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Earth Day 2024, ‘ridurre la plastica del 60% al 2040’

“Planet vs. Plastics”. “Il Pianeta contro la plastica”, è il tema della 54esima edizione della Giornata della Terra (Earth Day), che si celebra lunedì 22 aprile in tutto il mondo. La ong americana che organizza l’evento, Earthday.org, chiede una riduzione del 60% della produzione di tutte le plastiche nel 2040. La Giornata è nata nel 1970 negli Stati Uniti, su iniziativa di politici ed attivisti locali. Negli anni si è diffusa in tutto il mondo, sostenuta dalla ong earthday.org. In Italia dal 18 al 21 aprile si tiene a Roma il Villaggio della Terra, a Villa Borghese, organizzato da Earthday Italia e dal Movimento dei Focolari. Il Villaggio presenta 600 eventi di cultura, sport, scienza e solidarietà. Fra questi, il Festival “Impatta Disrupt” con innovatori, imprenditori e istituzioni alla Casa del Cinema. Negli Stati Generali dell’Ambiente per i Giovani, a Roma e Torino gli studenti si riuniranno per produrre un documento destinato ai ministri del G7 Clima, Ambiente ed Energia, che si terrà a Torino dal 28 al 30 aprile, alla Reggia di Venaria. Nel weekend l’Asvis (Alleanza per lo sviluppo sostenibile) tiene una serie di laboratori per i bambini all’Auditorium Parco della Musica, nella Capitale. Il cantautore Luca Barbarossa il 22 aprile sarà protagonista del Concerto per la Terra. Sul palco della Nuvola di Fuksas a Roma, e in diretta RaiPlay, sarà accompagnato dalla sua Social Band e da altri artisti impegnati a promuovere il tema “Pace e Ambiente”. Il 22 aprile a Milano al Piccolo Teatro Strehler è in programma un incontro sull’inquinamento con i sindaci di Milano, Bologna, Torino, Venezia e Treviso e il direttore scientifico dell’Asvis Enrico Giovannini, direttore scientifico dell’ASviS. Lo stesso giorno a Bologna si terrà un convegno sulla transizione ecologica giusta organizzato da Forum disuguaglianze e diversità, Caritas italiana e Conferenza episcopale italiana, con il Cardinale Matteo Zuppi e il coordinatore del Forum Dd Fabrizio Barca. Dal ieri e fino al 25 aprile è in programma anche l’Earth Day Cefalù, con vari eventi nella città siciliana.

Il saluto romano commemorativo può essere un reato

Il saluto romano può essere reato anche se fatto durante una commemorazione. A definire il reato la valutazione del contesto ambientale, della ripetitività del gesto, della valenza simbolica e la possibile emulazione. E’ quanto sostengono le Sezioni Unite della Cassazione nelle motivazioni della sentenza con cui il 18 gennaio scorso hanno disposto un processo di appello bis per otto militanti di estrema destra che avevano compiuto il saluto nel corso di una commemorazione a Milano nel 2016. Una vicenda per la quale, precisa la Cassazione, la prescrizione è “maturata” nel febbraio scorso. Per stabilire la sussistenza di reato, in caso di saluto romano, osserva la Cassazione, il giudice deve “in concreto” e alla luce di valutazioni complessive, accertare “la sussistenza” di una serie di elementi, tra cui “il contesto ambientale, la eventuale valenza simbolica del luogo, il numero dei partecipanti, la ripetizione insistita dei gesti”, idonei a dare concretezza al pericolo di “emulazione”. Nella sentenza i Supremi giudici affrontano anche il tema del “saluto” in caso di commemorazioni. La Cassazione esclude che “la caratteristica ‘commemorativa’ della riunione possa rappresentare fattore” di “automatica insussistenza del reato”. Nell’atto gli ermellini ribadiscono quanto avevano affermato nel giorno della sentenza: la risposta “alla chiamata del presente” e il saluto romano “integra il delitto previsto” dall’articolo 5 della legge Scelba sulla ricostituzione del partito fascista “ove, avuto riguardo alle circostanze del caso” costituisca un concreto pericolo di riorganizzazione del disciolto partito fascista. Questa condotta, inoltre, “può integrare anche il delitto di pericolo presunto, previsto” dall’articolo 2 della legge Mancino sui crimini d’odio “ove tenuto conto del contesto” sia espressione “di manifestazione delle organizzazioni, associazioni, movimenti o gruppi” che hanno tra i loro scopi l’incitamento alla discriminazione o alla violenza per motivi razziali, etnici, nazionali o religiosi. I difensori degli imputati nel giorno della sentenza avevano sottolineato come la decisione degli ermellini sancisse che il saluto fascista “non è reato a meno che ci sia il pericolo concreto di ricostituzione del partito”. Una posizione ribadita anche alla luce della lettura delle motivazioni. “Le Sezioni Unite confermano l’indicazione della necessità di verifica nel caso concreto del pericolo per l’ordine costituzionale – commenta l’avvocato Domenico Di Tullio – che, se non può essere escluso dalla finalità genericamente commemorativa, richiede certo modalità e caratteristiche che esulano dalle circostanze usuali, composte e solenni, della cerimonia del Presente e dal saluto romano a fini commemorativi in essa adottato”.

