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Per il cenone di fine anno gli italiani hanno speso 2,5 miliardi di euro

Per il cenone di fine anno gli italiani hanno speso 2,5 miliardi di euro per i cibi e le bevande che quasi nove italiani su dieci (87%) hanno consumato nelle case, proprie o di parenti e amici mentre gli altri si sono divisi tra ristoranti e pizzerie scelti da 4,6 milioni di persone, con circa trecentocinquantamila presenze negli agriturismi. E’ quanto emerge dal bilancio DI Capodanno tracciato dalla Coldiretti dal quale si evidenzia un importo complessivo in lieve aumento rispetto al capodanno 2022 (+2%) ma anche un deciso ritorno dei riti scaramantici a tavola spinti dalle difficoltà che hanno segnato gli ultimi anni, dalla pandemia alla guerra.

La media delle persone a tavola è leggermente superiore ai 7 posti con il ritorno alla convivialità confermato dal successo delle feste in piazza, secondo l’indagine Coldiretti/Ixe’. Lo spumante – sottolinea la Coldiretti – si conferma come il prodotto immancabile per quasi nove italiani su dieci (89%), ma è sorprendentemente seguito a ruota dalle lenticchie presenti nell’85% dei menu, forse anche perché sono chiamate a portar fortuna secondo diffuse credenze che hanno premiato anche i chicchi d’uva (56%) i frutti di melograno, la frutta secca e il peperoncino rosso.

L’interesse per le lenticchie è stato accompagnato dalla riscossa di cotechino e zampone presenti sul 70% delle tavole. Sulle tavole per le feste è stata forte la presenza del pesce nazionale a partire da alici, vongole, sogliole, triglie, anguilla, capitone e seppie ma – sottolinea Coldiretti Impresa pesca – il 65% degli italiani ha assaggiato il salmone arrivato dall’estero, appena il 9% ha portato in tavola le ostriche e il 5% il caviale spesso di produzione nazionale che viene anche esportata.

Ma sulle tavole del Capodanno il prodotto italiano piu’ presente all’estero è stato lo spumante con un totale di 936 milioni le bottiglie di spumante italiano stappate nel mondo nel 2023, piu’ del triplo di quelle di champagne che scendono ad appena 300 milioni, secondo l’analisi della Coldiretti su dati Ismea Uiv. Viene stappato all’estero – continua la Coldiretti – oltre i 2/3 del consumo totale per un totale di 650 milioni di bottiglie, con i brindisi Made in Italy che dominano nettamente a livello internazionale davanti allo champagne francese, che però riesce ancora a spuntare prezzi nettamente superiori. E con le bollicine tricolori si diffonde anche – conclude la Coldiretti –  il tipico gesto di buon auspicio di intingere un dito nel bicchiere di spumante e passarlo poi dietro l’orecchio.

Coldiretti, alberi di Natale veri in 3,5 milioni di case

L’albero naturale di Natale trova spazio quest’anno nelle case di 3,5 milioni di famiglie, mentre il 65% ricicla l’albero di plastica recuperato dalla cantina e una minoranza compra il nuovo albero di plastica. Lo rileva un’ indagine Coldiretti/Ixe’ diffusa in occasione del Villaggio della Coldiretti organizzato a Napoli nel week end dell’Immacolata. L’organizzazione agricola segnala che la percentuale di italiani che addobba l’albero è largamente superiore (86%) a quella che fa il presepe e sale al 93% nei giovani tra 18 e 34 anni. I dati indicano inoltre che quasi sei italiani su dieci (55%) hanno deciso di fare il presepe per non rinunciare a una tradizione che considerano importante. La spesa media degli italiani per l’albero naturale quest’anno è di 38 euro, anche se oltre un cittadino su due (57%) contiene il budget sotto i 30 euro e un altro 15% si orienta tra i 30 e i 50 euro, mentre il 13% spenderà fino a 100 euro. La Coldiretti consiglia di sistemare l’albero naturale in un luogo luminoso, fresco, lontano da fonti di calore e da correnti d’aria. Se l’albero ha le radici, trascorso il periodo natalizio può essere posizionato all’esterno, sul balcone o piantato in giardino, ricordando che è una pianta che può crescere anche fino a 15- 20 metri. Possono infine essere naturali molti addobbi, come fili di zucca, sculture di pane e marzapane, pomodorini e peperoncini.

