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Regioni, tappa in Toscana per Commissione bicamerale sui Lep. Prosegue il ciclo audizioni legato all’autonomia differenziata

Ha fatto tappa in Toscana la Commissione bicamerale per le Questioni regionali che sta svolgendo un ciclo di audizioni sui Livelli essenziali di prestazione (Lep) legato all’attuazione dell’autonomia differenziata. “Oggi è la settima tappa e i risultati li vedremo alla fine – ha spiegato il presidente della Commissione, il senatore Francesco SILVESTRO, oggi a Firenze -. Stiamo raccogliendo tutte le istanze che arrivano dal territorio per capire la situazione dei Lep. L’Italia è rappresentata da 20 regioni e ognuna è diversa quindi non troviamo una soluzione piatta, ogni regione ha le sue difficoltà e i suoi vantaggi. Cerchiamo di capire dove c’è l’esigenza di migliorare e dove ci sono già delle eccellenze che si possono trasmettere alle altre regioni”. Dalla Toscana, ha aggiunto SILVESTRO, “ci aspettiamo che i servizi funzionino, che la sanità non sia l’eccellenza però che sia a buon punto, di avere uno standard qualitativo di Lep in media. E poi ci aspettiamo che ci sia capacità di riscossione dei tributi locali perché quello è importante per sostenere tutti questi costi”. Al termine del ciclo di audizioni in tutte le regioni, ha continuano SILVESTRO, “daremo il nostro parere complessivo di tutta questa indagine, per dare coscienza ai due rami del Parlamento, che poi prenderanno le loro decisioni. Ritengo che sia un lavoro veramente importante perché quanto si parla di autonomia e quando si parla di Lep ognuno dice la sua, ma solo venendo sui territori possiamo portare un grande contributo a questa legge sull’autonomia differenziata che potrà cambiare il nostro Paese”

Espulso Presidente Centro Islamico Milano per Motivi di Sicurezza

Un 50enne bangladese, presidente di un’associazione culturale islamica milanese, è stato espulso dal territorio italiano per motivi di ordine e sicurezza pubblica, secondo quanto comunicato dalla Questura di Milano.

L’espulsione è stata eseguita dalla Polizia di Stato, che ha provveduto ad imbarcare l’uomo su un volo diretto verso il suo paese di origine.

La decisione di espulsione è maturata in seguito a indagini di prevenzione condotte dagli agenti della Sezione Antiterrorismo della Digos, in stretta collaborazione con l’Ufficio Immigrazione della Questura milanese. Secondo quanto riferito, il 50enne era già destinatario di un avviso orale da parte del Questore di Milano, e nel corso degli anni sono emersi numerosi precedenti penali e di polizia che indicavano una non trascurabile pericolosità sociale, soprattutto nei confronti delle donne.

In particolare, il soggetto è stato oggetto di attenzione dopo essere apparso in un servizio televisivo trasmesso durante un noto talk show politico, nel quale è stato segnalato un clima di paura causato nelle persone del quartiere dove si trova il centro culturale. Durante il servizio televisivo, l’uomo avrebbe anche proferito minacce nei confronti della giornalista che stava realizzando l’intervista.

L’espulsione di questo individuo rientra nell’ambito degli sforzi delle autorità italiane per contrastare ogni forma di radicalismo religioso e garantire la sicurezza dei cittadini. Questo provvedimento dimostra l’importanza della collaborazione tra le forze dell’ordine e le istituzioni nel garantire la tranquillità e la sicurezza pubblica.

Salvini, De Luca? non ce ne sarà un altro

“Abbiamo il dovere di giocarci la partita fino in fondo anche perché dopo De Luca non ci sarà un altro De Luca. Siamo stati gli unici a sostenere il terzo mandato in Parlamento, ma il partito di De Luca è contro e in democrazia contano i voti”. Così Matteo Salvini, leader della Lega, a margine della presentazione dei due consiglieri che entrano nel Consiglio comunale diNapoli, in merito alle prossime elezioni regionali. “La prossima scadenza delle regionali per la Lega e il centrodestra è fondamentale – ha aggiunto – perché nelle ultime occasioni il centrodestra si è diviso, ha litigato, ha perso tempo e non sempre ci ha creduto sia in Comune che in Regione”.

