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Rischio Guerra Nucleare in Ucraina Dopo Attacco al Radar Russo: Putin Decreta Cosa Potrebbe Seguire

L’Ucraina ha potenzialmente oltrepassato una delle linee rosse della Russia dopo un presunto attacco di droni contro una stazione radar russa. Secondo Newsweek, questo potrebbe portare a una risposta nucleare da parte di Mosca. L’attacco, avvenuto il 11 aprile, ha preso di mira una stazione radar nella città di Kovilkino, situata nella Repubblica di Mordovia, a circa 360 miglia dal confine ucraino. Questa stazione radar fa parte della rete di ricognizione e allarme rapido della Russia per attacchi aerospaziali.

Secondo fonti della rivista statunitense, i risultati dell’attacco sono ancora in fase di valutazione. Mentre i media ucraini riportano danni all’edificio che controlla il sito, le autorità russe hanno dichiarato di aver abbattuto due droni. La minaccia di un attacco nucleare viene ora considerata reale, poiché l’Ucraina avrebbe potuto superare una delle condizioni che giustificano l’uso di armi nucleari da parte della Russia, come stabilito da un decreto presidenziale del 2020.

Queste condizioni includono l’uso di armi nucleari da parte del nemico contro i territori russi o i suoi alleati, nonché l’impatto del nemico su strutture statali o militari critiche della Russia, il cui fallimento porterebbe all’interruzione delle azioni di risposta delle forze nucleari. Finora, la minaccia di un’escalation nucleare è stata utilizzata come strumento di pressione da parte della Russia per ostacolare gli aiuti occidentali all’Ucraina e ottenere concessioni politiche e territoriali da Kiev.

Nonostante le tensioni, gli Stati Uniti non hanno ricevuto segnali che la Russia stia preparando un attacco nucleare. Mosca ha finora risposto con armi convenzionali agli attacchi ucraini, ritirando le forze in posizioni più sicure anziché intensificare il conflitto. Tuttavia, il rischio di una guerra nucleare rimane un’ombra costante sul conflitto in corso in Ucraina, con entrambe le parti consapevoli delle catastrofiche conseguenze di un tale scenario.

Il plebiscito di Putin V, sfiorato il 90%

Mai come negli ultimi giorni l’attenzione mondiale si era concentrata sulle elezioni in Russia. Pur conoscendo già quale sarebbe stato l’esito.