Vino, Coldiretti: Francia supera Italia

Per la prima volta dopo sette anni, l’Italia ha perso la leadership come produttore di vino in Europa e nel mondo con una produzione stimata di 43,9 milioni di ettolitri in calo del 12% rispetto all’anno scorso mentre la Francia è diventata il primo produttore con 45 milioni di ettolitri, in aumento dell’1,5% rispetto all’anno precedente. E’ quanto afferma la Coldiretti sulla base delle previsioni aggiornate del Copa Cogeca, l’Organizzazione di rappresentanza degli Agricoltori e delle cooperative Europee.

La sfida tra Paesi si gioca in realtà – sottolinea la Coldiretti – soprattutto sulla valorizzazione della produzione confermata dal successo delle bottiglie Made in Italy anche in Francia con un balzo del +21% in valore delle esportazioni nazionali di vino nei primi sette mesi del 2023, secondo le elaborazioni Coldiretti su dati Istat.

Complessivamente nell’Unione Europea – sottolinea la Coldiretti – la produzione della vendemmia 2023 è diminuita rispetto al 2022 con un totale di poco superiore a 150 milioni di ettolitri in calo del -5,5% rispetto alla media quinquennale

Con una produzione stimata di 30,8 milioni di ettolitri, la Spagna – riferisce la Coldiretti – resta il terzo produttore europeo nonostante il calo rispetto all’anno scorso (-14%) mentre in Portogallo, si è constatato un aumento del 9% con una produzione di raccolto di poco inferiore a 10 milioni di ettolitri. In Germania la produzione stimata è stata di 8,9 milioni di ettolitri con una perdita del 2%.  A causa delle conseguenze del cambiamento climatico, con un inverno secco, grandinate, inondazioni e una stagione primaverile piovosa, un forte calo della produzione è stato osservato – precisa la Coldiretti – anche in altri paesi produttori europei come Austria (-6%), Grecia (-23% ), Croazia (-31%) e Slovacchia (-20%) rispetto al 2022.

In Italia si attende una produzione di alta qualità garantita – conclude la Coldiretti – anche da 635 varietà iscritte al registro viti, il doppio rispetto ai francesi, con le bottiglie Made in Italy destinate per circa il 70% a Docg, Doc e Igt con 332 vini a denominazione di origine controllata (Doc), 76 vini a denominazione di origine controllata e garantita (Docg), e 118 vini a indicazione geografica tipica (Igt) riconosciuti in Italia e il restante 30% per i vini da tavola a dimostrazione del ricco patrimonio di biodiversità con vini locali di altissima qualità grazie ad una tradizione millenaria.

Giornata dell’Alimentazione con peperoncino record da 530 metri

Per festeggiare i primati dell’agricoltura italiana che è leader mondiale per qualità e sicurezza apre il primo salone dei giganti del Made in Italy, dalla mortadella lunga due metri per 120 chili di peso al maxi provolone da un quintale, dai 10 metri di treccia di mozzarella pugliese e altrettanti di Aglio rosso di Sulmona al pane di Altamura lungo tre metri per 150 chili di peso dai 5 metri di corda di salsicce di Norcia alla Finocchiona di 1,2 metri fino al record della collana di peperoncino Diavolicchio di diamante ecotipo calabrese da 530 metri. Sono solo alcuni dei “colossi del gusto” che la Coldiretti schiera alla vigilia della Giornata mondiale dell’alimentazione a sostegno della candidatura italiana a patrimonio dell’Unesco nell’ultima giornata del Villaggio contadino al Circo Massimo con il Ministro delle Imprese e del Made in Italy Adolfo Urso e il Ministro dell’Agricoltura e della Sovranità Alimentare Francesco Lollobrigida.

La cucina italiana – ricorda Coldiretti – è leader mondiale potendo contare sull’agricoltura più green d’Europa di 5547 specialità sono ottenute secondo regole tradizionali protratte nel tempo per almeno 25 anni censite dalle Regioni, 320 specialità Dop/Igp riconosciute a livello comunitario e 415 vini Doc/Docg, la leadership nel biologico con circa 86mila aziende agricole biologiche, 25mila agriturismi che conservano da generazioni i segreti della cucina contadina, 10mila agricoltori in vendita diretta con Campagna Amica.

