Il Coronavirus ormai si è spento. Per trovarlo si amplifica il “segnale” di positività

ROVIGO – Nella giornata in cui la direzione generale dell’Ulss 5 Polesana comunica 6 nuovi casi di contagio da Coronavirus per la positività al tampone Covid-19 in provincia di Rovigo, giunge il risultato di una ricerca condotta dal primario di Microbiologia di Treviso in collaborazione con i colleghi di Mestre e Verona, che ha interessato 60.000 tamponi con l’individuazione di 210 positivi.

Il risultato è stato annunciato nella giornata di domenica 23 agosto e condiviso anche dalla direzione dell’Ulss 5 Polesana.

La novità rispetto alle comunicazioni abituali riguardo i bollettini con nuovi casi risulta dal fatto che per la prima volta i primari dei reparti di Microbiologia, che effettuano le analisi sui tamponi, ammettono che potenziano la carica virale per individuare un virus che, altrimenti, sarebbe stato scovato solo su 3 casi sicuramente, 11 forse, invece che in 210 casi di positività accertata.
“Su 60mila tamponi fatti dal 1° giugno in Veneto, solo 3 hanno registrato una quantità di virus importante. Ma anche quelle 3 persone infettate dal Covid-19 hanno sviluppato solo sintomi leggeri e nessuno è finito in pneumologia o in rianimazione.

In sostanza, la carica del virus e la sua pericolosità si sono ridotti in maniera molto rilevante: il Coronavirus si è spento“. È la scoperta fatta da Roberto Rigoli, primario del reparto di Microbiologia a Treviso che, coordinando la ricerca con i colleghi di Mestre e Verona, ha verificato nei fatti il progressivo “addormentarsi” del virus.

La comunicazione del risultato dell’indagine condotta dal primario Rigoli è stata fatta oggi durante il consueto briefing del presidente della giunta regionale del Veneto Luca Zaia, nella sede della Protezione civile regionale nel quartiere Cita di Marghera.

«Dei 60mila tamponi effettuati – spiega Rigoli – 210 sono risultati positivi; ma 199 di essi lo erano in maniera molto modesta, tanto che abbiamo dovuto amplificare molto il “segnale” per trovare i virus; e probabilmente non erano infettivi. Degli 11 positivi in maniera più cospicua, con segnale chiaro, 4 erano asintomatici e 7 sintomatici. Ma alla fine, appunto, solo in 3 casi si è trovata una carica virale paragonabile a quella che vedevamo normalmente nella fase acuta dell’epidemia».

I 6 casi riscontrati domenica 23 in Polesine portano il totale dei positivi da inizio epidemia a 528 e riguardano:
–    Donna del 1961, residente a Rovigo, è un contatto stretto di una persona risultata positiva. Era già in isolamento ed è asintomatica.
–    Donna del 2004, residente a Rovigo, è un contatto stretto di una persona risultata positiva. Era già in isolamento ed è asintomatica.
–    Uomo del 1957, residente in Basso Polesine, è un contatto stretto di una persona risultata positiva. Era già in isolamento ed è asintomatico.
–    Donna del 1996, residente a Rovigo, ha eseguito il tampone per presenza di sintomatologia. È risultato positivo ed è in isolamento.
–    Uomo del 1959, residente in Basso Polesine, è un contatto stretto di una persona risultata positiva. Era già in isolamento ed è asintomatico.
–    Uomo del 1993, residente a Rovigo, è dipendente di una struttura sanitaria fuori provincia. È emerso durante lo screening ed è asintomatico. È stato posto in isolamento.

 

FONTE

https://www.rovigooggi.it/n/102146/2020-08-23/il-coronavirus-ormai-si-e-spento-per-trovarlo-si-amplifica-il-segnale-di-positivita

Aggiornamento indagini Galleria Vittoria

Nei giorni scorsi sono stati ultimati,in Galleria Vittoria, i rilievi
con laser scanner e le indagini termografiche. Le indagini eseguite,
unitamente ai numerosi saggi ed ispezioni visive condotte dai tecnici
comunali, hanno consentito di completare il quadro conoscitivo del
sistema di realizzazione del rivestimento della Galleria.
Alla luce delle informazioni acquisite, a partire da oggi, sarà avviato
il controllo di tutte le parti individuate come strategiche per la
tenuta del rivestimento e saranno eseguite prove per la
caratterizzazione meccanica dei materiali, preordinata alla
progettazione degli eventuali interventi per il miglioramento della
sicurezza che si dovessero rendere necessari per la riapertura al
traffico della Galleria. L’amministrazione sta eseguendo, infatti,
accertamenti e lavori perché la caduta di uno dei pannelli della
galleria non possa verificarsi in altri punti.

