Archivi categoria: Cyber & scienza

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Per decarbonizzare gli edifici tra 4,5 e 6,5 miliardi annui

Per raggiungere l’obiettivo al 2050 di decarbonizzazione degli edifici serviranno in Italia tra i 4,5 e i 6,5 miliardi di euro di investimenti immobiliari all’anno, di cui tra i 2,7 e i 4 miliardi per l’efficientamento energetico e tra gli 1,8 e i 2,5 miliardi per lo sviluppo di smart city. È quanto emerge da uno studio sulla rigenerazione urbana e la transizione energetica, realizzato da Scenari Immobiliari in collaborazione con Edison Next. Il potenziale impatto economico degli interventi interesserà per il 60% edifici esistenti, coinvolgendo 6,9 milioni di abitazioni nei capoluoghi italiani, e per il 40% ambiti di rigenerazione e rifunzionalizzazione urbana di porzioni di città, consistenti in oltre 350 milioni di metri quadrati di superficie lorda. Gli investimenti potranno essere cofinanziati da energy service company, il cui coinvolgimento nelle fasi preliminari dei progetti di rigenerazione urbana potrebbe ridurre i costi tra l’8% e il 15% e i tempi di realizzazione tra l’8 e il 12%.

IA, il 49% dei dipendenti preoccupato dei nuovi sviluppi

I lavoratori sono ansiosi per l’emergere di soluzioni professionali che sfruttano l’intelligenza artificiale. Lo afferma un nuovo studio di LinkedIn, condotto su quasi 30 mila dipendenti di aziende di vario tipo. In 18 paesi tra cui l’Italia, quasi la metà dei lavoratori non conosce abbastanza gli sviluppi dell’IA in campo professionale, ma finge di esserne informato. Il 49% dei rispondenti infatti si dice preoccupato di dover saperne di più sull’intelligenza artificiale di quanto mostrato dai colleghi. E questo, per gli intervistati, è motivo di frustrazione e preoccupazione per il futuro. Poco meno del 40% afferma di sentirsi sopraffatto dall’incapacità di tenere il passo con gli sviluppi dell’IA mentre il 56% di non sapere come utilizzare l’intelligenza artificiale sul lavoro. Linkedin parla allora di “ansia da IA”, come di un fenomeno da non sottovalutare nei prossimi mesi.

 

Uno studio condotto a inizio anno da Goldman Sachs ha rilevato che oltre 300 milioni di posti di lavoro a livello globale potrebbero essere rimpiazzati da sistemi di intelligenza artificiale, in modo particolare quella generativa, in grado di sostituire fino a un quarto del lavoro svolto dai dipendenti in maniera automatica. In linea con tale studio, un’analisi dell’Organizzazione internazionale del lavoro, secondo cui i dipendenti amministrativi e le donne corrono il rischio maggiore dinanzi all’emergere di soluzioni di IA. Ma c’è anche chi vede dei vantaggi nell’utilizzo di piattaforme avanzate. Per Linkedin, il 45% dei lavoratori userà l’IA per migliorare l’equilibrio tra lavoro e vita privata, apprendere nuove competenze (39%) e concentrarsi su attività più interessanti (44%). Il 30% afferma che più tempo libero darà modo di rafforzare le proprie reti professionali.

Energia dagli scarti dell’industria agroalimentare: primo bilancio per il progetto Agritech

“Le sfide dell’economia circolare nell’agrifood”. Ad un anno dall’avvio di “Agritech”, l’iniziativa che coinvolge 28 Università, 5 centri di ricerca e 18 imprese basata sull’utilizzo delle tecnologie abilitanti per lo sviluppo sostenibile delle produzioni agroalimentari con l’obiettivo di favorire l’adattamento ai cambiamenti climatici, la riduzione dell’impatto ambientale, lo sviluppo delle aree marginali, la sicurezza, la tracciabilità e la tipicità delle filiere, si è tenuto ieri a Milano l’incontro tra i partner del progetto. In particolare sono stati presentati i risultati intermedi ottenuti dallo “Spoke 8”, che si focalizza sulla valorizzazione degli scarti delle industrie agroalimentari dal punto di vista energetico. Graded, società napoletana del settore Energia guidata da Vito Grassi, sta lavorando all’ottimizzazione dei processi tecnici e biologici che sono alla base della digestione anaerobica. Presenti all’evento Claudio Miranda, responsabile Ricerca e Sviluppo, l’agronomo Luca Scognamiglio, Maria Assunta Cestarodell’area Ricerca e Sviluppo. 