Dai cuochi ai ristoratori, dai contadini agli artigiani, dai negozianti ai tecnici di sicurezza alimentare, dagli addetti della logistica ai sommelier la candidatura della cucina italiana a patrimonio immateriale dell’Unesco tutela 4 milioni di lavoratori occupati in una filiera nazionale del cibo che vale ben 580 miliardi di euro, un quarto del Pil. Il Made in Italy a tavola – sottolinea Coldiretti – coinvolge dal campo al piatto 740mila aziende agricole, 70mila industrie alimentari, oltre 330mila realtà della ristorazione e 230mila punti vendita al dettaglio. Una rete diffusa lungo tutto il territorio che – spiega la Coldiretti – viene quotidianamente rifornisce i consumatori italiani e stranieri in ogni parte del pianeta. Non a caso con un balzo del +9% è record storico per le esportazioni alimentari Made in Italy nel 2023 secondo l’analisi della Coldiretti sui dati Istat sul commercio estero relativi ai primi quattro mesi dell’anno che vedono le esportazioni alimentari in aumento sul record annuale di 60,7 miliardi fatto registrare nel 2022. Tra i principali mercati di riferimento per i prodotti italiani, nel 2023 – sottolinea la Coldiretti – sono cresciute di più le esportazioni alimentari in Francia, con un balzo del 17% davanti alla Germania (+10%), Gran Bretagna (+10%) e Stati Uniti (+3%). 

La ristorazione italiana è la più diffusa e apprezzata nel mondo con un valore che raggiunge i 205 miliardi di euro e registra i maggiori livelli di penetrazione negli Usa, con il 33% del totale dei ristoranti, e in Brasile (28%), ma ottimi risultati si raggiungono anche in Francia (22%), Spagna (24%), India (24%), Germania (16%), Cina (14%), Corea del Sud (12%) e Regno Unito (11%) secondo l’analisi della Coldiretti sul Foodservice Market Monitor 2022 di Deloitte

La vera cucina italiana è minacciata nel mondo da una selva oscura di ricette tarocche o quantomeno improbabili con il 60% dei turisti italiani all’estero che secondo l’analisi Coldiretti/Notosondaggi si è trovato nel piatto maccheroni con il cheddar, spaghetti con le polpette di carne, rigatoni con pollo e pesto, pasta al pesto proposta con mandorle, noci o pistacchi al posto dei pinoli o spaghetti allo bolognese con ragu e prezzemolo diffusi in tutto il mondo tranne che nella città emiliana.

“La mancanza di chiarezza sulle ricette Made in Italy offre terreno fertile alla proliferazione di falsi prodotti alimentari italiani all’estero dove le esportazioni potrebbero triplicare se venisse uno stop alla contraffazione alimentare internazionale che è causa di danni economici, ma anche di immagine” ha affermato il presidente della Coldiretti Ettore Prandini nel sottolineare che “l’agropirateria” internazionale nei confronti dell’Italia ha raggiunto i 120 miliardi”.

Al via la raccolta delle olive, al sud +34%

Al via la raccolta 2023 delle olive in Italia per la produzione dell’olio extravergine nazionale con il Sud che segna un +34% rispetto allo scorso anno e salva l’Italia dalla caduta verticale del centro nord (-1/3) per un totale nazionale che sarà di circa 290mila tonnellate, al di sotto della media dell’ultimo quadriennio. E’ quanto emerge dal report di Coldiretti “Prezzi, l’autunno caldo dell’extravergine” diffuso in occasione al Villaggio contadino al Circo Massimo a Roma su dati Unaprol/Ismea con la prima spremitura dell’olio degli antichi romani dalle olive del Colosseo, di Villa Adriana a Tivoli e di Pompei con la partecipazione del vicepresidente del Consiglio Matteo Salvini oltre al ministro della Salute Orazio Schillaci, della Pubblica amministrazione Paolo Zangrillo, dello sport Andrea Abodi e il Presidente della CEI Matteo Maria Zuppi, insieme al presidente della Coldiretti Ettore Prandini, accanto a migliaia di agricoltori giunti da tutte le parti d’Italia a sostegno della candidatura della cucina italiana a patrimonio immateriale dell’umanità dell’Unesco.

