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Gli eventi più importanti e più rilevanti, riportati dai nostri giornalisti per restare aggiornati su qualsiasi tema della nostra società. I nostri giornalisti riporteranno le notizie sugli eventi nel modo più professionale possibile.

Successo per il progetto “Trovarsi: ragazzi in cerca di una ragione”

Grande affluenza per il progetto “Trovarsi: ragazzi in cerca di una ragione”, sovvenzionato dalla Città Metropolitana di Napoli al quale, hanno preso parte, studenti talentuosi provenienti dalle scuole secondarie di primo e secondo grado della nostra città.

Al primo incontro del “Laboratorio linguistico”, la professoressa Veria Ponticiello, ha parlato agli allievi e insegnanti del Liceo Classico Statale Umberto I di Napoli, dell’alfabetizzazione emotiva, finalizzata soprattutto alla diffusione di pratiche di legalità e di civismo, il tema trattato ha visto protagonista le emozioni, a cosa servono, come si esprimono e come si possono gestire. Un percorso creativo di confronto, soffermandosi sull’importanza del processo di educazione alle emozioni, a partire dall’ambiente scolastico.

Per il ciclo di incontri, organizzato dall’Associazione Culturale IAV non poteva esserci location più adeguata che quella del polo artistico culturale In Arte Vesuvio, sito in Napoli alla via N. Sauro, 23.

Il percorso ha visto tra l’altro, come conduttrice Giovanna Sannino attrice della fortunata serie “Mare Fuori”, che ha spiegato ai partecipanti, le differenze tra la recitazione teatrale da quella cinematografica.

Il percorso, nato con lo scopo di coinvolgere, lasciar intravedere soluzioni alternative e possibili, trascinando i discenti verso l’etica della bellezza, della creatività e del fare è stato una vera e propria full immersion sullo stare INSIEME, incoraggiando cooperazione, condivisione, rispetto reciproco e senso di responsabilità.

L’ingresso a tutti gli eventi è stato libero.

 

 

 

Sanremo, operazione femminista fallita: Mannoia, Bertè e Big Mama senza podio.

E’ cominciata in maniera goffa l’operazione womanpower in stile sanremese passata alla vigilia del festival sui social dove si chiedeva alle partecipanti di rimarcare l’ importanza di far vincere una donna dopo dieci anni e a giochi fatti così è stato. Ha vinto una giovane donna e una giovane donna del Sud come se questo fosse un tributo dovuto secondo una lettura se vogliamo anche detrattiva del merito ed infatti nella sua ingenuita’ di ventenne la vincitrice all’ indomani della finale ha manifestato tutto il suo orgoglio di donna e di avere uno staff tutto al rosa. Ben diversa l’ offerta artistica di Fiorella Mannoia il cui testo a differenza di quello della Mango ha maggiore attinenza col tema “donna” ed ha ricevuto il “Premio Sergio Bardotti”. Il testo di “Mariposa” è una via di mezzo tra contestazione politica e poesia e rappresenta la forza e il dolore della condizione delle donne moderne con un respiro che va oltre il Bel Paese. I concetti di libertà e orgoglio personale si sposano sul palco al ritmo di una marcia elegante esibita con il carisma della cultura artistica di Fiorella Mannoia. Si puo’ dire lo stesso del testo di un’ altra regina della musica nostrana e cioe’ Loredana Berte’. Una vera artista anche nella presenza scenica che è ancora capace di stupire e che ha riacquistato nuovamente il suo sguardo accattivante con una voce dalla grande personalita’. “Pazza” è un pezzo che è anche un invito a non prestare attenzione ai giudizi altrui, quelle consapevolezze che spesso arrivano con la maturità e che possiamo coglierlo anche come un monito per le giovani donne della generazione Z spesso troppo fragili. Sicuramente la Berte’ è autobiografica ma anche una maestra di vita di cui accogliere gli insegnamenti. Ne’ la Mannoia e nemmeno la mamma del rock dalla voce nera hanno raggiunto la vetta, la Berte’ ha ricevuto infatti con grande commozione il “Premio Mia Martini”.  Probabilmente entrambe sono state insignite con premi di grande valore artistico ma se l’operazione era quella di premiare una donna forse bisognava guardare anche il testo perche’ quello della Mango e della Annalisa appaiono meno consistenti sul tema, poi se l’obiettivo era deve vincere perche’ e’ donna allora mi ci ritrovo perfettamente. Condivido dunque anche la scelta sulla Mango perche’ della Basilicata e dunque del sud, per riparare al disastro della reazione del pubblico dell’ Ariston e del tifo da stadio della sala stampa (che forse dovrebbe essere un po’ piu’ referenziata per espletare il suo ruolo) che hanno alimentato la fiammella dell’ odio razziale. Un’ alternativa valida sarebbe poi stata guardando verso le nuove proposte la partenopea Big Mama non appartenente alla scuderia di Amici , quindi pure del Sud,  che neanche e’ riuscita a salire sul podio nonostante il suo brano ” La rabbia non ti basta ” ponesse al centro un tema cruciale per le giovani donne e cioe’ l’accettazione personale secondo un racconto basato sul proprio vissuto a cui è poi conseguita  la rivalsa della giovane artista. Non è bastata neanche l’ onesta’ intellettuale di Giorgia, che in conferenza stampa ha ritenuto fuori luogo rimarcare la differenza tra uomo e donna nel campo artistico, a smorzare l’ effetto vincere perche’ donna. Possiamo dire con estrema franchezza che l’operazione politica femminista è fallita oltre ad essere stata strumentalizzata per realizzare un doppio atto di discriminazione a danno di un uomo e di un uomo del Sud.

