Archivi tag: Legambiente

Abusivismo edilizio, la Campania oppressa dal cemento illegale

L’abusivismo edilizio è una piaga che tiene in ostaggio il territorio, la legalità e lo sviluppo in Campania ormai da decenni. Il fenomeno, nonostante la crisi edilizia e quella pandemica, si mantiene su livelli preoccupanti. Dal 2004 al 2022 il numero delle demolizioni eseguite è stato solo il 13,1% (pari a 3.107) dei 23.635 immobili abusivi per i quali è stato stabilito l’abbattimento da parte dei 110 Comuni che hanno risposto in maniera completa al monitoraggio civico promosso da Legambiente, pari al 20% del campione totale. Alla Campania spetta il record “negativo” per numero di ordinanze emesse in rapporto alla popolazione: dal 2004 al 2022, è stata aperta una pratica per abusivismo edilizio ogni 236,6 abitanti. Secondo l’ultimo rapporto sul BES (Benessere Equo e Sostenibile) dell’Istat, secondo le stime elaborate in collaborazione con il Cresme, la situazione in Campania rimane “insostenibile”, con 50,4 abitazioni costruite illegalmente ogni 100 realizzate nel rispetto delle regole. A scattare la fotografia è il III Report di Legambiente sull’abusivismo edilizio, presentato oggi a Roma, che fa il punto sulle cinque regioni più esposte all’invasione del mattone illegale: le quattro a tradizionale presenza mafiosa e il Lazio. Quattro gli indicatori presi in considerazione dall’associazione ambientalista per il suo monitoraggio civico: trasparenza, ordinanze di demolizione e abbattimenti eseguiti, trascrizioni immobiliari nel patrimonio comunale, trasmissione alle prefetture delle ordinanze di demolizione non eseguite. La provincia con il migliore rapporto tra ordinanze emesse ed eseguite dai comuni del suo territorio è quella di Benevento (32%) con 462 ordinanze emesse e 148 demolizioni eseguite, segue provincia di Avellino con 1.695 ordinanze di demolizioni emesse e 516 eseguite pari al 30,4%. Salerno con 4.864 ordinanze e 686 eseguite (14,1%). Chiudono Caserta con 887 ordinanze di demolizioni e 116 eseguite (13,1%) e la provincia di Napoli con 15.727 ordinanze e solo 1641 eseguiti pari al 10,4%. Tra i comuni capoluogo che hanno risposto, il risultato migliore è quello di Avellino, con il 39,4% con ben 400 immobili abusivi demoliti su 1016 ordinanze, quello peggiore Benevento su 15 ordinanze emesse zero eseguite. Salerno su 1524 ordinanze sono state eseguite 208 pari al 13,6%. Tra i Comuni che hanno dichiarato di aver eseguito, nello stesso arco temporale, un numero di ordinanze pari a quelle emesse, spicca Sant’Arcangelo Trimonte, 476 abitanti in provincia di Benevento, che ha emesso 17 ordinanze e ne ha eseguite altrettante. “Un esercito di manufatti – commenta Mariateresa Imparato, presidente Legambiente Campania – che devastano da decenni le parti più pregevoli della nostra Regione, a partire dalle zone costiere, per troppo tempo favorito da una politica disattenta e da un’opinione pubblica che è stata spesso tollerante, soprattutto dove il fenomeno è più grave e diffuso. Se ciò non bastasse, è abbastanza evidente come gli eventi estremi sempre più frequenti, conseguenza del cambiamento climatico, in particolare alluvioni e frane, stiano mettendo in discussione in modo inequivocabile il ‘diritto’ alla casa abusiva, costruita come e dove meglio si crede. Una regione, la Campania, che, anche per l’ingerenza della camorra nel ciclo dell’edilizia, avrebbe bisogno di un governo del territorio attento e lungimirante e che invece rifugge costantemente dall’obbligatorietà della pianificazione, anche ricorrendo alle tante strategie in deroga e al continuo annuncio e promessa elettorale di nuovi condoni. Una piaga – conclude Imparato – non più tollerabile soprattutto per l’acuirsi dei rischi nelle zone dove si è concentrato il fenomeno, dai Campi Flegrei al Vesuvio, alla Penisola sorrentino- amalfitana, alle isole, in particolare Ischia”.