Crisi climatica, l’economia giù del 19% entro il 2049

L’economia globale è destinata a ridursi in media del 19% entro il 2049 a causa della crisi climatica in corso, ma con evidenti disparità tra Paesi più e meno ricchi: a soffrire di più saranno quelli a basso reddito e con basse emissioni storiche di inquinanti, che subiranno una perdita di reddito maggiore del 61% rispetto a quelli a reddito più elevato e maggiore del 40% rispetto ai Paesi con emissioni più alte. È la proiezione, pubblicata sulla rivista Nature, ricavata da un modello messo a punto dall’Istituto tedesco di Potsdam per la Ricerca sull’Impatto Climatico. I ricercatori hanno utilizzato dati locali su temperature e precipitazioni provenienti da oltre 1.600 regioni del mondo, in combinazione con dati sul clima e sul reddito degli ultimi 40 anni e proiezioni climatiche. “L’Europa, anche se meno colpita rispetto a Paesi più poveri e che hanno contribuito meno alle emissioni di gas serra, è un’area caratterizzata da una forte diversità”, dice all’ANSA Francesco Lamperti, dell’Istituto di Economia della Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa: “L’Europa mediterranea – osserva – subirà un impatto maggiore rispetto a quella continentale, e questo perché l’area mediterranea è considerata un hotspot per il cambiamento climatico, dove i suoi effetti si fanno sentire in maniera più pronunciata”. I risultati ottenuti dai ricercatori coordinati da Leonie Wenz indicano che l’economia mondiale registrerà una riduzione del reddito del 19% circa entro il 2049 rispetto a uno scenario in cui è assente il cambiamento climatico: un danno che è già sei volte superiore rispetto ai costi associati alla riduzione e mitigazione del riscaldamento globale come stabilito dall’Accordo sul clima di Parigi. “Il pregio di questo studio è che dimostra che le conseguenze della crisi climatica arriveranno già nel 2050, quindi non in un futuro remoto. Inoltre – aggiunge Lamperti – la stima è indipendente dalle politiche di riduzione delle emissioni che potranno essere introdotte, il calo del reddito si verificherà in qualsiasi scenario, e ciò sottolinea l’urgenza di trovare politiche di adattamento, spesso lasciate in disparte nel dibattito pubblico”. Il modello indica che le perdite economiche riguarderanno tutte le aree del globo, con l’eccezione di quelle a latitudini elevate, come Alaska, Groenlandia, Scandinavia e Russia settentrionali, dove le temperature più alte avranno invece un effetto positivo sul reddito. Il danno è attribuito principalmente alle variazioni di temperatura e precipitazioni, ma gli autori dello studio suggeriscono che, prendendo in considerazione altre variabili climatiche, la riduzione economica potrebbe essere più marcata. “Si tratta di stime conservative”, evidenzia Lamperti: “è probabile che i danni saranno maggiori a causa della presenza di altri fattori, come l’innalzamento del livello dei mari o eventi estremi non presi in considerazione legati ai fenomeni climatici El Niño e La Niña”.

Napoli: Traghetto “Isola di Procida” Urta Contro Banchina al Molo Beverello, 29 Feriti

Un incidente sconcertante ha scosso Napoli al Molo Beverello, dove il traghetto veloce “Isola di Procida” ha urtato violentemente la banchina durante le operazioni di ormeggio. L’evento è avvenuto mentre la città ospitava il G7 dei ministri degli Esteri, proveniente da Capri. Il traghetto trasportava diverse centinaia di passeggeri, tra cui molti stranieri, quando l’incidente ha ferito una trentina di persone, fortunatamente nessuna in condizioni critiche, tutte classificate come codice giallo o verde.