A pesare quest’anno è stato il clima impazzito con eventi estremi: piogge durante la fioritura, siccità e alte temperature che hanno messo a dura prova gli uliveti nazionali. Il mese di ottobre è fondamentale per la completa maturazione delle olive e oltre ai volumi inferiori alle attese c’è l’incognita della resa in olio. A salvare il bilancio nazionale in particolare è la Puglia che – sottolinea Coldiretti – rappresenta la metà della produzione italiana e cresce del +50% rispetto alla difficile campagna dello scorso anno e nonostante le devastazioni portate dalla Xylella. Anche per la Calabria– continua Coldiretti – si attende un incremento, sebbene meno rilevante di quello pugliese mentre in Sicilia si stima una produzione sostanzialmente stabile rispetto alla già bassa produzione dello scorso anno e comunque al di sotto della media. In buona ripresa anche Abruzzo e Basilicata, mentre per le altre regioni meridionali si prospetta una produzione inferiore allo scorso anno, secondo Coldiretti/Unaprol/Ismea. La raccolta in Italia – sottolinea Coldiretti – inizia dal Sud, fra Sicilia, Puglia e Calabria per poi risalire la Penisola fino a Nord dove l’ulivo con i cambiamenti climatici è arrivato fino alle vallate alpine della Lombardia.

“Occorre intervenire per salvare un patrimonio unico del Paese con 150 milioni di piante che tutelano l’ambiente e la biodiversità ma anche un sistema economico che vale oltre 3 miliardi di euro grazie al lavoro di un sistema di 400mila imprese tra aziende agricole, frantoi e industrie di trasformazione che producono un alimento importante per la salute che non deve mancare dalle tavole degli italiani” afferma il presidente della Coldiretti Ettore Prandini  nel sottolineare “l’obiettivo di rilanciare una produzione nazionale dell’olio extravergine d’oliva che è uno dei pilastri della Dieta Mediterranea conosciuta in tutto il mondo grazie agli effetti positivi sulla longevità e ai benefici per la salute”.

Per sostenere le produzioni nazionali, resistere ai cambiamenti climatici e difendere la sovranità alimentare nazionale – affermano Coldiretti e Unaprol – occorre realizzare nuovi impianti olivicoli con varietà italiane, contrastare l’aumento vertiginoso dei costi di gestione delle aziende agricole e dei frantoi e realizzare nuovi sistemi di irrigazione ma – continuano Coldiretti e Unaprol – servono anche opere infrastrutturali di manutenzione, risparmio, recupero e riciclaggio delle acque potenziando la rete di invasi sui territori, creando bacini e utilizzando anche le ex cave per raccogliere l’acqua piovana in modo da raccoglierla quando è troppa e gestirne l’utilizzo quando serve. “Non è più rinviabile un piano strategico nazionale dell’olivicoltura che metta al centro le aziende che sono sul mercato, producono reddito e occupazione, oltre al recupero dei tanti uliveti abbandonati che devono essere rinnovati per ridare ossigeno e speranze ai territori” spiega il presidente di Unaprol David Granieri.

Agricoltura, oltre 6 miliardi di danni per il maltempo nel 2023

Con l’ultima ondata di maltempo salgono ad oltre 6 miliardi i danni nei campi, tra coltivazioni e infrastrutture, con il 2023 che diventa l’anno nero dell’agricoltura italiana. E’ quanto emerge dal bilancio Coldiretti sul primo ciclone di autunno tra nubifragi, grandinate e trombe d’aria che hanno colpito a macchia di leopardo nelle città e nelle campagne con tetti scoperchiati, alberi abbattuti, coltivazioni distrutte, serre divelte, allagamenti, frane e smottamenti.

Gravi gli ultimi i danni nelle campagne dove – sottolinea la Coldiretti – sono in pieno svolgimento le attività stagionali dalla vendemmia alla raccolta di frutta e ortaggi mentre sta per iniziare quella delle olive con le colture particolarmente sensibili alle manifestazioni violente che provocano danni irreversibili mandando in fumo un intero anno di lavoro. Colpite – precisa la Coldiretti – anche realtà di pregio come i vigneti di Falanghina, Fiano e Aglianico in Campania ma anche gli uliveti in Puglia e le produzioni di pistacchio in Sicilia.

Dall’inizio dell’anno la Penisola è stata investita in media da oltre 10 eventi estremi al giorno sulla base delle elaborazioni Coldiretti su dati Eswd (European sever weather database) che hanno causato il crollo del 10% della produzione di grano, del 60% per le ciliegie e del 63% delle pere mentre il raccolto di miele è sceso del 70% rispetto allo scorso anno, secondo l’analisi Coldiretti e si registrano un calo anche per il pomodoro e per la vendemmia (-12%).

