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Europa al Centro del Cambiamento Climatico: Temperature in Rapida Ascesa e Impatti Drammatici

L’Europa è il continente che sta riscaldando più rapidamente, con temperature che aumentano a circa il doppio della media globale. Il rapporto “Stato europeo del clima 2023″ di Copernicus e dell’Organizzazione meteorologica mondiale (Omm) indica che i tre anni più caldi si sono registrati a partire dal 2020, con gravi impatti sulla salute e l’economia. La mortalità legata al caldo è aumentata del 30% negli ultimi 20 anni.

Nel 2023, i disastri climatici hanno causato numerosi morti: 63 per tempeste, 44 per inondazioni e 44 per incendi. Le perdite economiche sono stimate in oltre 13,4 miliardi di euro. L'”estate prolungata” ha visto ondate di calore, incendi e siccità, ma anche un record nella produzione di energia da fonti rinnovabili al 43%.

Tuttavia, il clima è stato imprevedibile, con giugno che è stato il più caldo nell’Europa nord-occidentale, mentre nelle aree mediterranee le precipitazioni sono state ben superiori alla media. Le condizioni estreme continuano a intensificarsi, mettendo a rischio la salute delle persone e causando danni significativi.

La paura di una guerra in Europa: Riflessioni su una prospettiva inquietante

La prospettiva di una guerra in Europa suscita timori diffusi, dalle persone comuni che vedono questa minaccia riapparire nella loro vita quotidiana agli analisti strategici che devono valutare le possibili conseguenze di un conflitto su vasta scala. Questo allarme riguarda anche i governi chiamati a gestire gli impatti presenti e futuri di una crisi che potrebbe avere ripercussioni disastrose per il continente. Tuttavia, la paura di qualcosa non ne condiziona affatto la probabilità di avverarsi.

La storia ci insegna che le guerre sono scoppiate anche quando nessuno le desiderava. La Seconda Guerra Mondiale, per esempio, nonostante la Conferenza di Monaco, è stata un tragico esempio di come il desiderio di pace non sia sempre sufficiente a impedire il conflitto.

Oggi, l’Europa è di fronte a una situazione critica, con la minaccia di guerra già presente da quasi dieci anni, dal momento in cui la Crimea è stata annessa dalla Russia e sono iniziate le rivolte nel Donbas. La minaccia russa è visibile e concreta, sia sotto forma di azioni militari convenzionali che attraverso strumenti ibridi come propaganda, ricatto e aggressione comunicativa.

La resistenza dell’Ucraina sta attraversando un momento difficile, con ritardi nell’approvazione di aiuti da parte dell’Europa e degli Stati Uniti, e la carenza di risorse militari. Nel frattempo, il dibattito a Bruxelles riguarda la possibilità di una “Difesa Europea”, ma ciò potrebbe essere troppo lontano nel tempo rispetto all’urgenza attuale.

Il Presidente francese Macron e il Presidente Putin hanno portato alla luce le ambiguità europee, evidenziando la necessità di prendere decisioni decisive. Macron ha sollevato l’ipotesi di inviare truppe in Ucraina se il fronte dovesse crollare, ricevendo risposte forti da altri leader europei.

La Francia ha capito che la sopravvivenza dell’Ucraina come Stato indipendente è cruciale per l’intera architettura politica e di sicurezza del continente. Macron ha sollevato il tabù dell’invio di truppe in Ucraina, mettendo in discussione fino a che punto l’Europa sia disposta a proteggere i suoi interessi nazionali e collettivi.

Nonostante sia spaventoso, l’Europa deve prepararsi al peggio e non temere di farlo. La situazione attuale disegna una spirale di violenza quasi inevitabile, e ignorare questa realtà potrebbe rendere il rischio di guerra ancora più concreto. È fondamentale che l’Europa affronti la situazione con determinazione e coesione, lavorando insieme per prevenire il verificarsi di un conflitto che avrebbe conseguenze disastrose per tutti.

Tensione crescente in Medio Oriente: Iran minaccia vendetta dopo attacco israeliano su Damasco

La guerra in corso tra Israele e Hamas ha raggiunto il giorno 183, e mentre il conflitto continua a scuotere la regione del Medio Oriente, nuove tensioni emergono con l’Iran che minaccia una risposta dopo un attacco israeliano su Damasco. Teheran ha messo in guardia gli Stati Uniti, chiedendo loro di “rimanere lontani da Israele” per evitare eventuali ripercussioni.