Le operazioni di soccorso sono state immediate, con il personale medico del 118 che ha prestato assistenza ai feriti sul posto e trasportato alcuni di loro negli ospedali più vicini, principalmente per traumi maxillo-facciali. L’impatto è stato così violento che molti passeggeri, quasi tutti in piedi al momento dell’incidente, sono caduti a causa della forza dell’urto.

Secondo la compagnia di navigazione, l’incidente è stato probabilmente causato da un problema tecnico. La società ha assicurato di attivare tutte le procedure di assistenza previste per i passeggeri e di collaborare pienamente con le autorità marittime per stabilire le cause dell’incidente. Sul posto sono giunti anche gli uomini della Capitaneria e della Polizia di Stato per gestire la situazione.

Le prime ipotesi suggeriscono che una folata di vento possa essere stata la causa dell’incidente. Nonostante le condizioni meteo segnalassero onde alte e raffiche di vento, la navigazione era considerata praticabile. Tuttavia, durante l’attracco al Molo Beverello, una improvvisa raffica di vento potrebbe aver destabilizzato la nave, causando l’incidente.

Le indagini sono ancora in corso per chiarire completamente la dinamica dell’evento. In questo momento, l’attenzione è rivolta al benessere dei passeggeri coinvolti e alla determinazione delle cause dell’incidente per garantire la sicurezza delle future operazioni portuali.

Rischio Guerra Nucleare in Ucraina Dopo Attacco al Radar Russo: Putin Decreta Cosa Potrebbe Seguire

L’Ucraina ha potenzialmente oltrepassato una delle linee rosse della Russia dopo un presunto attacco di droni contro una stazione radar russa. Secondo Newsweek, questo potrebbe portare a una risposta nucleare da parte di Mosca. L’attacco, avvenuto il 11 aprile, ha preso di mira una stazione radar nella città di Kovilkino, situata nella Repubblica di Mordovia, a circa 360 miglia dal confine ucraino. Questa stazione radar fa parte della rete di ricognizione e allarme rapido della Russia per attacchi aerospaziali.

Secondo fonti della rivista statunitense, i risultati dell’attacco sono ancora in fase di valutazione. Mentre i media ucraini riportano danni all’edificio che controlla il sito, le autorità russe hanno dichiarato di aver abbattuto due droni. La minaccia di un attacco nucleare viene ora considerata reale, poiché l’Ucraina avrebbe potuto superare una delle condizioni che giustificano l’uso di armi nucleari da parte della Russia, come stabilito da un decreto presidenziale del 2020.

Queste condizioni includono l’uso di armi nucleari da parte del nemico contro i territori russi o i suoi alleati, nonché l’impatto del nemico su strutture statali o militari critiche della Russia, il cui fallimento porterebbe all’interruzione delle azioni di risposta delle forze nucleari. Finora, la minaccia di un’escalation nucleare è stata utilizzata come strumento di pressione da parte della Russia per ostacolare gli aiuti occidentali all’Ucraina e ottenere concessioni politiche e territoriali da Kiev.

Nonostante le tensioni, gli Stati Uniti non hanno ricevuto segnali che la Russia stia preparando un attacco nucleare. Mosca ha finora risposto con armi convenzionali agli attacchi ucraini, ritirando le forze in posizioni più sicure anziché intensificare il conflitto. Tuttavia, il rischio di una guerra nucleare rimane un’ombra costante sul conflitto in corso in Ucraina, con entrambe le parti consapevoli delle catastrofiche conseguenze di un tale scenario.

Gaza: G7 Contrari all’Attacco su Rafah, Fonti Usa: “Nessun Ok”

La lunga ombra della violenza continua a stendere il suo manto sulle terre martoriate del Medio Oriente. Mentre il conflitto tra Israele e Hamas, entrato nel suo 196º giorno, sembra non conoscere tregua, voci autorevoli negli Stati Uniti hanno ribadito un netto rifiuto nei confronti di un presunto attacco su Rafah, nel sud della Striscia di Gaza. Questa affermazione, giunta a seguito di voci contrastanti che avevano ipotizzato un consenso statunitense all’operazione, ha gettato nuova luce sul complesso quadro diplomatico che circonda la regione.

Il G7, riunito in un’unica voce, ha condannato con fermezza l’ipotesi di un attacco su vasta scala, sottolineando le potenziali conseguenze catastrofiche che ne deriverebbero. “Messaggio chiaro dai G7 per una de-escalation”, ha dichiarato Tajani, rappresentante italiano, evidenziando l’urgente necessità di riportare la calma in una regione già segnata da troppi anni di conflitto e sofferenza.

