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Gdf: cambia vertice a Caserta, Sportelli subentra a Furciniti

Cambio al vertice delle Fiamme Gialle di Caserta: il colonnello Giuseppe Furciniti ha infatti lasciato la guida del Comando Provinciale al parigrado Nicola Sportelli.

L’avvicendamento è avvenuto nel corso di una cerimonia tenutasi alla caserma sede del Comando Provinciale di Caserta, cui ha preso parte il Comandante Regionale Campania Giancarlo Trotta (Generale di Divisione), tutti gli Ufficiali del Comando cassertano e una folta rappresentanza di Ispettori, Sovrintendenti, Appuntati e Finanzieri, oltre ad una aliquota di personale specializzato “Antiterrorismo e Pronto Impiego”.

Furciniti lascia il Comando dopo oltre tre anni per assumere l’incarico di Capo Ufficio Operazioni e Raccordo Informativo del Servizio Centrale di Investigazione sulla Criminalità Organizzata di Roma. Dal canto suo, Sportelli, 48 anni, sposato con tre figli e laureato in Giurisprudenza e Scienze della Sicurezza Economico Finanziaria, si è arruolato nel 1994 frequentando il corso quinquennale presso L’Accademia della Guardia di Finanza di Bergamo. Al termine del periodo di formazione, nel 1999, ha diretto prima la Sezione Operativa e poi la Compagnia “Pronto Impiego” di Lamezia Terme. Successivamente è stato assegnato al Nucleo Provinciale di Polizia Tributaria, occupandosi di attività di verifica. E’ stato quindi per cinque anni al Nucleo Polizia Tributaria di Napoli presso il Gruppo Investigativo Criminalità Organizzata. Nel grado di Maggiore ha poi prestato servizio presso il Gruppo Spesa Pubblica del Nucleo di Polizia Tributaria di Bari. Sportelli, insignito dell’onorificenza di Ufficiale al Merito della Repubblica Italiana, ha poi comandato il Gruppo di Bari, il Gruppo di Locri e il Gruppo Investigativo Criminalità Organizzata di Catanzaro.

In Campania e altre regioni GdF sequestra ben per 7 milioni di euro per frode fiscale

La Guardia di Finanza di Como, coordinata dalla Procura della Repubblica di Como, ha confiscato soldi e beni per 7,7 milioni di euro a un sodalizio criminoso dedito a molteplici reati tributari nel settore della fornitura di manodopera, delle pulizie, del facchinaggio, dei trasporti e della logistica, al servizio della grande distribuzione organizzata. Lo scorso 21 giugno erano state effettuate perquisizioni locali e personali nei confronti di 21 persone fisiche e 19 giuridiche in Lombardia, Piemonte, Lazio, Campania e Calabria con 14 misure cautelari personali (di cui 9 custodie cautelari in carcere, 4 arresti domiciliari e 1 obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria), e un decreto di sequestro preventivo finalizzato alla confisca per complessivi 7,7 milioni di euro.

La sentenza, divenuta irrevocabile, ha confermato la responsabilità penale di 11 persone fisiche. Le attività di polizia giudiziaria hanno permesso di disarticolare un complesso sistema di frode fiscale perpetrato in forma associativa, ininterrottamente, tra la fine del 2015 ed il 2022, mediante la costituzione di 17 società cooperative, un consorzio e una s.r.l. (da ritenersi società capogruppo). Attraverso l’utilizzo fittizio dello schema societario cooperativistico, i responsabili hanno commesso reati come emissione di fatture per operazioni inesistenti.

Il sistema di frode è stato ricostruito dai militari del Gruppo di Como, che hanno individuato più società cooperative di lavoro a struttura precaria: società “cartiere” che hanno avuto il compito di assumere la forza-lavoro, di fatto gestita da altre due società “capogruppo”, apparentemente in regola dal punto di vista fiscale. Tali società “cartiere” hanno avuto il compito di emettere, nei confronti delle capogruppo, fatture false (con le quali venivano falsamente addebitati costi del personale), consentendo loro di abbattere l’ingente debito IVA scaturito dalla fatturazione delle prestazioni al cliente finale/committente, nonché un risparmio dei contributi previdenziali e assistenziali.

