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Picchia i carabinieri, arrestato un rugbista

Ubriaco, ha picchiato due carabinieri e li ha mandati all’ospedale. È finito in manette Rusiate Nasove, atleta del Valorugby (che milita nel campionato di Serie A della palla ovale) e che vanta 3 caps nella nazionale delle Isole Fiji. A riportare la notizia è il Resto del Carlino di Reggio Emilia, città dove il 28enne rugbista è stato protagonista di questo episodio tra giovedì e venerdì. Alcuni residenti in viale dei Mille, lungo la circonvallazione, hanno allertato le forze dell’ordine per la presenza di un uomo in preda all’alcol, disteso sul cofano di un’auto in sosta mentre urlava frasi sconnesse. Una volta arrivata una pattuglia, Nasove ha cominciato a manifestare un atteggiamento violento. Si è rifiutato di fornire documenti e generalità, poi con la sua imponente stazza (1.95 metri per 95 kg) ha aggredito i due militari, che hanno chiesto rinforzi alla questura. Nel frattempo, il 28enne figiano è fuggito verso il centro, in piazzale Tricolore, dove ha tentato di nascondersi dietro un cartellone pubblicitario. Ma alla fine è stato placcato dagli agenti delle Volanti della polizia di Stato che per immobilizzarlo hanno dovuto sparargli col taser. L’uomo è stato portato al pronto soccorso, come da prassi, per una visita medica. E poi in carcere. Dovrà rispondere delle accuse di violenza e resistenza a pubblico ufficiale e di lesioni personali aggravate. I due carabinieri hanno dovuto ricorrere alle cure dell’ospedale Santa Maria Nuova dove sono stati dimessi con una settimana di prognosi ciascuno. Nasove era arrivato dalle Isole Fiji (giocava nel club Fijian Drua, nella massima serie australiana di rugby) a Reggio Emilia la scorsa estate come rinforzo di lusso di mercato da parte dei ‘Diavoli’, la squadra reggiana di rugby che puntava su di lui considerandolo una stella internazionale. Ma finora non era riuscito a brillare in campo, giocando solo qualche minuto in campionato.

Reggio Emilia: operazione “Billions”

Eseguite questa mattina su tutto il territorio nazionale, 51 misure cautelari, di cui 22 in carcere, nei confronti degli appartenenti ad un’organizzazione criminale specializzata in frode fiscale, bancarotta e riciclaggio.

L’operazione denominata “Billions” è la conclusione di un’indagine della Squadra mobile di Reggio Emilia in collaborazione con il Servizio centrale operativo (Sco) e con il Nucleo di Polizia economico finanziaria della Guardia di finanza. Sono stati sequestrati beni per un valore di oltre 24 milioni di euro e tra gli arrestati anche un esponente di spicco della criminalità calabrese negli anni ’90.

L’organizzazione era specializzata nell’offrire “servizi” di emissione di fatture per operazioni inesistenti, consentendo così alle imprese beneficiarie l’abbattimento dei propri redditi imponibili.

Particolarmente articolata nei ruoli e nelle competenze, l’organizzazione criminale era specializzata anche nel riciclaggio di denaro, nell’autoriciclaggio e nella commissione di reati di bancarotta fraudolenta.

I capi gestivano dieci cellule operative che potevano contare su società di comodo (delle vere e proprie cartiere) per la emissione di fatture per operazioni inesistenti.

I vertici dell’organizzazione controllavano anche i “prelevatori” professionali di denaro da sportelli bancomat e i procacciatori di società interessate ad ottenere servizi finanziari illegali.

Infine, nel gradino più basso dell’organizzazione c’era una schiera di “prestanome” titolari di tante società “cartiere” che non avevano alcuna struttura aziendale e che servivano solo per produrre fatture false.

Gli investigatori sono riusciti a ricostruire una movimentazione di denaro di oltre 240 milioni di euro; di questi 50 sono stati movimentati con prelievi di denaro contante.  L’ammontare del giro di fatture false emesse è stato calcolato in 80 milioni di euro con un’imposta evasa quantificata in circa 24 milioni di euro.

Per prima cosa avveniva il pagamento integrale della fattura falsa da parte dell’impresa beneficiaria; poi questa disponibilità di denaro veniva prelevata in contanti dai “prelevatori”, individui pagati dall’organizzazione con il compito di recarsi presso vari uffici postali ed effettuare più prelievi.

Infine il denaro veniva consegnato ai capi dell’associazione che lo restituivano alle imprese beneficiarie, al netto di una commissione per il “servizio” prestato.

Tra i reati contestati anche l’autoriciclaggio che gli organizzatori effettuavano attraverso società create proprio per quello scopo. Gli investigatori hanno scoperto che gli indagati inviavano bonifici all’estero in favore di imprese comunitarie sempre controllate da loro stessi, giustificando i movimenti finanziari come pagamento di acquisti fittizi, i fondi così trasferiti, venivano poi reinvestiti in attività commerciali localizzate sempre all’estero e riconducibili all’organizzazione criminale.

Durante le indagini è stato accertato che gli indagati si sono resi responsabili anche di reati fallimentari; hanno portato al fallimento quattro società usate come cartiere, distraendo, in larga parte attraverso prelevamenti in contanti, complessivamente più di 7 milioni di euro.

Infine, e non da meno, tra gli indagati risultano anche 9 persone beneficiarie di reddito di cittadinanza per cui è stata chiesta la revoca e il recupero delle somme indebitamente percepite.

 

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