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L’Ucraina Sfida la Russia: Distrutta un’Arma Rara Pochi Ore dopo l’Annuncio di Mosca

In un colpo degno di nota nei recenti sviluppi del conflitto tra Ucraina e Russia, le forze armate ucraine hanno distrutto con successo una delle armi più nuove e rare della Russia. Questo evento sorprendente si è verificato poche ore dopo che Mosca aveva annunciato l’arrivo di questa avanzata tecnologia nei campi di battaglia dell’Ucraina.

L’arma in questione non è stata ufficialmente specificata nei comunicati ufficiali, ma fonti sul campo suggeriscono che potrebbe trattarsi di un sistema di difesa missilistico o di un nuovo tipo di veicolo da combattimento. L’abilità delle forze ucraine nel neutralizzare rapidamente e efficacemente questa minaccia inaspettata ha dimostrato una notevole prontezza operativa e una capacità strategica di alto livello.

Ciò che rende la situazione ancor più ironica è che la distruzione di questa arma rara è avvenuta quasi immediatamente dopo l’annuncio ufficiale di Mosca. La tempestività e l’efficacia della risposta ucraina hanno evidenziato la vulnerabilità delle nuove tecnologie russe di fronte alle tattiche di difesa ben coordinate delle forze ucraine.

Le reazioni a questa notizia sono state variegate, con alcuni osservatori che sottolineano l’umiliazione subita dalla Russia, mentre altri evidenziano il coraggio e la determinazione delle forze armate ucraine nel difendersi contro la potenza militare russa. La rapidità con cui l’Ucraina ha neutralizzato questa minaccia rappresenta un segnale forte sul fronte della guerra ibrida, dimostrando che la difesa e la risposta tempestiva possono essere altrettanto cruciali quanto le offensive militari.

È interessante notare come gli sviluppi sul campo di battaglia abbiano anche un impatto sulla narrativa mediatica e sulla percezione internazionale del conflitto. L’Ucraina ha guadagnato consensi per la sua abilità di adattamento e resistenza, mentre la Russia si trova a dover affrontare l’umiliazione di vedere una delle sue armi più avanzate ridotta in pezzi in tempi così brevi.

In questo contesto, la comunità internazionale è chiamata a riflettere sulle implicazioni di questa dinamica in evoluzione. La guerra in corso nell’Europa orientale non è solo una sfida militare, ma anche un terreno in cui la tecnologia, la strategia e la narrativa giocano un ruolo cruciale. La distruzione dell’arma russa rappresenta un punto di svolta che solleva domande sul futuro delle dinamiche belliche nella regione e sulla capacità delle nazioni coinvolte di adattarsi e reagire alle mutevoli circostanze del campo di battaglia.

Il Mistero Risolto: Alexei Navalny Trovato in una Colonia Penale Artica

Il brivido di apprensione che ha pervaso la famiglia e i sostenitori di Alexei Navalny si è finalmente dissolto con l’annuncio della sua scoperta in una colonia penale nel territorio artico della Federazione Russa. Dopo quasi tre settimane di silenzio e incertezza, la sua portavoce Kira Iarmych ha confermato che Navalny si trova nella colonia penitenziaria numero 3, nella città di Kharp, nel distretto autonomo di Yamalo-Nenets.

Le preoccupazioni per il benessere di Navalny erano emerse all’inizio di dicembre, quando i suoi legali non erano riusciti a mettersi in contatto con lui e le sue tracce erano scomparse dalla prigione Ik-6 di Melekhovo, nella regione di Vladimir. Navalny avrebbe dovuto scontare una pena di 19 anni di reclusione per il finanziamento di attività estremiste, ma non risultava più nell’elenco dei detenuti.

La svolta in questa intricata vicenda è arrivata il 15 dicembre, quando il sito Sotavision ha rinvenuto un documento del tribunale di Vladimir che certificava il trasferimento di Navalny in un altro istituto correttivo non specificato. In Russia, è prassi notificare il trasferimento di un detenuto solo al suo arrivo a destinazione, il che spiega il silenzio delle autorità.

Il viaggio di Navalny può essere un percorso lungo e complicato, spesso effettuato via treno e suddiviso in tappe. La sua destinazione nel territorio artico solleva ulteriori domande sulle condizioni in cui è detenuto e sugli effetti sulla sua salute. Ciò ha alimentato le preoccupazioni dei sostenitori di Navalny, che temono possibili violazioni dei suoi diritti e condizioni carcerarie difficili.