Recuperato e restituito tender rubato a maxi yacht inglese

Si sono addormentati sul loro maxi yacht avendo di fronte il Golfo di Napoli ma il risveglio la triste sorpresa: non c’era più il tender con il quale scendevano a terra: era stato “parcheggiato” tra gli scogli di Torre del Greco il gommone rubato ieri ad alcuni turisti inglesi che hanno presentato ieri mattina, subito dopo la scoperta del furto, una dettagliata denuncia negli uffici del Reparto Operativo Aeronavale della Guardia di Finanza di Napoli. Le fotografie del tender sono state trasmesse immediatamente dalla sala operativa di Napoli alle unità navali della Guardia di Finanza attraverso innovativi sistemi satellitari che garantiscono le comunicazioni e il trasferimento di video e foto in real time. E, nel pomeriggio di ieri, una unità navale di rientro da una missione a largo raggio ha intravisto occultato tra la scogliera in prossimità di Torre del Greco il gommone che è stato quindi recuperato e riconsegnato ai proprietari. Secondo i finanzieri il natante, dotato di un potente motore fuoribordo, sarebbe stato smontato e venduto “a pezzi” a chi necessitava di ricambi.

In partenza da Capodichino con 100mila euro di eroina, arrestata

Una cittadina di origine nigeriana trovata in possesso di 700 grammi di eroina è stata arrestata dalla Guardia di Finanza e dai funzionari dell’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli nell’aeroporto Capodichino di Napoli.

Una volta “tagliata” e immessa sul mercato la droga avrebbe potuto fruttare oltre 100mila euro. La donna, una 36enne residente nella provincia di Caserta, è stata sottoposta a un controllo nella sala partenze dell’aeroporto mentre era in attesa di imbarcarsi su un volo diretto ad Alghero. I riscontri sui bagagli e anche sulla persona hanno consentito di scoprire ben 62 ovuli contenenti eroina, ognuno dal peso di circa 11-12 grammi che la 36enne teneva nascosti all’interno di indumenti intimi. La donna è stata quindi arresta, con l’accusa di traffico di sostanze stupefacenti e condotta nel carcere femminile di Pozzuoli a disposizione dell’autorità giudiziaria.

NAPOLI. GUARDIA DI FINANZA E AGENZIA DELLE DOGANE E MONOPOLI: SEQUESTRATE 3700 COMPRESSE DI FARMACI ILLEGALI.

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I funzionari dell’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli, unitamente ai
finanzieri in servizio presso l’Aeroporto di Capodichino, nel corso di
un controllo presso lo scalo partenopeo, hanno rinvenuto nelle valige
di un passeggero di nazionalità ghanese in arrivo da Istanbul oltre
3700 compresse medicinali e farmaceutiche, prive di ogni
certificazione richiesta dalla normativa nazionale e comunitaria.
Tenuto conto dell’eccessivo quantitativo accertato e del divieto di
introdurre farmaci sul territorio nazionale senza le prescritte
autorizzazioni dell’AIFA, i prodotti sono stati sottoposti a sequestro e
il passeggero denunciato all’Autorità Giudiziaria per violazione della
normativa di settore.
Il risultato si inserisce nel quadro delle attività di controllo svolte
quotidianamente dai finanzieri e dai funzionari dell’Agenzia delle
Dogane all’interno degli spazi doganali, volte alla prevenzione e alla
tutela della salute pubblica messa a rischio da prodotti illegali e di
scarsa qualità.

Frosinone: operazione “Requiem-ultimatum al crimine” contro lo spaccio di droga

C’era anche un’agenzia di pompe funebri, che serviva per riciclare il denaro che veniva dai profitti illeciti per traffico di droga, tra le attività di una organizzazione criminale fermata stamattina durante l’operazione “Requiem-ultimatum al crimine”.

L’operazione, condotta dalla Squadra mobile di Frosinone e dal Comando provinciale della Guardia di finanza, ha portato all’arresto di 25 persone, di cui nove ai domiciliari, e a un obbligo di dimora.

L’accusa è per tutti associazione per delinquere finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti, riciclaggio e estorsione.

