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Terremoto a New York City: Paura nella Grande Mela e lungo la costa orientale degli USA

Un terremoto di magnitudo 4.8 ha scosso i grattacieli e gli edifici di New York City oggi, venerdì 5 aprile, suscitando paura nella Grande Mela e lungo la costa orientale degli Stati Uniti d’America. L’evento sismico si è verificato intorno alle ore 10:23 locali, corrispondenti alle 16:23 italiane, con l’epicentro individuato a Lebanon, nello stato del New Jersey, a circa 50 miglia a ovest di Manhattan, come riportato dallo United States Geological Survey (Usgs).

Le scosse sono state avvertite lungo tutta la East Coast, da Filadelfia fino a Boston, come segnalato da milioni di utenti sui social network. La prima reazione per questioni di sicurezza è stata quella di interrompere, dove possibile, partenze e decolli dai principali aeroporti della costa orientale, in attesa di comprendere se ci sarebbero state conseguenze gravi o ulteriori terremoti. Al momento, il dipartimento di polizia di New York non ha ricevuto segnalazioni di danni o problemi a persone o cose, ma le sirene hanno comunque risuonato per le vie di tutta la città.

Il Centro Sismologico Euromediterraneo aveva inizialmente emesso un’allerta per un sisma di magnitudo 5.5, successivamente ridotta dopo la valutazione dell’Usgs a 4.8. Le scosse sono state segnalate anche nel sud della Virginia settentrionale e nel nord del New Hampshire, ma non c’è alcun rischio tsunami associato a questo terremoto, come confermato dall’Emsc.

Il governatore dello stato di New York, Kathy Hochul, ha comunicato su X: “Un terremoto di magnitudo 4.8 ha colpito la zona ovest di Manhattan ed è stato avvertito in tutta New York. Il mio team sta valutando gli impatti e gli eventuali danni che potrebbero essersi verificati e aggiorneremo il pubblico durante la giornata”. Il sisma è stato avvertito anche a Baltimora, Filadelfia, Connecticut e in altre zone della East Coast.

I vigili del fuoco di New York hanno dichiarato che, almeno per il momento, non sono stati segnalati danni. “Sebbene non ci siano segnalazioni di danni importanti al momento, stiamo ancora valutando l’impatto”, ha dichiarato Fabien Levy, portavoce del sindaco di New York Eric Adams, che è stato informato della situazione e sta seguendo gli sviluppi.

Il governatore del New Jersey, Phil Murphy, ha attivato il centro operativo di emergenza dello stato, esortando i residenti a non chiamare i servizi di emergenza a meno che non si trovino in una vera situazione di emergenza.

L’evento ha messo in evidenza l’importanza della preparazione e della prontezza per affrontare situazioni di emergenza di questo tipo. La sicurezza e il benessere della popolazione sono al centro delle priorità delle autorità locali e statali mentre valutano gli eventuali danni e le misure necessarie per garantire la sicurezza pubblica.

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Tragedia a Viry-Chatillon: Morto adolescente di 15 anni dopo brutale aggressione

Una tragedia ha scosso la comunità di Viry-Chatillon, nei sobborghi di Parigi, dopo che un adolescente di 15 anni è morto per le ferite riportate in seguito a un brutale pestaggio. La procura francese ha confermato la notizia, riferendo che il giovane è deceduto nel primo pomeriggio di ieri a seguito delle lesioni subite durante l’aggressione.

Il comunicato della procura ha precisato che il ragazzo è stato sottoposto a un intervento d’urgenza dopo l’attacco avvenuto la sera precedente, ma purtroppo non è riuscito a sopravvivere alle ferite inflitte. Attualmente si attende l’autopsia per determinare con precisione le cause del decesso.

Un diciassettenne è stato fermato dalle autorità in relazione a questo tragico omicidio, ma gli inquirenti sono ancora sulle tracce degli altri aggressori, stimati tra tre o quattro individui incappucciati.

Secondo quanto riferito, l’adolescente stava tornando a casa dopo una lezione di musica presso il college Sablons, quando è stato assalito da un gruppo di persone incappucciate. Il sindaco di Viry-Chatillon, Jean-Marie Vilain, ha descritto l’aggressione come un atto di violenza estrema, avvenuto tra due rampe di scale.