Precedentemente il ministro delle Infrastrutture, Matteo Salvini, ha fatto il punto sui progetti per la Campania e per il paese al museo nazionale ferroviario di Pietrarsa. “Con Ferrovie dello Stato stiamo lavorando e, se riusciamo, la presentazione avverra’ la settima prossima, al recupero in Italia di diverse stazioni abbandonate che diventeranno un punto di socialita’ all’ interno del quale mettere il medico di famiglia, uno sportello di farmacia e uno postale. Insomma, iniziare a recuperare alcune stazioni dismesse riportandole, soprattutto nei piccoli comuni, ad essere punto di ritrovo e riferimento per la comunità – ha detto -. Stiamo investendo anche in Campania, per altro con 3 miliardi e mezzo gia’ finanziati, una notevolissima cifra per manutenzione e sicurezza e upgrading delle stazioni” ha aggiunto Salvini. “Conto di riportare Napoli e la Campania ai fasti, alla velocità e alla puntualita’ che meritano”, ha assicurato il ministro. Tra gli interventi programmati, il completamento della metropolitana di Salerno (tratta Stadio- Pontecagnano e aeroporto) per 315 milioni.

L’impatto sociale del Ponte sullo Stretto di Messina: La sfida degli espropri dei terreni

 

Il tanto discusso progetto del ponte sullo Stretto di Messina, destinato a collegare le coste della Sicilia e della Calabria, è destinato a rivoluzionare in modo significativo il paesaggio delle due regioni italiane interessate dalla sua costruzione. L’ipotesi di questa evoluzione paesaggistica è stata presentata attraverso un video render pubblicato sulla pagina Facebook “Ponte sullo Stretto di Messina”, che ci offre un’idea chiara sull’aspetto che potrebbero assumere le due sponde una volta costruita l’infrastruttura stradale di collegamento.

Le immagini proiettano uno scenario futuro, fornendo uno spaccato della trasformazione che interesserà le zone circostanti una volta che il ponte sarà completato. Tuttavia, mentre si discute sul possibile impatto estetico e funzionale dell’opera, la società Stretto di Messina, responsabile del progetto, ha avviato l’iter per la fase degli espropri dei terreni.

Questo passo è cruciale e delicato, poiché coinvolge direttamente la popolazione locale. Circa 450 persone, principalmente residenti a Torre Faro sulla costa siciliana e a Villa San Giovanni su quella calabrese, saranno chiamate a lasciare le proprie case e terreni per fare spazio al ponte e ai cantieri.

Gli interessati dagli espropri hanno già espresso un forte dissenso, annunciando la loro determinazione a opporsi e a intraprendere azioni legali per difendere i propri diritti. La decisione di lasciare le proprie terre e abitazioni non è mai facile, soprattutto considerando l’attaccamento emotivo e storico che molte famiglie hanno verso i propri luoghi di vita.

Questo conflitto tra la necessità di sviluppo infrastrutturale e la difesa dei diritti e del patrimonio delle comunità locali mette in evidenza la complessità e le sfide associate alla realizzazione di grandi progetti di ingegneria. È importante che le istituzioni coinvolte affrontino questi problemi con sensibilità e trasparenza, garantendo un adeguato coinvolgimento e supporto alle persone colpite dagli espropri.

In definitiva, mentre il progetto del Ponte sullo Stretto di Messina promette di trasformare il paesaggio della regione, è essenziale gestire attentamente le conseguenze sociali ed economiche della sua realizzazione, cercando un equilibrio tra lo sviluppo infrastrutturale e la tutela delle comunità locali.

