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B&B in centro, protesta a Napoli contro boom case per turisti

Ombrelli aperti davanti Palazzo San Giacomo con la scritta “Stop air B&B” per protestare contro la crescente diffusione delle case in affitto per chi viene in vacanza a Napoli, con un centro storico sempre meno disponibile ad accogliere chi vuole viverci stabilmente.

La manifestazione – che si è svolta davanti alla sede del Comune di Napoli – è stata organizzata in vista dell’evento internazionale di Unesco “Cultural Heritage in the 21st century” che si svolgerà a fine novembre a Napoli, in cui i cittadini della città vogliono portare all’attenzione dell’Unesco le difficoltà di chi vive in centro. “Oggi presentiamo questa lettera – spiega Alfonso De Vito, esponente del movimento della campagna “Resta abitante” – una lettera che cominciamo a spedire alla commissione Unesco in vista del forum mondiale, in cui segnaliamo come il patrimonio storico dell’Unesco al centro di Napoli fa mancare le case ai napoletani a causa del diluvio di case vacanza”. I manifestanti hanno sostenuto la protesta con lo striscione “Basta case vacanze, resta abitante”, chiedendo al Comune di Napoli un regolamento che argini la trasformazione degli appartamenti in centro in Bed and Breakfast. “Serve una verifica – spiega De Vito – di quanto avrà fatto la Pubblica Amministrazione per non consegnare questo centro storico tutto ai palazzinari affaristi. Se questo non verrà fatto chiediamo all’Unesco di valutare se non sia il caso di ritirare la qualifica di patrimonio al centro di Napoli. Il patrimonio non è soltanto quello delle pietre antiche ma anche il patrimonio umano che vive queste pietre oggi a rischio degli sfratti che salgono molto rispetto alla media annuale passata. Al summit Unesco noi porremo la questione del diritto ad abitare e lanceremo una grande raccolta di firme rispetto a un’iniziativa popolare se non ci saranno provvedimenti. Noi abbiamo un dialogo con l’amministrazione di Manfredi – conclude – ma ora sono fondamentali anche i fatti, abbiamo bisogno che si intervenga”.

‘Limitare affitti brevi in area Unesco’, venerdì sit-in a Napoli

“Chiediamo politiche per la casa e la limitazione immediata degli affitti brevi e case vacanza nell’area Unesco di Napoli”. La Rete Set annuncia la prima iniziativa della campagna ‘Resta abitante’, in vista delle giornate mondiali dell’Unesco che si terranno a Napoli dal 26 al 29 novembre. Venerdì 3 novembre alle ore 17:00 è previsto un presidio in piazza Municipio “per pretendere delle azioni concrete e immediate per porre un limite al proliferare senza regole di case vacanza. L’assenza di una normativa che regoli e freni la bolla speculativa degli affitti a breve termine per uso turistico sta producendo effetti gravissimi e irreversibili sulla città”, dicono gli attivisti. “Il Comune di Napoli aveva preso con la città impegni che non sta mantenendo, riteniamo che le mobilitazioni per le giornate mondiali dell’Unesco che si terranno a Napoli a fine mese saranno un termine necessario per misurare davanti agli occhi del mondo la credibilità di questi impegni se non saranno stati ancora mantenuti. Perchè patrimonio mondiale dell’Unesco non possono essere solo le pietre, ma anche l’umanità che da sempre le abita”, conclude il manifesto dell’iniziativa.

Affitti brevi, la tassa sale al 26%

Le ipotesi su nuove determinazioni sul fronte degli affitti brevi erano nell’aria da tempo. Alla fine è arrivata la giornata fitta di novità.

A cominciare dal cambio del regime fiscale, previsto da una bozza della manovra, con l’aumento della cedolare secca e della ritenuta d’acconto per i canoni di locazione, che passano dal 21% al 26%. Aumento che scatena le critiche di Iv (“tassano la casa degli italiani”), Confedilizia (“l’incremento di quasi il 30% creerà elusione della norma e crescita del sommerso. Il governo ci ripensi”) e Aigab (“equivale a 850 euro di tasse in più per 600 mila famiglie”).

Sulla vexata quaestio il ministero del Turismo sta lavorando da vari mesi con un provvedimento, di cui sono uscite bozze che hanno fatto scaldare sia le associazioni del settore immobiliare e turistico che gli albergatori. La titolare del dicastero Daniela Santanchè assicura misure a breve: “Sugli affitti brevi c’è un Far West. Vedrete che a breve, assieme e coordinandoci con i sindaci delle città metropolitane e con tutti gli assessori del turismo, arriveremo a una definizione. È un settore che ha bisogno di regolamentazione tenendo presente che per noi la proprietà privata è sacra, e quindi non criminalizzeremo, ma regoleremo”. Alla domanda se questo avverrà con un ddl ribatte: “Lo vedremo”.

L’altra grande novità è la sentenza del Consiglio di Stato che recepisce le indicazioni della Corte di Giustizia dell’Unione Europea e ribadisce che i portali di prenotazione devono riscuotere e versare allo Stato la cedolare secca sugli affitti brevi. “Airbnb – reagisce la piattaforma in una nota – ha sempre inteso collaborare con le autorità in materia fiscale e supporta il corretto pagamento delle imposte degli host applicando la normativa europea di riferimento sulla rendicontazione. Stiamo analizzando la sentenza e valutando le iniziative più opportune”. Plaude Federalberghi: “Confidiamo che il pronunciamento metta la parola fine a una telenovela che si trascina da più di 6 anni, durante i quali Airbnb si è appigliato a ogni cavillo pur di non rispettare le leggi dello Stato”. Vittorio Messina, presidente di Assohotel Confesercenti, spiega: “Sono anni che denunciamo la sperequazione evidente, in termini di oneri fiscali, normativi e quant’altro che esiste tra le diverse forme di ricettività”. Secondo i calcoli di Federalberghi il Comune con più alloggi disponibili su Airbnb è Roma, con 27.389 annunci, seguito da Milano (23.656), Firenze (12.117), Napoli (9.353), Venezia (8.130).