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A Napoli super Svilar e Abraham salvano la Roma

Un super Svilar e un ritrovato Abraham salvano la Roma al ‘Maradona’. Finisce 2-2 una partita in cui la squadra di Calzona, riapparsa concentrata e aggressiva dopo i due giorni di ritiro, mette a dura prova la difesa dei giallorossi che trovano nel loro portiere un baluardo pressoché insormontabile. Svilar tiene in piedi la sua squadra per tutto il primo tempo, che si conclude a reti inviolate nonostante il dominio netto che il Napoli esercita sul campo e le numerose occasioni da gol che gli azzurri creano ma non riescono a trasformare. Il pareggio serve a mantenere la Roma alla stessa distanza dalla Roma e allontana ancor di più il Napoli dalla zona che vale l’Europa. Gli azzurri ritrovano se stessi e sul piano dell’impegno e dell’agonismo la squadra di Calzona, dopo tanto penare, sembra essersi finalmente tornata ai livelli della passata stagione. La Roma soffre sempre lo spirito di iniziativa dei padroni di casa. Grazie anche all’appoggio convinto dei centrocampisti, la difesa del Napoli non offre mai occasioni ai giallorossi e Dybala, Azmoun e El Shaarawy non riescono mai a entrare nel vivo della gara. Nel primo tempo gli azzurri vanno vicini al gol in più di una circostanza e soprattutto nell’ultimo quarto d’ora assediano la Roma nella propria area di rigore, senza consentire mai alla squadra di De Rossi di mettere la testa al di là della linea di metà campo. Tuttavia nessuno, da Osimhen ad Anguissa, da Di Lorenzo a Kvaratskelia, riesce a concretizzare le tante occasioni per passare in vantaggio che la squadra riesce a costruire. L’andamento della partita non cambia nella ripresa. E’ il Napoli a creare tanto e la Roma cerca di contenere le offensive degli azzurri con manovre articolate a centrocampo che hanno più lo scopo di raffreddare le iniziative avversarie che non di procurare pericoli per la difesa degli azzurri. Al 14′, però, la partita si sblocca. Ed è proprio la Roma a passare in vantaggio, grazie a un calcio di rigore trasformato da Dybala, che è anche il primo tiro della partita dei giallorossi nello specchio della porta. Juan Jesus nel maldestro tentativo di Anticipare Azmoun gli tocca una gamba e Sozza decreta il calcio di rigore, confermato dal Var. Il Napoli reagisce a dopo 4′ trova il gol del pareggio. Ci vuole la deviazione di Kristensen su un tiro dalla media distanza di Olivera, incuneatosi centralmente in area di rigore, per battere l’insuperabile Svilar. La palla si impenna in maniera innaturale e scavalca il portiere giallorosso. Il Napoli continua a imperversare nella metà campo avversaria alla ricerca del gol del vantaggio. Le occasioni per gli azzurri arrivano a ripetizione mentre la Roma costruisce una sola buona opportunità con un tiro di Pellegrini deviato da Meret. Al 38′ gli azzurri trovano il gol del vantaggio con un rigore trasformato da Osimhen. E’ Kvaratskhelia a procurarselo con una caparbia azione sulla riga dell’area. Sanches gli tocca una gamba. Sozza prima fa continuare ma viene poi richiamato al video dal Var e concede il rigore. Per gli azzurri l’impresa sembra compiuta ma al 44′ su calcio dalla bandierina Ndicka colpisce di testa e Abraham devia il pallone in rete. Il guardalinee alza la bandierina ma il controllo del Var dimostra che il tacco di una scarpetta di Di Lorenzo teneva in gioco l’attaccante inglese della Roma. Finisce con l’ennesima delusione per i tifosi del ‘Maradona’ che durante l’intero arco della partita avevano fatto partire cori di contestazione nei confronti della società e del presidente De Laurentiis ma che questa volta, però, non possono contestare i giocatori, autori di una prestazione eccellente. La vittoria svanita è solo l’ennesima conferma di una stagione nata male e che si avvia a finire perfino peggio di come era cominciata.

Il Napoli contro l’Inter cerca l’impresa-Champions

La scelta della prima punta in base alle condizioni di Osimhen, il ballottaggio a centrocampo tra Traoré e Zielinski, l’ultima pressione per sentirsi al livello della super-Inter. E’ tanto il lavoro che il tecnico del Napoli Francesco Calzona ha fatto nella preparazione della trasferta di questa sera a San Siro, in un match che può dare una forte accelerazione allo sprint finale della stagione o confermare le ombre di un anno crepuscolare.