Apertura via Nicotera.
Riapre oggi al traffico, inoltre, via Nicotera, importante arteria di
collegamento tra corso Vittorio Emanuele e il centro città. La strada è
stata completamente ripavimentata nell’ambito dei lavori di
realizzazione della Stazione Chiaia della Linea 6 della Metropolitana. I
lavori di realizzazione della stazione Chiaia sono stati particolarmente
complessi in quanto il pozzo di stazione, profondo circa 50 m, è stato
realizzato in spazi limitatissimi, occupando per intero piazza S. Maria
degli Angeli e ricorrendo a dispositivi di chiusura temporanea di Via
Nicotera. I lavori della stazione sono in avanzatissima fase e ora si
sta procedendo alla sistemazione esterna che vedrà la riqualificazione
della piazza con l’accesso alla stazione e il nuovo collegamento con via
Chiaia. Entro la prossima primavera si completeranno i lavori di
sistemazione della piazza, liberando quest’area dall’attuale cantiere.
Proseguono, infine, i lavori sul corso Vittorio Emanuele e al fine di
migliorare la circolazione stradale sull’arteria, congiuntamente
all’apertura di via Nicotera, sono stati attuati una serie di
ottimizzazioni degli impianti semaforici a seguito della diversa
distribuzione dei flussi venutasi a creare in città.

Napoli: Incontro vicesindaco e sindacati

A seguito della richiesta di incontro presentata dai sindacati confederali Cgil Cisl Uil, rinnovata all’indomani dell’approvazione in Giunta del Bilancio di Previsione 2020, si è tenuta oggi una riunione tra il Vicesindaco Enrico Panini, l’Assessore al Lavoro Monica Buonanno ed i confederali Giuseppe Metitiero, Luca Barilà e Osvaldo Nastasi sul tema della conclusione del percorso di stabilizzazione dei lavoratori socialmente utili assegnati al Comune di Napoli.

Il Vicesindaco e l’Assessore al Lavoro, nel corso dell’incontro, hanno ribadito convintamente la prosecuzione dell’attività di stabilizzazione dei lavoratori, avviata nel 2019 con le prime 200 assunzioni, fino all’esaurimento dell’intero bacino che avverrà entro il 2021, a conferma di quanto stabilito nel Piano Triennale del Fabbisogno approvato dall’Amministrazione lo scorso anno.
Per tale scopo sarà adottato un unico atto deliberativo che, in ragione delle risorse di bilancio disponibili, si articolerà in due momenti separati: una prima stabilizzazione di 114 profili delle categorie A e B avverrà entro Dicembre 2020, mentre i restanti 175, comprensivi dei profili inquadrabili nella categoria C, nel 2021.
Il raggiungimento di tali obiettivi, come per la precedente tornata di stabilizzazione, vedranno impegnata in prima persona l’Amministrazione insieme con la Commissione Ministeriale Finanza Enti Locali e la Commissione Comunale al Lavoro.

Il sindacato confederale ha preso atto positivamente del percorso prospettato durante l’incontro, sottolineando l’importanza di addivenire al completamento dello stesso nei tempi più brevi possibili, in modo da dare certezze ai lavoratori coinvolti, e dei tavoli tecnici che accompagnano il suddetto percorso che porterà alla stabilizzazione dell’intero bacino Lsu, così come previsto nei precedenti accordi relativi alla stabilizzazione per il triennio 2019/2021.

Caos procure, parla Luca Palamara: “Questo è il meccanismo nella magistratura”

A tre giorni dalla sua radiazione dalla magistratura, parla Luca Palamara. Il fulcro è come vengono distribuiti gli incarichi in magistratura, sull’opacità che caratterizza il sistema e sulla così chiamata degenerazione correntizia. E a riguardo, l’ex pubblico ministero a Reggio Calabria e Roma, ex presidente dell’Anm ed ex consigliere del Csm, è stato intervistato da stamane Simone Spetia a Radio24

– Si sente un capro espiatorio Palamara?
“Guardi, in questo momento io mi sento, più determinato a fare i ricorsi e in ogni caso a ristabilire la verità in merito a quanto accaduto sia in riferimento al fatto specifico della notte all’hotel champagne, sia in generale su quella che è stata la mia attività come esponente di una corrente e quindi anche in riferimento alla distribuzione degli incarichi. Il mio interesse è non essere il capro espiatorio e non ho intenzione di pagare io per tutti, penso sia fondamentale e nell’interesse di tutti poiché la giustizia è un bene superiore.”