Il mistero della scomparsa di Navalny è stato risolto, ma il clima di incertezza persiste. Le voci secondo cui Navalny soffrirebbe di problemi di salute e che il personale del penitenziario di Vladimir lo avrebbe curato solo con una flebo aumentano l’ansia per le sue condizioni. Inoltre, molti ritengono che la sua prigionia sia motivata principalmente da ragioni politiche.

Il fatto che Navalny sia scomparso poco prima che il presidente Putin annunci la sua candidatura alle elezioni del 2024 ha suscitato sospetti e ha portato a speculazioni sulla possibilità che Navalny sia stato trasferito lontano dai suoi sostenitori per zittirlo in vista della campagna elettorale. La comunità internazionale rimane vigile sulla situazione di Navalny, chiedendo trasparenza e rispetto per i suoi diritti fondamentali.

Evacuate migliaia di persone in Cina per il tifone Doksuri. In Russia un uragano spazza via un campeggio

Oltre 47.000 persone sono state evacuate in Cina a causa delle piogge torrenziali provocate dal tifone Doksuri, che ieri aveva costretto le autorità a diffondere un’allerta rossa. Le zone più colpite sono Pechino, dove sono state evacuate più di 27.000 persone, e Shijiazhuang, una grande città a 250 km a sud-ovest della capitale, dove le autorità hanno evacuato circa 20.000 residenti.

Al momento, nel sud-est del Paese, il vento sferza violento con raffiche fino a 50 metri al secondo. Le autorità hanno attivato il livello massimo di emergenza per i tifoni e ordinato l’evacuazione di oltre 200.000 persone.
Poco prima delle 10 del mattino di venerdì, si sono registrati forti venti e piogge copiose anche nelle città vicine, tra cui il capoluogo di provincia Xiamen e Putian, secondo l’emittente statale CCTV. Proprio a Xiamen i residenti hanno preferito rimanere in casa e nella città regna il silenzio mentre le strade sono deserte e gli uffici quasi tutti chiusi.

L’energia elettrica è stata interrotta in parte del Fujian, con ripercussioni su 250.000 famiglie, ha dichiarato la CCTV.
I voli a Xiamen e nella contea di Jinjiang, sono stati cancellati, mentre il trasporto ferroviario per i passeggeri è stato sospeso e nelle strade gli alberi vengono sradicati con una facilità sorprendente. Non sono state segnalate al momento vittime, ma si attende di vedere come evolverà la situazione nelle prossime ore mentre l’allerta è stata allargata ad altre 10 province che subiranno forti piogge e possibili disagi nei prossimi giorni. In particolare, nella provincia di Anhui, si teme per le possibili conseguenze sulle numerose piantagioni di mais, riso, cotone e soia.

Le Filippine rimangono il Paese più colpito al momento. Qui Il tifone ha devastato le province settentrionali con vento e pioggia feroci che hanno iniziato a indebolirsi solo nella giornata del 26 luglio. Quattro membri di una famiglia, la cui casa è stata sepolta da una frana, sono morti e migliaia di abitanti rimangono sfollati.
Un traghetto è affondato nei pressi dell’isola di Talim, non distante da Manila, dopo essersi ribaltato. A bordo vi erano almeno 66 persone, secondo quanto afferma la Guardia costiera, e almeno 26 di loro sarebbero morte. Ingenti danni si registrano anche nell’isola di Luzon, la più popolosa del Paese, che è stata tra le località più colpite. Allagamenti e almeno una dozzina di frane hanno interessato un area che comprende almeno cinque regioni.

Sono almeno 39 le vittime accertate questa settimana a causa del passaggio di Doksuri. Le autorità si aspettano che il bilancio delle vittime aumenti con l’arrivo di altri rapporti provinciali.

La Russia

Intanto almeno otto persone sono morte e altre 10 sono rimaste ferite in Russia dopo che alcuni alberi si sono schiantati su un campeggio durante un uragano che ha colpito ieri una regione a est di Mosca. Lo riferiscono le autorità. “Secondo le ultime informazioni, otto persone sono morte a Mari El a causa dell’uragano”, ha detto Yevgeny Maslov, sindaco della città di Yoshkar-Ola. Mari El è una regione russa situata a circa 750 km a est della capitale, lungo la sponda settentrionale del fiume Volga, e Yoshkar-Ola è la sua città più grande.