Tuttavia, mentre le nazioni occidentali si coalizzano per promuovere la pace e la stabilità, l’ingresso a pieno titolo della Palestina alle Nazioni Unite rimane un obiettivo ambizioso, osteggiato dal muro di opposizione degli Stati Uniti. Tale opposizione ha scatenato l’ira dell’Autorità Nazionale Palestinese (Anp), la quale continua a lottare per il riconoscimento internazionale e per il diritto all’autodeterminazione del popolo palestinese.

Nel frattempo, il panorama geopolitico si complica ulteriormente con l’imposizione di nuove sanzioni contro l’Iran. Un’azione coordinata tra Unione Europea, Stati Uniti e Regno Unito ha mirato a colpire il regime di Teheran, in risposta alle crescenti minacce e alle azioni destabilizzanti messe in atto dal governo iraniano. In questo contesto, lo Stato di Israele ha reagito con fermezza, colpendo una base aerea militare nei pressi di Esfahan, in un presunto atto di contrattacco contro l’Iran.

Tuttavia, va notato che l’attacco sembra essere stato “limitato”, senza provocare vittime, in netto contrasto con le azioni più aggressive intraprese da Teheran in passato. Questo apparente tentativo di moderazione potrebbe indicare una volontà da parte di entrambe le parti di evitare un’escalation che potrebbe avere conseguenze disastrose per la regione nel suo complesso.

Mentre il mondo osserva con apprensione gli sviluppi nel Medio Oriente, rimane fondamentale per tutte le parti coinvolte cercare vie diplomatiche per risolvere i conflitti e promuovere la pace. In un momento in cui la stabilità globale è più preziosa che mai, la necessità di cooperazione e dialogo è imprescindibile per evitare il peggio e costruire un futuro di speranza e prosperità per tutte le nazioni della regione.

Infermieri, strada in salita contratto sanità per scarse risorse

“Le scarse risorse sono il vero convitato di pietra che rende ancora più in salita la strada verso la firma di una intesa per il contratto del comparto sanità 2022-24”. Lo afferma all’ANSA il segretario del sindacato degli infermieri Nursind, Andrea Bottega, al termine dell’incontro all’Aran per la ripresa delle trattive.

Si tratta, spiega, di “1,5 miliardi di cui, però, a nostro parere, circa 1 miliardo è stato già impegnato con il decreto Anticipi di fine 2023 per l’anticipo delle remunerazioni che il nuovo contratto dovrà prevedere e portare a regime”. “Al tavolo – afferma Bottega – ci saranno a disposizione, dunque, solo circa 500 milioni con cui far fronte a tante esigenze, dall’indennità di specificità a notturni, festivi e pronta disponibilità. Inoltre, non sono previsti arretrati alla fine di questo triennio, mentre a causa dell’anticipo i nuovi aumenti sarebbero soltanto mediamente di circa 50 euro lordi mensili, invece di 150 ipotizzati, il che inciderà molto anche sulla percezione del risultato finale, frustrando le aspettative della categoria”. Inoltre, avverte, “diversi professionisti, soprattutto quelli che guadagnano una cifra lorda intorno ai 34-35mila euro annui, rischierebbero di vedersi completamente sterilizzati quei 150 euro medi ipotizzati di aumento contrattuale dalla contemporanea perdita del beneficio derivante dal taglio del cuneo contributivo”. Pertanto, “tutte le sigle sindacali al tavolo hanno chiesto di chiarire quali siano le risorse effettivamente disponibili”. La contrattazione, precisa ancora Bottega, “non è ancora entrata nel vivo e per gli infermieri sono diversi i nodi da sciogliere. Alcuni dei quali non dipendono neppure da questo tavolo”. Tra le richieste degli infermieri, anche quella che “materie che riguardano il rapporto tempo di vita e lavoro siano direttamente contrattate all’interno del tavolo per il rinnovo contrattuale e non demandate al confronto con l’azienda”. Il contratto del comparto sanità riguarda 500mila operatori del Ssn, esclusi i medici. Oltre la metà sono infermieri,, oltre a tecnici, operatori socio-sanitari e amministrativi.