Siamo di fronte – sottolinea la Coldiretti – ad una evidente tendenza alla tropicalizzazione con una più elevata frequenza di manifestazioni violente, sfasamenti stagionali, maltempo, precipitazioni brevi ed intense ed il rapido passaggio dal caldo al maltempo con effetti devastanti.

L’agricoltura è l’attività economica che più di tutte le altre vive quotidianamente le conseguenze dei cambiamenti climatici, ma è anche il settore più impegnato per contrastarli – continua la Coldiretti – si tratta di una nuova sfida per le imprese agricole che devono interpretare le novità segnalate dalla climatologia e gli effetti sui cicli delle colture, sulla gestione delle acque. Servono – conclude la Coldiretti – investimenti ance grazie al Pnrr per la manutenzione, risparmio, recupero e regimazione delle acque, un impegno per la diffusione di sistemi di irrigazione a basso consumo, ma anche ricerca e innovazione per lo sviluppo di coltivazioni resistenti.

Caldo: coldiretti, parchi rifugio con 1,5 gradi in meno. Ma solo 32,5 mq di verde a testa nelle città roventi

Un’area verde urbana di 1500 metri quadrati raffredda in media 1,5 gradi e propaga i suoi positivi effetti a decine di metri di distanza. E’ quanto afferma la Coldiretti in riferimento all’allerta da bollino rosso in ben 16 capoluoghi nel sottolineare però che contro il caldo torrido che assedia le città l’Italia dispone di appena 32,5 metri quadrati di verde urbano rinfrescante per abitante, in una situazione di cambiamenti climatici con ondate di calore sempre più intense e persistenti.

 Parchi, giardini e aree verdi nelle città – continua Coldiretti – rappresentano oasi di benessere per gli italiani rientrati dalle vacanze in montagna, al mare ed in campagna dove le temperature sono gradi inferiori grazie all’azione delle piante coltivate.

 Non è un caso che tra le città più bollenti ci siano infatti la Capitale Roma con 16,9 metri quadrati di verde pro capite, Firenze con 25,4, Torino con 23,7 Bologna con 22,1 e Napoli con 13,5 metri quadrati a testa secondo le elaborazioni Coldiretti su dati Istat.

La ridotta presenza di parchi e giardini dove trovare ombra e refrigerio impatta sulla temperatura media dell’intera area urbana. Infatti, la lotta al caldo assassino passa anche per il verde considerato che – sottolinea Coldiretti – un parco di grandi dimensioni può abbassare il livello di calore da 1 a 3 gradi rispetto a zone dove non ci sono piante o ombreggiature verdi. Gli alberi – continua Coldiretti – rinfrescano gli ambienti in cui si trovano grazie sia all’ombreggiatura che creano sia alla traspirazione e fotosintesi del fogliame diventando dei grandi condizionatori naturali:  Una opportunità che impone di affrontare il problema della ridotta disponibilità di spazi verdi nelle città – afferma Coldiretti – puntando su un grande piano di riqualificazione urbana di parchi e giardini che migliori la qualità dell’aria e della vita della popolazione dando una spinta all’economia e all’occupazione.

Senza dimenticare che il verde è importante perché migliora anche la qualità della vita nelle città considerato che una pianta adulta è capace di catturare dall’aria dai 100 ai 250 grammi di polveri sottili mentre un ettaro di piante è in grado di aspirare dall’ambiente ben 20mila chili di anidride carbonica (CO2) all’anno, secondo una analisi della Coldiretti. Tra le specie tipiche e autoctone di alberi e arbusti antismog ci sono – continua Coldiretti – la farnia, il leccio, il carpino bianco, l’acero campestre, il tiglio, il frassino maggiore, il pioppo, mentre tra gli arbusti la rosa canina, l’alloro, il ligustro, il corniolo, il biancospino.

Coldiretti insieme a Rete Clima è impegnata a piantare e curare 60mila alberi nel 2023 nelle città dove creare nuove foreste urbane, con lo scopo di ridurre le temperature e proteggere dalle ondate di calore eccezionali, migliorare la qualità dell’aria e favorire la biodiversità. “La valorizzazione del ruolo del verde a tutela della salute dei cittadini rappresenta una nuova opportunità per promuovere un settore cardine per l’economia italiana come il florovivaismo che – sottolinea il presidente di Coldiretti Ettore Prandini – vale oltre 2,6 miliardi di euro con il coinvolgimento di 27.000 aziende florovivaistiche attive in Italia su 30mila ettari coltivati che garantiscono il lavoro lungo tutta la filiera a 200.000 persone a livello nazionale”.