Le indagini sono partite nel 2018 da alcuni arresti per spaccio e da diversi sequestri di droga avvenuti a Sora (Frosinone). Sin da subito gli agenti hanno intuito che i singoli episodi di spaccio erano riconducibili ad una vera e propria organizzazione malavitosa, ben strutturata e diffusa sul territorio sorano ed in stretto contatto con gruppi malavitosi della Campania.

Proprio da qui avveniva l’approvvigionamento delle sostanze stupefacenti; il trasporto veniva effettuato da corrieri che, per eludere i controlli, si alternavano nel tragitto dalla Campania al basso Lazio, dove la droga veniva poi smistata e stoccata in diversi luoghi nella disponibilità del gruppo criminale, il principale dei quali costituito da un impianto di autodemolizione di materiali ferrosi.

Lo sviluppo delle indagini hanno portato a individuare due fazioni, una facente capo ad una famiglia di origini campane, trasferitasi a Sora nei primi anni novanta, e una seconda locale, al cui vertice c’erano pregiudicati sorani.

I due gruppi, dopo un primo periodo di collaborazione reciproca nell’acquisto e nello spaccio sulle varie piazze del sorano, del cassinate e della provincia dell’Aquila, erano entrati in contrasto tra loro per acquisire il monopolio dell’attività di spaccio nel territorio sorano. In particolare mentre il gruppo “locale” aveva posto tutte le proprie energie nell’attività di spaccio, gli affiliati della fazione di origini campane avevano esteso i propri interessi a vari ambiti, infiltrandosi nel tessuto economico sociale in maniera spregiudicata e violenta.

In particolare i vertici dell’associazione gestivano anche un’attività di pompe funebri che si era ingrandita velocemente grazie ai guadagni dell’illecito traffico di sostanze stupefacenti, oltre 9 mila euro a settimana, che venivano successivamente reimpiegati anche nell’attività dell’azienda funebre, la quale poteva così offrire a basso costo servizi con auto di lusso, peraltro senza adempiere agli obblighi di presentazione delle dichiarazioni fiscali.

All’operazione hanno preso parte le unità cinofile antidroga del Gruppo della Guardia di finanza di Formia e del Reparto cinofili di Nettuno, gli elicotteri del I Reparto Volo di Pratica di Mare e del Reparto operativo aeronavale della Guardia di finanza di Civitavecchia, nonché equipaggi del Reparto prevenzione crimine Campania.

GdF NAPOLI: DENUNCIATE 7 PERSONE PER BANCAROTTA FRAUDOLENTA E SEQUESTRATO IL NOTO RISTORANTE “REGINELLA”

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Il Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Napoli, nell’ambito di
un’indagine della Terza Sezione della Procura della Repubblica di Napoli
coordinata dal Procuratore Aggiunto Vincenzo Piscitelli, ha denunciato per
bancarotta fraudolenta 7 persone e sequestrato il noto ristorante “Reginella”,
che si affaccia sul Golfo di Napoli in via Posillipo, conti correnti, quote
societarie, nonché tutti i beni immobili e mobili delle società che lo hanno
gestito.
Le indagini sono state condotte dalla Guardia di Finanza in servizio presso la
Terza Sezione della Procura della Repubblica di Napoli unitamente ai
finanzieri del I Gruppo, ed hanno permesso di fare luce sul dissesto
finanziario della “Reginella S.r.l. in liquidazione”, dichiarata fallita dal
Tribunale di Napoli con sentenza emessa lo scorso gennaio.
Il complesso meccanismo “architettato” dagli amministratori, secondo l’ipotesi
degli inquirenti, consisteva nell’utilizzo di una serie di società “filtro” intestate
a prestanome compiacenti (l’ultima società è stata intestata al cuoco) che si
sono avvicendati solo sulla carta nella gestione del ristorante, e che avevano
quale unico scopo la massimizzazione dei profitti e la sistematica sottrazione
degli utili aziendali all’Erario.
In particolare, le Fiamme Gialle, mediante acquisizioni documentali, audizioni
di persone informate sui fatti e analisi dei files ritrovati negli apparati
informatici, hanno ricostruito che gli indagati avrebbero utilizzato “intestatari
fittizi” in modo da render più difficoltoso l’esercizio dell’azione penale o azioni
di responsabilità in sede civile accumulando nel tempo un debito tributario
pari a quasi 1,5 milioni di euro.
In buona sostanza, l’esercizio dell’attività di ristorazione non avveniva ad
opera della società che ne deteneva il complesso aziendale, ma attraverso
quelle che, succedutesi nel tempo, ne divenivano solo formalmente affittuarie,
in modo da sottrarre alla massa fallimentare i beni aziendali e il locale di via
Posillipo.
Il noto ristorante sarà ora gestito da un Amministratore giudiziario nominato
dal Tribunale per assicurarne la continuità aziendale e la tutela dei posti di
lavoro.

