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Europa al Centro del Cambiamento Climatico: Temperature in Rapida Ascesa e Impatti Drammatici

L’Europa è il continente che sta riscaldando più rapidamente, con temperature che aumentano a circa il doppio della media globale. Il rapporto “Stato europeo del clima 2023″ di Copernicus e dell’Organizzazione meteorologica mondiale (Omm) indica che i tre anni più caldi si sono registrati a partire dal 2020, con gravi impatti sulla salute e l’economia. La mortalità legata al caldo è aumentata del 30% negli ultimi 20 anni.

Nel 2023, i disastri climatici hanno causato numerosi morti: 63 per tempeste, 44 per inondazioni e 44 per incendi. Le perdite economiche sono stimate in oltre 13,4 miliardi di euro. L'”estate prolungata” ha visto ondate di calore, incendi e siccità, ma anche un record nella produzione di energia da fonti rinnovabili al 43%.

Tuttavia, il clima è stato imprevedibile, con giugno che è stato il più caldo nell’Europa nord-occidentale, mentre nelle aree mediterranee le precipitazioni sono state ben superiori alla media. Le condizioni estreme continuano a intensificarsi, mettendo a rischio la salute delle persone e causando danni significativi.

Dal 1980 danni dal clima per 111 miliardi in Italia

Tra il 1980 e il 2022, i cambiamenti climatici hanno prodotto danni in Italia per 111 miliardi: 57,1 miliardi di euro per alluvioni, 30,6 miliardi per ondate di calore, 15,2 miliardi di euro per le precipitazioni, 8,2 miliardi per siccità, incendi boschivi e ondate di freddo. Lo rivela il Focus Censis-Confcooperative “Disastri e climate change, conto salato per l’Italia”. I disastri come terremoti, eruzioni, frane e altri fenomeni geofisici hanno fatto danni per poco meno di 100 miliardi. Complessivamente, le perdite economiche causate da eventi estremi e da disastri naturali fra il 1980 e il 2022 si attestano sui 210 miliardi di euro. Il rapporto certifica come negli ultimi 40 anni 1/3 del valore dei danni provocati da eventi estremi nella Ue sia stato ‘pagato’ dall’Italia. Per Maurizio Gardini, presidente di Confcooperative, “parliamo di 42,8 miliardi solo dal 2017 al 2022. Nel 2022 è costato quasi 1% di Pil, lo 0,9% per l’esattezza, pari a 17 miliardi circa: un importo poco inferiore a una manovra finanziaria”.

“Ben 1 Pmi su 4 – aggiunge Gardini – sono minacciate, perché localizzate in comuni a rischio frane e alluvioni e presentano una probabilità di fallire del 4,8% più alta di quella delle altre imprese una volta che si sia verificato l’evento avverso”. Allo stesso modo queste imprese realizzerebbero un risultato economico inferiore del 4,2% e una dimensione d’impresa, in termini di addetti, anch’essa inferiore alle imprese localizzate in territori non esposti a rischi di frane e alluvioni. L’agricoltura è il settore più colpito: solo nel 2022 sono stati persi circa 900 milioni. Per Gardini “l’andamento dell’economia agricola nel 2022 ha registrato un calo della produzione dell’1,5%, poco meno di 900 milioni di euro”. Buona parte del risultato negativo è da imputare alla siccità. Quasi tutte le tipologie di coltivazioni hanno subito un duro contraccolpo: la produzione di legumi (-17,5%), l’olio di oliva (-14,6%), i cereali (-13,2%). In flessione anche ortaggi (-3,2%), piante industriali (-1,4%) e vino (-0,8%). Il comparto zootecnico ha subito una riduzione della produzione pari allo 0,6%. Dal punto di vista territoriale, la flessione del volume di produzione ha avuto una maggiore incidenza nel Nord Ovest (-3,5%) e nel Sud (-3,0%), mentre al Centro non si è registrata alcuna variazione. Se si guarda al valore aggiunto, la tendenza negativa appare particolarmente evidente nel Nordovest, con un -7,6%. Al Sud il valore aggiunto si riduce del 2,9%.