Il Centro Nazionale per lo sviluppo delle nuove tecnologie in agricoltura nasce con l’ambizione di combinare le migliori competenze scientifiche per rendere l’industria agroalimentare italiana più competitiva e sostenibile, e fornire una risposta concreta ai bisogni di crescita di un settore chiave per l’economia: un obiettivo da raggiungere collegando infrastrutture di ricerca in agricoltura disponibili a livello nazionale, utilizzando le tecnologie abilitanti per migliorare produttività e sostenibilità, oltre che per promuovere transizione ecologica e digitale, collaborando con le imprese per aumentare la resilienza e la competitività economica nel settore agroalimentare e formando la prossima generazione di studiosi nel settore, garantendo il capitale umano e le competenze necessarie per affrontare le sfide future.Cinque gli obiettivi principali che il Centro intende perseguire mediante l’applicazione di tecnologie per l’agricoltura: “resilienza”, cioè adattamento delle produzioni ai criteri di sostenibilità e ai cambiamenti climatici; “basso impatto”, inteso come riduzione degli sprechi e dell’impatto ambientale; “circolarità”, mediante lo sviluppo di strategie di economia circolare; “recupero”, mediante lo sviluppo delle aree marginali; “tracciabilità”, ovvero promozione della sicurezza, tracciabilità e tipicità delle filiere agroalimentari.

A Napoli il sistema di supercalcolo Cineca, firmata l’intesa

Cineca, consorzio interuniversitario composto da 117 enti pubblici, amplia la propria sede di Napoli che ospiterà un sistema di supercalcolo. Il relativo protocollo di intesa è stato firmato oggi nel polo universitario di San Giovanni a Teduccio, che ospiterà il nuovo centro grazie a un accordo con l’ateneo Federico II e il Comune partenopeo. Il sistema di supercalcolo sarà parte della rete dei sistemi di calcolo ad alte prestazioni (High Performance Computing) direttamente interconnessi con il supercomputer Leonardo, gestito da Cineca, classificato al quarto posto tra i sistemi più potenti al mondo ed ospitato presso il data center del Tecnopolo di Bologna. Gli investimenti per la realizzazione del centro di calcolo, l’acquisizione dei sistemi Hpc e i costi operativi e di gestione saranno di circa 50 milioni di euro, di cui oltre 20 messi a disposizione dall’Agenzia per la cybersicurezza nazionale. Il sistema di Napoli consentirà di supportare non solo le applicazioni consolidate della fisica, della chimica, delle scienze ambientali e dell’ingegneria, ma soprattutto le applicazioni di apprendimento automatico e di intelligenza artificiale sia classica che generativa. All’evento di presentazione hanno partecipato i rappresentanti degli enti coinvolti nel progetto e in collegamento anche il ministro dell’Università e Ricerca, Anna Maria Bernini. Sempre oggi inizia la collaborazione di Cineca con l’Agenzia per la cybersicurezza nazionale, grazie alla firma di un accordo che prevede una procedura ad evidenza pubblica – di cui Cineca sarà stazione appaltante – per l’acquisizione del sistema Hpc dell’Agenzia da collocare presso il nuovo centro di Napoli. Il sistema sarà dedicato, come previsto dal Pnrr, al monitoraggio della minaccia cyber centrale, anche attraverso l’utilizzo di strumenti di intelligenza artificiale.

Sulla Luna terremoti puntuali come un orologio

Ogni pomeriggio, puntuale come un orologio, la Luna viene scossa da terremoti termici causati dalla forte variazione di temperatura che ne fa dilatare e contrarre la superficie. Lo dimostrano i dati raccolti dai sismometri della missione Apollo 17 tra l’ottobre 1976 e il maggio 1977: rimasti in gran parte inutilizzati finora, sono stati esaminati con l’ausilio dell’intelligenza artificiale dal gruppo di ricerca guidato dal geofisico computazionale italiano Francesco Civilini, prima al California Institute of Technology (Caltech) e ora al Marshall Space Flight Center della Nasa.

