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Napoli, caos in difesa e la Lazio ne segna due. Prima sconfitta del campionato per i campioni d’Italia

In molti ieri si saranno chiesti se ci fosse stata una squadra meglio organizzata della Lazio come sarebbe finita. Quasi sicuramente con una goleada. C’è chi pensa già al Real Madrid, avversario in Champions. Dunque Garcia avrà molto da lavorare per dare al reparto difensivo una connotazione almeno decente. Quello che si è visto ieri sera fa rabbrividire. Certo, non c’è più il gigante Kim. Rrahmani, non proprio un ottimo difensore, è noto per la sua incostanza; così come si conoscono i limiti di Juan Jesus. Oliveira ha buona motivazione ma pessimi piedi. Mario Rui, non si capisce perché, quest’anno parte dalla panchina. E Di Lorenzo non può fare ala e terzino (e talvolta pure centrale) per 90 minuti. E Meret vede gonfiarsi la rete alle sue spalle per 4 volte (due gol annullati per fuorigioco).

“E’ giusto provare rabbia per la sconfitta ma ripartiremo dalla prestazione del primo tempo correggendo gli errori del secondo – ha scritto Garcia su Instagram -. Rimaniamo motivati e famelici”. Ci vorrà del tempo per mettere a punto i nuovi schemi e per sistemare una difesa di burro. Anche se tempo non ce n’è molto.

Veniamo alla cronaca. Il Napoli nel primo tempo affronta la gara con intensità e costringe la Lazio ad avere un atteggiamento estremamente prudente e a giocarsi le sue possibilità esclusivamente in contropiede. In questo scenario diventa fondamentale l’apporto di Felipe Anderson le cui volate sulla fascia destra preparano i gol di Luis Alberto, autore di uno splendido colpo di tacco sull’assist del brasiliano al 30′ del primo tempo che sorprende Meret, e di Kamada che al 6′ del secondo tempo, dopo un velo di Luis Alberto, insacca con un rasoterra in diagonale, realizzando un gol che risulterà decisivo. Ancora in contropiede la Lazio trova al 21′ della ripresa anche il terzo gol con Zaccagni che viene servito dal debuttante Guendouzi, ma l’attaccante di Sarri parte in posizione di fuorigioco e il Var interviene e annulla il gol. Dopo soli 4′ minuti, sfruttando un rinvio corto di Juan Jesus, il francese trova il gol grazie anche a una deviazione di Mario Rui. Interviene però di nuovo il Var che manda al monitor l’arbitro Colombo il quale annulla anche questo gol per un fuorigioco considerato attivo di Zaccagni che costringe Di Lorenzo a un rinvio affrettato.

Il Napoli reagisce. Attacca a testa bassa e sfiora in più occasioni il gol. Nel primo tempo tirano ripetutamente in porta Kvaratskhelia (non si capisce perché viene sostituito), Zielinski, Osimhen, Olivera ma Provedel e in qualche caso l’imprecisione nelle conclusioni degli azzurri non avvantaggiano il Napoli. Nella ripresa, dopo aver trovato il gol del vantaggio, la Lazio arretra il baricentro del proprio gioco e mantiene sistematicamente tutti e dieci uomini dietro la linea del pallone. Gli spazi si chiudono e per gli attaccanti di Garcia trovare gli spazi necessari per puntare alla porta di Provedel risulta sempre più complicato. Ci prova comunque Osimhen con una conclusione dal limite che finisce alta. Nel recupero arriva la migliore occasione per gli azzurri con Lindostrom, al debutto in campionato, che conclude alto dalla breve distanza.

Genoa e Braga i prossimi impegni.

Nazionale di calcio, inizia l’era Spalletti. Sulla clausola del Napoli: “Spero in migliore soluzione per tutti”. Ecco tutti i convocati

“Grazie a tutta la federazione e al presidente Gravina per avermi dato questo bellissimo incarico. Sono stati giorni intensi. Ho imparato tanto a Coverciano, essere qui da Ct è un’emozione indescrivibile, un sogno che parte da lontano” Sono le prime parole da commissario tecnico della Nazionale di calcio italiana di Luciano Spalletti. “Ricordo quel fantastico 4-3 contro la Germania, spero di far rinascere quel sogno e di poter portare quella bandiera in tutte quelle migliaia di bambini che sognano di veder vincere la Nazionale”.