Le autorità hanno avviato un’indagine su “atti di omicidio e violenza durante riunioni nei pressi di una scuola” nel tentativo di individuare gli autori dell’attacco. Tuttavia, al momento, il motivo di questa violenta aggressione rimane poco chiaro, come ha dichiarato il prefetto di Essonne, Frèdèrique Camilleri.

Questo tragico evento ha scosso profondamente la comunità locale e ha sollevato interrogativi sulla sicurezza e sulla violenza giovanile nella regione. Le autorità stanno lavorando per assicurare che giustizia sia fatta e che i responsabili vengano portati davanti alla legge.

Si pente Sandokan, lo storico boss dei Casalesi

Si è pentito Francesco Schiavone, uno dei padrini storici del clan dei Casalesi, forse il più noto anche per via di quel soprannome esotico che gli fu affibbiato, “Sandokan”, per via della somiglianza con la “Tigre della Malesia” impersonata in tv da Kabir Bedi. Di esotico aveva però ben poco Schiavone, che tra gli anni ’80 e ’90 si è imposto sul territorio casertano, in particolare sull’area compresa tra la città di Aversa e il litorale domizio, a suon di sanguinose faide e omicidi di innocenti. Da 26 anni dietro le sbarre, trascorsi in regime di carcere duro – “il pentimento di Schiavone è vittoria del 41bis” ha commentato il sottosegretario alla Giustizia Andrea Delmastro – Sandokan era rimasto uno degli ultimi irriducibili della camorra casalese, custode di importanti segreti. “La collaborazione di Schiavone è un passo in avanti storico – ha detto l’ex procuratore nazionale Antimafia, Federico Cafiero de Raho – dagli appalti ai rifiuti sono tanti gli aspetti da approfondire”. E tra i “segreti” c’è quello relativo ai mandanti dell’omicidio di Salvatore Nuvoletta, carabiniere ucciso nel 1982 perché il clan voleva vendicare la morte nel corso di un conflitto a fuoco proprio con i carabinieri di Mario Schiavone, cugino di Sandokan. Ma soprattutto la morte di Antonio Bardellino, il fondatore del clan ucciso in Brasile nel 1988, e i tanti intrecci tra camorra e politica che per anni hanno condizionato il casertano. “Potrebbe svelare la rete di relazioni della camorra con l’ala imprenditoriale e politica che ha permesso la sopravvivenza del gruppo criminale fra i più pericolosi d’Europa” sottolinea non a caso la commissione legalità dell’ordine dei giornalisti della Campania Schiavone divenne capo del clan proprio dopo la morte di Bardellino e fu mandante, con l’altro boss Francesco Bidognetti “Cicciotto e Mezzanotte”, di decine di omicidi nella faida contro i De Falco. Sandokan – hanno ricostruito le inchieste e le migliaia di pagine del maxi processo Spartacus con cui è stato condannato all’ergastolo – godeva di appoggi politici ad alto livello, condizionava le elezioni e gli appalti pubblici. E rimase forte anche dopo il pentimento, nel 1993, del primo esponente di spicco del clan, suo cugino Carmine Schiavone. La sua latitanza finì nel 1998 proprio a Casal di Principe, nel suo paese, come ogni capoclan che si rispetti. Nel bunker in cui si nascondeva furono ritrovati oltre ai fucili anche diversi dipinti realizzati dallo stesso Schiavone. In cella non ha smesso però di comandare: dal carcere duro ha “benedetto” i suoi figli che prendevano le redini della cosca. Qualcuno degli eredi si è poi pentito, in particolare il figlio primogenito Nicola collabora dal 2018 e il secondo, Walter, dal 2021, mentre sono in cella Emanuele Libero, che uscirà ad agosto prossimo, e Carmine. La moglie di Sandokan, Giuseppina Nappa, non è a Casal di Principe. Dove invece restano l’altro figlio Ivahnoe, fratelli e cugini; e pare che non tutti abbiano accolto di buon grado la decisione del padrino e che qualche suo congiunto abbia deciso di non andare in una località protetta come proposto da investigatori e inquirenti. Di recente si era sparsa la voce che Sandokan fosse gravemente malato di tumore e che a questo fosse dovuto il trasferimento dal carcere di Parma a quello de L’Aquila, sempre in regime di 41bis, nella struttura dove era stato curato anche l’ex capo di Cosa Nostra Matteo Messina Danaro. Ma fonti investigative ben informate hanno spiegato che in realtà si è trattato di un espediente: gli accertamenti hanno escluso la malattia ma la voce non è stata smentita per mantenere quanto più riservata possibile la sua scelta e giustificare il trasferimento nel carcere dell’Aquila. Per Renato Natale, sindaco di Casal di Principe nel 1994 quando fu ucciso don Diana, e primo cittadino ancora oggi, con il pentimento di Schiavone potrebbe quasi chiudersi un ciclo, in cui la città ha “riscattato” quel nome che veniva prima identificato con il clan, rilanciandosi nel segno della legalità. “Dalla collaborazione – sottolinea – ci aspettiamo la verità sugli omicidi irrisolti, sulla questione dei rifiuti interrati e sui legami con la politica locale e soprattutto nazionale”. E di cose da dire, su queste questioni, Sandokan ne ha. Sempre che decida di parlare fino in fondo.