Le tensioni sono salite quando l’Iran ha dichiarato che la vendetta è “inevitabile”, lasciando intendere che avrebbe preso provvedimenti contro Israele in risposta agli attacchi. Secondo quanto riportato dal New York Post, le truppe iraniane sono in “massima allerta”, alimentando ulteriori preoccupazioni sulla possibilità di un escalation del conflitto nella regione.

L’emittente CBS ha riferito che Teheran potrebbe attendere la fine del Ramadan prima di lanciare eventuali attacchi con droni e missili contro lo Stato ebraico. Questa strategia potrebbe essere vista come un tentativo di massimizzare l’efficacia degli attacchi, approfittando di un momento di maggiore vulnerabilità da parte di Israele.

Le dichiarazioni di Hezbollah, un alleato chiave dell’Iran nella regione, hanno aggiunto ulteriore tensione al conflitto, sostenendo che la guerra è “a un punto di svolta”. Queste parole indicano una percezione diffusa che la situazione nel Medio Oriente stia raggiungendo un punto critico, con conseguenze potenzialmente devastanti per la stabilità della regione.

In conclusione, mentre la guerra in corso tra Israele e Hamas continua a destabilizzare il Medio Oriente, le nuove minacce provenienti dall’Iran rappresentano un ulteriore elemento di incertezza e rischio. È fondamentale che la comunità internazionale si impegni per trovare una soluzione diplomatica a questo conflitto, al fine di evitare un’escalation che potrebbe avere gravi conseguenze per l’intera regione.

Tronchetti Provera: ‘senza un disegno comune l’Ue al declino’

“L’Europa non è riuscita finora a mettere a fattor comune tutte le sue risorse. Al momento non c’è un progetto, ma solo qualche debole segnale sul fronte della difesa comune e della politica estera. Chi vince le elezioni europee deve riuscire a dare una regia comune”. Così a Repubblica l’ad di Pirelli Marco Tronchetti Provera. Rispetto agli Usa “in Europa ci sono strutture tecnico burocratiche complesse, molte regole, e un disallineamento tra politica monetaria e politica fiscale. Gli Stati Uniti hanno risposto a un’inflazione da domanda post-pandemia mettendo subito sul piatto delle imprese 700 miliardi di dollari con l’Inflation Reduction Act. In Europa, di fronte a un’inflazione innescata soprattutto dalle materie prime, non si è mosso niente”. Draghi parla di 500 miliardi all’anno per rilanciare l’Europa: “Ha ragione, anche se temo che le cifre siano molto più elevate. Abbiamo bisogno di un grande piano di rilancio: la digitalizzazione è la risorsa più efficace. Poi c’è la transizione energetica. L’Europa deve diventare autonoma dalle altre potenze. Ma deve muoversi molto in fretta”. Per finanziare il piano “la via maestra è agire sul bilancio europeo da finanziare anche attraverso strumenti quali gli Eurobond”. Cosa succederà se alle Europee prevarranno le spinte sovraniste? “Qualsiasi spinta sovranista dovrà comunque fare i conti con la crescita economica, un singolo paese da solo non va da nessuna parte. È fondamentale informare i cittadini dei rischi che si corrono: senza un’Europa unita si va verso il declino e la dipendenza da potenze straniere”.

Il bivio europeo. Elly Schlein pesca (anche) in Campania per salvare il Pd

È tempo di decisioni in casa Pd. Elly Schlein si gioca il tutto per tutto alle prossime Europee. Prendere o lasciare. Se il Pd andrà sotto il 20% sarà tracollo sicuro. Col serio rischio di rafforzare il governo Meloni e condannandosi all’irrilevanza. E tanti saluti al Campo Largo e alla sinistra d’alternativa. Ma andiamo con ordine. In questi giorni i vari capicorrente che hanno sostenuto Schlein al congresso sono al lavoro per garantire la conferma della giovane segretaria dem. L’obiettivo è chiaro sul piano politico ed elettorale. Tant’è vero che in Campania il Pd sta ultimando alcune candidature di peso per questioni di sopravvivenza in termini di leadership della propria segretaria. Tutti dentro i mister preferenze (o almeno così dovrebbe essere) insieme a qualche volto mediaticamente noto per ottenere voti di opinione (poi capiremo da dove usciranno).