La paura di una guerra in Europa: Riflessioni su una prospettiva inquietante

La prospettiva di una guerra in Europa suscita timori diffusi, dalle persone comuni che vedono questa minaccia riapparire nella loro vita quotidiana agli analisti strategici che devono valutare le possibili conseguenze di un conflitto su vasta scala. Questo allarme riguarda anche i governi chiamati a gestire gli impatti presenti e futuri di una crisi che potrebbe avere ripercussioni disastrose per il continente. Tuttavia, la paura di qualcosa non ne condiziona affatto la probabilità di avverarsi.

La storia ci insegna che le guerre sono scoppiate anche quando nessuno le desiderava. La Seconda Guerra Mondiale, per esempio, nonostante la Conferenza di Monaco, è stata un tragico esempio di come il desiderio di pace non sia sempre sufficiente a impedire il conflitto.

Oggi, l’Europa è di fronte a una situazione critica, con la minaccia di guerra già presente da quasi dieci anni, dal momento in cui la Crimea è stata annessa dalla Russia e sono iniziate le rivolte nel Donbas. La minaccia russa è visibile e concreta, sia sotto forma di azioni militari convenzionali che attraverso strumenti ibridi come propaganda, ricatto e aggressione comunicativa.

La resistenza dell’Ucraina sta attraversando un momento difficile, con ritardi nell’approvazione di aiuti da parte dell’Europa e degli Stati Uniti, e la carenza di risorse militari. Nel frattempo, il dibattito a Bruxelles riguarda la possibilità di una “Difesa Europea”, ma ciò potrebbe essere troppo lontano nel tempo rispetto all’urgenza attuale.

Il Presidente francese Macron e il Presidente Putin hanno portato alla luce le ambiguità europee, evidenziando la necessità di prendere decisioni decisive. Macron ha sollevato l’ipotesi di inviare truppe in Ucraina se il fronte dovesse crollare, ricevendo risposte forti da altri leader europei.

La Francia ha capito che la sopravvivenza dell’Ucraina come Stato indipendente è cruciale per l’intera architettura politica e di sicurezza del continente. Macron ha sollevato il tabù dell’invio di truppe in Ucraina, mettendo in discussione fino a che punto l’Europa sia disposta a proteggere i suoi interessi nazionali e collettivi.

Nonostante sia spaventoso, l’Europa deve prepararsi al peggio e non temere di farlo. La situazione attuale disegna una spirale di violenza quasi inevitabile, e ignorare questa realtà potrebbe rendere il rischio di guerra ancora più concreto. È fondamentale che l’Europa affronti la situazione con determinazione e coesione, lavorando insieme per prevenire il verificarsi di un conflitto che avrebbe conseguenze disastrose per tutti.

Emergenza nucleare in Russia: Stato di emergenza dichiarato a Khabarovsk

Le autorità della città dell’estremo oriente di Khabarovsk, in Russia, hanno annunciato lo stato di emergenza in seguito alla fuga di radiazioni nucleari. Secondo quanto riportato dall’agenzia di stampa russa TASS venerdì, sono stati rilevati livelli più elevati di radiazioni vicino a un traliccio elettrico situato a circa 2,5 km (1,5 miglia) dalle aree residenziali.

L’annuncio dello stato di emergenza ha scosso la comunità locale e ha sollevato preoccupazioni riguardo alla sicurezza e alla salute pubblica. La fuga di radiazioni rappresenta una minaccia seria, e le autorità stanno lavorando per affrontare la situazione e mitigare i potenziali rischi per la popolazione.

Al momento, non sono stati forniti dettagli precisi sulla causa o sulla portata della fuga di radiazioni, ma è evidente che sia necessario un intervento rapido e coordinato per gestire l’emergenza in modo efficace.

Gli abitanti della zona sono stati allertati e istruiti sulle misure di sicurezza da adottare, mentre le autorità locali e nazionali stanno monitorando da vicino la situazione e fornendo aggiornamenti regolari alla popolazione.