Due persone ferite durante tentata rapina, indagano i Cc

Due persone sono rimaste ferite – secondo le prime notizie – nel corso di una tentata rapina nel quartiere napoletano di Ponticelli. Al momento non è stata ancora accertata l’esatta dinamica dei fatti ma sembra che le due persone si siano opposte ad alcuni malviventi. Sulla vicenda stanno indagando i carabinieri.

Il fatto è accaduto in via delle Metamorfosi. Sconosciuti a bordo di un’auto hanno investito due ragazzi a bordo di scooter. I malviventi hanno poi abbandonato il mezzo e rapinato una donna della sua auto che era lì poco distante: sembra che sia stato esploso un colpo d’arma da fuoco. I malviventi (non si sa quanti erano) che si sono presentati incappucciati sono poi fuggiti. I motocilisti rimasti feriti sono stati trasferiti nell’Ospedale del Mare. Il primo ha 23 anni, è prognosi riservata (sarà intubato) mentre l’altro ha 31 anni e non è grave. Le vittime sono già note alle forze dell’ordine. L’auto abbandonata è risultata rubata.

Nas, sequestrate 2 tonnellate di uova e colombe

In vista della Pasqua il Comando Carabinieri per la Tutela della Salute in oltre 840 ispezioni in laboratori di produzione ed esercizi di vendita di uova di cioccolato e colombe ha accertato irregolarità in 324 aziende, pari al 38%, ha contestato 574 violazioni penali ed amministrative per un ammontare di 425 mila euro, e sequestrato 2 tonnellate di alimenti, per un valore stimato in oltre 267 mila euro. Sei i titolari di negozi deferiti all’Autorità giudiziaria e sequestrate oltre 300 colombe e uova. Sono 15 i provvedimenti di chiusura o sospensione delle attività stimate in un valore economico superiore a 5 milioni di euro.

I controlli, compiuti d’intesa con il ministero della Salute, hanno consentito di individuare anche colombe e uova di cioccolato prodotte industrialmente che, una volta scartate e riconfezionate, venivano vendute come produzione artigianale ad un prezzo superiore. Sono stati 6 i titolari di negozi deferiti all’Autorità giudiziaria per l’ipotesi di tentata frode in commercio, con contestuale sequestro di oltre 300 colombe e uova falsamente dichiarate di “propria produzione”. Mentre i 15 provvedimenti di chiusura o sospensione delle attività sono dovuti a “gravi situazioni igieniche e strutturali”. Nel laboratorio di una pasticceria della provincia di Bergamo sono stati trovati 70 kg di cioccolato e 90 kg di prodotti dolciari scaduti da alcuni anni e con indicazioni non conformi in ordine agli ingredienti usati. Contestate violazioni amministrative per 3.500 euro. In due laboratori di pasticceria della provincia di Roma sono stati deferiti in stato di libertà i titolari di entrambe le attività per aver posto in commercio colombe e uova di Pasqua di produzione industriale dichiarati come prodotti gastronomici artigianali. Sono state riscontrate carenti condizioni igieniche e strutturali, sequestrate 33 confezioni di colombe e 15 uova di cioccolato pasquali ed elevate sanzioni per un importo complessivo di 4.000 euro. In due laboratori di pasticceria ed un’industria alimentare della provincia di Catania sono stati sequestrati di 1.415 kg di preparati e basi per prodotti dolciari in parte scaduti, privi di etichettatura e tracciabilità, ed in parte stoccati in un locale/deposito con gravi carenze igienico-sanitarie per la presenza di escrementi di roditori.