In primo piano i dubbi sulle condizioni muscolari di Osimhen che ieri è tornato a farsi vedere in campo a Castel Volturno, facendo allenamento personalizzato e poi ha svolto una parte della seduta in gruppo con i compagni. Prove su cui lo staff medico del club azzurro sta facendo valutazioni per decidere se il bomber nigeriano può giocare oppure deve riposarsi per evitare infortuni seri in campo. Calzona intanto studia le alternative. In primo piano c’è Simeone, la punta vera di riserva di Osimhen che ha una matta voglia di tornare protagonista quest’anno, ma in lizza per giocare al centro del tridente con Kvaratskhelia e Politano c’è anche Raspadori, che a Milano firmò due anni fa il successo del Sassuolo sull’Inter e sogna di tornare protagonista. Calzona medita, sapendo anche che far giocare Osimhen significa poi mandarlo alle due partite della nazionale nigeriana, rischiando infortuni anche lì in una stagione lunga e difficile. Valutazioni pure a centrocampo per il tecnico azzurro che sta puntando molto su Traoré ma ha la tentazione di schierare titolare Zielinski a centrocampo, sapendo che il polacco è pronto a fare bella figura davanti al suo pubblico della prossima stagione. Calzona ha anche recuperato Cajuste e Ngonge a centrocampo, che finora non sono però riusciti a convincere il tecnico di meritare un posto dall’inizio: i due però hanno voglia di riuscire a cambiare la velocità e la penetrazione della manovra offensiva, contro gli attacchi di un’Inter che fa paura con i suoi 70 gol fatti in campionato, con sole 13 reti al passivo nelle prime 28 gare. Cifre impietose per un Napoli Napoli fermo a 43 gol fatti e 32 subiti. Calzona lavora sul tanto che c’è da cambiare nel funzionamento della squadra azzurra, sperando dopo l’eliminazione dalla Champions League di vedere un Napoli più concreto. Si potrebbe approfittare della stanchezza di un’Inter arrivata ai rigori mercoledì a Madrid per lanciare l’inseguimento al quinto posto, che quest’anno poterà quasi certamente alla prossima Champions. Si aspettano risposte prima di fare tutti le valigie per le nazionali, compreso Calzona che sfilerà la maglietta del Napoli per indossare nuovamente quella del ct della Slovacchia.

Il Napoli inizia lo sprint per l’Europa, Osimhen è in dubbio

Dieci partite davanti per avere una risposta decente dalla stagione del fallimento. E’ questa l’unica opportunità di sprint che ora ha il Napoli dopo la disfatta di Barcellona, l’uscita dalla Champions League, l’addio alla Coppa Italia e l’attuale settimo posto in campionato. Uno sprint che ora tocca ai giocatori azzurri dimostrare di saper affrontare al meglio sin dalla prima partita, piena di significato, quella di domenica a San Siro contro l’Inter. Con una pessima notizia da Castel Volturno, l’allenamento solo in palestra per Osimhen. Il bomber nigeriano ha un affaticamento muscolare dalla notte negativa in Catalogna e sembra a rischio per la sfida a San Siro. Osimhen da quando è tornato ha segnato contro Verona e Barcellona e la tripletta contro il Sassuolo, poi però è ripiombato in una zona di buio e non ha segnato nelle ultime tre partite. Se Osimhen non ce la facesse a recuperare, Calzona è pronto a lanciare in campo dal 1′ Simeone, che sta giocando una stagione da assente e deluso e che ha segnato finora un solo gol in campionato, lo scorso 27 settembre contro l’Udinese, e uno in Champions League, nel ko 4-2 dal Real Madrid. La punta italo-argentina sogna una ripresa da un anno che valuta male e da cui cerca nuove risposte sulla sua carriera, in un contesto che lo ha portato anche a pensare a un futuro lontano da Napoli. Risposte in attesa dal campo dal Napoli, che ha un’altra chance di alzare la voce nella casa della squadra che viaggia verso lo scudetto, per riprendere la corsa europea. Lo sa la squadra, lo sa Calzona che ora vuole davvero le risposte in campo. Lo sa la città che ormai ha digerito la delusione e si aspetta un’ultima gioia di sprint verso l’Europa per poter vivere un’altra estate di attesa con passione.