Summit Onu: SOS Paesi poveri senza 19 miliardi di Kg di cereali ucraini

Lo stop all’accordo Onu fra Russia e Ucraina per le spedizioni di grano dai porti del Mar Nero interrompe un fiume di quasi 19 miliardi di chili di frumento per il pane, mais, olio di girasole e altri prodotti, che nell’anno di durata dell’intesa sono stati destinati ai paesi poveri dell’Africa e dell’Asia, con il rischio che fame, carestie e crisi economica spingano con maggiore forza i flussi migratori verso l’Italia e il resto dell’Unione Europea con pesanti ripercussioni politiche e sociali. E’ l’allarme lanciato dalla Coldiretti sulla base dei dati del Centro Studi Divulga in occasione del Food Summit Onu a Roma nell’evidenziare che ai paesi poveri è stato destinato ben il 58% dei prodotti agricoli transitati nei tre porti di Chornomorsk, Yuzhny e Odessa.

In particolare – sottolinea la Coldiretti – circa 1/3 del totale dei cereali destinati ai paesi poveri è costituito da frumento per il pane con quasi 5,8 miliardi di chili, a cui si aggiungono 8,6 miliardi chili di mais, 1,3 miliardi di chili di olio di girasole più 3 miliardi di chili di altri prodotti (tra cui orzo e soia). Lo stop al passaggio delle navi cariche di cereali sul Mar Nero alimenta il rischio carestia in ben 53 Paesi dove, secondo l’Onu, la popolazione spende almeno il 60% del proprio reddito per l’alimentazione. Un rischio anche per la stabilità politica proprio mentre – sostiene la Coldiretti – si moltiplicano le tensioni sociali ed i flussi migratori.

Fra i paesi in via di sviluppo più colpiti dall’interruzione dell’accordo ci sono il Bangladesh con oltre un miliardo di chili di grano importato dall’Ucraina, l’Egitto con 417 milioni di chili di grano, 998 milioni di chili di mais, 4,6 milioni di chili di olio e farina di girasole e 131 milioni di chili di semi di soia, l’Indonesia con quasi 400 milioni di chili di grano, il Kenya con 385 milioni di chili di grano, 53 milioni di chili di mais, l’Etiopia con quasi 263 milioni di chili grano, lo Yemen con 259 milioni di chili di grano e la Tunisia con oltre 222 milioni di chili di grano, 356 milioni di chili di mais, 108 milioni di chili di altri prodotti.

Proprio in questo periodo, in Egitto, la World Farmers Markets Coalition, promossa da Coldiretti e Campagna Amica, sta dando vita, con il sostegno anche del Ministero degli esteri e della cooperazione internazionale e del Ciheam Bari, a un progetto per la creazione di un sistema di mercati contadini, per andare incontro al reddito degli agricoltori locali, migliorando al tempo stesso la qualità del cibo per famiglie e consumatori.

Le difficoltà alimentari sono aumentate sia nei Paesi in via di sviluppo che in quelli economicamente più avanzati con la pandemia prima e la crisi energetica ora che hanno dimostrato la centralità del cibo e l’importanza – sottolinea Coldiretti – di garantire l’autonomia alimentare in uno scenario globale segnato da distorsioni commerciali, accaparramenti e speculazioni che mettono a rischio gli approvvigionamenti. In molte aree del mondo l’esposizione alle fluttuazioni di mercato si combina con l’incremento del costo statale dei sussidi per l’acquisto del cibo, che in questi contesti risulta una pratica molto diffusa. La guerra in corso in Ucraina, che coinvolge due dei maggiori produttori mondiali di cereali, di olio di semi e di fertilizzanti, sta sconvolgendo le catene di approvvigionamento internazionali.

Il blocco dell’accordo deciso dalla Russia spinge i prezzi sul mercato delle materie prime agricole con la speculazione che – spiega la Coldiretti – si sposta sui prodotti agricoli dove le quotazioni dipendono sempre meno dall’andamento reale della domanda e dell’offerta e sempre più dai movimenti finanziari e dalle strategie di mercato che trovano nei contratti derivati “future” uno strumento su cui chiunque può investire acquistando e vendendo solo virtualmente il prodotto, a danno degli agricoltori e dei consumatori.

