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Guardia di Finanza, tutte le notizie che ci arrivano dal corpo della Guardia di Finanza per rimanere sempre aggiornati su tutto

Mafia e riciclaggio di denaro, arresti in quattro regioni

Un’operazione antimafia della Guardia di finanza, denominata ‘Oleandro’, è in corso in Sicilia, Campania, Toscana e Friuli Venezia Giulia. Oltre 120 finanzieri del comando provinciale di Catania stanno eseguendo un’ordinanza di custodia cautelare emessa dal gip del capoluogo etneo su richiesta della Dda nei confronti di 15 indagati. I reati ipotizzati, a vario titolo, sono associazione mafiosa, usura, traffico e spaccio di stupefacenti e riciclaggio di denaro. Gli indagati complessivamente sono 26. Il provvedimento cautelare è in corso di esecuzione nelle province di Catania, Caltanissetta, Arezzo, Napoli e Udine.

Muore il generale Nino Di Paolo, il cordoglio della GdF

Si è spento ieri, all’età di 77 anni, il Generale di Corpo d’Armata Nino Di Paolo, Comandante Generale della Guardia di Finanza dal 2010 al 2012, il primo proveniente dalle file del Corpo. Lo rende noto un comunicato della stessa Guardia di Finanza. “Ne piangono la scomparsa, la moglie Maria Paola, i suoi tre figli e la Guardia di Finanza tutta. Nato il 19 agosto del 1946 a Cansano (AQ), all’ombra della Maiella che tanto amava, fa ingresso nel 1965, nell’Accademia della Guardia di Finanza – informa la GdF – e nel 1967 è nominato Sottotenente. La sua carriera inizia in Val di Fiemme, presso la Scuola Alpina di Predazzo, esperienza che gli dà modo di rafforzare il suo già profondo legame con la montagna, un vincolo affettivo rimasto poi immutato nel corso degli anni. Dopo aver comandato, nei gradi di Tenente, Capitano e Maggiore, diversi Reparti operativi dell’Italia settentrionale, da Colonnello è alla guida dell’allora Nucleo Centrale di Polizia Tributaria di Roma, per poi approdare al Comando Generale, dove riveste gli incarichi di Capo del I Reparto ‘Personale’ e di Sottocapo di Stato Maggiore”. “Da Generale di Brigata e di Divisione, regge il Comando Regionale Campania per poi assumere, ancora al Comando Generale, la carica di Capo di Stato Maggiore. Il suo primo incarico nel grado vertice di Generale di Corpo d’Armata è quello di Comandante Interregionale dell’Italia Centro-Settentrionale, a capo delle Fiamme Gialle della Toscana, dell’Emilia Romagna e delle Marche. Comandante in Seconda della Guardia di Finanza, a partire dal settembre del 2008, il 23 giugno del 2010 – con l’entrata in vigore della Legge 3 giugno 2010, n. 79 – il Generale Di Paolo è nominato Comandante Generale del Corpo, incarico che, prima di quella storica data, era riservato a un generale dell’Esercito. Lascia la guida delle Fiamme Gialle il 22 giugno del 2012, per raggiunti limiti di età”. Uomo d’arte e di cultura, con la passione per l’alpinismo, i viaggi e la fotografia, il Generale Di Paolo, oltre a svolgere una costante attività di insegnamento negli Istituti di Istruzione e di alta formazione del Corpo, è stato anche docente di ‘Storia dell’emigrazione italiana in America’ presso l’Università Orientale di Napoli. Il suo volume ‘Ellis Island, Storia versi e immagini dello sradicamento’ del 2007, inserito nella Biblioteca del Congresso Americano, ha tra l’altro fornito la base scientifica e i materiali per il Museo dell’Emigrazione realizzato nel suo paese d’origine. Più recentemente, ha curato la mostra ‘Immagine della Madonna nella storia dell’arte e nell’iconografia cristiana, ospitata nel 2020 nella sua città natìa. I funerali del Generale Di Paolo si terranno, il prossimo 27 dicembre alle ore 15,00, a Roma, presso la chiesa Santi Angeli Custodi, via delle Alpi Apuane 1.

Il piano della Prefettura di Napoli per le festività

Il piano di sicurezza coordinato dal Prefetto di Napoli, Michele di Bari, nell’ambito del Comitato provinciale per l’ordine e la sicurezza pubblica, con il concorso delle Forze dell’Ordine, prevede, in occasione delle prossime festività natalizie, l’applicazione da domani di un contingente di 320 unità tra Polizia di Stato, Carabinieri e Guardia di Finanza.

I luoghi prevalentemente attenzionati saranno la zona dei c.d. Baretti a Chiaia, il Centro Storico (Piazza Bellini, San Pietro a Maiella, San Domenico Maggiore, Piazza del Gesù) i Quartieri Spagnoli e il Vomero.