Questi i convocati azzurri per le gare con Nord Macedonia (9 settembre a Skopje) e Ucraina (12 settembre a Milano), primi due impegni stagionali per la Nazionale nel cammino che porta verso Euro 2024. Portieri: Gianluigi Donnarumma (Paris Saint Germain), Alex Meret (Napoli), Ivan Provedel (Lazio), Guglielmo Vicario (Tottenham); Difensori: Alessandro Bastoni (Inter), Cristiano Biraghi (Fiorentina), Nicolò Casale (Lazio), Matteo Darmian (Inter), Giovanni Di Lorenzo (Napoli), Federico Dimarco (Inter), Gianluca Mancini (Roma), Alessio Romagnoli (Lazio), Giorgio Scalvini (Atalanta), Leonardo Spinazzola (Roma); Centrocampisti: Nicolò Barella (Inter), Bryan Cristante (Roma), Davide Frattesi (Inter), Manuel Locatelli (Juventus), Lorenzo Pellegrini (Roma), Matteo Pessina (Monza), Sandro Tonali (Newcastle); Attaccanti: Federico Chiesa (Juventus), Wilfried Gnonto (Leeds), Ciro Immobile (Lazio), Matteo Politano (Napoli), Giacomo Raspadori (Napoli), Mateo Retegui (Genoa), Mattia Zaccagni (Lazio), Nicolò Zaniolo (Aston Villa).

“Spero si possa arrivare alla miglior soluzione possibile per tutte e due le parti”. Così il neo Commissario tecnico della Nazionale di calcio italiana Luciano Spalletti ha risposto ad una domanda sulla clausola milionaria che lo lega al Napoli. “Cerco la felicità perchè è quella di cui abbiamo bisogno, ma io non riesco ad essere felice da solo. Non riesco ad essere felice se non vedo la gente felice intorno a me. Io voglio vedere appartenenza, la maglia della Nazionale è una sfida importante e non tutti la possono vestire”

Il Napoli in Champions trova l’ex Ancelotti e sabato sera al Maradona arriva un altro ex, Sarri

Napoli, Real Madrid, Union Berlino e Braga. Questa la composizione del girone C dopo il sorteggio Uefa a Montecarlo. Un girone alla portata del Napoli che dovrà vedersela, però, con il temuto Real dell’ex Carlo Ancelotti.

C’è un alttro ex sul cammino degli uomini di Garcia. Maurizio Sarri e la Lazio, con il suo nuovo acquisto Mattéo Guendouzi: il centrocampista classe 1999, arrivato in prestito con obbligo di riscatto dal Marsiglia, ha svolto i test fisici e andrà a rinforzare un reparto orfano di Sergej Milinkovic, anche se nella trasferta partirà in panchina.

Sabato, contro la squadra alla guida della quale sfioro uno scudetto nel 2018, Maurizio Sarri vuole riscattare le due brutte sconfitte patite contro Lecce e Genoa. Il bilancio delle ultime tredici sfide tra Napoli e Lazio (ultimo pareggio nel 2016) non arride ai capitolini: dieci vittorie partenopee, solo tre laziali, tra cui quella nell’ultimo confronto, decisa dal gol di Vecino. Se la compagine guidata dall’ex Roma Rudi Garcia battesse la Lazio, sarebbe un dato negativo di portata storica: mai i biancocelesti hanno perso le prime tre partite di un campionato di Serie A.

Al Maradona sono attesi circa mille tifosi biancocelesti: anche il loro supporto servirà per caricare Immobile e compagni in uno degli stadi più caldi d’Italia. C’è curiosità, intanto, tra i tifosi partenopei per il nuovo arrivo:  il centrocampista danese Jesper Lindstrom che sarà in panchina per la prima volta nello stadio dedicato al più grande calciatore di tutti i tempi.

Champions: sorteggio gironi, Napoli sogna Wembley

Dopo tre anni di assenza, il sorteggio dei gironi della Champions League, per l’ultima edizione con questo ‘format’, torna al Grimaldi Forum di Montecarlo, con inizio alle 18.

Poi, dal 19 settembre, si comincerà a giocare andando avanti fino a Wembley, il mitico stadio londinese che ospiterà la finale l’1 giugno del prossimo anno. Ora però c’è la fase a gruppi, che saranno otto ciascuno con 4 squadre, divise come sempre in quattro fasce. Della prima faranno parte il club campione in carica, quindi il Manchester City, quello che ha vinto l’ultima Europa League, ovvero il Siviglia, e i sei team campioni nazionali dei rispettivi tornei, quelli con dei paesi con i migliori coefficienti Uefa.