Le proteste dei seguaci di Alexei Navalny, gli attacchi alle regioni di confine con l’Ucraina e un allarme droni sugli aeroporti di Mosca non hanno impedito a Vladimir Putin di portare a termine senza incidenti di rilievo la maratona elettorale che lo ha confermato presidente con percentuali record che sfiorano il 90%: è il quinto mandato dopo già 24 anni trascorsi al potere, l’orizzonte ora è il 2030. E lo zar, presentandosi in serata al quartiere generale della campagna elettorale, ha ringraziato i russi per la “totale fiducia”. Promettendo che il Paese diventerà più forte e avvertendo gli avversari che “nessuno ci intimidirà o ci schiaccerà”. Putin, inoltre, ha rotto il silenzio sul suo oppositore morto in carcere circa un mese fa, nominandolo in pubblico e affermando che la sua scomparsa è stata un “evento triste”. Il capo del Cremlino si è aggiudicato tra l’87% e l’89% delle preferenze, con gli altre tre candidati-comparsa praticamente annientati. Il comunista Nikolai Kharitonov, in seconda posizione, si è fermato al 4,7%, quello di Gente Nuova, Vladislav Davankov, al 3,6% e quello del Partito liberaldemocratico Leonid Slutsky al 2,5%. I tre giorni in cui si sono svolte, per la prima volta, le consultazioni hanno dato i risultati sperati anche in termini di partecipazione, secondo i dati ufficiali. L’affluenza alle urne è stimata ad oltre il 73%, rispetto al 67,5% registrato nelle precedenti presidenziali, nel 2018. Mentre si attende ancora il dato del voto elettronico. Una partecipazione massiccia, tra l’80% e il 90%, è stata annunciata anche nelle quattro regioni ucraine parzialmente controllate dalle truppe di Mosca e annesse dalla Russia nel 2022: Donetsk, Lugansk, Zaporizhzhia e Kherson. Qui la vittoria di Putin è stata, se possibile, ancora più netta. Le percentuali che gli sono attribuite arrivano fino al 95% nel Donetsk, al 94% nel Lugansk, al 93% nella regione di Zaporizhzhia e all’88% in quella di Kherson. Il sempre più longevo leader al termine della giornata ha sottolineato che “il risultato delle elezioni dimostra che la Russia è una grande famiglia” e che c’è “totale fiducia dei cittadini sul fatto che faremo tutto come da programma”. Ed ha rivolto un “parole speciali di gratitudine ai soldati” che combattono in Ucraina da oltre due anni: “svolgono il compito più importante che è quello di proteggere il nostro popolo”. Poi, Putin ha lanciato un monito a chi vuole sfidare la Russia: “Non importa quanto abbiano cercato di spaventarci, di sopprimere la nostra volontà, la nostra coscienza, nessuno ci è mai riuscito nella storia. Hanno fallito ora e falliranno in futuro”. Ed ha messo in guarda la Nato che un conflitto porterebbe “ad un passo dalla terza guerra mondiale”. A sorpresa, ha poi parlato pubblicamente di Navalny nominandolo, un fatto fin qui rarissimo. Ed ha spiegato che aveva accettato di scambiarlo con dei prigionieri detenuti in occidente, ma a patto che non tornasse in Russia. Da Kiev, Volodymyr Zelensky ha definito Putin un uomo “malato di potere” che vuole “regnare in eterno”, ed ha affermato che le elezioni russe non hanno “alcuna legittimità”. L’ex presidente russo Dmitry Medvedev ha invece salutato quella che ha definito “la brillante vittoria” di Putin. L’Occidente “ha fallito” nei suoi tentativi di boicottare le elezioni, ha affermato da parte sua il ministero degli Esteri, la cui portavoce, Maria Zakharova, aveva rilanciato ieri l’accusa ai diplomatici dei Paesi occidentali di “interferenze” nel processo elettorale. E questo in particolare per il sostegno dei Paesi della Ue e degli Usa agli oppositori. Code di centinaia di persone si sono formate alle 12 davanti ai seggi nel centro di Mosca e in altre città in risposta all’appello lanciato dallo stesso Navalny poco prima di morire per il cosiddetto ‘Mezzogiorno contro Putin‘. Ma tutto si è svolto senza gravi incidenti, anche se la ong Ovd-Info ha segnalato 74 fermi in tutta la Russia, soprattutto per episodi individuali di protesta. Leonid Volkov, l’ex braccio destro di Navalny aggredito a martellate nei giorni scorsi in Lituania, ha affermato che la schiacciante vittoria di Putin “non ha nulla a che fare con la realtà”. Anche nella regione frontaliera di Belgorod i seggi sono rimasti aperti in questi tre giorni nonostante i ripetuti bombardamenti ucraini e i tentativi di infiltrazione rivendicati da gruppi paramilitari russi inquadrati nelle forze di Kiev. La Russia ha affrontato questi tre giorni elettorali in un clima di tensione a causa dei timori per la sicurezza. A Mosca un notevole schieramento di polizia era visibile oggi in diversi punti strategici, comprese le principali stazioni della metropolitana. E la giornata era cominciata con la contraerea entrata in azione vicino agli aeroporti internazionale di Vnukovo e Domodedovo. Nei pressi di questo secondo scalo, ha fatto sapere il sindaco Serghei Sobyanin, è stato abbattuto un drone. Ma gli occhi di tutto il mondo ora sono puntati sulle prossime mosse dello zar.