– Quello che è chiaro a tutti, è che è il sistema funziona così e che lei era un pezzo se non il centro di questo sistema?
“Proprio per questo motivo, non posso ignorare le critiche che sono arrivate nel corso degli anni al sistema delle correnti e anche nella mia condotta. Nel mio comportamento direi una cosa che non risponde al vero, ero consapevole di far parte di un meccanismo e lo dico in maniera molto chiara. Mi sono sempre battuto affinché questo sistema possa cambiare, fatto sta che io quel contesto ero uno dei rappresentanti dei gruppi e necessariamente dovevo interfacciarmi con i rappresentanti degli altri gruppi.”

– Palamara, lei dice di aver sempre lottato contro questo sistema, ma da quello che apprendiamo viene fuori che lei fosse ben contento di gestire questo pezzo di potere?
“Non ho nessuna difficoltà a risponderle. Quando viene registrata una conversazione privata, il linguaggio utilizzato non è consono a quello che dovrebbe essere il comportamento di un magistrato, è un linguaggio che si sente sicuramente di una inflessione dedicata a quella che in quel momento stava realmente avvenendo, la spartizione delle nomine, perchè, tra – purtroppo, e sottolineo purtroppo – questa tipologia di accordi spesso sono il frutto di estenuanti accordi nell’ambito dei gruppi associativi, nell’ambito del rapporto con la componente laica, nell’ambito del rapporto con la politica.”

– Mi scusi Palamara, ma al di là del testo delle conversazioni, lei a questa pratica non si è sottratto. Dice ‘l’ho combattuta’, ma di fatto non si è mai realmente sottratto?
“Assolutamente, ne sono stato protagonista e questo non posso negarlo. Perchè non lo dico io, lo dicono autorevoli esponenti della magistratura progressista. Purtroppo la pratica rientrata all’interno della magistratura è una pratica diffusa e si ulteriormente sviluppata nel momento in cui nel 2007 una legge dell’ordinamento giudiziario ha introdotto il principio della prevalenza del merito sull’anzianità, determinando una corsa sfrenata all’incarico. Questo è quello che è accaduto all’interno della magistratura.”

– Una corsa sfrenata all’incarico, che immagino non muoia con lei?
“Io ovviamente sono chiamato a rispondere dei miei comportamenti, è ovvio che poi oggi si afferma ci sia un nuovo corso un cambiamento, sono uno spettatore e sono curioso di comprendere e di vedere come il cambiamento verrà realizzato.

– Palamara, quando inizierà a fare i nomi?
“Anche su questo discorso vorrei essere molto chiaro: io non ho bisogno di fare nomi, credo che in questo momento la priorità sia ricostruire come sia il reale funzionamento di questo meccanismo, perchè altrimenti diamo una rappresentazione diversa di ciò che è accaduto. Se riteniamo che il sistema delle correnti sia impregnato solo nella figura di una persona e che questa persona ha mosso a suo piacimento pedine, persone, uomini e donne, ne diamo una rappresentazione non corrispondente a quello che è realmente accaduto. Penso a questo sia molto più importante mettere sul tavolo tutte le situazione, verificarle e confrontarle, perchè come faceva riferimento lei alla registrazione del Trojan avvenuta quelle fatidica notte, ne ricaviamo solo uno spaccato, non quello che realmente stava avvenendo. Perchè a oggi troppe sono le domande rimaste in sospeso.”

– Mi sembra di capire Palamara, che questa sia una chiamata in correità di tutto il sistema?
“Credo sia giusto a oggi riflettere sul sistema, del quale ho fatto parte, rispetto al quale – giustamente lei mi ha detto – ero protagonista, io in quell’ambito ed in quel contesto ho operato e in quel contesto conosciuto da tutti, non solo da me. Era un contest rispetto al quale migliaia di magistrati si confrontavano, nonostante oggi si faccia di tutto per far capire che è opera di una persona sola, che la mela marcia era una singola persona. In realtà non è così, perché le situazioni da affrontare sono tante, ci sono tanti magistrati che quel sistema lo conoscono molto bene. Credo che sia nell’interesse di tutti avere maggiore tranquillità e sicurezza, che la giustizia si svolga secondo determinati canoni di autonomia e indipendenza.”

– C’è il rischio che la vicenda si chiuda con lei?
“Assolutamente sì, ecco perchè in questo momento in me prevale la determinazione a dire la verità, io mi sono sempre ispirato professionalmente – al di là degli errori sui quali penso ci sia poco da dire – ai principi di una ‘giustizia giusta’ dell’affermazione dell’autonomia e dell’indipendenza della magistratura ed è per questo motivo che ho deciso di aderire al Partito Radicale per affrontare queste tematiche e queste situazioni.”

