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Sangiuliano, io ministro fino al 2032

“Fino al 2032 faccio il ministro della Cultura, nel primo e nel secondo governo Meloni, perché noi rivinceremo le elezioni. Dopo torno a fare il direttore o l’editore”. A prevederlo, in un’intervista al Domani, il ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano escludendo una possibile candidatura alla guida della Regione Campania alle prossime elezioni del 2025. Interpellato sullo sciopero di domani in Rai afferma: “Non conosco le ragioni per cui scioperano…”. Poi aggiunge: “Non credo ci sia” un clima asfissiante, “il clima asfissiante l’ho subito io. Sono pronto a darvi un’intervista dove dimostro carte alla mano tutte le censure che ho subito”. E riguardo al post di un dirigente napoletano di Fratelli d’Italia in cui ha paragonato la segretaria del Pd Elly Schlein alla ricostruzione del viso di una donna di Neanderthal dice: “Ha assolutamente sbagliato. È un comportamento deprecabile, anche perché la polemica politica non deve mai scadere su cose così sgradevoli. Mi pare abbia chiesto scusa, però sono cose che non vanno fatte”.

Pnrr, dalla stretta sui target ai pagamenti Pa

Contrasto alle frodi, responsabilizzazione degli enti attuatori, alloggi universitari, messa a punto della governance, spinta alla digitalizzazione: il nuovo decreto Pnrr punta a velocizzare l’attuazione del piano, che ora conta anche i fondi di RepowerEU, potenziando le sinergie e il coordinamento.

STRETTA SU CHI MANCA I TARGET. Il governo potrà attivare i poteri sostitutivi quando i soggetti attuatori (amministrazioni, enti locali o società titolari di servizi pubblici) non raggiungeranno gli obiettivi fissati. E se la Commissione Ue verifica “l’omesso o l’incompleto conseguimento degli obiettivi”, dovranno restituire i fondi percepiti. Una stretta arriva anche sui ministeri e i Comuni in ritardo coi pagamenti: dovranno predisporre un piano da trasmettere al Mef per superare le criticità.

AIUTI ALLE IMPRESE. Arriva il Piano Transizione 5.0 con risorse per 6,3 miliardi in 2 anni, in credito d’imposta, per le imprese residenti in Italia che nel 2024 e 2025 effettuano “nuovi investimenti in strutture produttive” in Italia “nell’ambito di progetti di innovazione che conseguono una riduzione dei consumi energetici”.

CAMBIA LA GOVERNANCE. Sparisce la vecchia unità di missione e le sue funzioni vengono trasferite alla struttura di missione presso la presidenza del Consiglio. Un cambio pensato per rendere più efficiente gestione, monitoraggio e rendicontazione. La struttura potrà effettuare anche controlli a campione sui soggetti attuatori. Guadagna anche nuovo personale: da 9 unità dirigenziali si passa a 12, e da 50 non dirigenziali si passa a 65. Inoltre, nella cabina di regia sul Pnrr entra anche il Cnel.

CONTROLLI CONTRO FRODI E SFRUTTAMENTO AGRICOLI. Viene esteso anche ai progetti Pnrr il controllo del Comitato per la lotta contro le frodi comunitarie, integrato anche con rappresentanti di Corte dei Conti, Autorità anticorruzione, Banca d’Italia, Guardia di Finanza, ministero dell’Interno. Inoltre un commissario straordinario si occuperà di recuperare più rapidamente i beni confiscati alle mafie, e un altro aiuterà a superare gli insediamenti abusivi per combattere lo sfruttamento dei lavoratori in agricoltura, uno degli obiettivi del Pnrr.

SPINTA ALLA DIGITALIZZAZIONE. Per accelerare il processo di digitalizzazione documentale, le amministrazioni pubbliche possono avvalersi del supporto dell’Istituto Poligrafico e Zecca dello Stato. Inoltre, arriva l’It-Wallet, il portafoglio virtuale dove conservare vari documenti, dalla patente di guida alla tessera sanitaria.

ACCELERAZIONE SUI PAGAMENTI P.A. I ministeri in ritardo dovranno predisporre un Piano per il superamento delle criticità da trasmettere al Mef. Il ministero dell’Economia dovrà poi monitorarne l’attuazione con apposite task force. Qualora si riscontrino “disallineamenti significativi” sarà coinvolta la Cabina di regia per il Pnrr. Percorso simile per i Comuni oltre i 60.000 abitanti. Quelli in ritardo con i pagamenti dovranno elaborare un Piano di interventi che verrà valutato da un apposito tavolo tecnico. In caso di valutazione negativa verrà informata la Cabina di regia che deciderà iniziative.

Al via le iscrizioni al Liceo del Made in Italy

Ogni governo dà un proprio indirizzo ai percorsi della formazione e dell’istruzione. E’ una consuetudine, ormai, che si lasci una impronta anche sul mondo della scuola. Così, ad esempio, dall’anno scolastico 2018/2019, venne avviata la sperimentazione di un percorso di studi quadriennale nella scuola secondaria; nel 1999, su proposta del ministro Luigi Berlinguer fu creato l’Invalsi, introdotto poi nel 2003, con la Legge n. 53 del 28 marzo (cosiddetta riforma Moratti), e così via.