Tali servizi vedranno il concorso di unità di personale anche della Polizia Locale e della Polizia Metropolitana di Napoli.

Ai fini di una più efficace gestione dell’ordine e della sicurezza pubblica, su richiesta della Questura, è stata emanata dal comune di Napoli ordinanza sindacale di divieto di vendita di bevande in bottiglia, lattine, contenitori di vetro, plastica rigida, tetrapack o qualsiasi altro materiale, consentendone la commercializzazione solo in bicchieri di plastica leggera o carta, nelle vie ricomprese nel perimetro delle aree dei Baretti, nel Centro Storico, nei Quartieri Spagnoli e nonché nelle strade del quartiere Vomero maggiormente interessate dalla presenza di locali.

Sono stati individuati 11 varchi di accesso all’area dei Baretti a Chiaia, 9 al Centro Storico e 4 ai Quartieri Spagnoli. Tali varchi saranno presidiati da personale delle Forze di Polizia, che effettuerà mirati controlli finalizzati ad assicurare il rispetto dei provvedimenti emanati, oltre che a prevenire ed impedire pericolosi affollamenti di persone e garantire il regolare ed ordinato afflusso delle persone.

Maxi sequestro a Napoli di champagne, olio e alcol contraffatti

La Guardia di Finanza di Napoli, nel corso di controlli prenatalizi ha sequestrato oltre 8mila litri di champagne, olio e alcool contraffatti per un valore commerciale di circa mezzo milione di euro. Due persone sono state denunciate. I finanzieri di Casalnuovo hanno scoperto il tutto in un laboratorio di Striano (Napoli) dove era stata allestita un rudimentale circuito di imbottigliamento di olio, apparentemente d’oliva, ma in realtà frutto di una miscelazione di olio di semi di girasole con sostanze coloranti, quali la clorofilla ed il betacarotene. La miscela veniva poi confezionata in taniche e bottiglie sulle quali erano state apposte etichette, contraffatte, di noti marchi del settore. Nello stesso laboratorio sono stati trovati anche cartoni contenti bottiglie di champagne e alcool per uso alimentare. Ad effettuare i controlli sono stati i funzionari dell’Ispettorato centrale della tutela della qualità e della repressione frodi dei prodotti agro-alimentari. Complessivamente sono stati sequestrati oltre 8mila litri fra champagne, olio e alcool contraffatti, circa 100mila etichette adesive abilmente contraffatte, 150mila contrassegni con l’emblema della Repubblica Italiana, macchinari per l’imbottigliamento e una cisterna da mille litri, utilizzata per lo stoccaggio degli oli miscelati.

Frode nel ‘bonus facciate’ a Milano e Varese: sequestrate Ferrari e Lamborghini

Frode del bonus edilizia per comprare Ferrari e Lamborghini: scatta il sequestro. Gli indagati sono due: un 49enne di Legnano (Milano) e un 48enne residente a Uboldo (Varese). I Finanzieri del Comando Provinciale di Varese e Milano hanno eseguito un decreto di sequestro emesso dal gip di Busto Arsizio, al termine di un’indagine che ha interessato un sistema di frodi nell’ambito del “bonus facciate”. In particolare, l’attività ha riguardato crediti indebitamente generati da una società edile e dal suo rappresentante legale con il sistema della sovrafatturazione per due milioni di euro. Gli investigatori hanno sequestrato 15 auto d’epoca e di lusso (Ducati, Honda, Vyrus e altre), 10.000 euro di quote della società e un orologio Rolex Yachtmaster in oro, trovato in una perquisizione, dal valore di circa 30.000 euro. Alla società sono state sequestrate diverse auto di lusso: Lamborghini Huracan STO, Ferrari 812 Superfast, Ferrari 488, Ferrari FF, Ferrari F8 e una da pista chiamata Radical, usate sia dal rappresentante legale per fini personali sia per un business che gli indagati stavano ideando nel noleggio delle auto in cui versare il provento della frode.