Era pronto uno scambio per liberare Navalny

Tutto era pronto per uno scambio di prigionieri tra Russia, Germania e Usa che doveva riportare in libertà Alexei Navalny. Ad affermarlo è stata una sua collaboratrice, Maria Pevchikh, accusando il presidente Vladimir Putin di averlo fatto fallire con l’uccisione dell’oppositore. Mentre il team del dissidente deceduto annuncia di voler tenere una cerimonia pubblica per commemorarlo entro questa settimana. In un messaggio video, Pevchikh punta il dito anche contro “funzionari” governativi tedeschi e americani che accusa di avere fatto ritardare le trattative a causa della loro passività. “Dicevano che era giusto aiutare Navalny e i prigionieri politici, stringevano mani e promettevano, ma non facevano niente”, ha affermato la dirigente della Fondazione anticorruzione creata dall’oppositore. I negoziati si sono quindi trascinati per due anni, ha aggiunto, fino a quando sono intervenuti altri che “hanno aiutato”, ma “non vogliono che siano rivelati i loro nomi”. Così sull’accordo, che secondo Pevchikh poteva essere chiuso già nella primavera del 2023, si è tornati a discutere solo nel dicembre scorso, e in questo mese di febbraio l’oligarca Roman Abramovich, che fungeva da mediatore, ha presentato a Putin la bozza finale dell’intesa. Ma Navalny, ha affermato la dirigente della fondazione, è stato fatto uccidere da Putin, che lo riteneva troppo pericoloso, e ora vorrebbe mantenere in vita l’intesa sostituendolo con un altro detenuto politico nelle carceri russe. Pevchikh sostiene che obiettivo del presidente russo è ottenere la liberazione di Vadim Krasikov, ex ufficiale dei servizi di sicurezza russi Fsb, condannato all’ergastolo in Germania per l’uccisione a Berlino di un ex separatista ceceno, Zelimkhan Khangoshvili. In una recente intervista con il giornalista americano ed ex volto di Fox News, Tucker Carlson, il presidente russo aveva parlato della possibilità di liberare il giornalista Usa del Wsj Evan Gershkovich in cambio del rilascio di Krasikov. In quella occasione Putin aveva accusato il ceceno da lui ucciso di essersi macchiato di atrocità contro prigionieri russi. L’altro americano che si suppone sarebbe potuto essere liberato dalla Russia è l’ex marine Paul Whelan, che come Gershkovich è accusato di spionaggio. Intanto, dopo la consegna del corpo di Navalny alla madre, avvenuta sabato, nulla si sa ancora su quando e in quale forma si svolgeranno i suoi funerali. Nei giorni scorsi la donna aveva detto di avere ricevuto pressioni dagli investigatori perché accettasse di tenere esequie segrete, che metterebbero le autorità al riparo dal rischio di eventuali raduni di protesta. Ieri la vedova, Yulia Navalnaya, ha accusato Putin di essere responsabile di tali pressioni personalmente. Affermazioni “assurde”, ha risposto il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov. La presidenza “non ha nulla a che vedere” con la questione della sepoltura, “e quindi il Cremlino non può esercitare pressioni”, ha affermato il portavoce. Da parte sua, la ex portavoce di Navalny, Kira Yarmysh, ha postato un annuncio su X scrivendo che i suoi collaboratori “stanno cercando una sala per l’addio pubblico ad Alexei, alla fine di questa settimana lavorativa”, e lasciando il numero di telefono a cui chiamare per chi potesse metterla a disposizione. La pubblica accusa ha chiesto intanto una condanna a due anni e 11 mesi di reclusione per il dissidente Oleg Orlov, già copresidente della fondazione Memorial, alla quale è stato assegnato il Premio Nobel per la pace nel 2022. L’imputato è accusato di “discredito” dell’esercito russo per avere criticato l’operazione militare in Ucraina. “Sono sotto processo – ha detto Orlov, citato dall’organizzazione Huma Rights Watch – per un articolo nel quale ho chiamato ‘fascista’ e ‘totalitario’ il regime politico instaurato in Russia. L’ho scritto oltre un anno fa. Allora alcuni miei amici pensavano stessi esagerando, ma ora è palesemente chiaro: non stavo esagerando per niente”.