Il Napoli perde anche a San Siro. Mazzarri: il ko con il Milan non dipende dal modulo

Non ne fa una questione di modulo, Walter Mazzarri, nel commentare il ko del suo Napoli a San Siro con il Milan: “A Riad contro l’Inter e poi anche con la Fiorentina si è giocato con il modulo di stasera, oggi purtroppo abbiamo preso un gol che era prevedibilissimo, perché ci aspettavamo l’inserimento di Theo. Poi il Milan ha pressato alla morte il primo tempo ed era prevedibilissimo che calasse nella ripresa. Non è questione di modulo”, prosegue Mazzarri. “Dipende dai momenti, dai giocatori che hai. I prossimi impegni in Champions? Sappiamo che la coppa potrebbe darci linfa per il campionato”.

C’è il nome di Theo Hernandez sui tre punti che il Milan utilizza per battere il Napoli 1-0, portarsi teoricamente a un punto dalla seconda posizione, la Juve gioca stasera, e sognare un futuro luminoso come era difficile pronosticare solo a novembre. La singolarità cromatica del nerazzurro sul campo del Meazza è la contrapposizione tra la consueta divisa dei campioni d’Italia e il nero della quarta maglia Milan che riprende le guglie del Duomo meneghino e porta il Milan a puntare in alto, lasciando Mazzarri e i suoi lontani dall’Europa. C’era Doveri a misurare le ambizioni delle rivali, lui che conta 221 fischietti in A. Uno in più delle presenze in rossonero di Pioli – settimo mister di sempre al pari di Sacchi – che conferma il blocco dell’ultimo mese, ma per la squalifica di Reijnders serve il pressoché inedito Adli-Bennacer, con Loftus-Cheek nella posizione di falso diez: libertà di movimento tra le linee e dovere di strappo. Nel presepe di Mazzarri, Kvaratskhelia è alle spalle di Simeone, con Di Lorenzo e Mazzocchi a presidiare i margini del campo. Il Napoli è arrivato a Milano forte della più alta percentuale di possesso palla, ma anche del marchio di squadra con tendenza al recupero alto di palla. Che si vede soprattutto in avvio, quando sono proprio gli uomini di Mazzarri a spingere, costringendo il Milan a comprimersi a molla per poi distendersi con le accelerazioni dei Loftus-Cheek e dei Theo Hernandez. La pressione del Napoli porta al 10′ Kvara a sgasare a destra, saltare Gabbia e offrirla per la sterzata di Simone sul primo palo: anticipo su Kjaer, ma bersaglio che resta fuori portata. La partita si gioca anche sugli spalti: terzo anello verde tutto occupato dai tifosi partenopei, Curva sud pronta a ricordare ai dirimpettai come ci sia poco affetto da condividere. Il colore è nel calore di San Siro: vicino alla partita, proprio ora che mai ne è stato così lontano, almeno dalle promesse di San Donato, là dove i milanisti di domani diranno di sentirsi a casa. E alla sua comfort zone ricorre il Milan quando si tratta di rompere l’equilibrio, perché c’è tutto Pioli e il suo oliato meccanismo di fascia nel gol del vantaggio: Theo apre il triangolo che Giroud prolunga su Leao largo a sinistra e che lo stesso Theo chiude andandogli in sovrapposizione interna per ricevere lo scarico, prima del tocco in rete su Gollini in uscita. Nella ripresa, il Napoli torna al tridente con l’ingresso di Politano, ma è Florenzi (subentrato a Calabria, out per guaio muscolare) a creare brividi a Gollini, complice la deviazione di Juan Jesus. Rrhamani allarga il braccio su Loftus-Cheek in area ma Doveri lascia correre e il Napoli va vicino a riaprirla con Simeone, che intercetta un passaggio di Bennacer ma spara alto. Così come fuori misura finiscono di poco il sinistro di Politano e un destro di Leao, a secco di gol da settembre in serie A. Il ritmo resta alto, ma la precisione difetta e il risultato non cambia. Neanche quando Lindstrom d’esterno provoca la deviazione sul palo di Simic, ripresa da Kvara con un sinistro che Maignan alza in corner. Per il Napoli la classifica resta un problema, che potrebbe mettere a rischio la panchina di Mazzarri; per il Milan arriva una vittoria che sa di Champions.