Quindi con il Napoli campione d’Italia saranno in prima fascia Barcellona, Bayern Monaco, Psg e Feyenoord. Poi, visto che il City ha fatto il ‘Treble’, e quindi è campione sia d’Europa sia d’Inghilterra, come ottava squadra della prima fascia verrà scelta quella che ha vinto il torneo portoghese, ovvero il paese al n.7 del ranking per nazioni, e quindi il Benfica. Intanto balza agli occhi che, con la presenza del Siviglia che nella scorsa stagione in campionato è andato male ma nella finale di Budapest ha battuto la Roma ai rigori, la Spagna è l’unica nazione che presenterà al via cinque: Barcellona, Real Madrid, Atletico Madrid e Real Sociedad, oltre agli andalusi.

L’Italia, così come Inghilterra e Germania, ne avrà 4, ovvero le due milanesi e la Lazio, oltre a Osimhen, ‘Kvara’ e soci. Per il resto l’Uefa ha fatto sapere che “le fasce dalla seconda alla quarta saranno determinate dal ranking per club”, e ha ricordato che “nessuna squadra può affrontarne una della stessa federazione. Gli abbinamenti e qualsiasi altra restrizione saranno annunciati prima del sorteggio”. Andando a vedere il ranking dei migliori club, che si forma in base ai risultati delle varie compagini negli ultimi anni, ben 4 delle migliori dieci non parteciperanno alla Champions ’23-’24, non avendo ottenuto la qualificazione sul campo: sono Chelsea, Liverpool, Juventus e Roma. Ci saranno invece, e verranno collocate in seconda fascia sempre in base al ranking, Real Madrid (che puo’ incrociare il Napoli), Manchester United, l’Inter finalista quest’anno (e per lei c’e’ il rischio di ritrovare da subito il City), Borussia Dortmund e Atletico Madrid, oltre all’Arsenal piazzatosi secondo in Premier. Lazio e Milan sono in terza fascia, e dunque ad altro rischio di gironi impegnativi. Per il resto, in attesa dei risultati dei ‘play off’ di ritorno di questa sera, i tabellone è completato dalla presenze di Newcastle (che torna nella massima competizione europea dopo un’assenza di 19 anni), Lipsia, Union Berlino, Lens, Braga, Porto, Salisburgo, Celtic, Stella Rossa, Young Boys, Galatasaray e Shakhtar Donetsk. Appuntamento oggi dalle 18: durante la cerimonia verranno premiati il miglior giocatore e il miglior allenatore della stagione (Inzaghi e Spalletti sfidano Guardiola). Venerdì invece sorteggio dei gruppi di Europa League alle 13 con Roma e Atalanta, a seguire (14.30) quello di Conference League, che la Fiorentina conta di osservare da protagonista.

Dopo Napoli-Sassuolo, Garcia: Bene vincere ma deve migliorare il nostro tiro

“E’ una serata positiva, l’obiettivo era vincere ma non siamo ancora al nostro meglio sul piano fisico”. Così il tecnico del Napoli Rudi Garcia disegna il suo giudizio sul 2-0 contro il Sassuolo.

Il tecnico parte dalle cose che si possono migliorare: “Sappiamo – spiega Garcia – che alcuni giocatori non hanno fatto ancora tutta la preparazione come Kvaratskhelia e poi c’è caldo, ma pare che questa resterà l’unica partita in queste condizioni climatiche. In campo abbiamo gestito bene la gara ma abbiamo poi preso in mano poco il momento dei tiri. Non siamo arrivati al 20% dei tiri inquadrati e questo ci manca. Non parlo del rigore sbagliato, parlo in generale delle azioni”.

Garcia non parla degli ultimi giorni di mercato per il Napoli e non commenta la scelta di Veiga di andare in Arabia Saudita piuttosto che in azzurro, ma si sofferma sui singoli a partire da Raspadori: “Tutti i grandi – ha detto – hanno sbagliato rigori, accade. La sfortuna per Raspadori è arrivata davvero sul palo preso in avvio di match. Di Lorenzo? Forse vuole giocare da attaccante, gli vedo fare ottimi assist. Fa grandi cose sul lato destro, difende bene e attacca con qualità”.

