guerra commessi dal governo di Israele: dall’uso del fosforo bianco, all’uccisione indiscriminata di civili, il bombardamento di scuole, ospedali e dei corridoi umanitari e l’assedio totale a cui è sottoposta in queste ore Gaza; che cessino gli accordi tra L’Orientale e le università israeliane, in quanto complici del regime di oppressione coloniale di insediamento e di apartheid, di gravi violazioni di diritti umani, compreso lo sviluppo di armamenti e di dottrine militari”.

Esercito israeliano, 123 soldati uccisi in scontri con Hamas

Sono 124 i soldati e 37 gli agenti di polizia israeliani uccisi da sabato scorso durante gli scontri con i palestinesi, la maggior parte al confine con la Striscia di Gaza. Lo fa sapere l’esercito citato da Times of Israel. Tra questi anche Jonathan Steinberg, comandante della Brigata Nahal e il colonnello Roi Levy, 44 anni, comandante dell’unità Ghost. Le autorità israeliane non hanno riferito il numero esatto delle persone prese in ostaggio, ma l’esercito ha fatto sapere di avere informato oltre 100 famiglie che i loro parenti sono prigionieri di Hamas.