L’impronta che vuole lasciare l’attuale esecutivo sulla scuola è tutta nel nuovo Liceo Made in Italy. Da ieri sulla piattaforma Unica del Ministero dell’Istruzione, si sono aperte le iscrizioni al nuovo liceo per il prossimo anno scolastico. Sono in totale 92 i licei a indirizzo Made in Italy sinora approvati sul territorio nazionale: nel dettaglio, 17 saranno attivati in Sicilia, 12 in Lombardia e nel Lazio, 9 in Puglia, 8 nelle Marche e in Calabria, 6 in Abruzzo, 5 in Toscana, 3 in Liguria, Piemonte e Veneto, 2 in Molise e 1 in Basilicata, Emilia-Romagna, Sardegna e Umbria. L’elenco non comprende le 22 scuole per cui la Regione Campania non ha ancora autorizzato l’avvio del liceo del Made in Italy. Nel resto d’Italia, sono 6 gli istituti scolastici che, pur avendo presentato domanda, non erano in possesso dei requisiti richiesti. Molte sono state le polemiche che hanno riguardato al costituzione del nuovo liceo, soprattutto per il poco tempo che le scuole hanno avuto per aderire – la legge per la nascita del Liceo del Made in Italy è stata approvata a fine dicembre – ma per il ministro dell’Istruzione Giuseppe Valditara il numero delle adesioni è comunque importante.

Intanto il mondo della scuola attende da decenni una riforma seria dell’intero ciclo che adegui i nostri percorsi formativi a standard europei e crei collegamenti concreti (non come Alternanza Scuola-Lavoro e PCTO) con il mondo del lavoro.

Mastella, la giustizia non funziona, ma basta guerra punica

“Che la giustizia in Italia non funzioni lo attesta l’Europa. Quello che perde alla fine è il sistema, cioè la democrazia. Che poi una riforma vada fatta dialogando coi magistrati, è ovvio. Come il fatto che, con tutti i limiti, sia meglio la situazione attuale di qualunque assoggettamento all’esecutivo”. A dirlo, in un’intervista a QN, Clemente Mastella, sindaco di Benevento ed ex ministro della Giustizia. Quanto al processo di riforma che era stato avviato da Marta Cartabia afferma: “Io pure avevo cominciato un lavoro sul massimo di otto anni per incarico. Forse ho pagato anche per quello. È una guerra punica che deve finire”. Per Mastella, “mentre la magistratura va avanti secondo le proprie idee, la politica è divisa. In questa logica di Orazi e Curiazi, i Curiazi, cioè i partiti, perdono sempre. Questa sorta di ipocrisia tra i partiti non porterà mai a una riforma, perché va fatta col consenso di tutti”. Poi aggiunge: “Invece che accade? Che quando qualcuno prende lo scalpo di Mastella si gongola, ma quanto poi tocca a te ti accorgi delle difficoltà”. E l’ex guardasigilli sottolinea anche: “Sa qual è il limite di Crosetto e gli altri? Sono come quelli che guardano distrattamente a chi ha un tumore perché loro non ce l’hanno. E quando poi viene a loro si rendono conto di tutta l’angoscia che si prova”.

Alemanno, a novembre lanceremo il nuovo movimento

“Il 25 e 26 novembre a Roma lanceremo questo nuovo movimento”. Lo ha detto Gianni Alemanno, ex sindaco di Roma, a Salerno, dove ha illustrato il Manifesto di Orvieto. “È un movimento – ha detto – che non guarda solo alla destra, c’è una parte importante della destra che non si riconosce né in Fratelli d’Italia né nel Governo Meloni. Ma non è solo questo. Noi vogliamo parlare a tutti gli italiani che vogliono il cambiamento, un’Italia indipendente e capace di difendere i propri interessi nazionali. Perché attraverso questi interessi nazionali si può fare anche un discorso di giustizia sociale e dello sviluppo. Noi oggi siamo chiusi da una guerra in Ucraina e da una nuova guerra in Palestina che rappresenterà, oltre che un danno umano gravissimo, anche un danno economico al Paese”. Alemanno ha parlato anche del tema dell’immigrazione. “Siamo di fronte a due demagogie: la prima è quella della sinistra che ci racconta che l’immigrazione è un fatto positivo e che deve essere incrementata perché porta lavoratori che, poi, non esistono e sono solo nei sogni dei radical progressisti. Dall’altro lato c’è la demagogia dei porti chiusi che il Governo di centrodestra nemmeno ha provato a fare. Quindi sostanzialmente quella che era una promessa elettorale non ha avuto alcun riscontro nell’azione di Governo successiva. La verità è che gli immigrati non devono partire perché quando partono non possono essere fermati in mezzo al mare”.

Ancora sbarchi di migranti: 77 persone soccorse nel Canale di Sicilia

Nuovi arrivi nel porto di Reggio Calabria, con 77 migranti che sono stati soccorsi mentre si trovavano a bordo di un’imbarcazione nel Canale di Sicilia. La nave “Dattilo” della Guardia costiera ha effettuato il salvataggio e i migranti sono giunti ieri nel porto calabrese. Nel frattempo, un’altra imbarcazione in difficoltà, carica di migranti e con la situazione meteorologica sempre più pericolosa, è stata soccorsa in acque maltesi dalla nave italiana “Calajunco M” della compagnia Augusta due. I settanta migranti, principalmente di nazionalità egiziana, sono stati tratti in salvo e imbarcati sulla nave italiana, che si è diretta verso il porto di Trapani.

Nel frattempo, in Tunisia, la Guardia costiera ha bloccato in tre giorni 65 tentativi di migrazione illegale, intercettando ben 2.068 persone a bordo di diverse imbarcazioni in difficoltà al largo delle acque territoriali tunisine. Questa settimana potrebbe essere firmato un trattato tra Italia e Tunisia sul tema migratorio.

Le politiche migratorie in Europa continuano a suscitare tensioni, con il no di Polonia e Ungheria. Tuttavia, il ministro della Difesa, Guido Crosetto, sostiene che la strada intrapresa dal governo italiano sia quella giusta e che l’Europa si unirà a questa posizione. La gestione dei flussi migratori rimane quindi un tema di grande importanza e dibattito a livello internazionale.