Coldiretti-Ixe: Ferragosto fuori casa per la metà degli italiani

Quasi un italiano su due (48%) ha deciso di trascorrere Ferragosto fuori casa mettendosi in viaggio per raggiungere parenti o amici, andare in vacanza al mare, in campagna e in montagna o per fare una semplice gita magari con il tradizionale picnic. E’ quanto emerge da una indagine Coldiretti/Ixè divulgata in occasione del weekend da bollino nero sulle strade italiane per le partenze del “capodanno” dell’estate, anche se c’è un 20% dei cittadini che dichiara di trascorrerlo a casa a risposare mentre per un altro 31% si tratta di un giorno come gli altri e un 1% non sa ancora cosa farà.

Il Ferragosto – sottolinea la Coldiretti – resta comunque il momento clou delle vacanze degli italiani, con 20 milioni di turisti che quest’anno hanno scelto di concentrare le ferie nel mese di agosto nonostante le preoccupazioni per la crescita dell’inflazione e la difficile situazione internazionale con la guerra in Ucraina.

Le vacanze 2023 registrano una netta preferenza sulle mete nazionali – continua la Coldiretti – spinta da una maggiore prossimità ai luoghi di residenza, dal desiderio di riscoprire le bellezze d’Italia o dalla voglia di ritornare in posti già conosciuti dove ci si è trovati bene negli anni precedenti e si è più tranquilli rispetto ad ambiente, servizi e persone. Ma – spiega Coldiretti – c’è anche una quota del 28% di italiani, tra coloro che viaggiano, che ha deciso di trascorrere una vacanza all’estero nonostante i timori legati alla difficile situazione internazionale, ai costi e ai disagi nel trasporto aereo.

Se il mare con il caldo si conferma in testa alla classifica delle mete preferite, campagna e parchi naturali contendono alla montagna il secondo posto ma – nota Coldiretti – recuperano terreno anche le città d’arte, prese d’assalto soprattutto dagli stranieri. Particolarmente apprezzate sono anche le scelte alternative per conoscere – sottolinea Coldiretti – una Italia cosiddetta “minore” con ben il 72% degli italiani in vacanza dichiara di visitare i piccoli borghi magari anche solo con una gita in giornata.

La maggioranza degli italiani in viaggio – riferisce la Coldiretti – ha scelto di alloggiare nelle case di proprietà, di parenti e amici o negli appartamenti in affitto, in ripresa l’albergo, che si piazza davanti ai bed and breakfast ma nella classifica delle preferenze molto gettonati sono anche i 25mila agriturismi presenti in Italia spinti secondo Terranostra e Campagna Amica dalla ricerca di un turismo più sostenibile che ha portato le strutture ad incrementare anche l’offerta di attività con servizi innovativi per sportivi, nostalgici, curiosi e ambientalisti, oltre ad attività culturali come la visita di percorsi archeologici o naturalistici o wellness.

Dopo duemila anni torna l’olio extravergine di Pompei

Dopo oltre duemila anni rinasce l’olio dell’antica Pompei con le prime bottiglie stappate per sostenere la candidatura della cucina italiana a patrimonio dell’Unesco, di cui proprio l’extravergine rappresenta una componente fondamentale. Ad annunciarlo è la Coldiretti con Unaprol e Filiera Italia nell’ambito della presentazione del logo ufficiale per la candidatura della “Cucina italiana a patrimonio immateriale dell’Umanità”, promossa al Parco Archeologico a Pompei dai ministri dell’Agricoltura e Sovranità alimentare Francesco Lollobrigida e della Cultura Gennaro Sangiuliano.

Per l’occasione è stata allestita una grande tavola nel Porticato della Palestra Grande – sottolinea Coldiretti – per lo storico assaggio di quella che è la prima produzione a tornare nel piatto dal lontano 79 a.c., anno della distruzione della città romana. Assieme all’extravergine millenario gli agricoltori della Coldiretti hanno portato gli oli del territorio “figli” del capostipite pompeiano.

A rendere possibile il ritorno sulle tavole dell’olio di Pompei è stato il lavoro di Coldiretti e Unaprol assieme al Parco Archeologico nel recupero e nella valorizzazione degli antichi uliveti siti tra le rovine dell’antica città romana. Sono circa trecentocinquanta gli alberi di diversa epoca di impianto che sono tornati alla produzione, con la raccolta delle ulive dalle quali è stato prodotto l’extravergine chiamato “Pumpaiia” per onorare l’antichissimo nome della città.