Sindaco vende proprietà alla figlia 13enne per evitare sequestri

Per evitare il sequestro di 24 immobili li ha ceduti alle sue due figlie, una delle quali neppure tredicenne, simulando una compravendita: viene contestato anche questo al sindaco di Campoli del Monte Taburno (Benevento) Tommaso Nicola Grasso, finito al centro di un’indagine della Procura di Napoli e della Guardia di Finanza su una maxi frode da 150 milioni di euro, messa a segno nel settore della commercializzazione degli idrocarburi. Al primo cittadino già indagato per reati simili, viene contestata, tra l’altro, il reato di intestazione fittizia di beni. Lo scorso 16 novembre i nuclei della polizia economico finanziaria di Napoli, Frosinone e Trieste hanno sequestrato beni per 150 milioni di euro alle undici persone indagate in questa inchiesta, tra cui figurano anche i vertici dei clan Formicola e Silenzio di Napoli e un commercialista di Torre Annunziata, Luigi De Maio, già arrestato nell’ambito del filone di Reggio Calabria dell’operazione “Petrol Mafia”. Il contratto di compravendita con il quale il possesso dei 24 immobili passava da Grasso e la moglie alle loro due figlie risale al 16 maggio 2019 e annovera il diritto di abitazione per marito e moglie: le ragazze avrebbero dovuto corrispondere 180mila euro in 72 rate. Lo stesso giorno, inoltre, sono state, fittiziamente secondo gli inquirenti, trasferiti sempre con una compravendita alla figlia più grande della coppia, un’abitazione di Roma, di proprietà di una società, per un valore di poco superiore a 212mila euro (da pagare in 32 rate da 2500 euro). Un anno prima alla ragazza era stato trasferito il 47% delle quote di quella stessa società. Tra le anomalie rilevate dai finanzieri figura anche l’enorme discrepanza tra il prezzo della compravendita e il valore degli immobili che, secondo una stima, si aggirerebbe complessivamente in 1,3 milioni di euro, e l’impossibilità da parte delle figlie di poter corrispondere le rate pattuite in quanto una minore di 13 anni e l’altra, sebbene più grande, priva di reddito.

False società per acquisto bevande, evasi 7 milioni di Iva. Tra le sedi anche Salerno

La Guardia di Finanza di Treviso ha scoperto fatture false per oltre 39 milioni di euro, utilizzate per evadere 7 milioni di euro di Iva nel commercio delle bevande, indagando 10 persone tra le province di Treviso, Monza-Brianza, Roma e Salerno, per l’ipotesi di reato di associazione per delinquere, emissione e contabilizzazione di fatture per operazioni inesistenti, omessa dichiarazione.

La Procura della Repubblica di Treviso ha notificato agli indagati l’avviso di conclusione delle indagini preliminari, in vista della richiesta di rinvio a giudizio. Le Fiamme Gialle hanno svolto intercettazioni telefoniche e telematiche, segnalazioni di operazioni sospette di riciclaggio, accertamenti bancari, e sequestrato documenti cartacei e informatici, tra cui chat di WhatsApp e Telegram, posta elettronica, audio e video nel corso di 44 perquisizioni presso le sedi delle aziende, in diverse località del territorio nazionale tra cui Treviso, Padova, Bergamo, Monza-Brianza, Roma, Rieti, Salerno e Genova. Le bevande, di provenienza comunitaria (Bulgaria, Germania, Malta, Paesi Bassi, Repubblica Ceca, Romania, Slovacchia, Slovenia, Spagna), venivano fatte transitare attraverso imprese “cartiere”, quasi tutte con sede a Roma, che poi cedevano la merce sottocosto alle aziende che avevano di fatto i rapporti con i fornitori esteri, omettendo ogni obbligo di dichiarazione e di versamento delle imposte.

Il fulcro della frode è stato individuato in due società di Monza-Brianza e Bergamo. Un ruolo fondamentale era svolto da tre persone della provincia di Roma che avevano costituito le imprese cartiere, tenevano i rapporti con notai e commercialisti, e tenevano le sedi legali presso “mail boxes”. I tre provvedevano alla ricerca dei vari prestanome nullatenenti da utilizzare come soci o amministratori delle varie aziende; infine, gestivano di fatto i rapporti bancari intestati alle società cartiere. Le zone per il reclutamento dei prestanome sono state le province di Roma e Treviso, territorio in cui risiedono cinque dei 21 prestanome individuati, oltre al principale reclutatore, anch’egli residente nel capoluogo della Marca.

Illeciti su reddito cittadinanza, anche possessori di barche

Illeciti contro il reddito di cittadinanza: tra i titolari del beneficio anche possessoridi imbarcazioni da diporto e partecipazioni societarie. È quanto hanno scoperto le Fiamme gialle aeronavali di Civitavecchia che stanno analizzando i dati fiscali raccolti in mare durante gli oltre 1600 controlli di polizia svolti dalle unità navali nel 2023.