Lo stop alle spedizioni di cereali sul Mar Nero è preoccupante – continua la Coldiretti – anche per le forniture di mais alle stalle italiane in una situazione in cui l’Ucraina contende all’Ungheria il ruolo di principale fornitore dell’Italia che è costretta ad importare più della metà (58%) del proprio fabbisogno per garantire l’alimentazione degli animali nelle stalle dove i costi di produzione sono saliti alle stelle. Kiev – continua la Coldiretti – garantisce invece quote più ridotte dell’import nazionale di grano che però durante l’accordo sono aumentate di oltre 5 volte rispetto all’anno precedente.

“L’Italia è costretta ad importare materie prime agricole a causa dei bassi compensi riconosciuti agli agricoltori che hanno dovuto ridurre la produzione nazionale di mais” afferma il presidente della Coldiretti Ettore Prandini nel sottolineare che “occorre continuare a lavorare per accordi di filiera tra imprese agricole ed industriali con precisi obiettivi qualitativi e quantitativi e prezzi equi che non scendano mai sotto i costi di produzione come prevede la nuova legge di contrasto alle pratiche sleali ma – conclude Prandini – serve anche investire per aumentare produzione e le rese dei terreni anche sostenendo la ricerca pubblica con l’innovazione tecnologica a supporto delle produzioni, della tutela della biodiversità e come strumento in risposta ai cambiamenti climatici”.

Erdogan approva l’ingresso della Svezia nella NATO in cambio del sostegno all’adesione turca all’UE

Il presidente turco Recep Tayyip Erdogan ha annunciato oggi un accordo senza precedenti, aprendo le porte della NATO alla Svezia in cambio del sostegno di Stoccolma all’adesione della Turchia all’Unione Europea. La notizia è stata resa pubblica dal segretario generale della NATO, Jens Stoltenberg, poche ore prima dell’inizio del delicato vertice dell’Alleanza a Vilnius. Questo accordo strategico è finalizzato a creare un’immagine di unità tra i paesi membri di fronte all’aggressione russa in Ucraina, ma allo stesso tempo, solleva questioni riguardanti le divergenze sulla tempistica per l’adesione dell’Ucraina e le tensioni causate dalla decisione dell’amministrazione Biden di fornire armi all’Ucraina.

Dopo un lungo incontro di più di due ore tra Erdogan, il primo ministro svedese Ulf Kristersson e Stoltenberg, è stato raggiunto un accordo storico. Durante la riunione, Erdogan ha collegato il suo sostegno all’adesione della Svezia alla ripresa del processo di adesione della Turchia all’UE. Questo accordo mette fine a una disputa che ha durato oltre un anno, caratterizzata dal veto imposto dalla Turchia sull’adesione della Svezia alla NATO. Ora spetta al Parlamento turco ratificare l’ingresso della Svezia nell’Alleanza, un passo considerato fondamentale per rafforzare la stabilità e la sicurezza nella regione orientale dell’Europa.

Secondo fonti turche, il protocollo per la ratifica dell’ingresso della Svezia sarà sottoposto al Parlamento turco “in tempi brevi”. Inoltre, l’accordo prevede un sostegno attivo da parte della Svezia all’adesione della Turchia all’UE, incluso l’allargamento dell’Unione doganale e la liberalizzazione dei visti. Il governo svedese ha anche concesso diverse garanzie, assicurando che non verrà fornito alcun supporto ai separatisti curdi del PKK e del YPG, che la Turchia considera organizzazioni terroristiche e richiede la loro estradizione. Inoltre, la Svezia si impegna ad eliminare ogni ostacolo commerciale o sanzione nei confronti della Turchia.

L’adesione della Svezia alla NATO era stata bloccata finora dalla Turchia, che riteneva che il paese scandinavo avesse una posizione troppo tollerante nei confronti del Partito dei Lavoratori del Kurdistan (PKK), un gruppo guerrigliero che ha iniziato una lotta armata contro lo Stato turco nel 1984 e che è considerato un’organizzazione terroristica dalla Turchia, dalla Svezia, dall’Unione Europea e dagli Stati Uniti. Come parte dell’accordo, la NATO nominerà il suo primo “coordinatore speciale per l’antiterrorismo”, una richiesta del governo turco. La Svezia ha anche riformato la sua legislazione antiterrorismo, rendendo un reato penale l’appartenenza o il sostegno finanziario o in altro modo a organizzazioni terroristiche.