La civiltà romana – evidenziano Coldiretti e Unaprol – fu quella che più d’ogni altra contribuì alla diffusione dell’olivo e al perfezionamento delle relative tecniche di coltivazione e di estrazione. L’olio divenne una delle principali ricchezze dei Romani che conoscevano talmente bene il prodotto da mettere a punto tecniche e strumenti rimasti quasi invariati fino al XIX secolo e, per primi, classificarono gli oli in base alle loro caratteristiche organolettiche.

Conoscevano bene, inoltre, l’importanza della qualità della materia prima ai fini dell’ottenimento di un buon olio, dalle alte qualità salutistiche e nutrizionali. Plinio (79 d.C.) classificava l’olio di oliva in cinque categorie. L’Oleum ex Albis Ulivis – ricorda Coldiretti – era considerato l’olio più pregiato dal sapore intenso, ed era ottenuto dalle olive verdi; l’Oleum Viride Strictìvum veniva estratto tra dicembre e gennaio da olive invaiate, utilizzato per ungere il corpo; l’Oleum Maturum era estratto dalle olive nere mentre l’Oleum Caducum era fatto con le olive cadute a terra. L’Oleum Cibarium era infine destinato agli schiavi in quanto estratto da olive bacate, molto imbrattate di terra, oppure tenute ammucchiate per molti giorni.

Non a caso oggi l’Italia è diventata la regina dei riconoscimenti di qualità in Europa con il suo patrimonio di 42 Dop e 7 Igp olivicole, pari al 40% delle certificazioni comunitarie, mentre Spagna e Grecia inseguono il nostro Paese a distanza con appena 29 riconoscimenti.

E l’olio extravergine d’oliva è una delle componenti fondamentali della Dieta Mediterranea e della cucina italiana – continua Coldiretti – candidata a diventare patrimonio dell’Unesco dell’Unesco su proposta del Governo italiano.

Un riconoscimento per il padre della cucina italiana Pellegrino Artusi – prosegue Coldiretti – nato nel 1820 ed autore del primo codice alimentare dell’Italia unita “La scienza in cucina e l’arte di mangiar bene” che diede un contributo fondamentale per amalgamare, prima a tavola e poi nella coscienza popolare, le diverse realtà regionali con un comune senso d’appartenenza. E’ anche grazie al prezioso lavoro di Artusi – ricorda Coldiretti – se l’agroalimentare italiano in pochi anni da una economia di sussistenza ha saputo conquistare primati mondiali e diventare simbolo e traino del Made in Italy.

“Il valore delle esportazioni di cibo Made in Italy ha raggiunto il record storico di 60,7 miliardi ma sono convinto che ci siano le condizioni per arrivare a 100 miliardi nel 2030, utilizzando il Pnrr per colmare il gap infrastrutturale e logistico del nostro Paese ma anche mettendo uno stop alla contraffazione alimentare internazionale” ha affermato il presidente della Coldiretti Ettore Prandini nel ricordare che “per colpa del cosiddetto “italian sounding” nel mondo oltre due prodotti agroalimentari tricolori su tre sono falsi senza alcun legame produttivo ed occupazionale con il nostro Paese”.

Un fenomeno che colpisce tutti i “gioielli” del Made in Italy nel piatto, compreso proprio l’extravergine del quale sui mercati è possibile trovare un Pompeian oil il prodotto in California.

“Il binomio enogastronomia-cultura è diventato la principale leva di attrazione turistica, strategica per il rilancio dell’economia e dell’occupazione, e la candidatura della cucina italiana a patrimonio nell’Unesco rappresenta un ulteriore riconoscimento di un legame che rappresenta ormai un asset determinante per il Paese. Da qui il nostro ringraziamento ai ministri Lollobrigida e Sangiuliano per un’iniziativa che può rappresentare un ulteriore volano per il nostro cibo Made in Italy ” ha sottolineato Luigi Scordamaglia, amministratore delegato di Filiera Italia.

“La rinascita dell’olio di Pompei attraverso il recupero degli ulivi del sito riallaccia un legame millenario riaffermando l’unità del prodotto italiano. Ma il lavoro portato avanti con il Parco è importante anche dal punto di vista promozionale per lo sviluppo del fenomeno dell’oleoturismo e, da qui, per l’affermazione di una nuova cultura dell’extravergine che stiamo portando avanti con la Fondazione Evooschool” ha spiegato Nicola Di Noia, direttore di Unaprol.