Napoli è la città italiana più amica dei felini

Per Legambiente il nostro si conferma quindi tra i paesi che più amano i mici. Sfatato invece il mito di ‘Roma città dei gatti’. È Napoli il capoluogo con più esemplari registrati all’anagrafe, 80.740 nel 2021, di cui 21.050 in colonie feline. A seguire Taranto con 12.566 gatti e Brescia con 8.902.

In percentuale, però, spicca il primato di Sant’Angelo in Lomellina, in provincia di Pavia, che dichiara di avere più di un gatto ogni due cittadini residenti. Ma se Roma non è più la città dei gatti, rimane comunque quella dei ‘gattari’, il termine con il quale si indicano tutte quelle persone che si prendono cura dei mici randagi, portando loro da mangiare nelle colonie feline che a Roma, secondo il censimento delle Asl, sono oltre 5mila.

I felini rimangono in cima agli animali domestici più apprezzati secondo il rapporto Eurispes 2023, per il quale il gatto viene scelto dal 34,4 per cento degli intervistati ed è secondo solo al cane, solido al 42 per cento.

Tra i 10 e 15 milioni gli esemplari tenuti in casa secondo Legambiente, che stima tra 66mila e 72mila le persone ufficialmente impegnate nel loro accudimento volontario e tra 700mila e fino a un milione i gatti liberi presenti nelle colonie feline, una realtà talmente diffusa sul territorio da essere stata disciplinata con una legge specifica, la 281 del 1991, che ne prevede la registrazione nelle città italiane.

Legambiente: Lo smog resta problema cronico, 2021 anno nero

In Italia l’emergenza smog resta un problema cronico. Il 2021 è stato un anno nero, non solo per via della pandemia ancora in corso, ma anche e soprattutto per la qualità d’aria. Su 102 capoluoghi di provincia analizzati, nessuno è riuscito a rispettare tutti e tre i valori limite suggeriti dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), ossia una media annuale di 15 microgrammi per metro cubo (µg/mc) per il PM10, una media di 5 µg/mc per il PM2.5 e 10 µg/mc per l’NO2.

LE 17 CITTÀ PIÙ INQUINATE

In particolare, come riferisce l’Agenzia Dire, ben 17 sono le città con i valori più alti di polveri sottili, ovvero che superano i valori OMS per più del doppio con Alessandria che nel 2021 ha registrato una media annuale di PM10 pari a 33 µg/mc rispetto al limite OMS di 15 µg/mc; seguita da Milano con 32 µg/mc, Brescia, Lodi, Mantova, Modena e Torino con 31 µg/mc. 11 quelle più inquinate da PM2.5 che superano di oltre 4 volte i valori OMS con le criticità maggiori registrate a Cremona e Venezia (media annuale 24 µg/mc contro un valore OMS di 5 µg/mc) e ben 13 le città più inquinate da biossido di azoto – NO2 – ovvero che superano il limite per più di tre volte con Milano e Torino in forte sofferenza. Il capoluogo lombardo nel 2021 ha registrato una media annuale di 39 µg/mc contro un valore OMS di 10 µg/mc, mentre la città di Torino (37 µg/ mc).

A scattare la fotografia è il nuovo report di Legambiente ‘Mal’aria di città. Quanto manca alle città italiane per diventare cleancities‘, realizzato nell’ambito della campagna Clean Cities, in cui si fa il bilancio sulla qualità dell’aria in città confrontando il valore medio annuale di PM10, PM2.5 e NO2 con i parametri suggeriti dall’OMS (ossia una media annuale inferiore a 15 microgrammi per metro cubo (µg/mc) per il PM10, 5 (µg/mc) per il PM2.5 e 10 µg/mc per l’N02). Il quadro che emerge è nel complesso preoccupante: pochissime le città che rispettano i valori suggeriti dall’Oms per il PM10 (Caltanissetta, La Spezia, L’Aquila, Nuoro e Verbania) e il biossido di azoto (Agrigento, Enna, Grosseto, Ragusa e Trapani), nessuna per il PM2.5.