In Italia nel 2023 oltre 1 miliardo i danni per frane

Solo nel 2023 le frane hanno causato in Italia 10 vittime e 18 feriti, oltre un miliardo di danni e quasi 1.700 sfollati: sono i dati del Rapporto periodico sul rischio posto alla popolazione italiana da frane e da inondazioni presentati all’Accademia Nazionale dei Lincei da Fausto Guzzetti, dell’istituto di Ricerca per la Protezione Idrogeologica del Consiglio Nazionale delle Ricerche. “Ogni anno in Italia le frane provocano vittime e danni diretti per oltre un miliardo di euro. Una cifra rilevante, ma – ha sottolineato Guzzetti – si fa poco per limitare i danni delle frane. Dall’opinione pubblica, ma anche da molte amministrazioni, sono considerate emergenze meno rilevanti dei terremoti, degli uragani, delle eruzioni vulcaniche; eppure, le cifre mostrano il contrario”. Solo nel 2023 si sono avuti 10 morti a causa di frane, almeno 18 feriti e oltre 1.700 persone che hanno dovuto abbandonare le proprie abitazioni per tempi medio-lunghi. Allargando l’orizzonte temporale, grazie a dati raccolti sul Sito Polaris del Cnr si può osservare che tra il 1973 e il 2022 che gli eventi franosi, spesso piccoli, ma non per questo poco pericolosi, hanno provocato 1.087 vittime tra morti e dispersi, oltre .1400 feriti e oltre 140.000 evacuati e senzatetto in oltre 2600 località di 1541 Comuni. “Nella memoria collettiva – ha proseguito l’esperto- tornano alla mente solo quattro grandi frane: Vietri sul mare e Maiori nel 1954, Vajont nel 1963, Stava nel 1985 e Sarno nel 1998. Ciascuna di esse ha provocato più di cento morti, ma sono le tante piccole frane a provocare i problemi maggiori e persistenti”. Particolarmente gravi nel 2023 sono state le situazioni provocate dalle intense precipitazioni in Emilia Romagna a maggio e in Toscana a novembre, dove sono state segnalate decine di migliaia di eventi franosi e un alto numero di vittime. “Limitare, se non eliminare le frane – ha concluso Guzzetti – vuol dire anche curare il territorio. Fare manutenzione, pulire i canali di scolo, valutare con lungimiranza la realizzazione di strade e edifici, gestire il territorio in base alle sue caratteristiche e peculiarità geologiche. Ma anche avviare un’efficacie opera di informazione, a partire dalle scuole, ove spiegare cosa fare e cosa non fare, ad esempio, quando piove e possono verificarsi frane”.

Clima, in Toscana forti piogge, nuovi distacchi luce:16.000 utenze senza

Non dà tregua la pioggia in Toscana e a causa delle forti precipitazioni delle ultime ore c’è stata una nuova rottura sul torrente Stella a Casini di Quarrata, comune del Pistoiese tra quelli colpiti dalle esondazioni del 2 novembre: “Sul posto personale e mezzi del sistema regionale”. Lo ha reso noto il governatore toscano Eugenio Giani che sui social continua a fornire aggiornamenti sulla situazione dei corsi d’acqua a causa delle piogge intense che hanno fatto “alzare i livelli dei bacini con terreni già saturi”, evidenziando al tempo stesso gli “interventi in corso per la messa in sicurezza”. “La linea temporalesca tra Lucca e Pistoia si è esaurita nel suo spostamento verso levante – così scrive nell’ultimo post delle 4:48 -. Nelle prossime ore piogge residue sulle province di Massa-Carrara, Lucca, Pisa, Pistoia, Firenze, Livorno, Arezzo. Ombrone pistoiese al secondo livello di guardia stazionario. Arno e Serchio in aumento ma senza nessuna criticità. Ancora forte vento con raffiche registrate fino a 90km/h in pianura. Per il mare nelle prossime ore è possibile un’ulteriore intensificazione delle onde con altezza localmente compresa tra 4 e 5 metri”. In particolare nel corso della notte segnalato da Giani che l’Ombrone pistoiese aveva superato il primo livello di guardia a Pontelungo nel Pistoiese e poi il secondo livello a Ponte alle Vanne, nel Pratese. Quasi raggiunto il secondo livello di guardia per la Brana ad Agliana, sempre nel Pistoiese. Il Bisenzio sopra il primo livello a Gamberame, nel comune di Vaiano (Prato). Il Magra vicino alla seconda soglia a Villafranca in Lunigiana (Massa Carrara). Quanto al vento “raffiche a 130km/h sull’Appennino, 102km/h all’Argentario, 95km/h al Giglio, 80km/h San Vincenzo, 73km/h a Marina di Pisa, 60km/h a Viareggio”. Per i timori legati alla nuova allerta arancione per il maltempo in Toscana, ieri sera erano state disposte evacuazioni preventive di 1200 persone a Montemurlo, Montale e Prato, in corrispondenza delle rotture dei torrenti Agna e Bagnolo.

Giani, inoltre, fa sapere che per “le forti piogge della notte che hanno comportato anche nelle zone già alluvionate ulteriori accumuli importanti, ci sono stati nuovi distacchi di corrente elettrica. Sempre al lavoro i tecnici Enel, circa 16.000 le utenze disalimentate”. Ieri sera, alle 22:30, secondo quanto appreso da Enel, le utenze disalimentate, molte delle quali non agibili, erano invece scese a 2.200 circa. Giani ringrazia poi per “il grande lavoro delle migliaia di volontari e associazioni del nostro sistema di Protezione Civile, della Toscana e provenienti dalle altre regioni. Anche i singoli cittadini che si sono recati nei luoghi colpiti per dare una mano sono stati coordinati dal sistema regionale e dai Comuni che ringrazio per il lavoro svolto”.