Reggio Emilia: operazione “Billions”

Eseguite questa mattina su tutto il territorio nazionale, 51 misure cautelari, di cui 22 in carcere, nei confronti degli appartenenti ad un’organizzazione criminale specializzata in frode fiscale, bancarotta e riciclaggio.

L’operazione denominata “Billions” è la conclusione di un’indagine della Squadra mobile di Reggio Emilia in collaborazione con il Servizio centrale operativo (Sco) e con il Nucleo di Polizia economico finanziaria della Guardia di finanza. Sono stati sequestrati beni per un valore di oltre 24 milioni di euro e tra gli arrestati anche un esponente di spicco della criminalità calabrese negli anni ’90.

L’organizzazione era specializzata nell’offrire “servizi” di emissione di fatture per operazioni inesistenti, consentendo così alle imprese beneficiarie l’abbattimento dei propri redditi imponibili.

Particolarmente articolata nei ruoli e nelle competenze, l’organizzazione criminale era specializzata anche nel riciclaggio di denaro, nell’autoriciclaggio e nella commissione di reati di bancarotta fraudolenta.

I capi gestivano dieci cellule operative che potevano contare su società di comodo (delle vere e proprie cartiere) per la emissione di fatture per operazioni inesistenti.

I vertici dell’organizzazione controllavano anche i “prelevatori” professionali di denaro da sportelli bancomat e i procacciatori di società interessate ad ottenere servizi finanziari illegali.

Infine, nel gradino più basso dell’organizzazione c’era una schiera di “prestanome” titolari di tante società “cartiere” che non avevano alcuna struttura aziendale e che servivano solo per produrre fatture false.

Gli investigatori sono riusciti a ricostruire una movimentazione di denaro di oltre 240 milioni di euro; di questi 50 sono stati movimentati con prelievi di denaro contante.  L’ammontare del giro di fatture false emesse è stato calcolato in 80 milioni di euro con un’imposta evasa quantificata in circa 24 milioni di euro.

Per prima cosa avveniva il pagamento integrale della fattura falsa da parte dell’impresa beneficiaria; poi questa disponibilità di denaro veniva prelevata in contanti dai “prelevatori”, individui pagati dall’organizzazione con il compito di recarsi presso vari uffici postali ed effettuare più prelievi.

Infine il denaro veniva consegnato ai capi dell’associazione che lo restituivano alle imprese beneficiarie, al netto di una commissione per il “servizio” prestato.

Tra i reati contestati anche l’autoriciclaggio che gli organizzatori effettuavano attraverso società create proprio per quello scopo. Gli investigatori hanno scoperto che gli indagati inviavano bonifici all’estero in favore di imprese comunitarie sempre controllate da loro stessi, giustificando i movimenti finanziari come pagamento di acquisti fittizi, i fondi così trasferiti, venivano poi reinvestiti in attività commerciali localizzate sempre all’estero e riconducibili all’organizzazione criminale.

Durante le indagini è stato accertato che gli indagati si sono resi responsabili anche di reati fallimentari; hanno portato al fallimento quattro società usate come cartiere, distraendo, in larga parte attraverso prelevamenti in contanti, complessivamente più di 7 milioni di euro.

Infine, e non da meno, tra gli indagati risultano anche 9 persone beneficiarie di reddito di cittadinanza per cui è stata chiesta la revoca e il recupero delle somme indebitamente percepite.