Vacanze: Coldiretti/Ixè, 20 milioni di italiani in viaggio per agosto

Sono oltre 20 milioni gli italiani che hanno deciso di andare in vacanza quest’anno nel mese di agosto, in aumento del 25% rispetto a luglio, con una corsa a spiagge, campagne e montagna che riempie strade e autostrade per il primo grande esodo dell’estate 2023. E’ quanto emerge da una analisi Coldiretti/Ixè che fotografa la grande voglia di ferie nonostante il traffico da bollino rosso, le anomalie climatiche e la preoccupazione per il caro prezzi a partire da benzina e gasolio.

Partenze segnate dal caldo con la previsione del bollino arancione per le alte temperature in 10 capoluoghi di provincia. Il mese di agosto, dedicato tradizionalmente a vacanze e gite, registra quest’anno una netta preferenza sulle mete nazionali – sottolinea la Coldiretti – spinta da una maggiore prossimità ai luoghi di residenza, dal desiderio di riscoprire le bellezze d’Italia o dalla voglia di ritornare in posti già conosciuti dove ci si è trovati bene negli anni precedenti e si è più tranquilli rispetto ad ambiente, servizi e persone. Ma – spiega Coldiretti – c’è anche una quota del 29% di italiani, tra coloro che viaggiano, che ha deciso di trascorrere una vacanza all’estero nonostante i timori legati alla problematica situazione internazionale con la guerra in Ucraina.

Per la maggioranza degli italiani in viaggio (50%) la durata della vacanza è inferiore alla settimana mentre per quasi un italiano su tre (25%) – sottolinea la Coldiretti – è compresa tra 1 e 2 settimane, ma c’è un fortunatissimo 4% che starà fuori addirittura oltre un mese. In piena estate è il mare a fare la parte del leone con agosto che – spiega Coldiretti – fa segnare tradizionalmente i listini più cari per alloggio, vitto e anche ombrelloni e lettini ma che quest’anno risentono del balzo dell’inflazione con aumenti dei prezzi che riguardano tutti gli aspetti della vacanza, a partire dal viaggio.

Ma particolarmente apprezzate sono anche le scelte alternative per conoscere – sottolinea Coldiretti – una Italia cosiddetta “minore” dai parchi alla campagna, dalla montagna fino ai piccoli borghi che ben il 72% degli italiani in vacanza dichiara di visitarli magari anche solo con una gita in giornata. Molto gettonati secondo Terranostra e Campagna Amica i 25mila agriturismi presenti in Italia spinti dalla ricerca di un turismo più sostenibile che ha portato le strutture ad incrementare anche l’offerta di attività con servizi innovativi per sportivi, nostalgici, curiosi e ambientalisti, oltre ad attività culturali come la visita di percorsi archeologici o naturalistici o wellness.

Quest’estate parte in vacanza con il proprio animale quasi un italiano su cinque (18%) grazie ad una accresciuta cultura dell’ospitalità “pet friendly” lungo tutta la Penisola secondo l’analisi Coldiretti/Ixè, dalla quale si evidenzia che appena una minoranza del 6% rinuncia perché non è possibile accogliere nella struttura di permanenza cani e gatti ma anche uccelli conigli, tartarughe e pesci.

Nell’estate 2023 – rivela Coldiretti – il cibo è la voce più importante del budget della vacanza in Italia con 1/3 della spesa turistica destinato alla tavola, superando quella per l’alloggio, trainata dalla voglia di convivialità. Il turismo enogastronomico – spiega Coldiretti – rappresenta un mercato di sbocco privilegiato delle specialità alimentari locali ma anche un volano di sviluppo per i territori. Dalla valorizzazione dell’immenso patrimonio storico e culturale dell’enogastronomia nazionale– precisa la Coldiretti – dipendono, infatti, molte delle opportunità di crescita economica ed occupazionale.

“L’Italia è il solo Paese al mondo che può contare primati nella qualità, nella sostenibilità ambientale e nella sicurezza della propria produzione agroalimentare che peraltro ha contribuito a mantenere nel tempo un territorio con paesaggi di una bellezza unica”, ha affermato il presidente della Coldiretti Ettore Prandini nel sottolineare che “la difesa della biodiversità non ha solo un valore naturalistico, ma è anche il vero valore aggiunto delle produzioni agricole nazionali e un motore trainante della vacanza Made in Italy.