Ma quali sono i profili ideali a cui sta lavorando il Nazareno? Il primo della lista è indubbiamente Sandro Ruotolo. L’ex collaboratore di Santoro è il portavoce in Campania di Elly Schlein ed è a tutti gli effetti uomo del Pd. A Napoli segue la corrente guidata da Andrea Orlando e che nel capoluogo fa riferimento all’ex segretario metropolitano ed ora parlamentare Marco Sarracino. Ruotolo è in cerca di una poltrona dalle Politiche dello scorso anno. Si candidò da senatore uscente ma non fu rieletto. Dal canto suo Schlein vorrebbe piazzarlo capolista al Sud ma Ruotolo ha chiesto garanzie elettorali dal partito che per ora non ha avuto. Da giornalista a giornalista il passo è breve. Il Pd a guida Schlein sta ultimando (i ben informati rivelano che siamo alle ultime battute) la candidatura di Lucia Annunziata. Lo storico volto Rai ha lasciato viale Mazzini in dissenso con l’attuale governo. Almeno stando alle versioni ufficiali. Ma è una bufala alla quale non crede nemmeno lei. Il Pd per candidarla le ha chiesto di dimettersi dagli incarichi professionali sulla falsa riga di come fece Santoro nel 2004 quando si candidò alle Europee nelle liste dell’Ulivo. Anche qui resta da capire la circoscrizione elettorale.

Lucia Annunziata è originaria di Sarno, piccolo comune in provincia di Salerno (non a caso Annunziata e Santoro si conoscono da sempre). Un dato che la collocherebbe nella circoscrizione meridionale. Ma la conduttrice campana è radicata da anni a Roma. Motivo valido per candidarla nella Circoscrizione Centro. Dalla stampa passiamo alla politica. Tramontata oramai la candidatura del governatore Enzo De Luca, è spuntata  la discesa in campo del sindaco di Bari Antonio Decaro. Sostenuta, salvo ripensamenti dell’ultim’ora, proprio dal governatore della regione Campania. In altre parole l’ex sindaco di Salerno si trova dinanzi a delle scelte da compiere nei confronti del partito. I suoi attacchi al Pd non hanno spento la possibilità di offrire una candidatura alle Europee. Le strade sono due. O sostiene Decaro creando una vera e propria ala interna al Pd caratterizzata dagli amministratori del Sud. Oppure piazza Lucia Fortini, assessore alle Politiche Sociali in Campania. Da qui non si scappa. Se ciò accadesse il Pd dovrebbe spiegarci cosa pensa realmente di De Luca. È un avversario? Bene. Dunque lo espelli e non accetti alcuna candidatura. Oppure è un governatore iscritto al Pd ma critico sulla linea del partito. E qui si aprirebbe un nuovo capitolo. Perché Schlein è contraria al terzo mandato se De Luca ha 2 mandati sulle spalle? Il libro mai scritto della politica parla chiaro. L’uscente (se governa bene aggiungiamo noi) è il favorito alla vittoria. Anche qui mistero della fede. Ma ci torneremo successivamente. Chi invece si gioca il tutto per tutto è l’ex sindaco di Villaricca Lello Topo.

Membro della direzione nazionale in quota Bonaccini, l’ex parlamentare spera di replicare il “modello Ferrandino” generati alle precedenti elezioni europee. Il sindaco di Ischia, dato per sicuro perdente dai capi del Pd, fu eletto grazie al sostegno di Mario Casillo, capogruppo dem in consiglio regionale, e dello stesso Topo, a quel tempo deputato in carica. Chi vivrà vedrà. Fra i deputati uscenti non saranno della partita l’ex procuratore antimafia Franco Roberti, destinato a concludere la sua carriera professionale, e Andrea Cozzolino per i motivi che l’hanno riguardato sul Qatargate. Pane al pane, vino al vino. Il tempo stringe e non c’è tempo da perdere. Il Pd per salvare capra e cavoli (e la sua segretaria) non può scendere sotto il 20%. Sotto a chi tocca.