 

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Guardia Di Finanza Di Caserta: Sequestrati Circa 2000 Capi Di Abbigliamento Con Marchi Contraffatti. Denunciato Un Soggetto Di Origine Senegalese

Nella tarda serata di ieri, i Baschi Verdi della Compagnia Pronto Impiego della Guardia di Finanza di Aversa, nell’ambito della costante attività̀ di controllo economico del territorio finalizzata a contrastare i traffici illeciti, hanno individuato, in Lusciano (CE), un’autovettura condotta da un soggetto extracomunitario che, alla vista dei militari, ha tentato una repentina manovra di fuga.

Dopo averlo fermato e proceduto ai preliminari controlli di rito, i finanzieri hanno notato che a bordo dell’auto vi erano diverse scatole di cartone, in merito alle quali il conducente non è stato in grado di fornire alcun riscontro di tipo documentale attestante la lecita provenienza della merce.

I militari operanti, quindi, hanno immediatamente proceduto alla perquisizione dell’automezzo, all’esito della quale sono stati sequestrati circa 2.000 prodotti tra cui sciarpe, occhiali da sole, polo e scarpe, tutti recanti falsi marchi di note griffe della moda.

La merce, abilmente contraffatta, sarebbe stata destinata alla vendita al minuto su aree pubbliche e/o nei mercati rionali, traendo in inganno la buona fede dei consumatori.

Il responsabile dell’illecito, un cittadino senegalese di 45 anni, risultato tra l’altro privo di regolare permesso di soggiorno in Italia, è stato denunciato alla Procura della Repubblica di Napoli Nord per i reati di contraffazione, ricettazione ed ingresso illegale nel territorio dello Stato.

Anche l’odierna attività di servizio testimonia il costante impegno delle Fiamme Gialle nel contrasto ai traffici di prodotti contraffatti, con la finalità di tutelare il mercato dei beni e dei servizi nonché la buona fede e la salute dei consumatori finali.

Guardia Di Finanza Caserta: Sequestrati Circa 200 Litri Di Olio Recante Etichetta Con Indicazione “Extra Vergine Di Oliva”

Nei giorni scorsi, i Baschi Verdi di Aversa, nell’ambito della costante attività di controllo economico del territorio finalizzata a contrastare le frodi contro l’industria ed il commercio, hanno individuato, in Gricignano di Aversa (CE), un’autovettura condotta da un soggetto residente in agro di Cerignola (FG), che trasportava nel bagagliaio circa 200 litri di olio denominato “extravergine di oliva 100% italiano” privo di ogni tracciabilità in quanto contenuto in lattine e bottiglie di vetro riportanti sull’etichetta dati falsi circa l’impresa produttrice, in realtà inesistente.

I finanzieri, insospettiti dalle modalità di trasporto e di vendita del prodotto e dalle limitate indicazioni riportate nell’etichetta hanno infatti esteso gli accertamenti sulla provenienza dell’olio. Veniva così accertato che l’azienda produttrice indicata in etichetta, un oleificio di Bari, era in realtà inesistente, mentre la società distributrice riportata nei documenti di trasporto era un’impresa del cerignolano cessata da oltre due anni e gestita da un soggetto “nullatenente”.

Stante la detenzione di olio alimentare di provenienza sconosciuta, riportante etichette idonee a trarre in inganno i consumatori circa l’origine e la qualità dello stesso, il soggetto trentenne alla guida dell’auto, anch’egli titolare di un’impresa commerciale ubicata nella provincia di Foggia, già gravato da svariati precedenti di polizia per truffa ed altri analoghi reati, è stato deferito alla Procura della Repubblica di Napoli Nord per il reato di vendita di prodotti industriali con segni mendaci ed ora rischia la reclusione fino a due anni e una multa pari a ventimila euro.

L’ipotesi più accreditata è che il prodotto rinvenuto, immediatamente sottoposto a sequestro per le necessarie analisi di laboratorio, non abbia neanche le qualità organolettiche dichiarate e che sia stato così etichettato solo per trarre in inganno gli ignari consumatori finali convinti di acquistare un prodotto di alta qualità proveniente dalla molitura di olive pugliesi.