Effetto Navalny, la moglie di Kara-Murza: ‘ora temo per la vita di mio marito’

La moglie del dissidente britannico-russo Vladimir Kara-Murza dice di temere per la vita di suo marito, richiuso nelle prigioni russe, dopo la morte di Alexei Navalny. Kara-Murza è stato a lungo critico del presidente russo Vladimir Putin ed è sopravvissuto a due avvelenamenti dal 2015, che lo hanno lasciato con una forma di malattia dei nervi chiamata polineuropatia. È in carcere dall’aprile del 2023, da quando un tribunale di Mosca lo ha condannato a 25 anni di reclusione per tradimento e diffusione di “false informazioni” sulle forze armate per il conflitto in Ucraina. Di lui non si hanno più notizie da settimane, da quando cioè, secondo la denuncia della moglie, è scomparso dalla colonia penale IK-6 a Omsk, in Siberia, dove scontava la pena. “Credo – ha detto Evgenia Kara-Murza alla Press Association – che la vita di mio marito sia in pericolo, così come quella di molti altri prigionieri politici nelle carceri russe, perché queste persone sono tenute dietro le sbarre, molto spesso con gravi patologie, senza cure mediche adeguate. E sono tenute così proprio perché il loro stato di salute peggiori. Con tutto quello che sta succedendo – ha aggiunto la moglie del dissidente – non posso permettermi di crollare, non posso permettermi di avere paura, non posso permettermi solo la normale sensazione umana di paura. Devo combatterla, andare avanti e dire sì, ho paura, ma non è importante in questo momento”. “Continuare la lotta è importante, raccontare le storie di quelle persone che stanno soffrendo a causa del regime è importante. Oggi le persone vengono arrestate per aver deposto fiori ai memoriali delle vittime della repressione, la situazione si sta deteriorando di giorno in giorno”, è l’allarme lanciato da Evgenia Kara-Murza.

La difficile situazione dell’Ucraina: Appelli urgenti da esperti militari e analisti politici

La situazione in Ucraina sta diventando sempre più preoccupante, con esperti militari e analisti politici che lanciano segnali d’allarme sulla crescente minaccia rappresentata dal regime di Vladimir Putin. Il generale Philip Breedlove, ex Comandante supremo delle forze alleate della NATO in Europa, ha espresso le sue preoccupazioni in merito al conflitto nell’Est Europa, affermando che se non vengono adottate misure decisive, la Russia potrebbe prevalere in due dei tre scenari possibili.

Breedlove, che ricopriva il ruolo di Comandante NATO durante l’annessione russa della Crimea nel 2014, ha dichiarato a Newsweek che la guerra può finire in tre modi, ma attualmente, in due di questi scenari, la Russia emerge come vincitrice. Il generale ha sottolineato che, se non si adottano azioni diverse da quelle attuali, l’Ucraina rischia di perdere a causa del superiore numero di truppe russe.

Attualmente, Putin sta continuando a inviare migliaia di soldati sul fronte, utilizzandoli come carne da cannone in un conflitto che sta assumendo le caratteristiche delle battaglie di trincea della prima guerra mondiale. La durezza degli scontri è evidente considerando che, secondo lo Stato maggiore delle forze armate ucraine, nelle ultime 24 ore si sono registrate 700 vittime tra le forze nemiche.

Breedlove ha delineato due possibili scenari di vittoria per la Russia, evidenziando la necessità cruciale del sostegno occidentale all’Ucraina. Se l’Occidente abbandonasse il presidente ucraino Volodymyr Zelensky, Breedlove prevede che, nonostante la valorosa resistenza delle truppe ucraine, la Russia prenderebbe comunque il controllo del Paese.