Mazzarri: Simeone o Raspadori? Ecco cosa farò

“Il Torino è una signora squadra, che aveva già Sanabria e ha preso Zapata. Noi dobbiamo metterli in difficoltà, provando a fare il gioco come abbiamo visto nella partita col Monza”. Lo ha detto il tecnico del Napoli Walter Mazzarri. L’allenatore ha parlato del dubbio al centro dell’attacco tra Raspadori e Simeone: “Simeone – ha detto – è un grandissimo giocatore e se penso domani di attaccare la profondità, il Cholito è più simile a Osimhen. Simeone sta benissimo, è un ragazzo prezioso, sereno e tranquillo, non molla mai. E’ chiaro che gli piacerebbe giocare di più, ma anche Raspadori è un ottimo giocatore e fino all’ultimo deciderò chi gioca, in base a cosa intendo fare, in attesa che torni Osimhen”. Parole anche per Kvaratskhelia, in un periodo difficile in campo: “E’ brutto – ha commentato Mazzarri – che gli facciano fallo anche a palla lontana. Quando Kvara fa una mezza reazione viene ammonito e questo è un tema da approfondire. Altrimenti è inutile usare la Var, perché Kvara ne subisce di tutti i colori, come anche Osimhen”.

“In questo nuovo anno vorrei che il Napoli invertisse la rotta. Già nel match con il Monza avrei voluto la vittoria e ora spero che si possa fare meglio”, ha detto ancora il tecnico del Napoli, Walter Mazzarri, alla vigilia della sfida in casa del Torino, prima del 2024 per gli azzurri. “Napoli la considero casa mia – ha detto – tutti mi vogliono bene qui ma io non sono riuscito a fare quello che feci in passato. Mi sento quasi in debito con i napoletani, sto male per questo e spero di svoltare presto. Ora subiamo meno palle gol, contro il Monza siamo arrivati davanti al portiere 5-6 volte ma il pareggio coi lombardi ha cambiato i giudizi su di noi e lo dobbiamo accettare”.

La Fiorentina domina al Maradona

Al Napoli sono mancati i suoi calciatori più importanti. E’ mancato Osimhen, che non riesce ancora a superare un portiere con un pallonetto, un cucchiaio, insomma uno di quei tiri che fanno parte del bagaglio tecnico-calcistico di qualsiasi fuoriclasse degno di questo nome. E’ mancato Kvaratskhelia, che non riesce più a vedere la porta.

Zielinski non ha brillato, e nemmeno Meret, in bambola in due dei 3 gol ricevuti dal Napoli. L’infortunio di Anguissa alle battute iniziali del match non ha facilitato il compito a Garcia che ha schierato Raspadori in un ruolo non naturale per una seconda punta.

Il Napoli vince la partita del possesso palla nel primo tempo: 54% a 46% per la squadra di Garcia che riesce a pareggiare grazie a un rigore guadagnato da Osimhen al 49′ e trasformato dallo stesso nigeriano un attimo prima del fischio dell’arbitro La Penna che chiude il primo tempo.

Nella ripresa i viola mostrano subito le loro intenzioni ai campioni d’Italia e al 50′ Nzola si libera di un paio di avversari e serve Ikoné in area del Napoli: destro a rete del numero 11 viola con palla che colpisce l’esterno del palo. 7 minuti dopo è Ikonè ad andare vicino al gol.

Gol che arriva al 63′ con Bonaventura. Il Napoli tenta di reagire, ma è la squadra di Italiano a mantenere il predominio del gioco grazie alla perfetta organizzazione della squadra. I cambi dei due allenatori non mutano l’andamento della partita che si conclude con il terzo gol della Fiorentina che arriva a pochi secondi dal termine del recupero. Gonzalez, entrato da pochi minuti in campo, devia in porta un traversone di Parisi, mettendo la sua firma nel capolavoro di giornata della sua squadra.

 

Tocca al Napoli, si punta al terzo successo di fila

di Ettore Di Mezza.

Proseguire la scalata, tenendo le due squadre milanesi nel mirino. E’ questo l’obiettivo del Napoli che questa sera ospita la Fiorentina, terza in classifica appaiata a 14 punti. Dopo le vittorie in campionato contro Udinese e Lecce, il tecnico Rudi Garcia vuole il terzo successo consecutivo per dimenticare il ko contro il Real Madrid in Champions, e chiudere in maniera positiva la lunga serie di match ogni tre giorni prima delle soste per le nazionali.