Parole poi per Osimhen: “Osimhen ha fatto gol e poi ha ragione a uscire arrabbiato dal campo, perché non abbiamo preso gol, abbiamo giocato bene, ma potevamo fare meglio sul piano offensivo, prendendo di più la porta. E noi, stasera, lo ribadisco, siamo stati molto imprecisi. Poi da Osimehn è stato bello lasciare il secondo rigore a Raspadori, è un segno di bella squadra”.

Ad Alessio Dionisi, allenatore del Sassuolo, la partita non dispiace: “abbiamo fatto – ha detto – quel che potevamo e l’abbiamo fatto bene, non abbiamo avuto coraggio negli ultimi 16 metri ma ero soddisfatto del primo tempo. Mi spiace poi aver giocato in 10 la ripresa, è stata una situazione che ci ha portato a provare a scalare una montagna a mani nude, visto che il Napoli è forte ed era in vantaggio”. Dionisi parla anche dell’assenza di Berardi e delle prospettive stagioni di lotta: “Berardi? Quanto importante è Osimhen a Napoli? Ecco Berardi è come lui e forse pure di più, averlo o no fa la differenza. Sta facendo preparazione e pensiamo ad averlo al 100% alla prossima. Per la stagione non sono preoccupato dai due ko no, se guardi classifica a zero punti certo non sei contento ma sappiamo di essere partiti con difficoltà oggettiva, facciamo esordire alcuni nuovi, ma l’obiettivo resta ora raggiungere la salvezza il primo possibile e poi toglierci soddisfazioni in un anno di ripartenza diverso dagli ultimi tre”

Calcio in lutto per la scomparsa di Carlo Mazzone

Oggi il calcio, non solo italiano, è in lutto per la scomparsa di uno dei suoi uomini rappresentativi, per genio e per passione. Proprio oggi, quando inizia la 122ª edizione della massima serie del campionato italiano di calcio, è morto ad Ascoli Piceno Carlo Mazzone, storico allenatore dell’Ascoli e di tante altre squadre.

Aveva 86 anni. Conosciuto come Sor Carletto, era il detentore di record di panchine in serie A: 792 quelle ufficiali, 797 considerando anche i cinque spareggi. Nel 2019 gli è stata intitolata la nuova tribuna Est dello stadio “Cino e Lillo Del Duca” di Ascoli Piceno, e nello stesso anno è stato inserito nella Hall of Fame del calcio italiano.

Scrive Alessandro Castellani sull’Ansa: “L’immagine della corsa sfrenata di Carlo Mazzone sotto la curva avversaria dopo un pari in Brescia-Atalanta, a sfogare la rabbia per gli insulti ricevuti, lo ha inseguito a dispetto di una carriera a schiena dritta, povera di risultati eclatanti ma ricca di riconoscimenti personali. Ma con la morte di Mazzone, se ne va il re dei tecnici di provincia, dove per provincia si intende il cuore del calcio italiano”

Castellani ricorda il film dell’ottobre 2022 a lui dedicato, dal titolo “Come un padre”. “Perché tutti conoscono il tecnico, ma pochi hanno conosciuto veramente l’uomo che c’era dietro e quanto sia stato importante per la carriera e la vita di gente come Totti, Baggio, Guardiola (che gli dedicò la vittoria della Champions del 2009), Materazzi, Toni, Pirlo e tanti altri. Di sicuro Mazzone non avrà vinto come altri suoi illustri colleghi, ma ha ottenuto il successo più grande: essere rimasto nel cuore di tutti, gente comune e addetti ai lavori, a prescindere dal tifo e dal colore delle maglie. Baggio nel suo contratto con il Brescia fece mettere una clausola che prevedeva l’interruzione dell’accordo con i lombardi qualora il tecnico romano fosse stato esonerato. E fu un suo gol per il 3-3 nel derby con l’Atalanta a scatenare quella corsa del tecnico furioso, spiegò poi, “per le offese fatte a mia madre, a Roma quelle parole sono una cosa molto grave”. In una scuola, quella italiana degli allenatori, che è una delle migliori del mondo, con gente come Rocco, Trapattoni, Sacchi, Lippi, Capello, Ranieri, Ancelotti, Conte ed Allegri, lui ‘romano de Roma’, e trasteverino, è il simbolo dei tecnici di provincia, termine che non lo hai fatto sentire minore di altri, anzi il contrario perché quell’Italia non da primissima pagina è sempre stata la sua forza”

 

Il suo nome resterà legato, più che nelle altre città dove pure lo hanno amato, ad Ascoli dove, da allenatore, regalò la prima storica promozione in Serie A alla squadra marchigiana, una delle prime in Italia a giocare un calcio totale ‘all’olandese’, come andava di moda in quegli anni ’70. “Come presidente aveva Costantino Rozzi – ricorda il cronista dell’Ansa -, altra indimenticabile icona di un calcio verace”.