La guerra in Ucraina: Giorno 499 e richiesta di adesione all’Alleanza Atlantica

La guerra in Ucraina ha raggiunto il giorno 499, segnando un tragico traguardo in un conflitto che ha causato sofferenza e distruzione. Il presidente ucraino, Volodymyr Zelensky, ha sollecitato la Nato a compiere passi concreti per l’adesione del suo paese all’Alleanza Atlantica. In questo contesto di tensione, Zelensky ha recentemente incontrato il presidente ceco, Pavel, e ha programmato un viaggio in Turchia per un incontro con il presidente Erdogan, al fine di esercitare pressione su Mosca.

Situazione critica a Leopoli e tensione intorno alla centrale nucleare di Zaporizhzhia: Nel frattempo, la situazione sul campo continua a peggiorare. Dieci persone hanno perso la vita a Leopoli quando un missile ha colpito un condominio. Il sindaco della città ha descritto l’attacco come il più grave alle infrastrutture civili dalla comparsa delle forze russe nel conflitto. Questo evento tragico rappresenta solo una delle numerose tragedie che si verificano quotidianamente in diverse regioni dell’Ucraina colpite dal conflitto.

La tensione resta anche alta intorno alla centrale nucleare di Zaporizhzhia, che è diventata oggetto di accuse reciproche tra Mosca e Kiev riguardo a un presunto imminente attacco. Entrambe le parti si accusano reciprocamente, affermando che un attacco potrebbe avere conseguenze catastrofiche non solo per l’Ucraina, ma anche per l’Europa e l’intero globo.

Progressi dell’Aiea sull’accesso alla centrale nucleare: In mezzo a questa situazione critica, il direttore generale dell’Agenzia Internazionale per l’Energia Atomica (Aiea), Rafael Grossi, ha dichiarato che l’agenzia sta facendo progressi nell’ottenere un accesso alla centrale nucleare di Zaporizhzhia. Questo rappresenta un passo importante per garantire la sicurezza e la stabilità nella regione.

Conclusione: La guerra in Ucraina continua a mietere vittime e a causare devastazione, mentre il presidente Zelensky cerca il sostegno della comunità internazionale, in particolare della Nato, per l’adesione del suo paese all’Alleanza Atlantica. Nel frattempo, il conflitto si intensifica con attacchi alle infrastrutture civili e la tensione attorno alla centrale nucleare di Zaporizhzhia raggiunge livelli preoccupanti. È fondamentale che la comunità internazionale si adoperi per trovare una soluzione pacifica a questa crisi, evitando ulteriori sofferenze e garantendo la sicurezza per l’Ucraina e la regione nel suo complesso.

 

 

Ancora sbarchi di migranti: 77 persone soccorse nel Canale di Sicilia

Nuovi arrivi nel porto di Reggio Calabria, con 77 migranti che sono stati soccorsi mentre si trovavano a bordo di un’imbarcazione nel Canale di Sicilia. La nave “Dattilo” della Guardia costiera ha effettuato il salvataggio e i migranti sono giunti ieri nel porto calabrese. Nel frattempo, un’altra imbarcazione in difficoltà, carica di migranti e con la situazione meteorologica sempre più pericolosa, è stata soccorsa in acque maltesi dalla nave italiana “Calajunco M” della compagnia Augusta due. I settanta migranti, principalmente di nazionalità egiziana, sono stati tratti in salvo e imbarcati sulla nave italiana, che si è diretta verso il porto di Trapani.

Nel frattempo, in Tunisia, la Guardia costiera ha bloccato in tre giorni 65 tentativi di migrazione illegale, intercettando ben 2.068 persone a bordo di diverse imbarcazioni in difficoltà al largo delle acque territoriali tunisine. Questa settimana potrebbe essere firmato un trattato tra Italia e Tunisia sul tema migratorio.

Le politiche migratorie in Europa continuano a suscitare tensioni, con il no di Polonia e Ungheria. Tuttavia, il ministro della Difesa, Guido Crosetto, sostiene che la strada intrapresa dal governo italiano sia quella giusta e che l’Europa si unirà a questa posizione. La gestione dei flussi migratori rimane quindi un tema di grande importanza e dibattito a livello internazionale.