Un adolescente su 6 in Europa è vittima di cyberbullismo

I ragazzi europei sono sempre più spesso coinvolti in fenomeni di cyberbullismo. Come vittime o come persecutori. Uno su 6 tra gli 11 e i 15 anni riporta di aver subito episodi di bullismo online, come la ricezione di messaggi aggressivi o la condivisione di contenuti – per esempio foto – senza il loro permesso. Sono invece il 12% quelli che, invece, si sono resi responsabili di questi atti. I dati arrivano da un rapporto (‘Health Behaviour in School-aged Children’, in sigla Hbsc) realizzato dall’ufficio europeo dell’Organizzazione Mondiale della Sanità che fotografa un aumento del fenomeno cyberbullismo negli ultimi anni. È stabile, invece, la quota di ragazzi vittime di bullismo tradizionale: l’11%. Sono invece circa il 6% gli adolescenti che dichiarano di aver compiuto atti di bullismo, con una maggiore prevalenza del fenomeno nei maschi (8%) rispetto alle femmine (5%). Circa il 10% degli adolescenti è stato, invece, coinvolto in scontri fisici. “Questo rapporto è un campanello d’allarme per tutti noi. Con i giovani che trascorrono fino a sei ore online ogni giorno, anche piccoli cambiamenti nei tassi di bullismo e violenza possono avere profonde implicazioni per la salute e il benessere di migliaia di persone”, ha affermato in una nota il direttore dell’ufficio europeo dell’Oms Hans Henri P. Kluge. “Dall’autolesionismo al suicidio, abbiamo visto come il cyberbullismo in tutte le sue forme possa devastare la vita dei giovani e delle loro famiglie”, ha aggiunto. La rilevazione, che ha preso in considerazione anche l’America del Nord e l’Asia Centrale, mostra che in Italia il fenomeno è, in generale, meno diffuso della media. La percentuale di ragazzi vittime di bullismo varia molto in base all’età: a 11 anni ha subito almeno 2-3 episodi di bullismo negli ultimi 2 mesi l’8% delle ragazze e il 10% dei ragazzi; a 13 anni la percentuale scende rispettivamente all’8% e al 6%; a 15 anni al 3% e al 4%. Percentuali, queste ultime, che sono le più basse in Europa. È inferiore alla media Ue anche la diffusione dei fenomeni di cyberbullismo: in tal caso, però, si osserva una crescita importante soprattutto tra i ragazzi più giovani. A 11 anni è vittima di episodi di cyberbullismo il 21% delle ragazze e 14% dei ragazzi; a 13 le percentuali scendono rispettivamente al 16% e al 10%; e a 15 anni al 9% e al 7%. Specularmente, a 11 anni si è reso responsabile di atti di cyberbullismo il 13% delle ragazze e il 17% dei ragazzi; a 13 anni, il 14% delle ragazze e l’11% ragazzi; a 15 anni rispettivamente il 6% e il 9%. “Il mondo digitale, pur offrendo incredibili opportunità di apprendimento e connessione, amplifica anche le sfide, come il cyberbullismo. Ciò richiede strategie globali per proteggere il benessere mentale ed emotivo dei nostri giovani”, ha detto la coordinatrice dello studio Hbsc Joanna Inchley. “È fondamentale che governi, scuole e famiglie collaborino per affrontare i rischi online, garantendo agli adolescenti ambienti sicuri e favorevoli per crescere”.

Il sindaco di Avellino Gianluca Festa si dimette, è indagato

Il sindaco di Avellino Gianluca Festa si è dimesso. L’annuncio è arrivato in serata con un comunicato del suo difensore, l’avvocato Luigi Petrillo. La decisione viene motivata “con la pubblicazione di indiscrezioni, definite gravissime e infondate, sulle indagini in corso” che vedono Festa indagato dalla procura di Avellino per associazione a delinquere, turbativa d’asta, falso in atto pubblico e omissione in atti di ufficio. “Nel contesto dato – si legge nella nota – si crede infatti necessario assumere ogni più opportuna iniziativa volta a consentire il più celere compimento delle investigazioni”. In un altro passaggio, il difensore di Festa sottolinea che la decisione di dimettersi è inoltre funzionale a rimuovere “anche il solo sospetto che la permanenza nella carica possa pregiudicare le indagini” che invece vanno “poste al riparo da condizionamenti e strumentalizzazioni di sorta, politici e mediatici”. L’avvocato Petrillo ha reso anche noto di rinunciare al ricorso al Tribunale del riesame nei confronti del decreto di sequestro di telefonini e altre apparecchiature elettroniche acquisite dai carabinieri nel corso di perquisizioni effettuate lo scorso 6 marzo su disposizione del Pm Vincenzo Toscano. “Essendosi conseguito l’effetto desiderato – spiega il penalista, ovvero il deposito degli atti a sostegno del sequestro – la difesa ha reputato inutile coltivare il ricorso”. Festa è stato eletto nel giugno 2019 con una coalizione composta da quattro liste civiche di centrosinistra. Iscritto al Pd, Festa aveva sconfitto al ballottaggio il candidato Dem.