Il tecnico francese è pronto a ripartire con la formazione tipo, con Osimhen al centro del tridente con Kvaratskhelia e Politano, e con il centrocampo forte di Lobotka, Abguissa e Zielinski. In difesa confermati centrali Natal e Ostigard, con la novità di Rrahmani che potrebbe tornare in panchina, visti i miglioramenti, ma che non giocherà e non dovrebbe essere convocato dal Kosovo per i match di qualificazione agli Europei. La coppia centrale nuova dà già affidamento: a parte i tre gol subiti dal Real (due peraltro arrivati da un errore di Di Lorenzo e dal supertiro di Valverde da lontano), nelle tre precedenti partite contro Bologna, Udinese e Lecce il Napoli ha incassato una sola rete contro i friulani nel 4-1, testimoniando che almeno in campionato la squadra sta raggiungendo in difesa gli equilibri su cui Garcia ha lavorato intensamente dopo i cinque gol subiti nelle prime quattro giornate. Una svolta che è andata oltre i nomi, visto che i due centrali titolari a inizio stagione, Juan Jesus e Rrahmani, sono spariti in infermeria, e i due nuovi arrivi hanno dimostrato di saper chiudere il reparto. Natan si è inserito, mentre Ostigard dimostra ormai affidabilità anche in attacco con i due gol di testa all’attivo.

Il Maradona, dopo aver applaudito la prestazione al fischio finale della sfida di Champions nonostante il ko, è pronto a un nuovo pienone con circa 50.000 spettatori per il match di domani. I tifosi si aspettano gol, contro una difesa – quella della Fiorentina – la più battuta delle prime sei in classifica, con 10 reti al passivo finora. Il Napoli sarà in campo con la maglietta ideata per Halloween, che riporta disegni di teschi ed è stata lanciata da un video girato nel cimitero delle Fontanelle, uno dei luoghi pieni di fascino della città, diventato uno dei più apprezzati sul web negli ultimi giorni. A proposito di spettri c’è anche, sul filo dell’ironia, il ‘fantasma’ di Vincenzo Italiano, il tecnico viola che era stato cercato dal Napoli dopo l’addio di Spalletti ma è rimasto a Firenze: Garcia vuole dimostrare sul campo di valere di più.

Il Napoli travolge il Lecce. Garcia: ‘gara gestita bene’

“La partita è stata gestita bene, volevamo partire forte e segnare nel primo quarto d’ora, sono contento che sia arrivato su una punizione laterale perché il mio staff aveva lavorato su questa situazione. Sono contento per Ostigard, abbiamo fatto la differenza nella gestione del gruppo, Osimhen non ha iniziato ma è entrato con freschezza e ha fatto un gol importante. Non abbiamo subito gol: oggi era importante vincere, abbiamo imparato la lezione di Genova”. E’ un Rudi Garcia rinfrancato dopo il poker servito al Via del Mare, quello che si presenta in sala stampa. “L’abbiamo dimostrata anche prima di oggi, vincendo le prime due gare di campionato, poi abbiamo giocato un brutto primo tempo in casa con la Lazio – prosegue il tecnico. Forse non sempre con continuità, ma abbiamo sempre giocato per vincere. Dobbiamo continuare a lavorare per aumentare la fiducia nei calciatori. Non bisogna essere euforici, bisogna essere misurati, cosa che non c’è stata dopo le partite con Genoa e Bologna. Spero che tutti siano misurati, non so se saremo nelle prime quattro dopo questa giornata, ma oggi abbiamo fatto il nostro”. Infine una battuta sul momento di Osimhen: “I calciatori non devono pensare alla prossima partita, l’allenatore invece deve valutare agli equilibri fisici. Quando un giocatore sta molto bene dal punto di vista mentale va tutto bene. Quando ha un po’ di stress per fattori extra-sportivi esiste il rischio di infortuni e un allenatore deve fare le sue valutazioni”.

Nel primo tempo c’è stato un sostanziale equilibrio, rotto solo dal colpo di testa vincente di Ostigard. Nella ripresa gara in discesa per i partenopei grazie alla rete in apertura di Oshimen, per i primi quarantacinque minuti risparmiato in ottica Real, e nel finale gloria anche per Gaetano e Politano (rigore). Un 4-0 perentorio che rimette in piena corsa scudetto i partenopei, e lascia alle spalle il difficile avvio di stagione e le polemiche. Un buon viatico in vista della sfida Champions contro il Real e il successivo impegno casalingo contro la Fiorentina. Il Lecce, per la prima volta sconfitto in casa, prova a giocarsela sull’aggressività, almeno nel primo tempo, ma non basta, con le qualità ospiti che emergono in maniera evidente.