I risultati sono pubblicati su Journal of Geophysical Research – Planets. I dati della missione Apollo 17, analizzati grazie a modelli di apprendimento automatico (machine learning), dimostrano che gli eventi sismici si verificano con regolarità ogni pomeriggio lunare, ossia quando il Sole lascia la sua posizione di picco nel cielo e la superficie della Luna inizia a raffreddarsi. L’analisi evidenzia anche la presenza di scosse altrettanto regolari al mattino (una ogni 5-6 minuti per un periodo di 5-7 ore), che però avrebbero una causa diversa rispetto a quelle pomeridiane. Attraverso una serie di triangolazioni, infatti, i ricercatori ne hanno individuato l’origine nel lander dell’Apollo 17 che ogni mattina, quando veniva illuminato dal Sole, si surriscaldava ed espandeva generando vibrazioni regolari rilevate dai sismometri a poche centinaia di metri di distanza. Sebbene questi terremoti termici siano troppo deboli per essere avvertiti da un essere umano, meritano comunque attenzione per quella che potrebbe essere la loro influenza sui lander e sui futuri insediamenti umani sulla Luna. Lo studio della loro propagazione nel suolo permetterà inoltre di indagare la struttura del sottosuolo lunare alla ricerca di crateri ed eventuali depositi di acqua ghiacciata.

Morto l’embriologo Ian Wilmut, clonò la pecora Dolly

E’ morto l’embriologo Ian Wilmut, celebre per avere clonato il primo mammifero, la pecora Dolly, aprendo la strada alla ricerca sulle cellule staminali e alla medicina rigenerativa. Ne ha dato notizia l’Università di Edimburgo ,dove Wilmut ha lavorato a lungo nell’istituto Roslin. Wilmut aveva 79 anni ed era malato di Parkinson. “Abbiamo perso uno dei più noti pionieri della ricerca scientifica”, scrive l’università britannica sul suo sito. “Siamo profondamente rattristati dalla notizia della morte di Sir Ian Wilmut”, scrive sul sito dell’università il preside e vice cancelliere, Sir Peter Mathieson. Wilmut, prosegue Mathieson, “è stato un titano del mondo scientifico. A capo del gruppo dell’Istituto Roslin che ha clonatola pecora Dolly, il primo mammifero a essere clonato a partire da una cellula adulta, ha trasformato il pensiero scientifico del suo tempo. Quel traguardo continua ancora ad alimentare molti dei progressi che oggi vengono fatti nella medicina rigenerativa”.

Lo smartphone precoce riduce l’apprendimento, lo dice uno studio

L’uso intensivo e precoce degli smartphone nei ragazzini non favorisce l’apprendimento, anzi, riduce le performance scolastiche di una parte consistente della popolazione studentesca. E ora, una ricerca di Milano-Bicocca e SUPSI sui dati INVALSI lo conferma, andando oltre le semplici correlazioni.

La ricerca dal titolo“Earlier smartphone acquisition negatively impacts language proficiency, but only for heavy media users. Results from a longitudinal quasi-experimental study”, condotta da Tiziano Gerosa, ricercatore della Scuola universitaria professionale della Svizzera italiana (SUPSI) e Marco Gui, direttore delCentro Benessere Digitale di Milano-Bicocca (dipartimento di Sociologia e Ricerca sociale) ha testato le principali ipotesi teoriche sul ruolo dello smartphone nei processi di apprendimento, sia quelle che ipotizzano benefici sia quelle che si attendono impatti negativi.

La ricerca ha riguardato il range di età 10-14 anni, confrontando chi riceve il dispositivo prima dei 12  anni – a 10 e 11 anni –  quindi nel passaggio tra primaria e secondaria di I grado, e chi lo riceve negli anni successivi, cioè 12, 13 e 14 anni. Il campione totale era composto da 1672 studenti delle scuole secondarie di primo grado e le informazioni amministrative recuperate sugli stessi studenti nel tempo dall’Istituto Nazionale di Valutazione del Sistema Istruzione (INVALSI).