La sua carriera da allenatore è durata quasi 40 anni, sulle panchine di Ascoli, Fiorentina, Catanzaro, Bologna, Lecce, Pescara, Cagliari, Roma (allenarla fu per lui un sogno realizzato), Napoli, Perugia, Brescia e Livorno.

Napoli, buona la prima a Frosinone. Osimhen riparte da una doppietta

Il rigore causato dall’esordiente in maglia azzurra Cajuste, segnato al 7’ da Harroui, è stata una doccia fredda. E proprio come una doccia fredda, nel caldo pomeriggio del Benito Stirpe di Frosinone, ha dato vitalità e vigore ai ragazzi di Garcia.

Alla fine il Napoli si è imposto per 3 reti a uno contro un Frosinone volenteroso ma impotente di fronte al gioco dei campioni d’Italia.

Ci pensa Politano a rimettere in pari gli azzurri, al 24esimo con un gol alla Politano. Poi la doppietta di Osimhen (42’ e 79’) restituisce il senso della partita, con 19 tiri totali fatti dal Napoli contro i 4 del Frosinone e un possesso palla di 52% contro 48%.

E poteva finire 4 a 1 se il gol di Raspadori non fosse stato annullato in seguito al check che segnalava un fuorigioco di Cajuste che, però, in tv non è stato mai riproposto.

Da segnalare il palo di Baez su punizione, la prodezza balistica di Osimhen che si candida già a guidare la classifica cannonieri, la parata di Turati sul sinistro al volo di Raspadori.

Garcia, che nel secondo tempo con le sostituzioni ha provato anche a cambiare modulo, può ritenersi soddisfatto. Si tratterà di mettere a punto la sua idea di gioco calibrandola sul talento dei campioni d’Italia.

Per Eusebio Di Francesco ci sarà da lavorare anche se Caso, Cuni, Baez e compagni hanno dato una bella prova di carattere contro un avversario molto forte.

Garcia: Frosinone squadra tosta, ma vogliamo vincere. In campo alle 18.30. Veiga atteso a Villa Stuart ma Benitez lo convoca per oggi

“Giochiamo contro il Frosinone, una squadra tosta, con grande entusiasmo e dobbiamo essere al loro livello”. Rudi Garcia conosce le insidie del debutto per i campioni d’Italia e per questo chiede il massimo alla sua squadra. “Dopo aver vinto – spiega il tecnico – si può avere meno voglia rispetto al passato, ma da domani voglio rivedere la voglia dello scorso anno, altrimenti la partita può diventare complicata. Dobbiamo imporre il nostro gioco e vincere la partita. La preparazione è importante, ma ora io e i ragazzi non vediamo l’ora di giocare”.

Il tecnico, che dovrà fare a meno nella partita di debutto, del talento georgiano Kvaratskelia, schiererà un 4-3-3: 1 Meret; 22 Di Lorenzo, 13 Rrahmani, 55 Juan Jesus, 17b Olivera; 99 Anguissa, 68 Lobotka, 20 Zielinski; 21 Politano, 9 Osimhen, 81 Raspadori. (96 Gollini, 16 Idasiak, 59 Zanoli, 3 Natan, 55 Ostigard, 6 Mario Rui, 24 Cajuste, 7 Elmas, 4 Demme, 11 Lozano, 31 Zedadka, 18 Simeone, 23 Zerbin).

Squalificati: nessuno. Diffidati: nessuno. Indisponibili: 77 Kvaratskelia, 70 Gaetano. Arbitro: Marcenaro di Genova Quote Snai: 8,50; 5,25; 1,35.