Tom Malinowsky, ex funzionario del National Security Council, ha ulteriormente sottolineato le sfide che l’Ucraina sta affrontando. Ha criticato l’opposizione interna trumpiana al Congresso, che ha bloccato 61 miliardi di dollari in aiuti agli ucraini, definendo la vittoria della Russia come una prospettiva “più probabile” a causa di tali ostacoli.

La comunità internazionale è ora chiamata a rispondere con urgenza per evitare il peggio. Breedlove ha enfatizzato che la coalizione occidentale deve fornire tutto il necessario all’Ucraina per invertire il corso della guerra. Il tempo è essenziale, e le decisioni politiche occidentali avranno un impatto diretto sulle sorti dell’Ucraina, che si trova ad affrontare una minaccia crescente da parte della Russia.

L’Ucraina Sfida la Russia: Distrutta un’Arma Rara Pochi Ore dopo l’Annuncio di Mosca

In un colpo degno di nota nei recenti sviluppi del conflitto tra Ucraina e Russia, le forze armate ucraine hanno distrutto con successo una delle armi più nuove e rare della Russia. Questo evento sorprendente si è verificato poche ore dopo che Mosca aveva annunciato l’arrivo di questa avanzata tecnologia nei campi di battaglia dell’Ucraina.

L’arma in questione non è stata ufficialmente specificata nei comunicati ufficiali, ma fonti sul campo suggeriscono che potrebbe trattarsi di un sistema di difesa missilistico o di un nuovo tipo di veicolo da combattimento. L’abilità delle forze ucraine nel neutralizzare rapidamente e efficacemente questa minaccia inaspettata ha dimostrato una notevole prontezza operativa e una capacità strategica di alto livello.

Ciò che rende la situazione ancor più ironica è che la distruzione di questa arma rara è avvenuta quasi immediatamente dopo l’annuncio ufficiale di Mosca. La tempestività e l’efficacia della risposta ucraina hanno evidenziato la vulnerabilità delle nuove tecnologie russe di fronte alle tattiche di difesa ben coordinate delle forze ucraine.

Le reazioni a questa notizia sono state variegate, con alcuni osservatori che sottolineano l’umiliazione subita dalla Russia, mentre altri evidenziano il coraggio e la determinazione delle forze armate ucraine nel difendersi contro la potenza militare russa. La rapidità con cui l’Ucraina ha neutralizzato questa minaccia rappresenta un segnale forte sul fronte della guerra ibrida, dimostrando che la difesa e la risposta tempestiva possono essere altrettanto cruciali quanto le offensive militari.

È interessante notare come gli sviluppi sul campo di battaglia abbiano anche un impatto sulla narrativa mediatica e sulla percezione internazionale del conflitto. L’Ucraina ha guadagnato consensi per la sua abilità di adattamento e resistenza, mentre la Russia si trova a dover affrontare l’umiliazione di vedere una delle sue armi più avanzate ridotta in pezzi in tempi così brevi.

In questo contesto, la comunità internazionale è chiamata a riflettere sulle implicazioni di questa dinamica in evoluzione. La guerra in corso nell’Europa orientale non è solo una sfida militare, ma anche un terreno in cui la tecnologia, la strategia e la narrativa giocano un ruolo cruciale. La distruzione dell’arma russa rappresenta un punto di svolta che solleva domande sul futuro delle dinamiche belliche nella regione e sulla capacità delle nazioni coinvolte di adattarsi e reagire alle mutevoli circostanze del campo di battaglia.