Nonostante la recente tensione causata dall’incendio del Corano davanti alla principale moschea di Stoccolma, l’avvicinamento dell’Svezia all’UE sembra aver soddisfatto Erdogan. Tuttavia, il segretario generale della NATO, Jens Stoltenberg, ha sottolineato che eventuali ulteriori impegni dell’UE per incoraggiare Erdogan riguardano esclusivamente l’Unione Europea e non la NATO.

Questa apertura da parte della Turchia potrebbe essere collegata anche ai segnali provenienti dall’amministrazione Biden, che è pronta a sbloccare l’accordo per la fornitura di aerei da combattimento F-16 fabbricati negli Stati Uniti alla Turchia. Finora, l’accordo era stato ritardato a causa delle preoccupazioni di Washington che la sofisticata tecnologia radar dei caccia potesse finire nelle mani russe. Durante il vertice a Vilnius, il presidente Biden si incontrerà con Erdogan e ha già espresso la sua disponibilità a collaborare con lui per migliorare la difesa e la deterrenza nell’area euro-atlantica.

Infine, l’Ungheria, che deve ancora ratificare l’ingresso della Svezia nella NATO, ha assicurato in passato che non sarebbe stato l’ultimo paese a dare il via libera. Pertanto, è possibile che il governo ungherese segua l’esempio della Turchia, aprendo la strada all’adesione della Svezia alla NATO nel giro di poche settimane.

L’accordo raggiunto rappresenta una svolta storica per la NATO e l’UE, aprendo nuove opportunità di cooperazione e rafforzamento della stabilità nella regione. Ora resta da vedere come si svilupperanno gli sviluppi futuri e come influenzeranno il quadro geopolitico dell’Europa e dell’area euro-atlantica nel suo complesso.

Tensione in crescita tra Russia e Ucraina: Gruppo Wagner accetta di difendere la Russia

La situazione tra Russia e Ucraina continua a essere tesa e in rapida evoluzione. Secondo quanto dichiarato dal presidente della Duma di Stato, Vyacheslav Volodin, molti membri del Gruppo Wagner avrebbero accettato la proposta del presidente russo Vladimir Putin di continuare a difendere la Russia. Questo annuncio arriva in un momento in cui la regione è sconvolta da eventi drammatici.

Nel Sud della Russia, si è verificata una “potente esplosione” vicino a un aeroporto militare. Si ipotizza che si tratti dell’abbattimento di un missile da parte della difesa aerea. Il consigliere ucraino Anton Gerashchenko ha condiviso un video che mostra le conseguenze dell’esplosione, sostenendo che l’aeroporto in questione sarebbe utilizzato per lanciare droni e missili contro l’Ucraina.

La tensione si è estesa anche al confine tra Polonia e Bielorussia. Varsavia ha annunciato l’invio di altri 500 poliziotti al confine, considerando gli oltre 8.000 miliziani del Gruppo Wagner presenti in Bielorussia come una minaccia diretta. Nel frattempo, ci sono segnalazioni di attacchi russi con droni su Kiev.

Il presidente ucraino Zelensky ha nuovamente lanciato l’allarme riguardo alla centrale nucleare di Zaporizhzhia, affermando che Mosca potrebbe ricorrere a un “atto terroristico” in quella zona.

La situazione in corso rappresenta un serio rischio per la stabilità e la sicurezza della regione. Le tensioni geopolitiche tra Russia e Ucraina sono in costante aumento, e gli sviluppi recenti indicano un’escalation degli scontri militari e delle azioni provocatorie da entrambe le parti. La comunità internazionale resta in allerta mentre si cerca di trovare una soluzione diplomatica per evitare un ulteriore deterioramento della situazione e di eventuali conseguenze disastrose.

“Putin avvia purghe militari in Russia: Generale Sergei Surovikin arrestato e capo di Stato Maggiore Valery Gerasimov esautorato”

Il presidente russo Vladimir Putin ha avviato delle “purghe” ai vertici delle forze armate dopo la marcia della Wagner di Yevgheny Prigozhin, che si è fermata a quasi 200 km da Mosca senza un intervento dell’esercito regolare. Secondo il New York Times, il generale Sergei Surovikin, ex capo delle operazioni militari in Ucraina, sarebbe stato arrestato poiché sarebbe stato a conoscenza dei piani di ammutinamento. Tuttavia, secondo il Moscow Times, Surovikin potrebbe essere stato arrestato perché avrebbe scelto di appoggiare Prigozhin. Inoltre, Putin si è mostrato sicuro di avere il sostegno del popolo russo durante un incontro in Daghestan, ricevendo l’ammirazione degli ammiratori con strette di mano, baci e selfie.

