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Vaticano: controlli e file per accedere a Piazza San Pietro

File più lunghe del solito questa mattina per accedere a Piazza San Pietro dove si terrà l’udienza generale di Papa Francesco, il primo appuntamento con folla di fedeli (ogni mercoledì sono diverse migliaia) dopo la nuova allerta scattata ieri che ha portato al rafforzamento dei controlli.

Attorno al Vaticano da giorni elevato il livello di sorveglianza e rafforzati i controlli a persone e veicoli in considerazione delle possibili minacce in un’area considerata “sensibile”.

Posti di blocco e mitra in vista. Si alza ancora di più rispetto alla settimana scorsa il livello di sicurezza attorno ai circa 400 obiettivi sensibili nella Capitale dove in totale sono oltre 4mila di varia importanza. In particolare è stata rinforzata la protezione esterna alla Città del Vaticano, dalla parte di via della Conciliazione ma anche di Porta Cavalleggeri e piazza Risorgimento. Posti di blocco di polizia e carabinieri, personale a terra con giubbotti anti-proiettile indossati e mitra in vista.

Le misure sono state rafforzate alla luce di quanto accaduto nella serata di lunedì a Bruxelles e degli allarmi terrorismo degli ultimi giorni seguiti all’attacco di Hamas a Israele.

Strage Bologna 43 anni dopo: Mattarella, fu ferocia inimmaginabile

“Le immagini della stazione di Bologna, la mattina del 2 agosto 1980, ci hanno restituito un’umanità devastata da una ferocia inimmaginabile, da un terrore che ambiva a pretendersi apocalittico. Il ricordo di quelle vittime è scolpito nella coscienza del nostro popolo. Una ferita insanabile nutre la memoria dell’assassinio commesso”.

Lo scrive in una dichiarazione il capo dello Stato, Sergio Mattarella. “Siamo con loro – aggiunge – con le vite innocenti che la barbarie del terrorismo ha voluto spezzare, con violenza cieca, per l’obiettivo eversivo e fallace di destabilizzare le istituzioni della democrazia”.

Sono trascorsi “già” 43 anni da quel 2 agosto del 1980, quando alle 10.25, nella sala d’aspetto della seconda classe della stazione di Bologna Centrale, esplose un ordigno a tempo, contenuto in una valigia abbandonata, uccidendo 85 persone e ferendone oltre 200.

È unanime il giudizio: si tratta di uno degli atti terroristici più gravi del secondo dopoguerra. L’esplosione, che si sente nel raggio di molti chilometri, causa il crollo di un’ala intera della stazione, investendo in pieno il treno Ancona-Chiasso in sosta al primo binario e il parcheggio dei taxi antistante.

La vicenda giudiziaria è complicata, lenta e discussa. Si giunge a una sentenza definitiva di Cassazione solo il 23 novembre 1995: sono condannati all’ergastolo quali esecutori dell’attentato i neofascisti dei NAR Giuseppe Valerio Fioravanti e Francesca Mambro, che si sono sempre dichiarati innocenti, mentre l’ex capo della P2 Licio Gelli, l’ex agente del SISMI Francesco Pazienza e gli ufficiali del servizio segreto militare Pietro Musumeci e Giuseppe Belmonte vengono condannati per il depistaggio delle indagini.

Il 9 giugno 2000 la Corte d’Assise di Bologna emette nuove condanne per depistaggio. I mandanti della strage non sono mai stati identificati. Nel 2017 è stato rinviato a giudizio per concorso nella strage di Bologna, il terrorista dei Nar Gilberto Cavallini. Nell’ambito di questo procedimento è stata richiesta una nuova perizia sui reperti della stazione ancora conservati. In questa perizia è segnalato il ritrovamento di quello che potrebbe essere l’interruttore che ha fatto esplodere la bomba.
Il 9 gennaio 2020 Cavallini, sulle cui spalle pesano già otto ergastoli, è stato condannato con sentenza di 1° grado, per concorso nella strage.