I risultati non mostrano benefici al termine della secondaria di primo grado, per coloro che sono entrati in possesso precocemente dello smartphone, neppure per gli studenti più motivati allo studio. Tuttavia, i partecipanti che avevano abitudini intense di utilizzo dei media prima di possedere uno smartphone (più di due ore al giorno tra Tv e videogiochi) sperimentano un impatto negativo e significativo sull’apprendimento in italiano. Al momento della rilevazione dei dati, gli studenti con uso intensivo degli schermi – e quindi soggetti al possibile effetto negativo dello smartphone – erano il 23,5 per cento della popolazione studentesca italiana.

«Questo risultato conferma un’ipotesi che sta emergendo nella letteratura internazionale – dice Marco Gui -: l’uso autonomo dei “media mobili” durante l’infanzia può nuocere in particolare a coloro che presentano fragilità preesistenti, in questo caso una ridotta capacità di limitare l’uso degli schermi legata al contesto familiare o a specifiche caratteristiche psicologiche».

Da tempo è in corso un grande dibattito sull’impatto dell’uso dei media digitali sulla crescita dei minori. La letteratura già ha individuato una relazione negativa tra precocità d’uso – e quantità d’uso – dello smartphone e risultati scolastici, ma spesso si lamenta l’assenza di evidenze scientifiche più solide delle semplici correlazioni.

«Questo studio è il primo in Italia che va alla ricerca dell’impatto dello smartphone sui livelli di apprendimento con metodologie più sofisticate – dice Tiziano Gerosa – Si tratta infatti di uno studio quasi-sperimentale che utilizza dati longitudinali INVALSI su bambini e preadolescenti nel passaggio dalla primaria alla secondaria di I grado. Questa metodologia permette di avvicinarsi – pur con alcuni assunti – ad una interpretazione causale dei risultati.»

Altre ricerche sono in corso da parte del Centro “Benessere Digitale” di Milano-Bicocca su questo tema. In particolare, il progetto EYES UP, finanziato da Fondazione Cariplo, analizzerà l’impatto di un insieme di dispositivi ed esperienze online precoci sui livelli di apprendimento nel corso della carriera scolastica degli studenti dalla primaria alla secondaria di II grado.

Nel Sistema Solare un pianeta fantasma, oltre l’orbita di Nettuno

Un pianeta fantasma, con una massa da 1,5 a 3 volte quella della Terra, potrebbe nascondersi nel Sistema solare, nella fascia di Kuiper che si estende oltre l’orbita di Nettuno.

Lo indicano le simulazioni pubblicate su The Astronomical Journal da due astrofisici giapponesi, Patryk Sofia Lykawka della Kindai University di Osaka e Takashi Ito dell’Osservatorio astronomico nazionale del Giappone. Nell’ultimo decennio diversi studi hanno ipotizzato l’esistenza di un pianeta ai confini del Sistema solare, il cosiddetto Pianeta Nove.

Questa nuova ricerca, invece, indica la possibile esistenza di un pianeta ancora più vicino a noi, nella fascia di Kuiper. Questa regione a forma di anello contiene tantissimi oggetti di piccola taglia, come asteroidi, comete e altri piccoli pezzi di materiale, probabilmente costituiti da ghiaccio. I due astrofisici giapponesi hanno notato che alcuni di questi oggetti si comportano in modo anomalo, come se la loro orbita fosse influenzata dall’attrazione gravitazionale di un oggetto più grande. Incuriositi da questi dati, hanno condotto una serie di simulazioni al computer per cercare una spiegazione. I risultati hanno indicato come probabile l’esistenza di un pianeta della fascia di Kuiper e ne hanno perfino tracciato un possibile identikit: secondo i calcoli dovrebbe avere una massa da 1,5 a 3 volte quella della Terra, un’inclinazione di circa 30 gradi e un’orbita che lo porterebbe a una distanza dal Sole compresa tra 250 e 500 unità astronomiche (una unità astronomica è la distanza che separa la Terra dal nostro Sole, pari a circa 149,6 milioni di chilometri).