“Putin avvia purghe militari in Russia: Generale Sergei Surovikin arrestato e capo di Stato Maggiore Valery Gerasimov esautorato”

Il presidente russo Vladimir Putin ha avviato delle “purghe” ai vertici delle forze armate dopo la marcia della Wagner di Yevgheny Prigozhin, che si è fermata a quasi 200 km da Mosca senza un intervento dell’esercito regolare. Secondo il New York Times, il generale Sergei Surovikin, ex capo delle operazioni militari in Ucraina, sarebbe stato arrestato poiché sarebbe stato a conoscenza dei piani di ammutinamento. Tuttavia, secondo il Moscow Times, Surovikin potrebbe essere stato arrestato perché avrebbe scelto di appoggiare Prigozhin. Inoltre, Putin si è mostrato sicuro di avere il sostegno del popolo russo durante un incontro in Daghestan, ricevendo l’ammirazione degli ammiratori con strette di mano, baci e selfie.

“La Rivolta della Wagner: 25.000 combattenti minacciano Mosca, l’Ucraina in prima linea”

Il leader della milizia privata Wagner, Yevgeny Prigozhin, ha sfidato il governo russo attaccando i vertici militari e annunciando di controllare la città di Rostov. Ha minacciato di marciare su Mosca con i suoi 25.000 uomini se il ministro della Difesa, Shoigu, non si fosse incontrato con lui. La procura russa ha aperto un procedimento per “ribellione armata”, mentre veicoli militari sono stati avvistati a Mosca e Rostov, con misure di sicurezza rafforzate. Nel frattempo, sono stati segnalati attacchi russi in diverse città dell’Ucraina, con un grattacielo colpito a Kiev.

Il presidente russo Putin ha parlato alla nazione, promettendo di difendere il popolo e lo Stato da qualsiasi tradimento e punire i responsabili. Prigozhin, il capo dei mercenari della Wagner, ha replicato negando di essere un traditore e criticando la corruzione e la menzogna. I canali legati al Gruppo Wagner hanno dichiarato l’inizio della guerra civile e diffuso immagini di un elicottero russo abbattuto a Voronezh.

La situazione è caratterizzata da alta tensione, con Prigozhin che afferma di essere al quartier generale militare di Rostov e di avere il controllo di siti strategici, incluso un aeroporto. L’esercito russo ha dichiarato che garantirà l’incolumità dei combattenti Wagner se si dissociassero da Prigozhin. Nel frattempo, Mosca ha adottato misure di sicurezza antiterrorismo, le strutture critiche sono state protette e la Piazza Rossa sarà chiusa ai visitatori.

Nella notte, l’Ucraina è stata attaccata dalla Russia, con un grattacielo colpito a Kiev e due morti. Putin ha parlato con l’alleato bielorusso Lukashenko e ha ricevuto l’appoggio del leader ceceno Kadyrov. La situazione rimane tesa, con il presidente Putin che definisce gli attacchi di Prigozhin un colpo di Stato e si impegna a stabilizzare la situazione a Rostov.

IL TEMPO: La giornalista Irina Slavina si dà fuoco per protesta contro Putin. Il disperato tentativo di un ragazzo di salvarla

Ci ha provato con la forza della disperazione un ragazzo fino all’ultimo a salvarla, ma a respingerlo allontanandolo dalle fiamme che già stavano divorando il suo corpo è stata proprio lei, Irina Slavina, la giornalista russa che ha deciso di darsi fuoco per rivendicare la libertà che Vladimir Putin le aveva negato. Queste immagini riprese dalle telecamere di sorveglianza della stazione di polizia di Nižnij Novgorod lasciano ammutoliti, ma rendono evidente che il gesto è stato voluto e a lungo pensato. Irina dirigeva un sito web, Koza Press, dove era restata solo lei dopo che avevano arrestato tutti i suoi giornalisti. L’ultima settimana aveva subito tre perquisizioni sia a casa che in ufficio, per alcuni suoi articoli scritti sui servizi segreti russi. E ha deciso di fare quello che riuscì a Jan Palach nel 1969 davanti ai carri armati sovietici a Praga. Prima di darsi fuoco su quella panchina fra le statue celebrative, Irina ha postato su Facebook una frase che non lascia dubbi: “Della mia morte è responsabile la federazione russa”, l’ultimo atto di accusa al sistema di potere di Vladimir Putin. Irina lascia un marito e un figlio