Sanremo: “Voto sala stampa discriminatorio?”, legale chiede atti

“Chiederò, con un accesso civico, tutti i voti dati dalla sala stampa ai 30 artisti nelle 5 giornate, per appurare se il voto espresso a Geolier nell’ultima serata è stato discriminatorio”. Lo afferma l’avvocato Erich Grimaldi, del foro di Napoli, sottolineando che “il 60% del televoto è stato a favore di Geolier, motivo per cui è necessario e doveroso comprendere se la Rai, quale servizio pubblico, ha riconosciuto la vittoria di Angelina Mango in maniera discriminatoria o meno, comunicando, peraltro, le modalità e le competenze, con cui sono stati selezionati i giornalisti votanti a Sanremo”.

Tutto ciò, afferma il legale, “anche in considerazione delle gravi affermazioni di alcuni di essi dopo la classifica delle cover”. L’avvocato Grimaldi fa riferimento a “espressioni del tipo: ‘Non fate più votare la Campania’ o come quella di una giornalista di Pavia che esclamava ‘gli ho dato uno perché non potevo dare zero’, chiedendo inoltre a Geolier in conferenza stampa ‘non ti senti di aver rubato un po’ la vittoria di ieri…’. Sono comportamenti – conclude l’avvocato – che segnalerò, peraltro, all’ordine dei giornalisti”.

Sanremo 2024, vince Angelina Mango tra le polemiche

Doveva essere il festival dell’addio per Amadeus, la sua ultima direzione per lo show più atteso dell’anno, dove si misura la forza dell’azienda televisiva di Stato con i numeri, quelli degli sponsor e quelli degli ascolti. E Amadeus i numeri li ha fatti. Ma, a parte i numeri, cos’altro si ricoderà di questa edizione?

Si ricorderà che è mancata la melodia, uno dei punti forti, nel DNA della gara canora. Storicamente da Sanremo sono uscite alcune delle canzoni più belle del panorama musicale italiano, quelle che poi restano senza l’ansia da prestazione del tormentone del momento e del ritornello che acchiappa.

Sono mancati, tanto per fare qualche esempio, brani come Un’avventura (1969), Perdere l’amore (1988), Almeno tu nell’universo (1989), Destinazione Paradiso (1995) e così via. Quelle che nel gergo si definiscono “canzoni da Sanremo”, ben scritte, con giri armonici ben congegnati, nel solco della tradizione più classica della canzone italiana.

In questa edizione, assente la melodia, anche di arte (si parla di canzoni non di interpreti) se n’è vista poca fatta eccezione per le canzoni di Mannoia, de Il Volo e della Bertè.

Il vero protagonista è stato il ritmo, ma nella sua declinazione più banale. Perché anche Gianna (1978), Salirò (2002), Le mille bolle blu (1961), Musica leggerissima (2021), Apri tutte le porte (2022) sono pezzi basati sul ritmo, ma c’è tanto altro.

Se qualche testo interessante c’è stato, può essere considerato nella sua accezione scolastica.

Siamo realisti: hanno pesato, in questa come nelle precedenti edizioni targate Amadeus, le strutture costruite intorno ai singoli cantanti. Non è un caso che la manager di Angelina Mango sia la stessa del Maneskin e di Marco Mengoni: Marta Donà.