Le posizioni fiscali di armatori delle imbarcazioni da diporto sono state sottoposte a controlli incrociati utilizzando le banche dati informatiche a disposizione della Guardia di Finanza per verificare la corrispondenza tra le dichiarazioni tributarie presentate dai soggetti e dai loro familiari, con il tenore di vita reale. In questa rete di controlli incrociati sono stati individuate 8 persone che hanno reso dichiarazioni false (la Dichiarazione Sostitutiva Unica) durante la presentazione delle domande per l’ottenimento del Reddito di cittadinanza. In particolare sono state omesse informazioni circa il possesso di imbarcazioni da diporto, anche nell’ambito dello stesso nucleo familiare, ed in alcuni casi anche di numerose partecipazioni societarie tra coniugi. Gli ultimi, in ordine di tempo, sono stati quelli individuati dalla Sezione Operativa Navale di Anzio e dalla Stazione Navale di Civitavecchia, che ha scovato un italiano possessore di un’imbarcazione a vela con bandiera belga, che, mediante artifizi e raggiri, era riuscito ad ottenere il Reddito di Cittadinanza, trasferendo la nazionalità dell’imbarcazione da italiana ad estera. Sequestrati due conti correnti, un autocarro ed un’imbarcazione a vela.

Recuperati reperti archeologici nei fondali di Ventotene

Recuperati alcuni significativi reperti archeologici nei fondali dell’Isola di Ventotene, tra cui un’anfora romana di epoca repubblicana perfettamente conservata. L’operazione è stata compiuta dai subacquei della Stazione Navale della Guardia di finanza di Civitavecchia, in collaborazione con la Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per le Province di Frosinone e Latina. I reperti sommersi erano in una zona circoscritta nella parte sud dell’Isola, caratterizzata da bassi fondali e molto frequentata dal traffico diportistico. Con il supporto dell’elicottero della Sezione Aerea di Pratica di Mare e mezzi navali, le immersioni sono state effettuate seguendo le indicazioni della Soprintendenza: i sommozzatori hanno recuperato un’anfora romana integra adagiata sul fondale ed un assai più pesante manufatto di tufo locale di forma cilindrica. I reperti, portati in superficie utilizzando dei palloni di sollevamento e delle reti apposite, sono stati trasportati all’interno della Caserma “Finanziere Mare Francesco Nunziale”, dove sono stati immersi in vasche con acqua dolce per permettere la desalinizzazione. L’anfora recuperata è del tipo “Dressel 1B”, anfora vinaria tipica dell’area tirrenica e diffusa tra la fine del II e la metà del I secolo a.C., mentre il manufatto di pietra è riconducibile alle cave di tufo dell’isola, utilizzate già in epoca romana per la costruzione della celebre Villa Giulia e successivamente per l’edificazione del carcere borbonico di Santo Stefano e per la neo colonizzazione di Ventotene. Una ricognizione subacquea più estesa ha permesso inoltre di verificare che il manufatto lapideo doveva far parte di un consistente gruppo di blocchi squadrati sparsi nell’area ed evidentemente riconducibili al naufragio di un’imbarcazione da carico.

Parco sommerso della Gaiola, rimossa rete abusiva di 450 metri

Una rete di oltre 450 metri è stata rimossa dall’Area Marina Protetta Parco Sommerso di Gaiola dallo staff del Parco supportato dalla motovedetta della Guardia di Finanza. La rete era stata calata alle 5 del mattino all’interno della zona di riserva integrale del Parco dalla tavola di mare nella baia di Trentaremi fino alle Isole della Gaiola. Grazie al sistema di videosorveglianza marina del Parco sono stati registrati prima dell’alba movimenti sospetti di un’imbarcazione sotto costa a luci spente. Successivamente gli esperti subacquei del parco hanno effettuato un’attività di perlustrazione dei fondali nella zona dove era stata osservata aggirarsi l’imbarcazione durante la notte, scoprendo la lunga rete abusiva. Avvertite le forze dell’ordine si è proceduto al recupero a mano dell’attrezzo da pesca illegale.

Le operazioni di rimozione sono durate 2 ore e al termine la rete è stata consegnata alla motovedetta della Guardia di Finanza giunta sul posto. Grazie al tempestivo intervento la rete aveva avuto poco tempo per pescare; quasi tutti gli organismi marini rimasti intrappolati erano ancora vivi e sono stati liberati uno ad uno dalle strette maglie in cui erano avviluppati. Triglie, tordi, scorfani, m,a anche stelle marine e crostacei, hanno ritrovato la libertà.

“La lotta alla pesca di frodo resta una delle priorità del Parco Sommerso di Gaiola, le aree marine protette devono poter svolgere la loro primaria funzione di aree di nursery per il ripopolamento del nostro mare, anche a beneficio dei tanti pescatori onesti che potranno avere un giorno un mare più sano e più ricco. Oggi fortunatamente casi come questo, che anni fa erano all’ordine del giorno, sono diventati molto rari, ma è fondamentale tenere la guardia alta”, sottolinea Maurizio Simeone, direttore dell’Area marina protetta.