Intanto sembra che manchi poco per l’arrivo di Gabri Veiga al Napoli. L’accordo per il trasferimento del centrocampista spagnolo dal Celta Vigo sarebbe stato trovato sulla base di 36 milioni di euro più una serie di bonus, legati alle presenze ed al rendimento del club in campionato e Champions League, che porteranno la cifra complessiva a circa 40 milioni, vale a dire l’importo della clausola rescissoria richiesta dagli spagnoli. La società partenopea potrà versare la somma nel corso di più esercizi. Sarà inoltre riconosciuto al Celta Vigo il 10 per cento di una eventuale futura rivendita. Per l’ufficializzazione dell’accordo mancano soltanto da completare alcuni aspetti burocratici. Bisognerà poi attendere che il calciatore faccia le visite mediche che dovrebbero essere effettuate nei prossimi giorni a villa Stuart a Roma, prima del solito tweet di benvenuto del presidente De Laurentiis. Nel frattempo Rafa Benítez, allenatore della squadra galiziana, ha convocato il calciatore per la partita di domani contro la real Sociedad. L’ex tecnico del Napoli ha ammesso che sono in corso trattative -senza precisare con quale società – per il trasferimento di Gabri Veiga ad un’altra squadra. “Fino a quando è un nostro calciatore – ha detto Benítez – io lo faccio giocare e spero anche che domani  (oggi, ndr) segni due gol”.

Dopo il tricolore… Ancora l’azzurro. Ecco il nuovo Ct della Nazionale

Determinato, tecnicamente molto all’avanguardia e spesso innovativo. Ma anche fumantino, e dunque a volte polemico . Quello di Luciano Spalletti – approdato alla nazionale al culmine della sua carriera da allenatore – non è un carattere semplice, e questo sicuramente lo ha aiutato a diventare un vincente.

Il nuovo ct della Nazionale è nato 64 anni fa a Certaldo, il borgo alle porte di Firenze che diede i natali a Boccaccio, in quella zona della Toscana di cui – pur girovagando per lavoro da anni su e giù tutta l’Italia – ha conservato la forte cadenza e quella sorta di irriverenza verso i “potenti” che lo ha portato nella vita a non sottrarsi alle sfide più impensabili e anche a vincerne molte. La più importante è sicuramente lo scudetto a Napoli, 33 anni dopo quello conquistato da Diego Armando Maradona; ma la sua carriera, come lui stesso ama spesso dichiarare, è fatta di tanta gavetta e sacrificio. In tal senso una frase, pronunciata dopo la vittoria per 1-0 dei partenopei contro la Juventus a Torino, riassume al meglio la sua “filosofia di vita e di gioco”: “Sono sempre andato in giro in autostop e vincere questo scudetto mi ripaga di tutti i sacrifici fatti. Ogni tanto mi prendono per il culo perché metto le scarpe da calcio a bordo campo, ma quel che ho sofferto per avere quelle scarpe lo so io, perchè da piccolo non avevo i soldi per comprarle”.

Da “piccolo” Spalletti ha mosso i suoi primi passi da calciatore nelle giovanili di Fiorentina e Cuoiocapelli per poi debuttare in C2 nel 1985 nll’Entella Bacezza dove l’allenatore era quel Giampiero Ventura che 30 anni dopo avrebbe diretto la nazionale italiana. Ed è in Liguria che Luciano ha conosciuto la sua futura moglie Tamara (“un corteggiamento lunghissimo”) che da allora è sempre rimasta al suo fianco nel corso di una carriera che lo ha portato ovunque.