È essenziale che vengano adottate tutte le misure necessarie per proteggere la sicurezza e la salute dei cittadini di Khabarovsk e delle zone circostanti. La trasparenza e la collaborazione tra le autorità locali, nazionali e internazionali sono fondamentali per gestire con successo questa emergenza nucleare e garantire una risposta efficace e tempestiva.

La comunità internazionale deve rimanere vigile e pronta a offrire supporto e assistenza, se necessario, per affrontare questa crisi nucleare e proteggere il benessere delle persone colpite.

Idrogeno verde, per Graded e Grastim missione in Baviera tra Forum e visite agli impianti

Rafforzare la relazione transfrontaliera tra gli stakeholder del settore idrogeno bavaresi e italiani. E’ l’obiettivo del Forum organizzato da Hydrogen Center Bavaria (H2.B), ITALCAM (Camera di Commercio Italiana Monaco-Stoccarda), Associazione Italiana dell’Idrogeno (H2IT) e Ministero bavarese dell’Economia, dello Sviluppo Regionale e Energia (StMWi), che si è tenuto a Monaco di Baviera. Presenti all’evento più di 120 rappresentanti dell’industria bavarese e italiana dell’idrogeno, nonché esponenti politici di alto livello, tra cui il ministro bavarese Hubert Aiwanger, il console generale italiano Sergio Maffettone, Giorgio Maione, assessore all’Ambiente e al Clima della Regione Lombardia e Dina Lanzi, vicepresidente dell’Associazione italiana dell’idrogeno H2IT. Hanno partecipato al Forum, in rappresentanza di Graded e Grastim, gli ingegneri Maria Teresa Russo e Emmanuele Saltarelli.
L’infrastruttura energetica della Baviera è già strettamente collegata all’Italia tramite i gasdotti esistenti e l’oleodotto TAL. Ma il legame è destinato a rafforzarsi ulteriormente grazie a un nuovo corridoio che collegherà il Nord Africa alla Germania, passando per la Sicilia, e che l’Unione europea ha inserito tra i progetti strategici di interesse comune su cui puntare nei prossimi anni per realizzare il Green deal nel settore energetico e accelerare la decarbonizzazione.
Parallelamente al Forum, nella due giorni si sono tenute alcune study visit presso aziende bavaresi impegnate nella ricerca e lo sviluppo dell’idrogeno. Nel pomeriggio del 20 marzo i rappresentanti di Regione Campania, ITALCAM, Consorzio STRESS, Jcoplastic, Graded, Grastim, Ambiente S.p.A. e So.F.invest. srl hanno visitato l’impianto a Schweitenkirchen della societàINFENER, che si occupa della fornitura di piccoli sistemi decentralizzati per la produzione locale di idrogeno, realizzando soluzioni integrate per decarbonizzare la mobilità, le infrastrutture e accelerare l’industria dell’idrogeno verde. Il giorno successivo tappa al TUM Venture Labs, incubatore di Startup tra cui spicca Sypox, hub di produzione di reattori per idrogeno che riscaldano i processi chimici con l’elettricità, permettendo di risparmiare l’1% delle emissioni globali. Sypox converte il biogas in idrogeno con un’efficienza due volte superiore. L’ultimo incontro in programma è stato presso l’Azienda THÜGA che, con un fatturato di oltre 10 miliardi di euro e sede centrale a Monaco di Baviera, rappresenta uno dei principali fornitori di servizi di approvvigionamento energetico. Riflettori puntati, in particolare, su un progetto che prevede la trasformazione di una rete di distribuzione di gas in idrogeno.