Maltempo: in arrivo temporali su fascia costiera della Campania

La Protezione Civile della Regione, in considerazione delle valutazioni del Centro Funzionale, ha emanato un avviso di allerta meteo di livello Giallo per piogge e temporali valido dalle 8 alle 20 di domani, martedì 26 marzo, sulla fascia costiera dal litorale casertano fino al Sele e precisamente sulle zone di allerta 1 (Piana Campana, Napoli, Isole, Area Vesuviana), 3 (Penisola Sorrentino-Amalfitana, Monti di Sarno, Monti Picentini), 5 (Tusciano e Alto Sele). Su queste zone si prevedono precipitazioni, anche a carattere di intenso rovescio o temporale. Attenzione dovrà essere posta al rischio idrogeologico: tra le principali conseguenze dell’impatto al suolo delle piogge e dei temporali si segnalano possibili allagamenti, innalzamento dei livelli idrometrici dei corsi d’acqua, scorrimento delle acque nelle sedi stradali, ruscellamenti con trasporto di materiale, caduta massi e frane. La Protezione Civile ricorda ai Comuni di attivare i Centri Operativi Comunali e di porre in essere tutte le misure atte a prevenire, contrastare e mitigare i fenomeni previsti, in linea con i rispettivi piani comunali di protezione civile.

Putin Accusa l’Ucraina Ignorando la Rivendicazione dell’ISIS per l’Attacco a Mosca

Il presidente russo Vladimir Putin ha suscitato polemiche internazionali accusando l’Ucraina per l’attentato terroristico a Mosca, ignorando nel contempo la rivendicazione da parte dell’ISIS. L’attacco, perpetrato al Crocus City Hall, ha lasciato una scia di devastazione con 133 morti e 121 feriti.

Secondo Putin, i quattro esecutori materiali dell’attacco avevano pianificato di rifugiarsi in Ucraina, dove sarebbero stati protetti attraverso una “finestra” preparata oltre confine. Tuttavia, la presidenza ucraina ha respinto fermamente quest’accusa, definendola “assolutamente insostenibile”.

Le autorità russe, tramite il servizio di intelligence interna Fsb, hanno dichiarato di aver arrestato i quattro presunti attentatori insieme ad altre sette persone nella regione di Bryansk, a circa 350 chilometri a sud-ovest di Mosca. Questi individui, tutti stranieri secondo le autorità russe, sono stati bloccati mentre viaggiavano a bordo di una Renault bianca, dopo un inseguimento.

In risposta alle accuse di Putin, il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha ribadito la sua posizione, definendo i russi come i veri terroristi in Ucraina. Zelensky ha accusato Putin di tentare di scaricare la colpa dell’attentato sull’Ucraina, sottolineando che i russi stanno bruciando le città ucraine e portando centinaia di migliaia dei loro terroristi nel paese.

La situazione ha provocato una dura replica da parte dell’Ucraina, con il consigliere presidenziale Mikaylo Podolyak definendo le accuse russe “assurde”. Anche il premier polacco Donald Tusk ha espresso la speranza che la Russia non utilizzi l’attacco di Mosca come pretesto per un’escalation della violenza in Ucraina.

Nonostante la chiara rivendicazione da parte dell’ISIS attraverso la sua agenzia di stampa Amaq, Putin ha ignorato tale aspetto, preferendo puntare il dito contro l’Ucraina. L’ISIS ha confermato che l’attacco è stato perpetrato da quattro dei suoi “combattenti”, sottolineando che fa parte di una guerra contro i Paesi che combattono l’Islam.

Mentre la Casa Bianca ha condannato fermamente l’attacco terroristico di Mosca e ha ribadito l’impegno nel combattere l’ISIS ovunque, gli Stati Uniti avevano già avvertito i russi all’inizio di marzo di possibili attacchi terroristici durante grandi raduni a Mosca. Tuttavia, la volontà di cooperare con la Russia nella lotta al terrorismo è stata sottolineata in conversazioni telefoniche tra Putin e altri leader regionali.