A Sanremo più del talento, più del nome e più della qualità del brano contano il manager e l’etichetta discografica.

Le polemiche sono giustificate ed è lecito pensare che continueranno nei prossimi giorni. L’atteggiamento tenuto dagli accreditati in sala stampa è stato riprovevole. Più di quello del pubblico in sala. Una volta per avere il pass bisognava dimostrare di essere (realmente) un giornalista di settore, per conto di una testata registrata, con qualche competenza e un minimo di professionalità. Pare si sia persa questa regola, base di ogni meccanismo di accreditamento.

Intanto non sarà facile spiegare al 60% che ha votato da casa per Geolier, come mai sia arrivato secondo. E quale strumento potrà verificare la veridicità di un televoto andato in tilt?

Mica è colpa di Geolier se il Festival non è libero

La manifestazione nazional-popolare sanremese è preda delle dittature delle etichette discografiche oramai da tempo e ovviamente quando la pretesa economica fa sentire la sua presenza il livello artistico scarseggia. Poche le testimonianze delle eccellenze nostrane in gara sul palco dell’Ariston come quella del trio dei tenori di fama internazionale de Il Volo che ha deciso di festeggiare i suoi 15 anni di carriera proprio con la partecipazione alla kermesse canora od anche della interpretazione sublime di Mariposa della Mannoia tra contestazione politica e poesia come solo un’artista di questo livello può fare. Il piccolo esercito di Amici ha partecipato come per diritto acquisito dal numero di vendite e dai passaggi radiofonici con canzoni che probabilmente non rispecchiano con onestà le doti canore od interpretative di un’Annalisa o un’Angelina Mango, per citare due delle più gettonate per le coreografie del duo siciliano Joey e Rina su Tik Tok. Dunque una riflessione va fatta perché è abbastanza fastidioso un tifo da stadio semplificato nelle squadre Geolier versus Angelina, almeno ancora per chi conserva un minimo di autonomia nel pensare con la propria testa. Le polemiche sul cambiamento del regolamento da parte del direttore artistico Amadeus vanno lette nel senso di una apertura culturale verso un dialetto che è riconosciuto in tutto il mondo come una vera e propria lingua e cioè il napoletano che a quanto pare capiscono anche a New York. Il palco sanremese ha dato sfogo anche ad un volgare razzismo contro un’artista come il giovane Geolier che può vantarsi di non dover ringraziare nessun talent show ma che ha in sé il progetto culturale di uno stile musicale che ha eco non a Napoli o in Italia ma nel mondo. Probabilmente a differenza di una prematura vittoria di una ragazza che per il suo candore evoca brividi nelle anime belle dei telespettatori dell’Ariston, magari esiste una consapevolezza maggiore della solidità del messaggio musicale da parte di un pubblico ben più vasto quindi che va oltre Napoli e le schede clonate per il televoto, argomentando le accuse rivolte al cantante nella conferenza stampa di oggi da parte di una coraggiosa giornalista. Non è una novità che in terre difficili nascano per giusta risposta della natura prepotenti risposte musicali. Confrontare un Golia contro Davide è ingiusto per una ragazza come la Angelina che forse dovrebbe essere valorizzata maggiormente per le sue capacità di interpretazione dalle etichette discografiche. La Rai ha trovato in Amadeus un direttore artistico che cade sempre in piedi e probabilmente in questo momento storico non riuscirebbe ad avere di meglio ma l’operazione che va fatta è proprio quella di liberare il Festival dalla dittatura e la vittoria di Geolier ne è ferma testimonianza anche perché riconosciuta dal pubblico democraticamente.

Sanremo: Geolier vince serata cover. Fischi in sala, ecco i precedenti

Geolier con Luchè, Guè e Gigi D’Alessio vince la serata delle cover. Poi in top five Angelina Mango, Annalisa con La Rappresentante di Lista e Coro Artemia, Ghali con Ratchopper, Alfa con Roberto Vecchioni. La classifica è stata stilata in base al voto del pubblico a casa.

Oltre al televoto, però, hanno contribuito a determinare la top five anche il voto della nuova giuria delle Radio e quello della Sala Stampa.

Fischi e “buu” in sala quando Amadeus ha ufficializzato la classifica.