Aung San Suu Kyi lascia il carcere per i domiciliari

Aung San Suu Kyi, la leader democratica birmana Nobel per la pace nel 1991, detenuta sin da quando il suo governo venne rovesciato con un colpo di stato militare nel 2021, è stata trasferita dal carcere, andrà ai domiciliari, ma non si sa bene dove. A quanto pare, si tratta di una misura adottata a causa di una forte ondata di calore che ha investito la Birmania. “Dato che il clima è estremamente caldo, non solo per Aung San Suu Kyi (ma) per tutti coloro che necessitano delle precauzioni necessarie, stiamo lavorando per proteggere in particolare i prigionieri più anziani dai colpi di calore”, ha affermato il portavoce della giunta militare al potere, il generale Zaw Min Tun. Secondo diverse fonti, anche l’ex presidente Win Myint, che ha 72 anni, dovrebbe esser stato trasferito. Il generale Zaw Min Tun non ha però precisato dove. Suu Kyi ha 78 anni e da tempo ha problemi di salute. Per un totale di 15 anni è stata tenuta agli arresti domiciliari anche sotto la precedente giunta. Allora venne confinata nella antica residenza della sua famiglia in stile coloniale, sul lago Inya di Yangon. Si tratta di una villa famosa quasi quanto la stessa Aung San Suu Kyi: proprio lì, infatti, nel 1988 iniziò la sua lunga campagna per la democrazia, utilizzandola anche come sede del suo partito, la Lega Nazionale per la Democrazia. E mentre vi era detenuta, da lì teneva discorsi appassionati alla folla di sostenitori radunata oltre i cancelli di ferro della proprietà. Anche per questo è molto improbabile che verrà traferita lì. Secondo alcuni oppositori, il trasferimento sarebbe stato disposto dalla giunta al potere per cercare di apparire meno severa. Proprio oggi è stato infatti anche annunciato che 3.300 detenuti saranno liberati nell’ambito di un’amnistia per celebrare la festa del nuovo anno birmano. Ma è pur vero che la temperatura nella capitale Naypyidaw, dove si ritiene che Suu Kyi sia detenuta, raggiungerà i 41 gradi nei prossimi giorni e dovrebbe ancora aumentare la prossima settimana. Attualmente, la “Signora”, che ha guidato il Paese dal 2015 per oltre cinque anni, sta scontando i 19 reati per i quali e’ stata condannata, tra cui la sedizione, la violazione delle restrizioni per il Covid, e il possesso illegale di walkie-talkie e le rimangono altri 27 anni da scontare e altri capi di imputazione. Molti governi in tutto il mondo, oltre a Unione Europea e Nazioni Unite, hanno chiesto il suo rilascio incondizionato e hanno imposto sanzioni contro la giunta al potere in Birmania, ma finora non hanno ottenuto granché. Neanche sui procedimenti dei processi a suo carico, a cui i media o gli osservatori non possono accedere.

Più occupati e speranza di vita, peggiora la sanità

Aumenta il benessere generale in Italia: stando al Rapporto presentato dall’Istat, poco più della metà dei 129 indicatori (su 152) per cui è possibile il confronto “sono migliorati, rispetto all’anno precedente, il 28,7% è su livelli peggiori e il 17,8% risulta stabile”. Meno positiva, invece, la performance sui fronti dell’ambiente, in particolare sul clima, e della sicurezza, specie per la percezione del rischio di criminalità nella zona in cui si vive. Il documento sul Benessere equo e sostenibile (Bes) offre “una lettura approfondita dei livelli, delle tendenze e delle disuguaglianze”, segnalando, tra l’altro, che la speranza di vita, nel 2023 “è pari a 83,1 anni, in aumento rispetto al 2022 (82,3)”, un dato con cui si “recupera quasi del tutto il livello del 2019 (83,2 anni)”; l’aspettativa di vita in buona salute nel 2023 è pari a 59,2 anni e si riduce rispetto ai 60,1 anni del 2022. Sempre lo scorso anno, inoltre, “prosegue l’aumento del numero di occupati tra i 20 e i 64 anni (+404.000 unità, +1,8% rispetto al 2022)”. Nel 2021, va avanti il dossier, in Italia “il tasso di mortalità per tumori della popolazione adulta di 20-64 anni è pari a 7,8 per 10.000 residenti e si è ridotto rispetto a quanto osservato nel 2020 (8,0 per 10.000 residenti)”. Ma sulla sanità non mancano i problemi. Sono stati circa 4,5 milioni nel 2023 i cittadini che hanno dovuto rinunciare a visite mediche o accertamenti diagnostici per problemi economici, di lista di attesa o difficoltà di accesso, il 7,6% della popolazione, in aumento rispetto al 7,0% del 2022 e al 6,3% del 2019, probabilmente per recupero delle prestazioni sanitarie differite per il Covid-19 e difficoltà a riorganizzare efficacemente l’assistenza sanitaria. Tuttavia, “si osservano disuguaglianze socioeconomiche anche per la mortalità per tumori della popolazione adulta, con uno svantaggio che aumenta al diminuire del livello di istruzione”, e “sono più marcate nei maschi, dove gli individui meno istruiti hanno una mortalità 2,1 volte maggiore dei più istruiti, nelle femmine tale rapporto scende a 1,4”, si legge ancora nel documento. Continua a salire, poi, il divario tra uomini e donne in termini di soddisfazione per la vita: se “nel 2019 la differenza tra percentuale di ‘molto soddisfatti’ e di ‘molto soddisfatte’ era di 2,6 punti, nel 2023 raggiunge 3,9 punti con il 48,7%” della componente maschile che si dichiara ‘molto soddisfatta’, a fronte del 44,8% di quella femminile. Infine, globalmente, fa sapere l’Istituto di statistica, nello Stivale si guarda, comunque, “al futuro con maggiore ottimismo, se si è occupati (il 37,5% dice che la propria vita migliorerà) e, in particolare, se si è dirigenti, imprenditori, liberi professionisti, direttori, quadri, impiegati”, tuttavia, rimarca il documento, “anche tra chi è in cerca di nuova occupazione gli ottimisti sono il 37,7%”.