La crisi russa: un caos senza controllo che richiede leadership

Nel corso degli ultimi giorni, il mondo ha assistito a una situazione di caos totale all’interno della Russia, mettendo in luce la mancanza di controllo da parte dei suoi governanti. Il presidente ucraino, Volodymyr Zelensky, ha preso posizione, esortando la comunità internazionale a non sottovalutare la gravità della situazione e ad adottare misure decisive.

In un discorso pronunciato dopo 486 giorni di guerra, Zelensky ha sottolineato come i recenti avvenimenti in Russia abbiano dimostrato che i leader russi non sono in grado di mantenere un minimo di controllo sul proprio territorio. Il caos si è diffuso in modo incontrollabile, mettendo in pericolo non solo la popolazione russa, ma anche la stabilità regionale e internazionale.

L’incapacità del Cremlino di gestire la situazione è diventata evidente, con la perdita di importanti città e arsenali militari in poche ore. Zelensky ha sottolineato come questa situazione abbia dimostrato che i russi sono pronti a compiere azioni estreme, incluso il terrorismo, senza alcun tipo di freno o controllo.

Il presidente ucraino ha espresso preoccupazione per la mancanza di una risposta decisa da parte della comunità internazionale. Ha sottolineato come sia fondamentale che i leader mondiali non abbiano paura di affrontare la realtà del caos russo e agiscano di conseguenza. Ogni parola pronunciata dai giornalisti e ogni azione intrapresa dai leader potrebbero avere un impatto storico su questa crisi.

Zelensky ha invitato la comunità internazionale a riconoscere la fonte del problema: l’incapacità del Cremlino di garantire un minimo di controllo. Ha sottolineato che la Russia non deve essere trascurata o considerata un attore in grado di ripristinare autonomamente la stabilità. Solo un intervento deciso e coordinato potrà affrontare la crisi in modo efficace.

Il presidente ucraino ha concluso affermando che è necessaria una leadership globale per affrontare questa situazione senza precedenti. Le azioni intraprese ora potrebbero plasmare il corso della storia. È fondamentale che il mondo non resti in silenzio per paura del caos russo, ma che si mobiliti per garantire la sicurezza e la stabilità internazionale.

L’appello di Zelensky è un richiamo alla responsabilità di tutti i leader mondiali di fronte a una crisi che minaccia la pace e la sicurezza globale. L’ora di agire è adesso, e solo attraverso una risposta unita e decisa sarà possibile riportare ordine e controllo in un mondo turbolento e imprevedibile.

“Oggi è il giorno in cui sicuramente non deve esserci silenzio. Ed è sicuramente necessario un leadership. Oggi il mondo ha visto che i padroni della Russia non controllano nulla. Assolutamente nulla. Caos totale. Totale mancanza di qualsiasi previsione. E questo sul territorio russo, che è pieno di armi. Tutti ricordiamo come nel 2021 il leader della Russia minacciava il mondo. Aveva alcuni ultimatum, cercava di mostrare qualche tipo di forza… Il 2022 ha dimostrato che si è confuso – ha confuso la sua forza con le illusioni e le bugie con cui lo stanno nutrendo. Loro lì al Cremlino sono capaci di qualsiasi terrorismo, capaci di qualsiasi follia, ma non riescono a garantire nemmeno un minimo di controllo necessario. E questo è il loro problema. In un solo giorno hanno perso diverse delle loro città milionarie e hanno mostrato a tutti i banditi russi, i mercenari, gli oligarchi e chiunque altro quanto sia facile conquistare le città russe e probabilmente gli arsenali delle armi. Adesso è estremamente importante che nessuno nel mondo taccia a causa di questa caoticità russa. Ogni azione dei leader in questo momento può essere storica. Ogni parola dei giornalisti vale oro. Bisogna indicare chiaramente la fonte del problema. E se qualcuno nel mondo sta cercando di addormentare la situazione, se qualcuno nel mondo si illude che il Cremlino possa ripristinare il controllo… allora sta solo rimandando il problema al prossimo scoppio di caos, ancora più pericoloso”.

Dichiarazione di Volodymyr Zelensky alla fine del 486º giorno di guerra.

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