Ma, come ricordava un articolo de Il Giornale, di un anno fa, il dissenso da parte del pubblico contro la classifica finale del Festival di Sanremo è ormai un classico: gli spettatori presenti all’Ariston quasi ogni anno si rendono protagonisti di forme di protesta verso il posizionamento dei cantanti in gara in occasione dell’ultima serata. Nel ’93 i fischi si fecero sentire contro la decisione di assegnare “solo” un quinto posto al brano Ave Maria di Renato Zero.

Nel 2010, a seguito dell’esclusione di Malika Ayane (Ricomincio da qui) dalla terna in finale è addirittura l’orchestra a protestare, chiedendo di rendere pubblico il proprio voto. Il dissenso, poi, diventa un coro di “venduti, venduti” quando viene esclusa anche Tutta la vita di Noemi, e i musicisti accartocciano i loro spartiti e li buttano sul palco.

Nel 2019 è il quarto posto di Loredana Bertè (Cosa ti aspetti da me) a scatenare l’ira del pubblico.

Insomma, Sanremo fa spettacolo anche così.

Geolier è, tra i favoriti, quello che sembra avere maggiori chances. Anche se, forse, il suo Festival lo ha già vinto.

Sanremo: sale attesa per finale, a Napoli striscione per Geolier

“Onore a te comunque vada”. E’ il messaggio affidato a uno striscione steso tra i palazzi dei Quartieri Spagnoli a Napoli dove, come è successo in altri rioni cittadini, con manifesti e scritte sui muri, i napoletani stanno manifestando il loro tifo per Geolier, tra i protagonisti del festival di Sanremo.

Un altro striscione è stato esposto tra i palazzi del rione Taverna del Ferro a San Giovanni a Teduccio che ospitano anche il grande murales di Maradona. L’ attesa per l’esito della serata finale si fa sentire specialmente a Miano, quartiere a nord della città dove Geolier è nato e cresciuto.

I suoi fans hanno annunciato che seguiranno il festival nei locali della sala giochi dove il rapper si intratteneva con gli amici e dove nei giorni scorsi è stato inaugurato un murale che lo ritrae con il suo idolo, Diego Armando Maradona.

Trianon Viviani, gli appuntamenti della prossima settimana

Dal 16 al 18 febbraio il Trianon Viviani offre un intenso fine settimana, con un appuntamento teatrale e due musicali.

Si inizia venerdì 16, alle 21, con Gigliola De Feo in “Dialoghi col Vulcano”, liberamente tratto dal romanzo omonimo di Ersilia Saffiotti, che vede la partecipazione, come «voce del Vesuvio», di Francesco Paolantoni.

Sabato 17, sempre alle 21, Fiorenza Calogero torna a calcare il palco del teatro di Forcella con il suo nuovo recital “Desiderio. Gli anni ‘50 della Canzone napoletana”.

Ultimo appuntamento domenica 18, alle 20, con il concerto di Canio Loguercio in “A fil’ ‘e voce”.

Il Trianon Viviani si avvale del sostegno del ministero della Cultura, la Regione Campania (fondi ordinari e Poc 2014-2020) e la Città metropolitana di Napoli, con il patrocinio di Rai Campania.

TEATRO AUGUSTEO | PAOLO CAIAZZO debutta con la commedia “Quella visita inaspettata”

Venerdì 16 febbraio, al teatro Augusteo (Napoli, Piazzetta duca d’Aosta 263), il debutto nazionale di “Quella visita inaspettata”, commedia in due atti scritta e diretta da Paolo Caiazzo, protagonista in scena fino a domenica 25 febbraio. Con lui sul palco, in ordine di apparizione, anche Carlo Caracciolo, Daniele Ciniglio, Cinzia Cordella, Francesca Morgante e la partecipazione di Maria Bolignano.

Scenografia di Francesco Felaco, costumi di Federica Calabrese, disegno luci di Luigi Della Monaca, aiuto regia Sofia Ardito, foto e grafica Francesco Fiengo Studios.

La linea di confine che divide un comportamento etico da uno immorale non ha sempre un andamento lineare ed è in funzione di opportunità e situazioni. Il protagonista Ferruccio, imprenditore del Sud, è orgoglioso della sua moralità. Una sola pecca si riconosce: la passione per Diabolik, che in fondo era un ladro. Una moglie arrivista, una sorella vittima di un shock post traumatico infantile, un figlio bamboccione e un commercialista fin troppo amico completano il quadro della vicenda. Gli equilibri familiari, anche se precari e monotoni, sembrano reggere, ma una visita inaspettata mette in discussione la loro integrità facendo affiorare vecchi scheletri nell’armadio: l’imprenditore deve rispondere di alcuni fondi sospetti transitati, a sua insaputa, su un conto corrente bancario. Incapace di reggere il peso delle accuse e spinto dalla disperazione di chi non ha più nulla da perdere, Ferruccio andrà oltre le aspettative decidendo di fare una follia e liberare il suo lato oscuro. Questo suo nuovo aspetto spregiudicato, ispirato comicamente a film e serie ‘crime’ che invadono tv e streaming, conquista gli abitanti della casa, inconsapevoli vittime del ‘Fascino del male’.