– Si pente di come ha operato?
“Sicuramente mi sarei dovuto imporre molto di più, per affermare i principi per i quali mi sono sempre impegnato nella politica e associativa. Io ho sempre avuto nel mio animo la volontà di cambiamento, la volontà di una politica non spartitoria, non correntista. Mi sono adagiato su un sistema che invece dovevamo avere la forza di cambiare.”

– Si è prestato a questo sistema?
“La parola ‘prestato’ è facile usarla adesso, a volte di molte cose non ci si rende conto, si pensa di non stare dalla parte sbagliata e di dover in qualche modo gestire un potere. Un potere molto difficile, un potere dove c’è un fortissima ambizione personale, caratterizzato da personalità molto importanti che dominano non solo la vita giudiziaria, ma anche pubblica e in parte politica del Paese. E gestire tutta situazione non è una delle operazioni più facili. Purtroppo quando si deve scegliere chi comanda – in qualsiasi ambito aziendale ‘importante’ – è sempre difficile, l’errore è dietro l’angolo.”

Ventennale convenzione di Palermo: conferenza Onu con il prefetto Gabrielli

Si è tenuta oggi, in video-collegamento, la Conferenza biennale dell’Untoc (United nations convention against transnational organized crime).

La conferenza è stata coordinata da Vienna dove ha sede l’Ufficio delle nazioni unite contro la droga e il crimine – Unodc che coordina la realizzazione dei progetti legati alla Convenzione.

La Convenzione di Palermo (località dove è stata firmata nel 2000), è il primo trattato giuridicamente vincolante che le Nazioni Unite abbiano mai promosso nell’ambito della lotta contro il crimine e quest’anno celebra il ventennale dalla firma.

I lavori sono stati aperti da Ghada Waly, direttore esecutivo di Unodc e, per l’Italia, dal vice ministro per gli Affari esteri e la Cooperazione internazionale, Marina Sereni.

Per l’Italia sono intervenuti il capo della Polizia Franco Gabrielli, il procuratore Nazionale Antimafia Federico Cafiero de Raho, il procuratore Generale della Corte di cassazione Giovanni Salvi.

Il prefetto Gabrielli in collegamento dal ministero dell’Interno, era accompagnato dal vice capo della Polizia preposto all’attività di coordinamento e di pianificazione Alessandra Guidi, dal vice capo della Polizia- direttore Centrale della polizia criminale Vittorio Rizzi, da Maria Teresa Sempreviva, direttore dell’Ufficio per il coordinamento e la pianificazione delle forze di polizia e da Eufemia Esposito, direttore del Servizio II per le Relazioni Internazionali dell’Ufficio per il coordinamento e la pianificazione delle forze di polizia.

Nel corso del suo intervento, il capo della Polizia ha sottolineato come la Convenzione rappresenti “La cornice giuridica più ampia e lo strumento più attuale ed importante per la cooperazione di Polizia”. Ricordando alcune importanti operazioni condotte in collaborazione con le polizie estere, il Prefetto ha sottolineato “Quanto il crimine organizzato sia pericolosamente presente a livello globale”.

Il direttore generale della Pubblica Sicurezza ha inoltre evidenziato l’importanza della formazione con l’istituzione, in Italia, di una “Scuola internazionale di alta formazione che, solo negli ultimi cinque anni, ha organizzato più di 40 corsi, con 600 partecipanti stranieri di 120 Paesi dei vari continenti, per condividere le migliori prassi e le esperienze nella prevenzione e nella repressione dei fenomeni criminali”.

Gabrielli si è soffermato particolare attenzione sulla “Dimensione economica del crimine, utilizzando strumenti che, nell’esperienza italiana, si sono rivelati particolarmente efficaci, come le indagini finanziarie e la cooperazione internazionale per il sequestro e la confisca dei proventi di reato”.

Il Capo della Polizia ha poi concluso: “ci apprestiamo a celebrare il ventennale della Convenzione di Palermo. È un momento epocale, che non dobbiamo perdere, per rilanciare il tema del contrasto alle associazioni criminali con rinnovata sensibilità, attualità e consapevolezza”.

L’accordo, firmato da 190 Stati, mira a superare la prospettiva meramente nazionale del contrasto di quei reati transnazionali che, per la loro gravità, richiedono invece un approccio universalistico, quali, tra gli altri, il riciclaggio, l’associazione per delinquere e la corruzione, nonché le condotte illecite transnazionali tenute da persone giuridiche.

Tre protocolli annessi alla convenzione fissano l’attenzione sulle priorità dell’azione dell’Untoc: prevenzione e repressione della tratta di esseri umani, in particolar modo donne e bambini, contro il traffico di migranti via terra, mare e aria e contro il traffico illecito di armi da fuoco.