Caccia italiani intercettano jet russi sul Baltico

Venti di guerra soffiano pericolosamente a est, dove anche gli Eurofighter dell’Aeronautica Militare italiana sono decollati per effettuare una doppia intercettazione di aerei russi nel Mar Baltico. L’allarme, lanciato dal centro di comando della Nato a Uedem, in Germania, è scattato per un velivolo non identificato in volo sulle acque internazionali. Una volta identificati i velivoli, gli F-2000 italiani – schierati nella Task Force 4th Wing operativa nella base polacca di Malbork – sono rientrati. Gli episodi si susseguono e la tensione cresce ormai ogni giorno nei cieli orientali dell’Europa. Una nuova “notte di inferno” per i raid russi in Ucraina ha riacceso la paura di uno sconfinamento della guerra in Polonia, spingendo anche Varsavia a far decollare i suoi caccia e quelli della Nato per “garantire la sicurezza dello spazio aereo”. Ma non è solo la Polonia a essere in prima linea: in Romania sono stati trovati “frammenti di drone” in una fattoria vicino al Danubio dopo gli attacchi russi. Già a dicembre scorso un Uav si era schiantato in un’area disabitata romena dopo un raid russo ai porti ucraini sul fiume. Prima ancora, a settembre, altri detriti di drone erano stati rinvenuti sempre nella zona di confine. “La guerra non è più un concetto del passato, è reale”, è la sveglia suonata dal premier polacco Donald Tusk in un’intervista ad una serie di giornali internazionali, tra cui Repubblica. “La cosa più preoccupante è che ogni scenario è possibile. So che sembra devastante, soprattutto per i più giovani, ma dobbiamo abituarci mentalmente all’arrivo di una nuova era. È l’era prebellica”, ha detto senza giri di parole il capo del governo di Varsavia, preoccupato dal fatto che l’Europa abbia “ancora molta strada da fare” per rafforzare la sua difesa e quindi non sia affatto pronta ad affrontare la minaccia che incombe. Le parole di Tusk sono la spia di un allarme generale che cresce nel continente in merito alle reali intenzioni di Vladimir Putin sull’Ucraina e oltre. La guerra non va per il verso voluto da Kiev, che chiede incessantemente Patriot, munizioni, missili e aerei per difendersi dall’avanzata russa, che in 5 mesi ha conquistato 500 chilometri quadrati di terra ucraina, secondo il think tank americano Isw. I numeri danno la misura di una guerra impari anche secondo lo stesso comandante in capo delle forze ucraine Oleksandr Syrsky: “Qualche giorno fa il vantaggio del nemico in termini di munizioni sparate era di circa sei a uno”, ha ammesso in una rara intervista, assicurando tuttavia che sebbene la situazione al fronte sia difficile, l’esercito mobiliterà meno persone delle 500.000 proposte inizialmente da Zelensky. Se la situazione al fronte resta complicata – e Kiev prevede una nuova offensiva russa tra maggio e giugno – non va meglio nel resto del Paese: una pioggia di attacchi ha preso di mira ancora una volta le infrastrutture energetiche in questa terza primavera di guerra. I bombardamenti di Mosca con decine di droni e missili hanno “danneggiato centrali termiche e idroelettriche” nel centro e nell’ovest dell’Ucraina. Secondo Zelensky, tra gli obiettivi c’erano “le centrali idroelettriche di Kaniv e del Dniester”, perché “il Paese terrorista vuole che si ripeta il disastro ecologico nella regione di Kherson. Ma ora non solo l’Ucraina è minacciata, lo è anche la Moldavia”. Come conseguenza degli attacchi, l’operatore nazionale Ukrenergo si è vista costretta a introdurre blackout programmati di emergenza nelle regioni di Dnipropetrovsk, Zaporizhzhia e Kirovograd.

Europee, presidente dell’Us Avellino, D’Agostino candidato con Forza Italia

Il presidente dell’Us Avellino, Angelo Antonio D’Agostino, sindaco dal 2021 di Montefalcione, in provincia di Avellino, sarà candidato alle elezioni europee nella lista di Forza Italia nella Circoscrizione meridionale. Lo ha annunciato il leader del partito, Antonio Tajani, nel corso della sua visita a Napoli. D’Agostino, 63 anni, sposato, cinque figli, è stato parlamentare eletto nel 2013 con Scelta Civica. È a capo di un gruppo imprenditoriale nel settore dei grandi lavori stradali e ferroviari e in quello delle energie alternative.