In questa complessa situazione politica e di sicurezza, Putin ha mostrato fermezza nel perseguire i responsabili dell’attentato, anche se la sua decisione di puntare il dito contro l’Ucraina ha sollevato polemiche e interrogativi sulla reale natura degli eventi. Mentre il mondo guarda con apprensione alle conseguenze di questo attacco, l’Ucraina risponde con fermezza alle accuse russe, affermando la propria innocenza e respingendo le ricostruzioni fornite dal Cremlino.

Laudati, ‘mai fatto dossier’. Il magistrato non risponde a pm: ‘non ci sono condizioni’

Antonio Laudati rivendica che “mai” ha “costruito dossier per spiare o ricattare politici o personaggi famosi”. E soprattutto rivendica di avere delegato quelle attività che ora gli vengono contestate dai pm di Perugia “sotto il pieno controllo del procuratore nazionale antimafia”. Che all’epoca Federico Cafiero de Raho, ora deputato del Movimento 5 stelle. Una difesa che Laudati ha messo nero su bianco in una nota autografa diffusa dal suo difensore una volta uscito dalla procura di Perugia, dove invece il magistrato non si è presentato facendo recapitare al procuratore Raffaele Cantone un atto tecnico con la decisione di avvalersi della facoltà di non rispondere. Laudati è coinvolto nell’indagine sui presunti dossieraggi quale sostituto alla Procura nazionale antimafia e, ormai ex, coordinatore del gruppo Segnalazioni operazioni sospette (Sos) comandato dal tenente della guardia di finanza Pasquale Striano, accusato di migliaia di accessi abusivi alle banche dati riservate. Che nei casi in concorso con il magistrato, secondo l’ipotesi della procura perugina, sarebbero stati finalizzati a creare richieste di apertura di dossier pre-investigativi per i quali sono stati contestati l’accesso abusivo, il falso e abuso d’ufficio. “Nei casi contestati nell’invito a comparire, mi sono limitato a delegare al gruppo Sos della Dna approfondimenti investigativi, in piena conformità alle leggi, alle disposizioni di servizio e sotto il pieno controllo del procuratore nazionale antimafia e antiterrorismo” è la difesa di Laudati. Significa che De Raho era a conoscenza di quel che avveniva? “Il procuratore capo – ha risposto ai giornalisti il suo difensore, l’avvocato Andrea Castaldo – conosce nel senso che è il momento terminale di una serie d’attività d’impulso che poi vengono trasmesse alle procure competenti”. In ogni caso, sottolinea ancora Laudati nella nota inviata a Cantone, “tutti gli accertamenti erano determinati da esigenze investigative, nell’esclusivo interesse dell’ufficio e riguardano persone da me non conosciute e rispetto alle quali non avevo alcun interesse personale né alcun intento di danneggiarle”. Laudati mette le mani avanti anche per quanto fatto da Striano: “non rientrava tra i miei compiti di sostituto procuratore quello di controllare il personale di polizia aggregato alla Dna, né quello di verificare gli accessi alla banca dati”. Che lui non ha “mai effettuato”, ribadisce. Così come “non ho mai avuto alcun rapporto, neppure di conoscenza, con i giornalisti che risultano indagati e non ho mai costruito dossier per spiare o ricattare politici o personaggi famosi”. Perché allora avvalersi della facoltà di non rispondere?. “Dopo la massiccia ed incontrollata diffusione di notizie coperte dal segreto istruttorio, ritengo che non sussistano, al momento, le condizioni per lo svolgimento dell’interrogatorio, peraltro ampiamente preannunciato dalla stampa, per esercitare concretamente il diritto di difesa e per fornire un contributo alla ricostruzione dei fatti” ha spiegato il magistrato. Che è “molto provato” e si trova “in un momento particolare della sua carriera e della sua vita” secondo il suo legale. L’avvocato Castaldo ha comunque spiegato che il suo assistito ha deciso di “non presentarsi per evitare il clamore mediatico”. “Non c’è alcuna via di fuga – ha detto ancora -, non c’è alcuna dietrologia e al momento opportuno quando avremo finalmente accesso agli atti e li conosceremo potremo dare la nostra versione limpida e chiara per quanto riguarda la correttezza del suo operato”.