Ferrara: revisioni “facili”, sette arresti

In cambio di “mazzette”, eseguivano false revisioni di mezzi pesanti. La Polizia di Stato e la Guardia di Finanza di Ferrara, hanno eseguito sette ordinanze di custodia cautelare, di cui tre in carcere e quattro agli arresti domiciliari, nei confronti di due dipendenti della Motorizzazione Civile e cinque imprenditori per i reati di corruzione, falso e abuso di ufficio. Complessivamente sono 216 le persone indagate.

L’indagine ha rilevato l’esistenza di un consolidato sistema finalizzato a garantire, dietro il pagamento di somme denaro che andavano fino a 350 euro per pratica, a favore di funzionari pubblici, il buon esito delle procedure di revisione di autocarri e rimorchi che, in condizioni normali, non avrebbero mai potuto superare le verifiche annuali obbligatorie perché privi dei requisiti tecnici richiesti.

A fare da intermediario tra le parti era il titolare di un’agenzia di pratiche d’auto di Ferrara.

Gli investigatori hanno accertato che oltre 350 veicoli non sono mai transitati dalle linee di controllo, e sono all’esame le posizioni di ulteriori 270 mezzi pesanti che, indipendentemente dagli accertamenti, saranno segnalati per la revisione straordinaria.

I controlli su strada da parte degli agenti della Polizia Stradale e dai militari della Compagnia della Guardia di Finanza di Ferrara hanno evidenziato le numerose irregolarità tanto da approfondire il fenomeno.

Le intercettazioni telefoniche ed ambientali e le immagini delle telecamere presso la sede della Motorizzazione Civile hanno consentito di verificare che le anomalie riscontrate erano il frutto di un congeniato sistema illecito, basato sulla corruzione di funzionari e imprenditori per facilitare i collaudi e le revisioni.

Le numerose registrazioni hanno immortalato il momento del pagamento con il denaro nascosto all’interno dei documenti o delle classiche “bustarelle” che le parti si scambiavano durante le operazioni di controllo dei mezzi. Tra i favori che i dipendenti della Motorizzazione facevano alle ditte di autotrasporto, in cambio di denaro, c’era anche la possibilità di anticipare o posticipare di diverse settimane la prenotazione della revisione.

Il sistema illecito dei controlli “agevolati” era noto anche alle ditte di autotrasporto fuori dall’Emilia-Romagna: i mezzi provenivano da tutta Italia per la certezza che, con alcune centinaia di euro, era possibile “comprare” le verifiche anche in presenza di gravi inefficienze di tipo meccanico o elettrico.

Le riprese video effettuate dagli investigatori, oltre a svelare il giro di denaro e di favori, hanno consentito di fotografare la spregiudicatezza con cui, in molti casi, venivano occultate le carenze al sistema frenante o agli pneumatici dei veicoli, consentendo la circolazione su strada di mezzi non sicuri.

Frosinone: droga in carcere, 10 arresti

Traffico di droga e corruzione da Frosinone fino alla zona di Ardea (Roma) è quanto scoperto dalla Squadra mobile di Frosinone che stamattina ha arrestato dieci persone, di cui una ai domiciliari.

Nell’ambito dell’operazione sono state eseguite numerose perquisizioni.

Nel corso dell’indagine i poliziotti hanno scoperto un gruppo che spacciava sostanze stupefacenti anche all’interno del carcere di Frosinone grazie all’aiuto di un agente della Polizia penitenziaria compiacente.

L’agente venne arrestato nell’agosto del 2017 mentre si recava al lavoro, con addosso, e nascoste nella sua autovettura, notevoli quantità di cocaina, hashish e marijuana, oltre a schede telefoniche, telefoni cellulari e preziosi, tutti oggetti che gli erano stati consegnati dalla moglie di uno dei suoi corruttori.

La donna, come emerso dalle indagini successive, si era col tempo imposta al vertice dell’associazione, passando dal ruolo di semplice vedetta a quello di luogotenente del capo dell’organizzazione, un pregiudicato di origine albanese.

La droga veniva smerciata in una palazzina di una zona popolare di Frosinone dove affluiva gente in ogni ora del giorno e della notte. Il gruppo poteva contare su una rete di spacciatori che vendevano la droga fino al litorale laziale.

L’operazione è stata condotta anche con l’ausilio di unità cinofile antidroga dei Cinofili di Nettuno (Roma), di un elicottero del I Reparto volo di Pratica di Mare (Roma) e degli agenti del Reparto prevenzione crimine.