Garante, restituiti 122 milioni a 600mila consumatori

Oltre 122 milioni di euro restituiti a 600mila consumatori in 15 mesi: è il risultato dell’attività dell’Antitrust che – secondo il presidente Roberto Rustichelli che ha presentato alla Camera la Relazione dell’Autorità – tra gennaio 2023 e marzo 2024 ha esaminato oltre 34mila segnalazioni, ha concluso 102 procedimenti, di cui 40 con accertamento dell’infrazione e 48 con accoglimento degli impegni. Rustichelli ha ricordato le principali sanzioni comminate nell’anno sottolineando in particolare il caso Balocco-Ferragni e la penalizzazione subita dai consumatori con la commistione tra sponsorizzazione e beneficienza. “Meritano di essere richiamati – dice – i procedimenti volti alla repressione di comportamenti scorretti in relazione alle recensioni online e le istruttorie condotte nel settore dell’influencer marketing. Queste ultime hanno evidenziato come il comportamento dei consumatori possa essere indebitamente pregiudicato da una comunicazione fondata su una ambigua commistione tra sponsorizzazione e iniziative di beneficenza, inducendoli a credere – contrariamente al vero – di contribuire all’iniziativa benefica attraverso l’acquisto del prodotto”. Ma l’Autorità ha puntato il dito anche sulle piattaforma che “offrono servizi ai consumatori in assenza di un corrispettivo monetario”. In particolare riferendosi alla sanzione comminata a Tik Tok ha ricordato che ci sono stati “taluni contenuti pericolosi veicolati ai segmenti dell’utenza più esposti in termini di sicurezza, vale a dire i minori, attraverso un sistema di raccomandazione basato sulla profilazione e volto ad accrescere le interazioni e il tempo speso online”. Un’attenzione particolare è stata data ai settori dell’energia e del gas nei quali le pratiche commerciali aggressive, secondo il Garante della concorrenza, hanno interessato 4,5 milioni di consumatori e micro-imprese, con un danno prudenzialmente stimato – sulla base dei consumi minimi calcolati da Arera – di oltre 1 miliardo di euro”. I procedimenti chiusi con impegni hanno consentito il ripristino delle condizioni iniziali di contratto a favore di 500.000 consumatori ai quali sono stati restituiti oltre 115 milioni di euro I benefici a favore delle imprese e dei consumatori derivanti dall’attività dell’Autorità garante della concorrenza e del mercato nel periodo 2015-2023 sono stati pari a circa 8,4 miliardi di euro, di cui 710 milioni nell’ultimo anno. La relazione dell’Antitrust è stata apprezzata dai consumatori che hanno chiesto con il Codacons di “indagare a tutto campo sull’attività degli influencer” e con l’Unc di “potenziare il potere sanzionatorio dell’Authority, togliendo i tetti alle sanzioni e stabilendo che le multe siano sempre superiori all’illecito guadagno”.