L’allenatore ha sempre protetto la privacy della consorte e dei figli Federico, Samuele e Matilde; e quella del fratello Marcello, morto nel 2019. Con lui aveva messo su una tenuta agricola nel Chianti, il “buen retiro” che ora gestisce la moglie, ma che rappresenta una delle sua passioni private piu’ vive e più riservate. Spalletti ha appeso gli scarpini al chiodo a 33 anni, indossando la maglia dell’Empoli ma, dopo soltanto un anno, ne era già l’allenatore. Con i toscani ha ottenuto una promozione in B, la vittoria della Coppa Italia di serie C e l’immediata ascesa in A. Poi l’esperienza sulle panchine di Sampdoria, Venezia, Udinese e Ancona anche con qualche passaggio a vuoto. Fino alla consacrazione: il ritorno ad Udine, dove non era stato confermato, è la storica qualificazione dei friulani in Champions League. Un exploit che gli è valso la prima chiamata di una big: la Roma, tra 2005 e 2009. Con lui in panchina – negli anni migliori di Totti, ‘inventato’ centravanti – i giallorossi hanno conquistato tre secondi posti di fila in campionato; un quarto di finale e un ottavo di finale in Champions; due Coppe Italia e una Supercoppa Italiana. Ma all’inizio della quarta stagione sono arrivate anche le clamorose dimissioni per “dissidi” con la società. Ed è stato questo il momento in cui Spalletti ha mostrato coraggio; dopo pochi mesi di inattività, è volato in Russia ad allenare lo Zenit San Pietroburgo con il quale dal 2009 al 2014 ha conquistato due campionati ed un secondo posto, una Coppa nazionale ed una Supercoppa di Russia. Nel 2015, dopo due sole sconfitte, un nuovo esonero. Così nel 2016 è accaduto quello che nessuno si aspettava: Spalletti è tornato alla Roma al posto di Rudi Garcia, l’allenatore che quest’anno ha preso il suo posto a Napoli. Nel girone di ritorno con il tecnico toscano la sua Roma è stata protagonista di una rimonta impressionante: 46 punti (14 vittorie, 4 pareggi e una sconfitta). Ma la nuova esperienza giallorossa viene ricordata soprattutto per il litigio con Francesco Totti immortalato dalla serie tv “Speravo di morì prima”: due caratteri forti che si sono scontrati anche se da parte di entrambi c’è sempre stata stima professionale. Dinamiche simili anche nella successiva esperienza all’Inter dove lo scontro è con il capitano Mauro Icardi. E’ il carattere di Luciano Spalletti che non accetta imposizioni. I due anni nerazzurri sono puntellati da nervosismi e tensioni, piu’ che da risultati, e finiscono nel 2019 con un esonero. Poi – al termine di un biennio sabatico – l’avventura con il Napoli: i commentatori sono certi che il toscano e il presidente Aurelio De Laurentiis non possono convivere. Invece, avviene il miracolo. Spalletti tiene testa al patron. Arriva lo scudetto e un innamoramento totale, reciproco, tra lui e Napoli, la squadra e la citta’. Spalletti, a marzo, ottiene il riconoscimento del premio Bearzot, e in occasione della consegna De Laurentiis ne annuncia la permanenza sulla panchina della capolista. Eppure, a sorpresa, l’allenatore decide a fine stagione di non continuare sulla panchina. “Voglio stare con mia figlia Matilde”, spiega rendendo pubblica una decisione per molti sorprendente. Poi, mentre l’Uefa lo inserisce nel terzetto finalista per il miglior allenatore della stagione passata con Guardiola e Inzaghi, l’approdo in azzurro dove c’e ancora una storia tutta da scrivere. Le prime sfide, gia’ a inizio settembre

Garcia: “Napoli in Champions? Serve rosa forte”

Il nuovo allenatore del Napoli, Rudi Garcia, ha concesso la sua prima intervista esclusiva in Italia che apre oggi “DAZN Heroes”, il format di contenuti originali della piattaforma di intrattenimento e live streaming sportivo che racconta i protagonisti e le storie più appassionanti dello sport.

“Per la Champions serve una rosa forte – ha detto -. Quando giochi l’Europa League ti puoi concentrare al 100% sul campionato perché il girone normalmente lo superi e quando arrivano gli ottavi e i quarti di finali che comincia a diventare serio. Dobbiamo essere bravi a giocare le due competizioni, per questo ti serve una rosa”.

Ad intervistare l’allenatore francese, in occasione del ritiro della squadra a Castel di Sangro, è Pierluigi Pardo. Garcia prova a delineare anche le caratteristiche del gioco che vuole per la sua squadra: “I miei giocatori hanno spirito collettivo e sono bravi sul gioco di prima – ha spiegato a Dazn Heroes – Stiamo coltivando queste caratteristiche”. La fascia di capitano? “Di Lorenzo è un uomo di grande qualità perché pensa agli altri – ha sottolineato – Non ho avuto nessun dubbio sul fatto che il mio capitano sarebbe stato Giovanni di Lorenzo, perché poteva essere solo lui”.

Nell’intervista a Dazn il nuovo tecnico del Napoli ha parlato anche del rapporto con il presidente De Laurentiis, la stima per i colleghi Spalletti e Mourinho, il ricordo di Cristiano Ronaldo e Totti che sono passati sotto la sua guida nei lunghi anni di carriera, ma anche una valutazion e dei campioni che ha in squadra: Raspadori, Osimhen, Kvaratskhelia e ovviamente del capitano Di Lorenzo.

Intanto sarà l’arbitro Matteo Marcenaro di Genova a dirigere sabato il Napoli campione d’Italia nella prima partita della stagione 2023/24 in casa del Frosinone.