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Da fondi Ue regionali 1,3 milioni posti di lavoro in più

Risorse quasi triplicate entro il 2043 e 1,3 milioni di posti di lavoro in più entro il 2027. Nel nono rapporto sulla Politica di coesione licenziato oggi da Palazzo Berlaymont, la Commissione europea rilancia la principale politica di finanziamento di regioni e territori e ne conferma il ruolo come “motore di sviluppo sostenibile e di crescita economica”. “Ogni euro investito” nei programmi di coesione tra il 2014 e il 2027 sarà “quasi triplicato nel 2043, il che equivale a un tasso di rendimento annuo di circa il 4%”, stima l’esecutivo Ue, osservando ancora che a fine 2022 i finanziamenti di coesione avevano sostenuto oltre 4,4 milioni di imprese, creato 370mila posti di lavoro in queste aziende e costituito circa il 13% degli investimenti pubblici totali nell’Ue. Nonostante progressi per ridurre il divario economico e sociale tra territori non siano messi in dubbio, restano “disparità economiche” importanti in tutto il Continente e in vari Paesi – come Italia e Grecia – la crescita del Pil reale pro capite è stata negativa dal 2001, se pure ora in ripresa. Nel rapporto, basato sui dati disponibili a fine 2023, si legge che più di una persona su quattro (28%) vive in una regione con un Pil pro capite inferiore al 75% della media dell’Ue: la maggior parte collocata negli Stati membri orientali, ma anche in Grecia, Portogallo, Spagna e Italia meridionale. A trainare le disuguaglianze regionali anche i cambiamenti climatici, che, secondo le stime, incidono di più sulle regioni costiere, mediterranee – Italia compresa – e sud-orientali dell’Ue, con un costo di oltre l’1% del Pil all’anno. Guardare ai risultati, riflettendo su come migliorare la “progettazione”. L’atteso rapporto si inquadra nel dibattito sulla revisione della politica di coesione post 2027, che – si legge ancora – dovrà trarre insegnamenti anche da altri strumenti, come il Recovery Fund. Un modello di gestione diretta dei fondi in stile ‘Recovery’ è criticato dai territori perché tende a nazionalizzare, e non decentrare, la spesa dei fondi di coesione. “La politica di coesione come la conosciamo è a rischio e questo non è il momento di sedersi e aspettare”, mette in guardia il presidente del Comitato europeo delle regioni (CdR), Vasco Alves Cordeiro. Sfide e riforma saranno al centro del Forum sulla coesione che l’11 e il 12 aprile riunirà a Bruxelles i rappresentanti regionali e locali con le istituzioni dell’Ue, tra cui anche la presidente della Commissione, Ursula von der Leyen.

Valditara: ‘Bocciare chi occupa e devasta una scuola’

Nei dati dalle iscrizioni alle scuole superiori, in particolare per quanto riguarda la nuova filiera del 4+2 per istituti tecnici e professionali, il risultato è al di là delle aspettative. E’ quanto sottolinea il ministro dell’Istruzione, Giuseppe Valditara, intervistato dal Messaggero. “Pensavamo di avere un migliaio di iscritti sulla formula dei quattro anni più due, che come è noto è una sperimentazione. Abbiamo avuto 1.669 richieste, un risultato importante del quale sono grato alle scuole che si sono candidate e alle famiglie che ci hanno creduto”. Venendo al nodo delle occupazioni scolastiche, “chi occupa e devasta una scuola deve essere bocciato – spiega il ministro -. Meritano il 5 in condotta, e con il cinque si viene bocciati”. Per quanto riguarda la responsabilità civile dei danni provocati, “chi occupa ne dovrebbe rispondere, perché ci va di mezzo la comunità”. Rispetto invece alle aggressioni ai professori sempre più frequenti, il ministro spiega di aver proposto che sia prevista la possibilità di agire per il danno d’immagine da parte della scuola. “Cioè, chi picchia un professore non solo risponde per i danni causati al docente, ma anche alla scuola, con l’Avvocatura dello Stato che si può costituire in giudizio. I soldi così recuperati vanno naturalmente alla scuola in questione”. Da settembre parte per la scuola “un percorso di eccellenza che risponde alle esigenze di un mondo del lavoro profondamente cambiato e rimasto inascoltato per troppo tempo”, riflette Valditara. In controtendenza il liceo del Made in Italy ha avuto una partenza lenta: “Questo di oggi è un punto di avvio di un percorso che si amplierà”, commenta.

Russi riducono personale alla centrale nucleare di Zaporizhzhia, secondo i servizi d’intelligence ucraini

Secondo i servizi d’intelligence ucraini (Gru), i russi stanno gradualmente riducendo il numero di addetti alla centrale nucleare ucraina di Zaporizhzhia, da loro occupata. Entro il 5 luglio, anche ai tecnici di Rosatom, l’ente per l’energia nucleare russa che gestisce l’impianto, e a quelli ucraini che hanno firmato un contratto con essa è stato “consigliato” di lasciare.

Kiev sostiene che la centrale atomica è stata precedentemente minata dai russi. Il Gru ha riferito sul proprio canale Telegram che “il contingente di occupazione sta gradualmente lasciando il territorio dell’impianto nucleare di Zaporizhzhia”.

In un’altra notizia, il capo dell’intelligence militare ucraina, Kyrylo Budanov, ha affermato in un’intervista a The War Zone che l’Fsb russo è stato incaricato di liquidare il leader della Wagner, Yevgeny Prigozhin, dopo il fallito ammutinamento dello scorso fine settimana. Budanov ha dichiarato: “Sappiamo che l’Fsb è stato incaricato di assassinare Prigozhin. Riusciranno a farlo? Vedremo con il tempo…”.

Nel frattempo, il ministro russo degli Esteri, Serghei Lavrov, ha dichiarato che la Russia non vede alcuna ragione per estendere l’accordo sul grano ucraino, sottolineando seri dubbi sull’adeguatezza di molti leader occidentali. Inoltre, è stata annunciata l’attivazione di una nuova batteria di sistemi antimissili S-400 in Bielorussia, secondo il ministro bielorusso della Difesa.

Lavrov ha anche comunicato che Mosca intende spingere per un’espansione del Consiglio di Sicurezza dell’ONU a Paesi dell’Africa, dell’Asia e dell’America. Inoltre, la Russia avvierà una propria inchiesta per scoprire la verità sui diritti dei bambini in Ucraina.

Nel contesto delle tensioni, gli Stati Uniti hanno valutato l’approvazione del sistema missilistico tattico a lungo raggio Atacms per l’Ucraina. Secondo il Wall Street Journal, l’Atacms ha una gittata di circa 300 km, sufficiente per colpire obiettivi russi molto oltre le linee del fronte, incluso in Crimea, da dove partono gli attacchi con droni di fabbricazione iraniana. Sebbene Joe Biden non abbia ancora dato il suo consenso, ci sono segnali di apertura anche tra i più riluttanti nel governo statunitense, a partire dalla Casa Bianca.