Un fascino che molte sceneggiature sfruttano e che è frutto di un difetto di fabbrica del genere umano, spesso attratto dai cattivi! E allora così come la generazione di Ferruccio aveva tifato per Diabolik, Lupin, Sandokan, corsari etc, ora i figli seguono nuovi protagonisti ‘scuri’ usciti da Scarface, Gomorra, Romanzo criminale, Mare fuori… più crudi e violenti, ma conseguenza dello stesso aspetto affascinante nei confronti di uno spettatore. Non è cambiato nulla? Forse!

Un argomento insolito per una commedia che genera un maldestro thriller, tutto da ridere! Tra gag, manie, fobie, grandi risate e riflessioni, vincerà la parte criminosa che è nascosta in ognuno di noi?

Venite a scoprirlo a teatro.

Biglietti al botteghino, nelle rivendite autorizzate e online registrandosi al link di vendita dello spettacolo su teatroaugusteo.it

(Platea € 35,00 / Galleria € 25,00). Info: 081414243

Tante risate e un carico di buon umore per “Il Grande Artista” l’esilarante spettacolo di e con Cosimo Alberti

Al teatro IAV (In Arte Vesuvio), sito a Napoli, in via Marino Turchi, 23, è andato in scena “Il Grande Artista”, uno spettacolo di e con Cosimo Alberti, attore eclettico e versatile, che passa con disinvoltura dalla tradizione popolare alla macchietta, dalle canzoni classiche napoletane alle tammurriate.

Un fantastico viaggio comico e musicale alla scoperta del genio napoletano nel mondo affidato ad un’abile guida, che ha saputo coinvolgere, divertire e far riflettere il pubblico presente in sala.

Due ore di spettacolo, rilassanti e godibili trascorse tra canzoni dal gusto squisitamente umoristico, filastrocche popolari non tanto rappresentate e conosciute gag comiche e umoristiche, simpatici momenti con tanto di travestimento dal sapore equivoco, un vero e proprio tuffo nelle classiche perle del nostro patrimonio tradizionale, nelle famose macchiette di Pisano – Cioffi, e non ultimo, un’occasione per assistere a lezioni sull’utilizzo di strumenti musicali folkloristici come il putipù, le tammorre, il triccabballacche e le castagnette.

Nel corso della serata, tra una battuta e una canzone, sono stati resi degli omaggi a Roberto De Simone, Raffaele Viviani, Renato Carosone ed è stato fatto un ricordo di Marcello Colasurdo, scomparso da poco.

Cosimo Alberti si mostra perfettamente a suo agio sul palco, è padrone della scena, sa quello che vuole e, come un navigato capocomico, sa scegliere, tra le persone del pubblico, i figuranti a seconda delle sue necessità.

Uno spettacolo divertente, travolgente, coinvolgente, rilassante, godibile, a volte irriverente, ma mai volgare.

La straordinaria capacità di interazione di Cosimo raggiunge il clou nel finale, quando una buona parte della gente in sala viene scelta per cantare e suonare insieme a lui “Tammurriata Nera”.

In effetti l’artista napoletano nutrito a suon di musica e teatro, che ha raggiunto una grandissima popolarità con il personaggio del simpatico vigile Salvatore Cerruti, per gli amici Sasà, di Un Posto Al Sole e che andrebbe “sfruttato” di più in teatro e al cinema, si diverte ad abbattere la quarta parete, scende tra il pubblico, lo fa cantare e lo rende protagonista di esilaranti scenette comiche.

Dopo il gran successo riscosso, lo spettacolo torna in scena a gran richiesta, sabato sei aprile alle ore 20:30 sempre al Teatro IAV (In Arte Vesuvio).

Un one man show che piace e che crea tanta empatia con gli spettatori, che vanno via soddisfatti e felici. Molto bravi anche i due musicisti che hanno accompagnato live Cosimo Alberti: Biagio Terracciano e Anthony Della Ragione.