A Napoli workshop internazionale su sostenibilità Mediterraneo

Lunedi 4 settembre 2023 presso il Darwin-Dohrn Museum (DaDoM) della Stazione Zoologica Anton Dohrn di Napoli si svolgerà il Workshop Internazionale “Fostering Ocean Innovations for a Sustainable Ocean Economy between the Mediterranean’s Northern and Southern Shores: How to Increase Positive Impacts for the Mediterranean by 2045”, patrocinato dal Comune di Napoli e volto ad analizzare le priorità e le azioni necessarie al raggiungimento di un maggiore livello di sostenibilità nel Mediterraneo. Il Cluster Tecnologico Nazionale BIG-Blue Italian Growth e la Stazione Zoologica Anton Dohrn, con il prezioso e prestigioso coinvolgimento dell’OCSE-Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico in qualità di co-organizzatore del workshop, condivideranno una visione di quelle che sono le ambizioni e le azioni attese fino al 2045, con specifici focus settoriali e punti di vista internazionali. La giornata di studio sarà inaugurata dal sindaco Gaetano Manfredi, che porgerà i saluti della città di Napoli ai convenuti; a seguire il benvenuto di Chris Bowler, presidente della Stazione Zoologica A. Dohrn e gli interventi di relatori ed esperti di livello internazionale da importanti realtà attive nel campo dell’economia blu sostenibile: Cluster Tecnologico Nazionale BIG-Blue Italian Growth, OCSE-Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico, Stazione Zoologica Anton Dohrn, European Clusters Alliance &Clusters, UfM-Union for the Mediterranean, Centro Studi SRM Intesa San Paolo, Forum Oceano, WestMed Assistance Mechanism, Tunisian Maritime Cluster, IUAV Università di Venezia, Istituto di Ingegneria del Mare del CNR-Consiglio Nazionale Ricerche, Cluster IDiA.

 

Green Farm, cresce la fattoria ecologica made in Campania tra rinnovabili e software per gestire l’energia

Procedono sul doppio binario della sostenibilità e della digitalizzazione i lavori per lo sviluppo di “Green Farm”, il progetto di “fattoria ecologica” realizzato da Graded in collaborazione con il Dipartimento di Agraria della Federico II di Napoli presso l’Azienda pilota di Castel Volturno che svolge attività di ricerca  sull’ottimizzazione dei processi produttivi e sulle strategie innovative in agricoltura. Sono stati installati i terminali per la distribuzione del calore nelle serre (gli aerotermi) e le tubazioni coibentate che trasportano il fluido termovettore dal sistema di generazione e di accumulo termico (un boiler con acqua riscaldata da pirogassificatore e una caldaia a biomassa) fino all’interno delle serre.

Green Farm è il progetto ideato nel 2015 dalla società del settore energetico guidata da Vito Grassi su un’intuizione degli studenti dell’Istituto Tecnico Augusto Righi di Fuorigrotta, nell’ambito dell’iniziativa “Studiare l’impresa, l’impresa di studiare”. Si tratta di un’azienda agricola intelligente, in grado cioè di funzionare e autosostenersi utilizzando esclusivamente fonti di energia rinnovabile come il sole, le biomasse e l’idrogeno. Nella configurazione attuale sono già disponibili un impianto fotovoltaico, un solare termico e un piccolo impianto a idrogeno che al momento ha uno scopo più dimostrativo che di applicazione pratica, ma che presenta grandi potenzialità per il futuro poiché sarà fondamentale per stoccare gli eccessi di energia elettrica prodotti dagli impianti rinnovabili (caratterizzati dalla non programmabilità della produzione) e utilizzarli quando più necessario, sfruttando i principi dell’elettrolisi e il meccanismo di funzionamento delle celle a combustibile.

Proseguono, intanto, anche gli studi definitivi sulla realizzazione dell’EMS – Energy Management System – un software di gestione dell’energia capace di adeguare il carico richiesto dall’azienda agricola alla capacità di produzione dei vari impianti per fare in modo che l’azienda compri il meno possibile dalla rete.